Titolo: I'm beginning to see the light, Blow the candles out
Fandom: Sherlock BBC
Personaggi: John Watson, Sebastian Moran
Rating: R
Avvertimenti: Slash, topping from za bottom
Conteggio parole: 852 (
fiumidiparole)
Riassunto: È il suo sapore, che lo ipnotizza, poco importa se sia quello della sua bocca, della pelle, del suo sperma tra le dita.
Note: Scritta per la raccolta Johnstian, per il prompt 4. Ballando col diavolo di
500themes_ita, per il prompt Davanti al caminetto e quello topping (Menù Veneziano) per la Sagra del Kink di
kinkmemeita X dicembre 2014
Il fuoco tremola, agitando le loro ombre proiettate contro il divano. Sul pavimento, il tappeto ad evitare il contatto col le pianelle fredde, Sebastian lascia scorrere le mani sui fianchi nudi di John, si perde a guardare il profilo del suo naso illuminato di rosso, nella penombra accogliente del suo appartamento.
È uno di quei giorni in cui nessuno dei due ha voglia parlare, in cui il buio diventa aria densa faticosa da respirare e che lascia al corpo il compito di trasmettere le sensazioni, le parole che non hanno intenzione di fuoriuscire dalle labbra. John stringe le gambe attorno ai suoi fianchi, chinandosi su di lui, affondando il naso nella sua spalla così che lui possa toccare il suo collo scoperto con le labbra, coi denti che attanagliano la carne e la rompono appena, capillari che scoppiano lasciando il sangue libero di macchiare la pelle e lasciare un segno che andrà via solo tra qualche giorno.
Il fuoco brucia gradevole, ma mai quanto John. Sebastian lascia scivolare le mani fino al suo sedere, lo accarezza piano godendosi la sensazione morbida della sua pelle mentre lo guida dove vuole lui, la sua erezione che si incastra tra le natiche del dottore, obbligandolo a leccarsi le labbra per soffocare un brivido di piacere. Spinge sul suo viso e lo obbliga a voltarsi verso di lui; vuole sentire il gusto della sua bocca, la menta del dentifricio che lascia lentamente spazio al suo naturale sapore. Trattenere il labbro inferiore tra i denti, lasciarlo scivolare fuori stringendo coi denti per farlo gemere di dolore, fargli stringere gli occhi, sono cose che farebbe ciclicamente, all’infinito. È il suo sapore, che lo ipnotizza, poco importa se sia quello della sua bocca, della pelle, del suo sperma tra le dita.
Lo fa ondeggiare, le unghie che lasciano solchi leggeri sulle natiche. Più si strofina, più il suo respiro si fa pesante. Si lecca le labbra mentre guarda quelle di John, sorridendo appena. Stringe il sedere, spingendo appena verso l’alto, e John geme intuendo le sue intenzioni - è così sveglio, John.
Le sue mani ruvide premono sul petto, mentre si mette sulle ginocchia. Di nuovo il suo corpo prende quel colore rosso, che sfuma nell’oro dentro i suoi occhi. In silenzio, le labbra strette tra i denti, John si posiziona sopra di lui, inarcando appena la schiena mentre si lascia scivolare, lento, bloccando il fiato nei polmoni finché Sebastian non è dentro del tutto. Il nodo che si forma all’altezza dello stomaco rilascia brividi che gli scuotono la schiena, le natiche che toccano l’inguine fanno scorrere il sangue così veloce che per un momento non riesce a sentire altro che il frastuono del liquido nelle sue vene.
È meraviglioso.
“Muoviti,” lo incita, dandogli un leggero colpo sul sedere. È un pensiero ricorrente, quello di volerlo tenere chiuso in una stanza per sempre.
Non ama condividere le sue cose. Non ama l’idea di correre il rischio di doverlo lasciare andare. John si muove piano sopra di lui - tiene gli occhi socchiusi, le labbra aperte, la luce gli entra in bocca come se fosse oro. Come potrebbe lasciarlo andare? Le dita delle sue mani stringono così forte le sue cosce spinte dal desiderio di fargli male.
È avvolto dalla luce, John. Con gli occhi chiusi sembra perso in un limbo personale, uno spazio scuro e infinito che da solo non riesce ad illuminare. Si muove sul suo corpo con una lentezza estenuante, stringe le natiche attorno alla sua erezione per provocarlo - John che apre gli occhi e l’oro ha lasciato spazio al nero delle pupille troppo dilatate, John che balla col diavolo, che balla sul diavolo. Sebastian è ipnotizzato dall’ondeggiare dei suoi fianchi, dall’erezione che urla di essere afferrata.
La sua carne scotta, umida, dura. Sebastian segue il ritmo di John - la mano sale quando il suo bacino sale, scende quando il suo bacino si abbassa.
John è perso tra le sue mani, lui è perso ovunque.
Sente i muscoli tendersi, il ventre farsi pesante, il cuore battere ad un ritmo innaturale. Se potesse, sventrerebbe il petto di John per mordergli il cuore.
Lasciargli un segno, sempre, comunque.
La voce di John è roca, i suoi gemiti costanti, in ordine, tutti con la stessa intensità, tutti regolati dai colpi di bacino che Sebastian ha cominciando inconsciamente a dare. Sono gemiti bassi che scivolano nelle sue orecchie con la stessa dolcezza delle onde del mare, è l’impronta del suo viso contratto di piacere che si cuce dietro le palpebre.
Non ci vuole tanto, prima che la testa esploda assieme all’orgasmo. Gli basta sentire John perdere il controllo perché lui lo segua, e non si accorge nemmeno di averlo addosso, adesso, lui e il corpo spaventosamente piccolo rispetto al suo, lui e il respiro affannato che rende l’addome di entrambi appiccicoso.
La legna crepita nel camino, agita le loro ombre appiattite contro il divano. Gli viene istintivo alzare una mano e lasciar le dita libere di passare tra i capelli di John, certo che l’altro non si lascerà andare a nessun commento fuori luogo.
Lo sente sorridere contro il suo collo.
Se lo sente cucito addosso.