Enchanting Sinner
ANOTHER STORY ABOUT NARCISSA BLACK MALFOY,
CREATED FOR THE WRITING COMMUNITY FANFIC100_ITA
81° parte - Le cose che non sai di me
Fandom: Harry Potter
Personaggio principale: Narcissa Black
Prompt: 099. Segreti [Scelta Libera]
Rating: Per tutti
Disclaimer: Narcissa Black e tutti i personaggi citati in questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Big Damn Table:
http://narcissamm.livejournal.com/801.html Severus Piton aveva un aspetto disperatamente malato.
I suoi occhi erano sottolineati da borse scure, e rughe profonde gli scendevano dal naso fino al mento. Il mantello gli cadeva addosso pendendo sulle sue spalle curve come ali spezzate d'un corvo.
Narcissa si sentì mancare il cuore: non sopportava di vederlo così stravolto.
"Cosa ci fai qui, Severus? Non dovresti essere ad Hogwarts?" gli domandò, avanzando piano nella stanza. Immediatamente si rese conto dell'assurdità delle proprie parole. "Perdonami. A volte dimentico che la mia casa è diventata il... Quartier Generale dei Mangiamorte", disse a fatica, perchè le risultava ancora difficile pronunciare quella amara verità a voce alta.
Severus non parlò. Se ne rimase semplicemente lì seduto, col capo abbassato e le mani congiunte.
"Eri in riunione con l'Oscuro Signore? E' ancora qui?" chiese Narcissa, ansiosa.
Lui scosse la testa con lenti e pesanti movimenti da una parte all'altra. "E' andato via", mormorò con voce bassa. Finalmente alzò gli occhi verso la donna, e lei poté vedere la sua espressione addolorata. Sembrava un animale mortalmente ferito, atterrato da belve voraci. "Lucius... Lucius è in casa?"
Narcissa annuì. "Ma non sta molto bene. E' a letto. Non si è ancora ripreso del tutto, sai... dopo la fuga di Potter... di certo ti avranno raccontato..."
"Sì, so tutto", la interruppe Piton. Abbassò nuovamente lo sguardo e tornò alla sua sconsolata immobilità.
Narcissa ebbe l'impressione che stesse per cadere a pezzi: sembrava che a tenerlo insieme fossero soltanto i vestiti. "Comunque... se hai bisogno di parlare con Lucius, vado a chiamarlo", gli disse gentilmente. Si voltò e fece per lasciare la stanza, ma sentì la mano di Piton bloccarle velocemente il polso per impedirle di andarsene. Lei trattenne il respiro per un attimo. "Severus..."
"Resta", le disse lui in un soffio. Aveva corrugato le sopracciglia e ora rughe profonde gli solcavano la fronte, oscurando i suoi occhi già neri come la pece. "Perdonami, Narcissa... te ne prego. Non ho il diritto di opprimerti con i miei problemi, adesso che anche tu ne hai tanti..." continuò a dire, cautamente.
"Non importa", si affrettò a rispondere Narcissa. "Dimmi tutto". Afferrò una sedia e si sedette accanto a lui. "Cosa ti tormenta?"
"Cosa mi tormenta? Ah!" Severus si lasciò sfuggire una breve, rauca, triste risata. "Non puoi nemmeno immaginare... Le cose che non sai di me potrebbero riempire questa stanza".
Narcissa scrollò le spalle, come se quel fatto non la turbasse minimamente. Sapeva che Piton era sempre stato introverso, chiuso, pieno di oscuri segreti. Sì, era sempre stato così, anche da ragazzo, e Narcissa non poteva immaginarlo diversamente. "Abbiamo tutti i nostri pesanti fardelli segreti da trascinarci dietro. Ho sempre pensato che tu dovessi averne molti", gli disse con semplicità. Poi lo squadrò, con aria sfrontatamente curiosa. "Avanti, dimmi. Lei chi è?"
Piton alzò di scatto la testa e spalancò gli occhi per la sorpresa.
