Signori, signore e altre cose, questa che vi vado a presentare stasera è una fic altamente sperimentale.
Ehm, ok, torno normale. E' che sono nervosa.
Trattasi di una Malevolence, ecco. Ok, richiesta da
hikaruryu in
questo meme maledetto, questa fic è composta da due parti: la prima sul prompt "bondage" che mi aveva dato
hikaruryu ; la seconda sul prompt "Severus Snape/Sirius Black, Grimmuld Place, obbligato da Dumbledore" del p0rnfest di
fanfic_italia .
Diciamo che si tratta di un esperimento. Diciamo che non credo ne farò altri con questo paring.
Va be', se smetto di dilungarmi e posto le note, credo sia meglio.
Fandom: HP
Prompt: Bondage, di
hikaruryu (prima parte); Severus Snape/Sirius Black, Grimmuld Place, obbligato da Dumbledore, del p0rnfest (seconda parte).
Rating: Nc-17
Personaggi: Severus/Sirius (OMG)
Avvisi: Slash, Lemon, BDSM (direi che non c'è solo bondage, ma anche cera, ghiaccio e penetrazione con un oggetto, qui dentro, per lo meno), sesso consensuale tra due che si odiano (se non sie era capito dal paring)
Disclaimer: Ah, be', stavolta il dubbio che io sia JKR non verrà a nessuno, garantito.
Riassunto: Sirius cerca qualcosa.
Un Assaggio: "Stringi i denti al suono della sua voce. Snivellus ti ha sempre fatto quell'effetto."
Legami
Parte prima: Lègami
Se qualcuno lo venisse a sapere, pensi che potresti morire di umiliazione. Anche solo l'idea ti terrorizza, al punto che potrebbe paralizzarti, se solo non fossi già immobilizzato.
Attorno a te la stanza è completamente silenziosa, come se fossi solo. Il luogo è perfetto, anche se la sua sola esistenza è decisamente inquietante.
Gazza ha sempre ciarlato di una camera delle torture, ma non credevi esistesse davvero. Eppure non può esserci un luogo più adatto per quel nuovo gioco. Lì potresti persino urlare senza che nessuno lo sappia, e questo ti fa sentire ancora più impotente.
Il che è il punto della situazione, precisamente.
Sei girato faccia al muro, immobilizzato quasi completamente dalle vecchie manette che incatenavano probabilmente gli sventurati studenti, secoli prima, e che adesso, tirate a lucido con un incantesimo, ti serrano i polsi e li bloccano in alto, ben sopra la tua testa. Anche le tue caviglie sono circondate da due grossi, minacciosi cerchi di ferro, agganciati ai blocchi su cui poggi i piedi scalzi. Vedi solo il muro davanti a te, e non per la fioca luce, ma perché puoi girare la testa appena un po', se non vuoi strapparti via le braccia nel tentativo.
Ti piace.
Ne hai bisogno. Non ti importa un cazzo di sapere perché; ti sembra di sentire l'odore della tua stessa inquietudine, dell'adrenalina che ti sta mangiando lo stomaco, mentre aspetti e provi solo un po' a forzare i legami che ti tengono stretto. Più che altro perché se no non c'è gusto.
Sai bene che lui è da qualche parte alle tue spalle. Se sapessi dove la tensione svanirebbe. Ma non sai se è quello che vuoi, perché è anche questo tormento a stuzzicarti. Non sai cosa succederà; non sai neanche cosa vuoi.
Sai che ti sei messo nelle mani del tuo peggior nemico per avere qualcosa che nessun altro poteva darti.
E' merito delle chiacchiere se sei lì, e hai quasi mandato a puttane il tuo orgoglio per combinare quell'incontro.
E come continui a ripeterti, se qualcuno mai lo saprà morirai di vergogna.
Ma non per quello che stai facendo.
Nonostante tutto provi a girarti, non riesci a stare fermo. Se ti avesse lasciato solo così, magari per andare a chiamare qualcuno dei suoi amichetti? Cosa faresti se ti trovassero lì, se qualcuno ti vedesse nudo, legato e immobilizzato, completamente in balia di una persona che disprezzi da sempre?
Al pensiero ti prende quasi il panico. Tiri le catene attorno ai polsi, anche se sai che non cederanno. Improvvisamente ti senti soffocare.
Naturalmente lui sceglie proprio quel momento per parlare.
-Paura, Black?-
Stringi i denti al suono della sua voce. Snivellus ti ha sempre fatto quell'effetto.
Il che davvero non spiega cosa tu ci faccia lì.
-E' vero quello che ho sentito dire?-
-Probabilmente no. Lasciami in pace-.
-Dicono che tu conosca la parola d'ordine delle vecchie sale di tortura. E' vero?-
-Prego?-
-Dicono che tu vada laggiù per fare dei giochetti-.
