057. UN ELFO LIBERO

Nov 08, 2008 20:43


Enchanting Sinner

ANOTHER STORY ABOUT NARCISSA BLACK MALFOY,
CREATED FOR THE WRITING COMMUNITY FANFIC100_ITA

57° parte - Un Elfo Libero



Fandom: Harry Potter
Personaggio principale: Narcissa Black
Prompt: 089. Lavoro
Rating: Verde
Disclaimer: Narcissa Black e tutti i personaggi citati in questa storia appartengono a J.K. Rowling.
Big Damn Table: http://narcissamm.livejournal.com/801.html

Seduta accanto ad una finestra, Narcissa ripensò con profondo turbamento agli avvenimenti degli ultimi giorni.
Non solo il piano escogitato per screditare Arthur Weasley era miseramente fallito, ma quel maledetto babbanofilo si era persino presentato a Malfoy Manor per un'ispezione della casa, confiscando numerosi oggetti illegali.
Come se non bastasse, Lucius era stato espulso dal Consiglio di Amministrazione di Hogwarts e non era riuscito nel suo intento di far licenziare Silente dal suo incarico di preside.
Niente è andato come sarebbe dovuto andare, pensò Narcissa, con un sospiro.
E la cosa peggiore di tutte, quella che più la faceva infuriare, era che avevano perso Dobby, il loro elfo domestico.
Stava proprio pensando a lui quando udì un leggerissimo scoppio, simile al suono prodotto da qualcuno che si materializza o smaterializza da una stanza. Sì alzò di scatto per andare a controllare e, con sua grande sorpresa, trovò la gracile e raggrinzita figura di Dobby immobile davanti alla porta che conduceva ai sotterranei.
"Dobby! Ero certa che saresti tornato!" esclamò Narcissa, rivolgendogli un trionfante sorriso. "Seguimi! C'è molto da fare in cucina, e scale e pavimenti hanno bisogno di una lucidata".
Ma l'elfo non accennò a muoversi. La guardava con una strana espressione che lei non gli aveva mai visto in faccia. "Dobby non è qui per lavorare", disse d'un tratto, con voce grave. "Dobby è tornato per prendere le sue cose, signora".
Narcissa non mancò di notare che lui non l'aveva chiamata padrona. Provò un gran fastidio e l'intenso impulso di schiaffeggiarlo, ma si sforzò di trattenere la rabbia. Lo seguì giù per le scale dei sotterranei e lo osservò mentre raccoglieva le sue cose: una fotografia di suo padre - un elfo che aveva servito Malfoy Manor moltissimi anni prima, una vecchia, corta mazza da Quidditch - Narcissa ricordava che Draco l'aveva usato per picchiare Dobby, ed un tappeto consunto che l'elfo usava come coperta quando dormiva sul freddo pavimento.
"Dobby ha preso tutto. Dobby ora andare", borbottò, evitando accuratamente di guardare negli occhi la sua ex-padrona.
"No! Non puoi andartene", ringhiò Narcissa, frustrata. Come avrebbe fatto a mandare avanti da sola un castello enorme come quello? Aveva disperatamente bisogno di lui... "Tu sei un elfo domestico, sei costretto a servire per sempre questa casa e questa famiglia".
"Dobby era costretto", la corresse l'elfo. "Ora Dobby è un elfo libero". E sollevò il piede sinistro per mostrarle il disgustoso, puzzolente calzino che lo aveva liberato dalla schiavitù. "Harry Potter ha salvato Dobby!" sospirò l'elfo, con adorazione. "Così coraggioso, valoroso, buono, umile... Harry Potter è stato l'unico che ha trattato Dobby da pari a pari". Sarebbe andato avanti per ore ad elogiare quello che sembrava essere diventato il suo eroe.
Narcissa capì d'improvviso che per riuscire a riavere indietro il suo elfo domestico avrebbe dovuto cominciare a trattarlo con più rispetto. In effetti, non ricordava di essere mai stata particolarmente gentile con lui. In tutti quegli anni trascorsi a Malfoy Manor, lei aveva sempre evitato di guardarlo troppo a lungo perchè le faceva ribrezzo, e si era sempre rivolta a lui come se fosse stato un essere invisibile.