"Ti stai domandando come faccio a sapere che c'è di mezzo una donna?" fece Narcissa, indovinando i suoi pensieri. "Oh... puro istinto. Qualcuno lo chiamerebbe intuito femminile". Non era difficile immaginare che ci fosse una donna misteriosa come simbolo e centro della vita distrutta di Severus Piton.
"Non posso dirti il suo nome. Ad ogni modo... lei è scomparsa da anni, perciò..."
"Scomparsa?" fece Narcissa, turbata.
"Morta".
Lei capì, dal tono con il quale lui aveva pronunciato quella semplice parola, che sentiva ancora il lutto per quella perdita, a distanza di anni.
Severus si nascose la testa tra le mani e rise debolmente. Ora la sua voce giungeva soffocata, resa indistinta dalle dita che gli coprivano la bocca. "Che tiro grottesco è la vita! Sai, sono stato io stesso ad uccidere quella donna, seppur involontariamente. Ho anche cercato di salvarle la vita, ma è stato un tentativo inutile. Oramai era troppo tardi".
Narcissa sentì un'emozione nuova nelle sue parole, un misto di collera, di frustrazione e di orrore. "Per quanto può valere... sappi che mi dispiace, Severus". Gli posò una mano sul braccio. Lui la coprì con la propria.
Rimasero seduti in silenzio per alcuni minuti, prima che Severus ricominciasse a parlare, inseguendo un confuso zigzagare di ricordi. "Per anni ho cercato una magia, un incantesimo, un qualsiasi modo per riportarla indietro, per riparare al mio errore. Ma non ci sono mai riuscito. Non si posso riportare in vita i morti, lo sanno tutti... Allora ho promesso a me stesso che avrei fatto tutto il possibile per proteggere ciò che lei aveva lasciato, ciò che ancora vive di lei. Eppure sto fallendo pure in questo. Non sono più sicuro di farcela, non sono più sicuro di niente..." La sua voce si era fatta bassa e senza inflessione, sbiadita dal dolore e dallo sconforto.
Narcissa non poté fare a meno di chiedersi che cosa Severus stesse cercando di proteggere. Cosa era rimasto della donna che lui aveva amato? Cosa poteva avergli lasciato da custodire? Era un oggetto? Un animale? O... una persona? Narcissa capì che quello sarebbe stato solo un altro segreto, da aggiungere agli altri mille segreti di Severus Piton.
"Non so... non so perchè sto parlando di queste cose, ora, con te. E' un peso e un dolore perpetuo che mi porto dentro da così tanti anni..." Ma in realtà Severus sapeva perché si era confidato con Narcissa: lei era l'unica persona ad essergli rimasta amica. Aveva perso Silente, l'unico uomo sulla faccia della Terra al quale lui avesse confidato i propri tormentati segreti. Aveva perso la fiducia degli altri professori di Hogwarts, che ora lo trattavano come un maledetto assassino e traditore, ritenendolo responsabile della scomparsa dell'amato preside. Aveva perso anche la stima da parte dei propri studenti... non che ne avesse mai ricevuta molta! Non si era mai sentito tanto solo in tutta la sua vita. E forse, pensò, era giusto che lo fosse. "Provo vergogna per questo sfogo, da aggiungere alle altre mie vergogne", disse infine, evitando accuratamente di guardare Narcissa in faccia. "Abbi pietà, amica mia. Lasciami solo".
"Ma Severus, io..."
"Ti sarei grato se te ne andassi", la interruppe bruscamente lui.
Percependo la sua amarezza, Narcissa decise di non insistere oltre: Severus non le avrebbe svelato altri segreti, per il momento. Si alzò dalla propria sedia e, nel farlo, sfiorò la spalla dell'amico in una leggera carezza. "Sai dove trovarmi se avrai ancora bisogno di parlare".
Non ricevendo risposta alcuna da parte di Severus, Narcissa girò sui tacchi e lasciò la stanza.