-Sarei curioso di sapere chi lo dice-.
-Non importa. E' vero?-
-Esiste una sola buona ragione per cui dovrei rispondere?-
-Voglio che tu mi porti laggiù-.
-Stai cercando di nuovo di uccidermi?-
-Io non ho cercato... non parlare di questo. Voglio che mi porti laggiù-.
-Non riesco ad immaginare per cosa-.
Ed è andata avanti per giorni, finché non hai avuto quel che volevi.
Essere legato e completamente in balia di qualcuno. Non avere scelta, essere totalmente assoggettato alla volonta della persona che più di tutte al mondo non avrà remore ad approfittarne.
Snivellus.
Decidi che no, non hai paura.
-Ti piacerebbe- rispondi, spavaldo.
-Mi piacerà- dice lui, improvvisamente molto più vicino di prima. Appena un passo, diresti, dietro di te.
Poi una mano ti tocca la coscia. Istintivamente irrigidisci i muscoli, e se potessi ti sposteresti, perché per quanto l'aria nel sotterraneo non sia certo calda, la mano è più fredda della tua pelle. Il brivido che ti scuote però non è solo di freddo, ma anche di eccitazione. Ci sei, finalmente.
Le dita fredde risalgono molto lentamente la tua gamba, fino a fermarsi subito prima della curva della natica; poi, ancora più lentamente, si girano e ti graffiano, scendendo fino al ginocchio.
Lasci uscire un respiro che non ti eri accorto di trattenere, quando si spostano e senti un fruscio di vestiti.
-Adesso facciamo un gioco- ti dice Snivellus.
Sta cercando di spaventarti. Non gli darai la soddisfazione.
-Un po' di dolore. Dicono che acutizzi i sensi. Che si fonda con il piacere-.
Lui continua a parlare, muovendosi alle tue spalle; lo senti sussurrare un incantesimo che non conosci, poi riprende.
-Tra poco mi saprai dire- sussurra, e senti un ghigno nella sua voce prima che una goccia di qualcosa di dolorosamente bollente ti colpisca il sedere, strappandoti un grido.
-Quante scene- ironizza Snape, -è solo un po' di cera-.
La goccia bruciante si raffredda in fretta, e stai già tirando un sospiro di sollievo, quando un'altra ti schizza a tradimento, e poi una terza. Tiri le manette ma quelle non ti lasciano, poi ti rilassi di botto, appena il peggio passa.
-E' quasi gradevole, dopo un po'- ti dice ancora. -Per lo meno usando una candela. Ma usando la bacchetta posso fare questo-.
Una goccia più grande cade a bruciarti nel punto sensibile dove il gluteo raggiunge la coscia, e trattieni il fiato, mordendoti un labbro, aspettando che il dolore passi. Solo che non passa, rimane e ti brucia molto più a lungo delle gocce precedenti. Svanisce lentamente e gemi senza volerlo.
Fa male.
-Ah, sì. Naturalmente si raffredda solo un po' più lentamente, così. Non posso farlo durare per sempre-.
Un'altra goccia sull'altra natica e una terza al centro, alla base della schiena.
Fa male, brucia ed è crudele. Ed è esattamente quello che volevi.
Snape non parla più, continua solo a fare cadere una goccia dopo l'altra con precisione infinita, sempre colpendoti nel momento esatto in cui la goccia precedente ha cominciato a raffreddarsi. Ormai dovresti essere coperto di cera, ma lui trova sempre un angolino di pelle pulita da scottare, deliberatamente, finché tutto il tuo sedere e tutta la parte bassa della tua schiena sono racchiuse nella cera, nemmeno fossi una scultura.
Quando si ferma sei sudato come un animale e ansimi così tanto che l'odore di sangue del labbro che ti sei morsicato ti torna indietro dal muro contro cui respiri.
Snivellus si premura di lasciarti il tempo di prendere fiato, prima di parlare di nuovo. Avresti dovuto chiedere una clausola di silenzio, quando vi siete accordati, ma non ci hai proprio pensato.
-Ti piace la cera, Black? A me non tanto; fa troppo Grifondoro, non trovi?-
Non rispondi, concentrato nel ricordarti come si fa a respirare.
Improvvisamente una mano ti afferra i capelli e ti tira la testa all'indietro, allontanandoti dal muro e minacciando di strapparti i muscoli delle spalle. Per la prima volta da quando avete iniziato quel gioco, vedi con la coda dell'occhio il viso pallido di Snivellus vicinissimo al tuo, mentre ti strattona i capelli e si china verso il tuo orecchio.
-Vorrei che mi rispondessi quando ti faccio una domanda. Ti piace la cera, Black?-
Quasi ringhi contro di lui. Non è nei patti che Snivellus ti costringa a fare o a dire qualcosa. Ma la mano tra le tue ciocche sudate stringe forte, e prima di potertelo impedire rispondi.
