016. ATTRAZIONE LETALE

Nov 08, 2008 18:59


Enchanting Sinner

ANOTHER STORY ABOUT NARCISSA BLACK MALFOY,
CREATED FOR THE WRITING COMMUNITY FANFIC100_ITA

16° parte - Attrazione Letale



Fandom: Harry Potter
Personaggio principale: Narcissa Black
Prompt: 023. Amanti
Rating: Rosso - scene erotiche non adatte ai minori di 14 anni.
Disclaimer: Narcissa Black e tutti i personaggi citati in questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Big Damn Table: http://narcissamm.livejournal.com/801.html

Più gli anni passavano e più le feste di Natale organizzate ad Hogwarts miglioravano in splendore e magnificenza.
Narcissa si guardava attorno sgranando gli occhi per lo stupore ogni qualvolta si imbatteva in un addobbo danzante, in dolcetti canterini o in pacchi dono ricolmi di sorprese. E se persino una ragazza indifferente e imperturbabile come lei, che da quando era nata aveva partecipato ad una quantità indefinita di feste, non riusciva a trattenere la propria meraviglia, significava che era davvero una gran bella festa, riuscita in tutto e per tutto.
"Mi sembra che tu ti stia divertendo", le mormorò Lucius all'orecchio.
"In effetti, sì", confessò lei con un risolino. "E' tutto molto... spettacolare, non trovi?"
Malfoy annuì, non del tutto convinto. "Bèh... spero che anche la compagnia ti sia gradita, e non solo le follie di quel Babbanofilo rincitrullito di Silente".
Narcissa rise di gusto, stringendosi al braccio del suo principe. "Oh, sei il cavaliere migliore che potessi trovare, Lucius Malfoy", gli disse ammiccando, prima di ricominciare a ridacchiare.
Lui si chiese se Narcissa non avesse bevuto troppo Estratto di Radici Stuzzicanti, e le tolse delicatamente dalle mani il calice semivuoto. "Che ne dici di uscire a prendere un po' di aria. Sei su di giri!".
Attraversarono la folla di studenti e professori, tutti in elegantissimi abiti da sera per la speciale occasione, e raggiunsero una piccolissima terrazza sul retro del castello. Faceva freddo, e Narcissa si chiuse attorno al collo il prezioso scialle argentato, mentre Lucius la teneva tra le braccia, riscaldandola con brevi baci caldi sulla pelle. "Se vuoi rientrare..."
"No, sto bene. Ma continua a baciarmi".
Lucius non se lo fece ripetere e, come ogni volta in cui si ritrovavano loro due da soli, prese a riempirla di carezze e baci, godendo della dolcezza dei suoi sospiri e del sapore della sua pelle. Dapprima non se ne accorse, perso com'era in quelle piacevoli effusioni, ma poi scoprì con sgomento che Narcissa aveva il volto bagnato di lacrime.
"Ehi! Che ti prende?" le chiese, sollevandole il capo con entrambe le mani.
"Scusa. Tu non centri", sussurrò lei, rabbrividendo. "E' che... mi mancherà Hogwarts durante le vacanze natalizie. Odio questa sciocca festa che mi terrà lontana da te. Odio dover tornare a casa, quella fredda, tetra, silenziosa casa. Da quando Andromeda se n'è... andata, c'è sempre tanta tensione in famiglia".
Non sapendo cosa dire per consolarla, Lucius si limitò a stringerla tra le braccia, accarezzandole i lunghi capelli. Poi una frase gli salì improvvisamente alle labbra, cogliendo egli stesso alla sprovvista non appena le ebbe pronunciata: "Ti verrò a prendere. Ti porterò via da quella casa".
Narcissa alzò gli occhi su di lui, stupefatta. Immediatamente però, la sua espressione di sorpresa lasciò posto ad un sorriso di scherno. "Cosa vorresti dire, Lucius Malfoy? Che mi sposerai?"
Lucius serrò le labbra, la mascella irrigidita, lo sguardo duro e fiero. "Forse", disse poi, lasciandola senza parole. Lui approfittò del momento di sbigottimento di Narcissa per chinarsi su di lei e sulla sua bocca aperta, e baciarla con passione.
Lei rifletté sullo strano scambio di battute che si erano rivolti, ma presto i suoi pensieri si annullarono e la sua mente fu invasa da un'unica, travolgente realtà: desiderava Lucius con tutto il suo cuore, desiderava che continuasse a baciarla. Il resto contava poco o niente.
Lui la teneva strettamente, come se non gli bastasse, come se non le fosse mai abbastanza vicino. Voleva fondersi in lei, essere certo che non gli sarebbe sfuggita come al suo solito. La fece arretrare di qualche passo, finché non fu con la schiena contro il muro, in trappola tra la parete fredda ed il proprio caldo corpo.
