Titolo: Swallowing darkness
Fandom: Sherlock BBC
Personaggi: Greg Lestrade, Sherlock Holmes
Rating: R
Betareader:
mikamikarin ci ha dato una letta c:
Avvertimenti: Piccolo gap d'età, MA QUELLO C'E' SEMPRE. Solo che Sherlock qua ha 19 anni. C: E un po' di lime, ma è così poco che non serve che io metta sto avvertimento, in realtà.
Conteggio parole: 573 (
fiumidiparole)
Riassunto: “Smettila.” sbotta, scuotendolo. “Taci, una buona volta, e piantala di comportarti come un imbecille.”
Sherlock piega la testa all’indietro, inarca la schiena, ride, ride, affondando le mani nei capelli e tirandosi i riccioli. “Le sono più utile così di quanto lei creda.”
Note: Scritta per
minnow90, per la gioia di chiunque, però. E per la mia
Maritombola, prompt 57. Passato Remoto.
Greg lo prende da dietro, Sherlock; lo obbliga a piegarsi contro la parete macchiata d’umido, respirando caldo contro la sua pelle. Passa le dita sulla sua camicia, sentendo distintamente ogni singola costola - è sicuro che prima o poi quel ragazzino sparirà, ridotto in polvere dai suoi vizi e le sue manie. “Devi smetterla di drogarti.”
“Forse quando lei ammetterà di avere un problema con sua moglie.” ride lui, il viso schiacciato contro il muro, gli occhi leggermente cerchiati di nero che sembrano affondare sempre di più nel buio. Lestrade gli fruga nelle tasche, quasi ringhiando; sente la plastica ancora calda delle mani dell’altro tra le dita, l’ago della siringa perso ormai da qualche parte nel pavimento. La butta in terra con rabbia, prendendo Sherlock per le spalle e sbattendolo contro la parete - quasi desidera sentire le sue ossa scricchiolare, vorrebbe fargli male unicamente perché è l’unico modo per fargli capire che deve fermarsi, combattere il dolore con altro dolore. Vorrebbe sentire un crack secco, e invece l’unico rumore vagamente simile si trova nel fondo del suo cervello.
“Smettila.” sbotta, scuotendolo. “Taci, una buona volta, e piantala di comportarti come un imbecille.”
Sherlock piega la testa all’indietro, inarca la schiena, ride, ride, affondando le mani nei capelli e tirandosi i riccioli. “Le sono più utile così di quanto lei creda.” dice poi, abbassando lo sguardo umido sul suo viso, mentre si lecca le labbra, e geme appena di piacere, la cocaina che corre e stimola le sue sinapsi a lavorare, lavorare, lavorare. “Deve smetterla di preoccuparsi per me, non mi serve.”
Diciannove anni e un cervello che presto farà compagnia alla merda per topi nei bidoni dell’immondezza. Greg lo prende per le mani, immobilizzandolo. Sherlock guizza come un serpente, il bacino che gli ondeggia davanti, le ginocchia piegate - sembra ubriaco, totalmente perso in qualcosa che lui non riesce a comprendere. Si preme contro di lui, una gamba tra quelle magre dell’altro, il suo bacino che con un colpo fa raddrizzare e gemere Sherlock. “Piantala.” ripete solo, prima che il suo naso inali l’odore di colonia misto a sudore - vorrebbe prenderlo a pugni, pregare qualcuno affinché serva a farlo rinsavire, a non far impazzire lui.
Lo bacia con forza, strusciandosi contro di lui, Sherlock che continua a ridere nella sua bocca, troppo fatto per fare qualunque altra cosa. L’ispettore lo libera dalla stretta, premendo forte su quelle spalle esili da adolescente pieno di problemi, mentre la sua testa si riempie di merda e si chiede perché continui così, a farsi prendere per il culo da un ragazzino con le manie di onnipotenza.
“Gliel’ho detto,” mormora Sherlock sulle sue labbra, gli occhi freddi e pungenti come spilli circondati di rosso, “che le sono più utile così.”
Greg da un pugno al muro, e subito la pelle brucia. Ma non si stacca dalle sue labbra, né dal suo corpo. Lascia che tutto vada da sé, come sempre, perché Sherlock s’è infilato nella sua vita perché vuole rovinargliela, ecco perché.
Al diavolo tutto, pensa, mentre gli morde il labbro a sangue.
Vorrebbe fargli male.
Sherlock si rigira tra le mani il cellulare, mandando un sms a qualcuno, sicuramente a John. Fissa il cielo coperto da una cappa di afa, si passa una mano tra le braccia ricoperte di cerotti alla nicotina.
Lestrade sospira, scuotendo la testa.
A volte lo vede ergersi sul mondo come il Dio che vorrebbe essere. A volte lo vede scivolare.
Certe cose non cambieranno mai, nemmeno col dolore.