-Sì- sputi fuori. -Sì, cazzo. Puoi stare zitto, adesso?-
Ti lascia andare la testa e con sollievo la allinei di nuovo con le spalle, sperando contro ogni logica di non esserti stirato un muscolo con quella manovra. Domani c'è la partita di Quidditch e se James scopre che non riesci a giocare vorrà delle spiegazioni.
E tu non vuoi darle a nessuno. Nessuno deve sapere.
Ma hai decisamente problemi più impellenti.
Snape si muove ancora dietro di te, e il gioco è ben lontano dall'essere finito.
Con un altro incantesimo silenzioso, la cera che proteggeva le tue natiche scompare, e l'aria fredda ti colpisce improvvisamente sulla pelle calda, facendoti rabbrividire; ma prima che tu possa assimilare quel cambiamento, le mani di Snape ti stanno allargando le natiche e qualcosa di freddo, duro e scivoloso si fa strada lentamente dentro di te prima che tu possa anche solo pensare di protestare.
-Non mi piace il tuo tono- dice Snape. -Questo farà male-.
Fa male perché non ha nessun riguardo. Quello che ti mette dentro deve essere un qualche oggetto oblungo, che immagini come un fallo di plastica, ma che potrebbe essere anche un manico di scopa, per quel che vedi. Grazie a merlino è lubrificato abbastanza da non fare danni; purtroppo non eri assolutamente pronto e nemmeno te lo aspettavi, e non puoi fare a meno di irrigidirti totalmente e di lasciarti sfuggire una protesta.
Senti Snape ridere, mentre continua deliberatamente a spingere qualsiasi cosa sia dentro di te, e non è un suono gradevole.
Come se non bastasse, il dolore e l'umiliazione ti provocano immediatamente un'erezione.
Non ci puoi fare nulla. La cera era sensuale nel farti male, come potrebbe esserlo un lungo bagno caldo e profumato.
Sentirti aperto e violato in questo modo manda il sangue al tuo cazzo così rapidamente da farti girare la testa.
E' praticamente perfetto.
-Anche questo ti piace, vedo-.
Se solo non ci fosse quella voce.
E' come se Snape volesse ricordarti continuamente che è lui ad umiliarti in quel modo, ma non è qualcosa che potresti facilmente dimenticare. Non hai bisogno che parli, per esserne consapevole; dopo tutto quello che è successo, non sarebbe potuta andare diversamente.
-L'ultima volta che ti ho ascoltato non sono morto per un soffio-.
-Non sei morto grazie a James-.
-Se vuoi qualcosa da me, evita gentilmente di nominare Potter-.
-Va bene-.
-Cosa c'è sotto, Black? Cosa hai intenzione di farmi?-
-Sono pronto a fare un Voto Infrangibile. Te lo ripeterò sotto Veritaserum, se è vero che sai prepararlo. Non è uno scherzo-.
-Continui a ripeterlo. Continuo a non crederti. Non so nemmeno perché sto parlando con te-.
-Perché ti sto offrendo la possibilità di vendicarti, Snivellus-.
-Generoso. E a te cosa ne viene, Black?-
Ma le tue motivazioni sono solo tue. Mentre il dildo improvvisato ti apre e ti dilata, ti rendi conto che alla fine hai ottenuto quello che vuoi e oltre ogni tua aspettativa.
Anche quando l'oggetto smette di farsi strada e Snape lo lascia lì, conficcato nella tua carne, e di nuovo si allontana per preparare chissà che, ti accorgi che ad ogni goccia di dolore si affianca immediatamente una scossa di piacere che non ti eri nemmeno mai sognato, prima di essere in quel sotterraneo in balia di quel maledetto Serpeverde.
E' come lanciarti nella bocca di un drago, pericoloso ed eccitante.
E Snivellus come un drago non ha nessuna pietà per te.
Lo dimostra un attimo dopo quando di nuovo ti tocca le natiche una goccia di qualcosa, e di nuovo non puoi trattenere un grido. Non è cera bollente, però, questa volta: è ghiaccio gelido. La seconda goccia ti fa gridare di nuovo, mentre la pelle d'oca si diffonde dalla schiena fino al collo, rizzandoti tutti i peli, neanche fossi Padfoot, in quel momento. La terza goccia di acqua gelata si posa precisamente in cima al solco tra le tue natiche, scivolando inesorabilmente in basso, gelando la pelle sensibile e scivolando nella tua apertura dilatata dal dildo.
Cazzo, qualunque cosa Snape ti abbia messo nel culo, deve avere una sorta di scanalatura, sopra, perché la goccia scivola lungo l'asta dentro il tuo corpo, senza risparmiarti nemmeno un istante di freddo.
