Titolo: Rumori
Fandom: Queer As Folk (USA)
Personaggi: Brian Kinney, Justin Taylor
Pairing: Brian/Justin
Rating: PG13 per ora
Genere: slash, romance, introspettivo, angst
Parte: 1/2
Note: Spoiler episodio 5x13, Brian POV. Anche se il nomignolo italiano "Raggio di sole" è dolcissimo, preferisco l'originale Sunshine, che perciò è rimasto tale.
Warnings: linguaggio lievemente esplicito
Dedica: Alla mia amata Mukuro, che ha pianto con me guardando questo episodio. E a
scar67 , le cui fanfic Bri/Jus sono delle perle e che è sempre troppo buona con me. <3
Disclaimer: Né Brian né Justin sono miei, ma appartengono a CowLip anche se non lo meritano. Non detengo alcun diritto e quest'opera non ha scopo di lucro.
Riassunto: Ciascuno col proprio dolore, dopo la loro ultima notte insieme, Brian e Justin devono affrontare il momento più difficile.
Sulla stoffa è ancora vivido l’odore della tua pelle. Mi piace, mi è sempre piaciuto, persino in quella prima notte in cui non avevo ancora niente a cui associarlo, nessun ricordo, significato o sentimento. Mentre resto qui, disteso prono sul letto, con il viso affondato e nascosto in queste lenzuola scure che sanno di te, e il ricordo tattile del tuo corpo sul mio si dissolve lentamente a contatto con l’aria, il tuo odore riesce a distrarmi e confondermi come sempre, mettendomi addosso quella fame che mi spinge a divorarti di morsi e baci. Con te ho sempre usato la bocca molto più che con chiunque altro.
Ti sento muovere per la stanza, silenziosamente, fingendo di non volermi svegliare. Lo sai che non sto dormendo, Sunshine, sai che non ho dormito neanche un secondo del tempo che abbiamo lasciato scorrere standocene abbandonati nel nostro abbraccio, io sopra di te, a circondarti e lasciarmi racchiudere dalle tue braccia bianche, ascoltando i respiri sottili che fai quando piangi in silenzio. Ti ho ascoltato con gli occhi chiusi, immobile, la testa nell’incavo del tuo collo, neanche saprei dire per quanto. Non cercavi nessun impossibile conforto da me, non c’era nulla che potessi dire o fare, e non ho detto né fatto nulla. Anche adesso, continuerò a tenere gli occhi chiusi e a concentrarmi sul tuo odore, ti lascerò uscire da questa casa senza dirti altro né guardarti neppure una volta, sai anche questo. Questa notte è stata il nostro saluto, le ore che abbiamo trascorso a fare l’amore fino a toglierci il fiato, con disperazione, così che adesso ho ben chiaro come una cosa possa essere bellissima e allo stesso tempo fare un male cane. Ho detto “fare l’amore”, hai visto? Come dicevi tu, come volevi che ammettessi anch’io. Te lo concedo, è da tanto che non ci limitiamo semplicemente a scopare. Ma “scopare” è un termine più adatto a me, quindi spero ti andrà bene lo stesso se continuerò ad usarlo. In fondo, sei stato proprio tu a rifiutare che cambiassi per farti felice... o forse sono io che del modo giusto per farti felice, non ho proprio capito un cazzo. Sono sicuro che stiamo facendo la cosa giusta, ma so anche che ci sarà sempre un pezzo di te che starà male per la nostra separazione. La cosa giusta non assicura la felicità; se non altro, sono certo che non ci saranno rimpianti. Eppure, vorrei davvero sapere se esiste un modo per salvare tutto di noi stessi e riuscire anche a renderci felici reciprocamente. E sto quasi per cedere e sfogare un verso roco di rabbia e tristezza, rendendomi conto che sto parlando come se potessimo ancora provarci, qui, adesso... Mi sento pienamente lo stronzo che quasi tutti mi considerano, mentre ripenso a Los Angeles, ai mesi che hai trascorso laggiù, al mio timore che non saresti mai più tornato e al pensiero che siamo andati oltre quel periodo, che lui è passato e noi no, e sento tutto questo come una speranza. Ma non è davvero ciò che desidero, Justin, non lo è. Quello che voglio è leggere il tuo nome su ogni pubblicazione d’arte da qui all’altro capo del mondo, sapere che tutti possono ammirare il tuo talento, sapere che ce l’hai fatta. E magari, sentirmi orgoglioso di essere l’unico a poter scopare con il più grande artista emergente sulla scena mondiale... La mia testa mi dice di non sperarlo, di limitarmi ad andare avanti e accettare quel che sarà. Il mio cuore, che tu proprio non hai voluto lasciare in pace nel suo beato cinismo, manda affanculo la mia testa. Ecco perché non posso rischiare, Sunshine. Non posso accompagnarti, salutarti baciandoti e stringendoti, e guardarti sorridermi con gli occhi lucidi appena prima di voltarti per salire su quell’aereo. Non posso rischiare di afferrarti per un braccio, farti di nuovo voltare verso di me e dirti “Resta, Justin, non andartene, non sono un eroe, non me ne frega un cazzo della cosa giusta, sono uno stronzo egoista e non voglio lasciarti andare!”. Magari tu saresti più forte e maturo di me e mi diresti di no, non mi sorprenderebbe. Ma sai che sarei comunque troppo orgoglioso per permettere che quelle siano le ultime parole che tu ascolti da me prima di partire verso il resto della tua vita.
