087. RITROVARSI

Jan 14, 2009 23:08


Enchanting Sinner

ANOTHER STORY ABOUT NARCISSA BLACK MALFOY,
CREATED FOR THE WRITING COMMUNITY FANFIC100_ITA

87° parte - Ritrovarsi



Fandom: Harry Potter
Personaggio principale: Narcissa Black
Prompt: 024. Famiglia
Rating: Per tutti
Disclaimer: Narcissa Black e tutti i personaggi citati in questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Big Damn Table: http://narcissamm.livejournal.com/801.html

Le cose non erano andate come Narcissa aveva sperato...
Gli Auror, gli studenti e i professori di Hogwarts non si erano arresi a Lord Voldemort e, alla vista del corpo del loro eroe apparentemente privo di vita, avevano ripreso a combattere. In quell'esplosione di folle caos, centauri armati di archi parevano sbucare da dietro ogni ombra, da dietro ogni albero, e un nugolo di frecce si riversò sui Mangiamorte.
Istintivamente, Lucius si chinò su Narcissa per farle da scudo. Trasalì quando una freccia lo colpì di striscio alla gamba destra.
"Lucius! Oh, Lucius!" gemette lei, guardando lo zampillo di sangue rosso che gocciolava orribilmente dalla gamba di suo marito.
"Non è niente..." fece lui, a denti stretti, risollevandosi per raggiungere l'entrata del castello. Anche Voldemort e i Mangiamorte si stavano riversando dentro Hogwarts, ora ridotta a un cumulo di rovine fumanti. "Approfittiamo della confusione per andare a cercare Draco". Si presero per mano e si tuffarono nella mischia. Tutt'attorno a loro c'era gente che urlava, gente che correva, gente che cercava di uccidere altra gente...
Narcissa vide un ragazzino biondo barcollare e cadere a terra, colpito alle spalle da un incantesimo mortale, e il pensiero che potesse essere accaduta la stessa cosa a suo figlio le fece salire le lacrime agli occhi. Ma non si rendeva realmente conto che stava piangendo, troppo occupata a scansare gli incantesimi che venivano lanciati a raffica e che le passavano fischiando sopra la testa.
Lucius zoppicava dolorosamente e non riusciva a stare al passo di Narcissa. D'un tratto le loro mani si separarono, e l'uomo venne trascinato via dalle spinte di alcuni studenti in fuga. "Vai avanti! Cerca Draco", le urlò.
Narcissa avrebbe voluto tornare indietro a riprenderlo, ma i rumori degli incantesimi echeggiavano così spaventosamente vicini che si vide costretta a mettersi al riparo dietro una colonna di pietra. Chiuse gli occhi e cercò di riprendere fiato, escludendo dalla sua testa il terribile frastuono della guerra. E non si accorse, in un primo momento, delle decine di occhietti che la stavano fissando truci... Un gruppo di elfi domestici, provenienti dalle cucine di Hogwarts, si era racchiuso attorno a lei, accerchiandola.
"N-non sono una Mangiamorte", balbettò Narcissa, indietreggiando contro la parete. Oh, quanto avrebbe voluto avere la sua bacchetta! Non era possibile! Non poteva interrompere l'importantissima ricerca di suo figlio per colpa di un branco di stupidi elfi. Non lei! Non Narcissa Malfoy! Guardò quegli agguerriti esserini avvicinarsi sempre più minacciosamente, finché una voce gracchiante non si levò sopra le altre: "Lasciatela andare!"
Sgomenta, Narcissa cercò di individuare l'elfo che aveva parlato, e infine lo vide farsi largo tra i suoi compagni.
"Kreacher!"
"Vada, Miss Cissy. Presto!" le disse il vecchio, fedele servitore della famiglia Black, facendole segno di avviarsi lungo uno stretto e scuro corridoio alla sua sinistra.
Lei gli rivolse un lieve cenno di ringraziamento, e si affrettò a fuggire nella direzione indicata. Presto si ritrovò in una sala completamente deserta e, quando gridò il nome di Draco, la sua voce echeggiò lugubre tra le mura, sui gradini e sul pavimento di pietra. Continuò a chiamare suo figlio anche mentre saliva a precipizio sull'ampia scalinata.
Vivi per me, amor mio! Vivi! urlò nella sua mente.
D'improvviso qualcuno l'agguantò per una spalla, e lei si voltò di scatto, pronta a difendersi con le unghie e coi denti. Ma un'espressione di sollievo le illuminò il volto quando vide che si trattava di Lucius.
"Stai bene?" le chiese lui.
Il sorriso di Narcissa si trasformò in pianto. "Non sto bene per niente. Accidenti a te! Avevi detto che non dovevamo separarci, ricordi? Avevi detto che dovevamo proteggerci a vicenda! E che non avresti mai lasciato la mia mano!"
Lui la tenne strettamente tra le braccia per consolarla. "Perdonami", le sussurrò sui capelli. Lo sconforto stava per travolgere anche lui, ma voleva mostrarsi forte e non lasciarsi abbattere. Draco non era da nessuna parte, e le loro speranze si stavano a poco a poco spegnendo.
"Cosa possiamo fare, Lucius?"
"Possiamo solo continuare a cercarlo", sussurrò lui. Per quanto cercasse di asciugare le lacrime di sua moglie, lei non riusciva a fermare il pianto e i singhiozzi.
"Non voglio nemmeno immaginare la mia vita senza di lui. Non voglio perderlo. Draco è tutto per me!" E non si rese conto che le sue parole erano state udite da una presenza in cima alle scale.
"State forse cercando Draco? Draco Malfoy?" domandò un'annoiata voce femminile.
Lucius e Narcissa alzarono contemporaneamente la testa e riconobbero Mirtilla Malcontenta, il fantasma che infestava i bagni di Hogwarts da anni e anni.
"Allora? E' lui che cercate? Quel ragazzo è cooosì carino..." Sospirò, volteggiando leggera sopra le teste dei due coniugi. "Bello come il sole!" continuò a dire in tono estasiato. "Peccato che sia così poco coraggioso. Invece di combattere insieme agli altri si è nascosto nel bagno infondo al corridoio".
Narcissa non volle sentire altro. Subito salì gli ultimi gradini della scalinata e percorse rapidamente il corridoio, con Lucius alle calcagna. Si fermò davanti alla porta del bagno e, col cuore in gola, la aprì.
"Draco..." chiamò dolcemente, avanzando all'interno del bagno. Era pieno di ombre e profondamente silenzioso, fatta eccezione per il gocciolio dell'acqua dai rubinetti. Narcissa si sforzò di ascoltare e di vedere nell'oscurità. "Draco", chiamò ancora, cercando di non far trapelare la paura della sua voce.
Alto, smilzo, con le spalle curve, i capelli d'oro chiaro quasi grigi, e il pallido volto inebetito e vacuo come i suoi occhi spalancati, Draco emerse dalle ombre. "Madre..." sussurrò, avvicinandosi a lei. Sembrava provenire direttamente da un inferno di fuoco perchè aveva il viso annerito dalla fuliggine, il labbro spaccato e i vestiti bruciacchiati. "Padre..." disse poi, quando individuò Lucius, ritto e immobile sulla soglia.
"Perchè non sei uscito insieme a tutti gli altri Serpeverde? Hai una vaga idea di quello che ci hai fatto passare?" sbottò suo padre duramente.
Draco, che si aspettava di ricevere uno schiaffone da un momento all'altro, cominciò a dire in sua difesa: "Volevo catturare Potter. Volevo... e ce l'avevo quasi fatta... ma poi ho perso la bacchetta". Guardò in direzione di Narcissa e, con un tono di voce tormentato dai sensi di colpa, disse: "Mi dispiace, madre. Era la tua bacchetta ed io l'ho persa. Adesso... è sicuramente cenere. La stanza ha preso fuoco e Tiger... Tiger..." Scoppiò in ansimanti singhiozzi. "Tiger è morto".
Istantaneamente, Narcissa gli corse incontro e gli cinse le spalle con un braccio. Con la mano libera gli accarezzò i capelli, le guance bagnate, la bocca, il mento. "Non piangere, tesoro mio. E' tutto finito, siamo qui con te adesso". Ma scoppiò in lacrime anche lei. "Ho avuto tanta paura! Temevo che ti avessero portato via, che ti avessero fatto del male! Credevo di averti perso. Credevo di averti... ucciso. Credevo... oh, Draco! Sei vivo! Non piangere, caro. E' tutto finito. Sei salvo! Va tutto bene. Tutto..." Gli baciò la fronte, e premette la guancia contro quella di lui. La pelle di Draco era così fredda, così salda, così viva, e le venne da ridere e da piangere ancora più forte per la felicità.
Lucius non aprì bocca ma si avvicinò a sua moglie e a suo figlio, e strinse entrambi nel suo forte abbraccio.
La carnagione pallida di Draco riprese colore, mentre sollevava le braccia per ricambiare la stretta dei suoi genitori.
In quel momento le parole divennero inutili: non volevano nient'altro che stare lì, appoggiati l'uno all'altro. E non ci fu più freddo, né paura, né stanchezza... solo le loro braccia unite, il calore del loro affetto, e il battito impazzito dei loro cuori.