E naturalmente lui ne manda altre a seguirla, una alla volta, come un rubinetto chiuso male. Lascia proprio appena alla tua pelle il tempo di riscaldarsi tra una e l'altra, prima di gelarti di nuovo.
Ogni goccia che si infila dentro di te sembra colpire qualcosa che ti spedisce un brivido direttamente su per la schiena, e che inevitabilmente si ripercuote sul tuo uccello, tanto che ormai sei così duro che potresti rovinare il muro del sotterraneo, e vuoi venire così disperatamente che ti stai massacrando le labbra per impedirti di chiedere, di pregare Snape perché ti permetta di toccarti anche solo per un istante. Sai che basterebbe.
Invece lui continua lentamente a torturarti, per una volta senza parlare.
L'unico suono nei sotterranei sono i tuoi gemiti, ormai senza ritegno. E il plic leggero delle gocce sulla tua pelle.
Potresti impazzire se non si ferma.
Ma quando si ferma, quando l'ultima goccia scivola dentro di te e nessun'altra la segue, il suono che esce dalla tua gola è di pura frustrazione.
Snivellus ridacchia.
-Penso che tu ti stia divertendo un po' troppo, Black- dice, -sarebbe interessante sapere cosa penserebbero i tuoi amichetti, vedendoti così-.
E finalmente ottiene quello che ha cercato dall'inizio, maledetto.
Finalmente hai paura.
-Nessuno lo deve sapere-
-E' la tua unica condizione?-
Annuisci.
-Qualsiasi cosa?-
-Qualsiasi cosa non lasci danni permanenti; e nessuno lo deve sapere-.
Ti guarda negli occhi per la prima volta da quando è iniziata quella folle conversazione. Non abbassi lo sguardo.
-Potrei farti molto male-
-Lo so-
-E' questo che vuoi? Il dolore? Perché potresti buttarti da una scopa, e risparmiarmi il disturbo di un contratto magico. Sarebbe abbastanza doloroso, no?-
Scuoti la testa. Sei più teso, da quando il discorso è diventato concreto, anche se Snivellus non ha ancora detto di sì.
-Allora cosa?-
Non puoi rispondere. Ma probabilmente lui lo sa già, cosa stai cercando.
Ti rendi conto davvero di quanto sia umiliante tutta quella situazione quando ti accorgi che stai tremando, tremando davvero, all'idea che la sua minaccia sia concreta.
Quando ti rendi conto che stai per piangere, anche solo perché lui l'ha insinuato.
Non ti puoi abbandonare alle lacrime, però. Ti rimane ancora troppo orgoglio, per farlo.
-Hai firmato il contratto- ricordi a Snivellus, senza riuscire a controllare del tutto il tremito nella tua voce. Ti odi per averglielo fatto sentire.
-Purtroppo- risponde. Ti ricordi di respirare solo sentendo il suo tono ironicamente deluso. -Ma continuo a pensare che tu ti stia divertendo molto più di me-.
Probabilmente è anche vero. Non che ti stai divertendo, non particolarmente, ma di sicuro stai traendo più vantaggio di lui da quella situazione.
E' tutto talmente perfettamente quello che volevi, di cui avevi un disperato bisogno, che persino la paura di essere scoperto è deliziosa, e ti stimola quasi quanto il dolore.
Probabilmente Snivellus se ne è reso conto, ma magari la sua voglia di farti male ha vinto sulla ragione, una volta tanto.
Poi di nuovo lo senti sussurrare un incantesimo.
Ti tendi, aspettando una nuova e diversa goccia di dolore che ti tocca la pelle.
Ma non succede. Invece le tue braccia e le tue gambe bloccate cominciano a muoversi, e per un attimo quasi pensi di essere libero, prima di renderti conto che sono le fasce di metallo che ti legano a spostarsi, a staccarsi dal muro e a restare sospese nell'aria, inamovibili quanto prima, ma legate ora solo dalla magia.
Improvvisamente non sei più in piedi, ma chinato in avanti, con il busto orizzontale rispetto al pavimento e le braccia stese davanti a te. Le tue gambe sono ancora ancorate al suolo, ma divaricate più di prima.
Così sei terribilmente esposto, e ti sembra di poter vedere il giocattolo che sporge dal tuo sedere, la tua pelle arrossata e le natiche allargate che non nascondono nulla di quanto è successo.
Ti lecchi le labbra perché improvvisamente hai un'idea molto precisa di quel che sta per accadere.
Quando Snape sfila rapidamente il dildo improvvisato da te e lo lancia via, quello atterra proprio davanti alla tua faccia, e tu ti accorgi che, lungi dall'essere un banale manico di scopa, è un fallo di plastica di dimensioni ragguardevoli, e che come avevi intuito mentre lo avevi dentro, ha una scanalatura da un lato che sembra fatta apposta perché vi scorra dell'acqua fredda.