Eppure, ti giuro che sarei andato fino in fondo, lo volevo davvero. Volevo davvero stare con te ogni giorno e ogni notte, solo questo, semplicemente, senza per forza chiamarlo “matrimonio”. Ho usato quella parola perché sapevo che sarebbe stata la più bella ai tuoi occhi, ma nessuna stupida cerimonia avrebbe potuto fare in modo che ti sentissi mio più di quanto già non fosse. E credo che volerci restituire a noi stessi l’un l’altro, sia stata la miglior prova d’amore che si sia mai vista in mezzo a questa grigia e possessiva umanità. Sono orgoglioso di ciò che sei diventato, Justin. Il miglior omosessuale che potessi immaginare... e l’unica persona in grado di provare un amore che io possa accettare, persino ricambiare. È il motivo per cui sono certo che dopo di te ci saranno solo altre scopate, con facce che non rivedrò e nomi che dimenticherò. Mi va bene, è la vita che avrei ritenuto perfetta se non ti avessi conosciuto.
I tuoi passi si fermano accanto al letto, il nostro letto che ora torna ad essere soltanto il mio. Stai esitando, Sunshine... so che mi stai guardando, domandandoti se io davvero voglia che le cose si svolgano così, in sordina. Ci sono state sufficienti parole, e sospiri e gemiti questa notte, non riusciremmo mai ad aggiungerne di migliori. Non rovinare tutto, coraggio. Sappiamo di amarci, l’hai detto tu, e hai ragione. So di amarti, e so che non ha importanza quello che ci succederà d’ora in poi, né quando ci rivedremo, né se lo faremo davvero oppure no. Nel momento stesso in cui ti ho detto per la prima volta quelle parole che avevi desiderato tanto, sapevo perfettamente che tu saresti stato un punto di non ritorno, e non esiste nessuna distanza di spazio o di tempo che potrebbe influire su questo. In effetti, un po’ devo essere cambiato davvero, non credi? Avrei voluto chiederti se anche questo, secondo te, non è degno del Brian Kinney menefreghista, arrogante e sexy di cui ti sei innamorato, ma poi tu, che quella testolina bionda la fai funzionare sempre troppo, ti saresti accorto che in realtà, ti stavo dicendo che sarei rimasto qui a continuare ad amarti, ad aspettarti, e questo non posso proprio dirtelo. Sai come la penso... niente costrizioni, neanche morali. In questo non sono cambiato e non credo lo farò mai. Se in qualche modo riusciremo a trovarci di nuovo e tu mi dirai che mi ami ancora, dovrò sapere che è quello che provi sinceramente e liberamente. Voglio scommettere ancora sull’amore, credo di averci preso gusto. C’era solo bisogno di accorgersi che sarebbe stata una scommessa a lunga scadenza, perché questo non è il momento giusto, perché la tua vita aspetta solo che tu le dia il via, e sappiamo entrambi che è questo che devi fare. Allora avanti, Sunshine. Non posso garantirti che tutto filerà liscio, ma... in qualche modo ce la caveremo. Anzi, ce la caveremo alla grande!
Il tempo è scaduto. Mi hai lasciato quest’ultima possibilità di rispondere al tuo appello muto, una decina di secondi di immobilità che ora si riscuote, e i tuoi passi iniziano ad allontanarsi da questo letto su cui per la prima volta sono entrato dentro di te, promettendoti che non l’avresti mai dimenticato. Avresti dovuto avvisarmi anche tu come ho fatto io, dirmi che anch’io avrei ricordato per sempre il tuo corpo ancora vergine che mi si scioglie tra le mani, e che separarmene sarebbe stato doloroso, e ad ogni passo più ovattato e distante del precedente, avrei sentito questo fottuto nodo in gola.
Sono passati cinque anni da quella notte, e stai rispondendo solo adesso alla mia domanda. Ti ricordi?
Vieni o te ne vai? O vieni e poi te ne vai? O vieni... e rimani?...
Sei venuto. Ora te ne stai andando. E nonostante tutto, rimarrai sempre.
Capitolo 2 →