Non si erano resi conto del tempo che era trascorso, della notte che era diventata giorno, e della guerra che era finita, finché non scesero ai piani inferiori, dove battimani, canti, risate e pianti di commozione riempivano l'aria.
Appresero che Voldemort era morto, e che era stato proprio Harry Potter a sconfiggerlo.
Abbiamo vinto o abbiamo perso?
Narcissa non avrebbe saputo rispondere a quella domanda. C'erano idee troppo articolate, troppo complesse, troppo profonde... decise che ci avrebbe pensato più tardi. Non voleva pensare a niente, adesso. Né al ieri né al domani. L'unica cosa che importava in quel momento era essere di nuovo insieme a Draco.
"Forse è meglio se andiamo via..." le sussurrò Lucius ad un orecchio, guardandosi nervosamente attorno.
"No... restiamo. Non abbiamo motivo di nasconderci", ribatté fieramente Narcissa, guardando le altre famiglie che si riunivano, che si abbracciavano, che festeggiavano. Quelle famiglie stavano condividendo la loro felicità, liberamente, così come condividevano l'aria che stavano respirando.
Aspirando profondamente la gioia che sentiva intorno a sé e che le faceva girare la testa, Narcissa sentì nascere dentro di sé qualcosa che non aveva mai conosciuto. Per la prima volta in vita sua si sentì disposta a rinunciare alla maschera di freddezza e di arroganza che era sempre stata parte integrante del suo essere. Era una strega nobile, una purosangue, ma era prima di tutto una madre che aveva lottato per salvare la propria famiglia. Osservò le altre madri e si sentì diventare parte di loro, disponibile a un'allegria spensierata. Poteva spogliarsi degli artifici e delle astuzie cui aveva imparato a far ricorso nelle lotte di conquista al potere. Lì, in quel momento, non aveva alcun bisogno di affascinare o conquistare. Ora erano gli altri ad affascinare lei, con il loro impeto, con il vigore che mettevano nella vita.
Abbiamo vinto o abbiamo perso?
Di certo avevano perso la guerra.
Ma erano vivi ed erano insieme... e quella era la più grande delle vittorie.

CONTINUA...



hp: narcissa black

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