Ma immediatamente ti distrai dall'oggetto davanti a te, perché qualcosa di molto più caldo ed umano ti penetra con una spinta profonda e veloce, e capisci improvvisamente che Snape ti sta scopando.
E' una cosa che avevi previsto sarebbe successa, e che deliberatamente non gli hai chiesto di non fare. Ugualmente, non eri preparato a quanto fosse umiliante l'idea, e la tua mente si riempie di immagini vaghe di un ragazzo magro e antipatico che hai disprezzato dal primo momento in cui l'hai visto, e che incredibilmente è la persona che adesso spinge il suo cazzo dentro di te come se volesse scorticarti vivo.
E che te lo sta facendo anche piacere.
Grugnisci e se potessi muoverti gli andresti incontro, spinta per spinta, per averlo dentro ancora più a fondo, più velocemente, più dolorosamente. Alla perfezione manca solo di poterti fare una sega mentre lui ti sbatte così; ma forse la perfezione invece sta proprio lì.
L'apice dell'umiliazione, l'annullamento della tua opinione, del tuo giudizio, della tua volontà. L'abbandono totale di tutto in cambio del meraviglioso entrare e uscire di quell'uccello duro dalla tua carne, il tuo silenzio rotto solo da qualche gemito che non riesci a trattenere, l'incredibile pressione nel tuo uccello che vorresti disperatamente toccare, persino le gambe magre e bianche dietro le tue che intravedi appena nella penombra, e che ondeggiano al ritmo delle sue spinte.
Alla fine vieni così, senza poterti impedire un grido, nell'esatto istante in cui una spinta più decisa delle altre tocca qualcosa dentro di te che ti toglie anche la coscienza, per qualche momento, lasciandoti solo nella concentrazione di un istante che ti fa tremare dalla testa ai piedi.
Poi sei solo vagamente conscio del fatto che Snape venga dentro di te, così come senti vagamente i muscoli che protestano per quella posizione assurda, i polsi stretti dalle manette, i doloretti che quella nottata ti ha lasciato su tutto il corpo. Cerchi solo di respirare e di impedire al tuo cuore di scoppiare, mentre Snape esce da te e con un gesto ti libera di colpo mani e piedi.
Cadi in avanti e non sai come riesci a non spaccarti il naso contro il pavimento di pietra; ma ti sembra impossibile muoverti, in quel momento. Chiudi gli occhi e cerchi di non pensare, e di non piangere, almeno finché non sarai fuori di lì, solo nel tuo letto con gli spettri di quanto è successo e non si ripeterà più.
Dopo qualche momento sei conscio che Snape si è inginocchiato di fianco a te e ti sta guardando. Serri le palpebre il più possibile.
-Sei morto, Black?- ti chiede, con la solita ironia che solo lui sembra trovare divertente. -Perché altrimenti dovresti alzarti e trascinarti fuori di qui, dal momento che è molto tardi e devo sistemare tutto il casino che hai fatto in giro-
Non rispondi. Vorresti che ti lasciasse in pace.
-Certo,- continua lui, -se sei morto mi ci vorrà ancora di più a far sparire il cadavere. In quel caso, però, potrei semplicemente mollarti qui e lasciare che tu marcisca in pace-
Rimani immobile. Una parte di te vorrebbe fuggire di lì e rintanarsi da qualche parte a leccarsi le ferite come il cane che sei.
Ma se aprissi gli occhi e lo guardassi in faccia potresti metterti a piangere, ed è l'unica cosa che non vuoi.
Ti riscuoti solo quando qualcosa ti colpisce e capisci che Snape si è alzato e ti ha lanciato i tuoi vestiti.
Allora ti alzi, ti vesti e senza dire una parola esci dalla stanza, dal sotterraneo, voli di corsa verso la torre e il tuo dormitorio, senza neanche fare caso alla possibilità di incontrare qualcuno lungo la strada.
Solo quando sei finalmente nel tuo letto, con tutti che dormono attorno a te, senza sapere, cominci a contare i danni che quella notte ti ha lasciato, alcuni che prudono, alcuni che fanno male; alcuni che non si vedranno mai, ma che da qualche parte porterai sempre.
Ti raggomitoli su te stesso e finalmente piangi, un po' di rabbia e un po' di sollievo, e lasci che il ricordo vago di quel che è successo si perda nel sonno.
-Ci siamo-.
-Ci siamo-.
-Bene, Black. Ti concedo solo la prima mossa. Scegli tu, decidi tu. Cosa vuoi che ti faccia?-
-Lègami-.
Parte seconda: Legàmi
Non esiste al mondo un posto che odi quanto Grimmauld Place. Persino da bambino non sopportavi quei corridoi tetri e quelle finestre perennemente chiuse, per non parlare dei ritratti che ti seguono con lo sguardo e magari pretendono pure di parlarti.