Lucius e Draco non si erano certo comportati meglio: gli avevano ordinato di chiudersi le orecchie nello sportello del forno, lo avevano frustato, e gli avevano inferto molti brutali castighi. Ma non era forse quello che si usava fare con gli elfi domestici per istruirli alla disciplina e all'obbedienza verso il padrone? Non era forse così che facevano tutti i maghi? Allora perchè quel dannato elfo si ribellava a delle secolari convenzioni?
"Mi dispiace molto, Dobby", si sforzò di dire Narcissa, usando il tono più dolce di cui era capace. "Forse non siamo stati sempre... emh, cortesi nei tuoi confronti. Ma ti assicuro che ci sono famiglie di maghi che trattano ancor peggio i loro elfi domestici! Forse noi ti abbiamo minacciato di morte, qualche volta..."
"Cinque volte al giorno, signora", sottolineò Dobby.
"Però ci sono famiglie che dalle parole sono passate ai fatti". Narcissa si avvicinò minacciosamente all'elfo, che indietreggiò di qualche passo fino a toccare il muro. "Mia zia decapitava gli elfi quando disubbidivano o diventavano vecchi, e poi metteva le loro teste su piastre nere e le appendeva alle pareti", gli raccontò, con aria lugubre. Vide Dobby rabbrividire. I suoi grandi occhi sporgenti diventarono ancora più luminosi e lucidi. "Forse ti sei fatto venire delle strane idee sulla tua posizione, ma credimi... non troverai facilmente qualcuno che ti tratti bene come ti abbiamo trattato noi".
Ma l'elfo domestico sollevò coraggiosamente la grossa testa e affrontò la donna. "Dobby non ha intenzione di trovare un'altra famiglia di maghi da servire come schiavo, signora".
"Ah, no? E allora che cosa farai adesso?" lo sfidò Narcissa, incrociando le braccia.
"Dobby cercherà un lavoro. Un vero lavoro", squittì quello, risoluto. "Un lavoro pagato".
L'idea che Dobby volesse farsi retribuire per i suoi servigi la fece scoppiare a ridere di gusto. "Credevo che per gli elfi domestici fosse un insulto farsi pagare".
"Non per Dobby, signora".
A quel punto Narcissa perse la pazienza, e abbandonò tutte le smancerie per mostrargli la sua cocente delusione. "Devi esserti bevuto quel poco di cervello che avevi in quella tua brutta testona!" gridò, risentita. "Se te ne vai da questa famiglia, non ne troverai nessun'altra pronta ad accoglierti. Chi mai vorrebbe un elfo domestico come te? Un elfo che disobbedisce, tradisce, e che dimentica i propri doveri? Un elfo domestico che chiede la paga?"
Dobby fece tremolare il labbro inferiore, e prese a tormentarsi le lunghe orecchie, stropicciandole nervosamente tra le dita. Ora non era più legato a lei, poteva dirle ciò che veramente pensava, ma non lo fece. In qualche modo si sentiva ancora sottomesso ai voleri di quella donna. Una grossa lacrima gli scese giù per il lungo naso a punta.
"Dobby è un elfo libero", disse ancora, con un pigolio soffocato.
E prima che Narcissa potesse aggiungere qualcos'altro, l'elfo si smaterializzò dalla sua vista.
"Bene! Vattene!" strillò Narcissa, scalciando l'aria. "Non ho bisogno di te, stupido elfo!"
Infine si guardò attorno, rimasta sola nella buia, gelida e silenziosa camera sotterranea, e fu invasa da una spiacevole sensazione. Una strega del suo rango, senza elfo domestico! Si sentiva così ferita e umiliata...
Non lo sapeva, ma quello era stato solo il primo passo di un declino senza rimedi.


hp: narcissa black

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