"Aspetta, così non respiro", obiettò Narcissa, stretta in quella morsa che non le lasciava via d'uscita. "Lucius..." lo pregò silenziosamente, ma il suo sguardo supplicante e innocente ebbe solo l'effetto di far battere il cuore di Malfoy più velocemente, accrescendo il suo desiderio di lei.
Con entrambe le mani le sollevò i polsi, costringendola all'immobilità. La baciò ancora sulle labbra per poi scendere sul fine collo da cigno, lasciandole il segno della sua passione, marchiandola. Scese poi sulla scollatura del vestito, e non le importò che Narcissa stesse cominciando a dibattersi per liberarsi.
Quello che la ragazza stava provando era un'intima battaglia contro sé stessa. C'era una parte di lei, quella più razionale e controllata, che le urlava: "Scappa! Non lasciare che faccia di te quello che vuole! Lui è un demone, ricordi? Il demone che ti userà, strapperà il tuo cuore dal petto e poi lo calpesterà! Reagisci!"
Ma c'era un'altra parte in lei, quella più nascosta, quella che difficilmente riusciva a prendere il sopravvento, che le diceva: "Lasciati andare! Tu non sai cosa ti può fare. Forse ti piacerà, molto più di quanto tu possa immaginare. Forse non ti farà del male, o forse te ne farà ma ne varrà la pena. Forse, e dico forse, dopo che ti avrà provata non riuscirà più a fare a meno di te".
E fu allora che Narcissa smise di scalciare e agitarsi, e si abbandonò completamente contro Lucius.
Le balenò alla mente l'immagine di una farfalla notturna che, dopo aver volato tristemente nel gelido inverno, trova un fascio di luce lungo il suo percorso. E dove c'è luce, la farfalla lo sa, c'è anche calore. E dove c'è calore, la farfalla lo sa, c'è anche la morte. Il calore brucerà le sue ali, impedendole di volare ancora...
Narcissa poggiò la fronte contro la spalla di Lucius, socchiuse gli occhi e rimase in attesa dell'inevitabile momento. Il momento in cui lui le sollevava l'ampia gonna e la sottogonna di pizzo, per poi insinuarsi tra le sue gambe.
Dall'interno del castello giungevano le risate e le voci, la musica e i rumori dei passi, e Narcissa si chiese cosa sarebbe successo se qualcuno fosse uscito nel terrazzino e li avesse trovati lì, avvinghiati su quella parete di mattoni. No, di certo Lucius non aveva di questi pensieri, e probabilmente l'idea di commettere un gesto proibito e rischioso non faceva altro che aumentare la sua eccitazione.
Narcissa lo sentiva premere contro il centro della sua femminilità ed infine, quando violò la sua innocenza, la fitta di dolore che provò fu talmente inaspettata da strapparle un gemito soffocato.
"Sssh, Cissy", bisbigliò Lucius sulle sue labbra e, per zittirla, la baciò piano, ansimante e spossato dalle intensità delle sue stesse emozioni. Sosteneva il corpicino fremente di Narcissa con poca fatica, ma le ondate di piacere che lo travolgevano ad ogni spinta minacciavano di sopraffarlo. Aveva già avuto altre amanti, streghe adulte, mature, che gli avevano insegnato come giocare con una donna, ma nessuna di loro era Narcissa. Così tenera e fragile, unica nella sua bellezza e grazia... la sua piccola, tormentata Narcissa, la farfalla che si era posata sul suo cuore, destinata a non andarsene mai più.
Sapeva che lei si stava trattenendo dal gridare, e continuò a muoversi in lei quasi con violenza, bisognoso di darle il piacere che lui stesso stava provando. Lei si aggrappava alla sua schiena come se da quell'abbraccio dipendesse la sua vita, e gli mordeva la pelle per impedirsi di urlare e farsi sentire. E gli graffiava la pelle con le sue unghie affilate, restituendogli un po' del dolore che lui le aveva dato entrando in lei senza preavviso.
Quando alla fine raggiunse l'apice del piacere, il mondo scomparve. Per quei preziosi, intimi, indimenticabili istanti, fu dimentica di ogni cosa che non fosse l'estasi del corpo e dell'anima.
Anche Lucius sembrava aver perso completamente il suo autocontrollo, ed i suoi movimenti erano diventati frenetici e frammezzati. Era ormai giunto al limite.
Il fuoco era divampato e la farfalla aveva perso le sue ali.
Dopo quella fredda notte di dicembre non sarebbe mai più stata libera.


hp: narcissa black

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