Sopporti vagamente di restare in quella casa quando Remus non è in missione chissà dove, o quando l'Ordine si riunisce. Con qualche voce non ti sembra di impazzire alla ricerca disperata di un contatto umano, di una presenza che non sia colore ad olio su una tela stantia.
Certo, ogni regola ha le sue eccezioni.
Sei solo da tre giorni al Quartier Generale e non hai fatto altro che sperare nell'arrivo di qualcuno.
Quando però apri la porta al tuo improvviso visitatore, ti rendi conto di colpo che avresti dovuto essere un po' più specifico, nei tuoi desideri.
Ti ci vuole uno sforzo non da poco per non richiudere il pesante portone un secondo dopo averlo aperto.
Avessi ancora sedici anni, l'avresti sbattuto senza nemmeno pensarci.
Invece mugugni qualcosa di intelleggibile e fai un passo di lato, il massimo dell'invito ad accomodarsi che Snivellus avrà da te.
Non ti dà nemmeno il gusto di irritarsi per la tua scortesia. Ti supera ed entra nel corridoio buio con un sorrisetto sul viso che parla di disprezzo. Per quanto te ne frega potrebbe anche crepare sul posto; ma se lui non ha intenzione di spiegare cosa ci fa lì e preferisce starsene piantato davanti alla porta a guardarsi intorno, padronissimo.
Richiudi il portone, volti i tacchi e te ne vai in cucina senza dire una parola. Per aprirgli hai lasciato a mezzo un buon caffè corretto, e adesso sicuramente Kreacher l'avrà avvelenato per te, da bravo elfo domestico.
Guardi il fornello antiquato, incerto se preparartene un altro o meno; decide Snivellus per te. Ti ha seguito in cucina senza far rumore e naturalmente ha pronta una delle sue battutine del cazzo.
-Sì, grazie, Black, gradirei davvero un caffè-
Ti giri e lo fulmini con lo sguardo, desiderando spaccargli in due quel sorrisetto, e anche il labbro per buona misura.
-Fattelo-.
Snivellus non fa che sorridere di più e un istinto vecchio di quindici anni manda la tua mano direttamente alla bacchetta, al tuo fianco. Peccato che la tua bacchetta sia rimasta nella stanza di Fierobecco: sarebbe stata una delle tue migliori fatture, lo senti.
Comunque lui non sembra essersi accorto del rischio che sta correndo irritandoti in quel modo, e scivola col suo passo untuoso verso il fornello, agitando pigramente la bacchetta e preparandosi un caffè in un istante.
Quindi evoca una tazza dalla credenza, vi versa la bevanda e si siede al tavolo, nella parodia assurda di un amico in visita. Alza la tazza e ti rivolge un brindisi ironico prima di bere una lunga sorsata.
-Strozzati- gli rispondi sgarbatamente. Ne hai le palle piene, di lui, della casa e di tutta quella stramaledetta estate.
Snivellus finisce il suo caffè senza una parola, poi posa le mani sul tavolo e ti fissa per qualche istante.
Nemmeno sai perché cazzo sei rimasto lì, in quel momento. Ogni fibra del tuo istinto di dice di girarti ed andartene; solo una piccola parte della tua mente trattiene il resto, quella che odia l'eco delle stanze vuote e il borbottio dell'elfo domestico persino più di quanto odi il tuo nemico di sempre.
-La tua accoglienza lascia parecchio a desiderare Black- ti punzecchia lui di nuovo.
-Bene. E' stato un piacere. Sai dov'è la porta- dici.
-Ah, su questo abbiamo un piccolo problema- ti risponde. -Sfortunatamente, Dumbledore preferisce che io resti qui, oggi. Potrebbe aver bisogno di contattarmi, e casa mia è tristemente infestata dai ratti, di recente-.
Stringi i pugni. Ti blocchi a metà tra due istinti, quello di spaccare la faccia a Snivellus e quello di precipitarti come una furia a casa sua, a caccia di Peter e della tua vendetta. Esiti un secondo tra le due pulsioni, ma è sufficiente perché lui si alzi, ti raggiunga e ti blocchi un polso, giusto un secondo prima che tu corra verso la porta e quel ratto maledetto.
-Non credo proprio- ti dice, e la sua mano attorno al tuo polso è gelida e incredibilmente ferma. -Ho ordine anche di impedirti di farti ammazzare. Purtroppo- aggiunge.
E' in quel momento che ti scatta qualcosa nella mente. Ma te ne rendi conto solo dopo.
Cerchi di sottrarre il braccio alla sua presa, ma lui non ti lascia andare. Vorresti, per una sola cazzo di volta, che capisse che ti deve lasciare in pace; che non è affar suo.
-Ordini di Dumbledore- ti ripete.
Per un istante vi fissate da vicino, il tuo braccio bloccato nella sua presa e la sua mano a pochi pollici dalla bacchetta. Poi naturalmente Snivellus deve strafare.
-Fosse per me lascerei che cadessi nella trappola. Sfortunatamente, Dumbledore preferisce la sua casalinga tutta intera-
Qualcosa esplode nella tua mente. Non può, non deve permettersi di insinuare che non ti stai rendendo utile all'Ordine. Stai attraversando tutti i tuoi incubi da sedici anni per combattere contro Voldemort, hai dato tutto fino a non avere più nulla che sia tuo, fino a ritrovarti di nuovo prigioniero nei corridoi soffocanti ad implorare qualcuno che ti salvi dalla pazzia; sei tornato ad un'altra Azkaban di tua volontà, per l'Ordine. E Snivellus ha Peter in casa e non lo ammazza.
Qualcosa esplode nella tua mente e prima di rendertene conto sei partito di corsa, spingendo Snivellus verso il muro con tutta la tua forza, ruggendo di rabbia e frustrazione e solitudine finché non taci per sentire il suo corpo che sbatte contro la pietra e il suo respiro che si ferma un istante per l'urto. Porti il braccio contro la sua gola, spingendo; e la mano che te lo tratteneva adesso tira il tuo polso, cercando di allontanarti. Pensi solo che vuoi affondare le dita nella sua carne, togliergli il fiato per farlo star zitto, perché la smetta di torturarti con ogni parola che esce dalla sua bocca.
Lottate contro il muro, lui che cerca di liberarsi dalla tua stretta folle, tu che vuoi solo schiacciarlo.
Una volta avresti vinto, ma una volta non avevi dodici anni di Azkaban sulle spalle a pesare come macigni. Premi con tutte le tue forze contro di lui e contro la parete, ma non riesci ad impedirgli di crearsi uno spazio, di scostarti quel tanto che basta per divincolarsi e tirare il fiato.
Ti riprendi e fai leva sufficientemente da sollevarlo appena da terra, premendogli la testa contro la pietra e quasi spaccandogli la mascella.
-Smettila- gli ringhi contro. Lui ha ancora il coraggio di sogghignare e di provocarti, come se avesse l'assurda certezza che non lo ucciderai.
Il primo calcio ti colpisce debolmente sul ginocchio, e a farti male è solo la punta della scarpa, perché Snivellus davvero calcia come una donnicciola. Solo quando il secondo ti colpisce alla coscia realizzi, troppo tardi, che lui sta prendendo le misure.
Il terzo calcio è una ginocchiata molto più forte e quasi ti evira. Sei costretto a mollare la presa e ti accasci al suolo, folgorato dal dolore, rannicchiandoti istintivamente per proteggerti il basso ventre. Mezzo accecato dall'improvvisa sofferenza, gli sbatti in faccia il meglio delle tue imprecazioni, mentre Snivellus si riscuote e sembra tornare a respirare con un certo sollievo.
-Quante scene...- commenta lui, appena recupera abbastanza fiato per parlare.
Non ti scomodi a rispondere, cerchi solo di ricominciare a tua volta a respirare, man mano che le ondate di dolore cominciano a darti tregua; non hai intenzione di muoverti o di alzarti finché non sarai sicuro che sia passato, comunque.
Snape si abbassa sul pavimento, guardandoti da vicino.
Una parte di te si tende all'affiorare di un ricordo.
-Sei morto, Black?-
-Sei morto, Black?- ti chiede Snivellus, e poi si blocca un istante. -Abbiamo già avuto questa conversazione, vero?- chiede ironicamente, e lo guardi in faccia, muovendoti lentamente per non rischiare di riacutizzare il dolore. Qualcosa nella sua espressione ti dice chiaramente che anche lui come te sta rivivendo una vecchia esperienza che entrambi, forse, credevate di aver sepolto nei meandri delle vostre menti.
Improvvisamente realizzi che quella rabbia, quel rancore e quell'odio che oggi, per l'ennesima volta, sono esplosi tra di voi, in realtà vi legano fin da quel giorno lontano che hai cercato di cancellare.
Allora tu uscivi zoppicante dall'incubo del momento in cui avevi perso controllo e ragione, ed eri stato solo ad un passo dal diventare un assassino. Ti trascinavi dietro un macigno di sensi di colpa che ti tirava a fondo ogni volta che cercavi di riemergere e di smettere di odiarti. Permettergli di vendicarsi aveva tagliato quella fune, lentamente, ma tanti anni dopo a quel momento sei ancora legato.
E adesso che stai riemergendo da un altro inferno forse sei ancora in cerca della sicurezza di sentirti odiato.
O forse sei semplicemente troppo solo.
In ogni caso, appena l'eco del dolore si spegne tra le tue gambe, ti alzi di scatto e ti scagli contro di lui per la seconda volta.
Lo cogli completamente di sorpresa. Quando ti ritrovi a schiacciarlo contro il pavimento lui non ha ancora avuto nemmeno il tempo di realizzare che ti sei mosso, e tocca a te sorridere soddisfatto. Perché non avrai mai avuto la prontezza di rispondere a tono alle sue provocazioni, ma hai riflessi migliori di lui anche in un giorno nero.
Non ti fermi a chiederti cosa stai facendo. Non ti senti attratto da lui, e non c'è certo il conforto dell'affetto nel modo in cui gli blocchi i polsi a terra e lo schiacci tra il tuo corpo e la pietra fredda.
C'è solo quel vecchio legame stantio. La consapevolezza che una volta, tanti anni fa, c'è stato qualcosa tra voi che era quasi una comprensione, quasi calore.
-Stavi per castrarmi- gli ringhi contro.
-Stavi per uccidermi- ti risponde con lo stesso tono.
Gli baci la bocca con tutto il tuo odio, e non ti sorprende nemmeno che lui ricambi con altrettanto astio. Continui ad impedirgli di muoversi, di scalciarti via, anche mentre ti fai strada tra le sue labbra e i suoi denti con la lingua, mentre fai scivolare una coscia tra le sue e sfreghi forte contro il suo inguine finché non senti il suo uccello diventare duro anche attraverso gli strati di vestiti che vi dividono.
Non sei particolarmente interessato a farne una bella scopata. Quel che ti serve è semplicemente uno sfogo alla rabbia e un contatto umano; e sfregarti ancora vestito contro di lui, sentirlo venirti incontro con la stessa frenesia, boccheggiare quando premi più forte la gamba contro il suo uccello, ti basta a sentirti incredibilmente vivo. Come il dolore e la rabbia, e l'umiliazione di ansimare e gemere senza ritegno contro di lui.
Non ti importa di altro che della sua lingua e del suo corpo; lasci perdere qualsiasi cosa.
E non fingi di sapere cosa lo spinga a divincolare i polsi dalla tua stretta, a calarti i pantaloni e a premere la mano contro il tuo uccello; ti limiti a sogghignare e a grugnire quando stringe un po' troppo forte, perfettamente, e a ricambiargli il favore, infilando la mano sotto la sua biancheria per masturbarlo ferocemente, a caccia di un suo gemito o di un suo grido.
Lo odi, ma forse è proprio quel vecchio odio familiare che ti fa respirare, che ti eccita e ti permette di continuare quel gioco malato.
Ti sfreghi più velocemente contro la sua gamba e la sua mano, inebriato da quella sensazione che non è solo nella tua testa, per una volta. Abbandoni ogni remora e tieni solo la pressione, il calore e quel legame, e i ricordi di tanti anni fa che ti affollano la mente, trascinandoti di nuovo nel piacere fino a quando, inevitabilmente, inarchi la schiena e vieni con un grido liberatorio.
Lui viene appena un istante dopo di te, senza emettere altro suono che un respiro trattenuto.
Per un momento resti a pesargli addosso, inebriato dalla vicinanza di qualcuno, dopo tutto il tempo che hai passato da solo. Inebriato un po' anche dal suo odore, che ti ricordi attaccato alla tua pelle tanti anni fa.
Alla fine lui ti spinge via con forza per rialzarsi, e lo lasci fare. Lo guardi pulire tutto il casino che si sta seccando sui vostri vestiti con un colpo di bacchetta, e rassettarsi in silenzio gli abiti. Lentamente la sensazione surreale di aver appena fatto una sega a Snivellus di solidifica in un tassello completo di quello strano legame tra voi due.
Poi lui, nuovamente presentabile, guarda con il solito disprezzo il modo in cui resti seduto sul pavimento, con i vestiti aperti e i capelli in disordine.
-Dumbledore decisamente non mi paga abbastanza- commenta, poi gira i tacchi e se ne va, lasciandoti lì.
Non ti importa nemmeno della sua ironia e della rabbia che scatena in te.
Niente è più reale di quell'odio perfettamente ricambiato; forse è l'unica certezza che ti è rimasta.
Stavolta non credi che cercherai di dimenticare disperatamente quell'incontro, come quando, da ragazzino, credevi di poter cancellare quel che era successo pareggiando i conti e dimenticando ogni cosa.
Stavolta sei pronto a riconoscere che esiste un legame. E forse ci sarà persino una prossima volta.
Ok, con questo abbiamo ufficialmente chiarito che la Malevolence non è il mio mestiere, sì?
Sono sopravvissuta anche a questa. Il che non è poco. Ora spero solo che nessuno dei fan di questa coppia voglia il mio scalpo, ok?
Con permesso, torno alla roba che so scrivere.