Benissimo, che fare in una fredda serata di gennaio, dopo aver letto ed amato il capitolo dello Shoebox proposto su
wolfstar_ita , se non postare qualcosa per il
p0rnfest? Nonché qualcosa di Grindeldore?
Be', insomma, ecco qua.
Fandom: HP
Prompt: Albus Dumbledore/Gellert Grindelwald, Acqua
Rating: Nc-17
Personaggi: Albus/Gellert
Avvisi: Slash, Lemon, underage
Disclaimer: Non sono JKR, non possiedo Albus e Gellert e non faccio altro che giocare e p0rneggiare.
Riassunto: Gellert ha paura, ma con Albus affronta qualsiasi cosa...
Un Assaggio: "-Posso ricordarti che possiamo materializzarci?- ironizza.
Gellert lo fulmina con un'occhiataccia. -Posso ricordarti che io non ho ancora diciassette anni?- ribatte.
Albus ridacchia. -Ti ha mai fermato?- gli chiede."
Talassofobia
-Chiedo scusa?-
-Ho detto che c'è un lago qui, non molto lontano dal paese- risponde Albus.
Gellert sorride, incerto. -E io ho detto che ho caldo. Cosa c'entra il lago?-
La giornata è torrida, in effetti. Non è solo Gellert a soffrire il caldo, quel pomeriggio. Anche Albus sta sudando e continua a spostarsi davanti alla finestra spalancata, nel vano tentativo di intercettare una brezza di passaggio.
-Potremmo fare un bagno nel lago- propone Albus. -Io e mio fratello l'abbiamo fatto spesso, da ragazzi-.
Gellert scuote la testa. -Non molto lontano significa comunque camminare sotto il sole- protesta.
Albus lo guarda con le sopracciglia sollevate in un'espressione scettica.
-Posso ricordarti che possiamo materializzarci?- ironizza.
Gellert lo fulmina con un'occhiataccia. -Posso ricordarti che io non ho ancora diciassette anni?- ribatte.
Albus ridacchia. -Ti ha mai fermato?- gli chiede.
Gellert si scosta un ricciolo dalla fronte sudata, stizzito. Quello ricade in avanti a tormentarlo quasi istantaneamente. Albus allunga un braccio e glielo ferma dietro un orecchio. Gellert lo guarda per un attimo, poi abbassa gli occhi.
-Tra poco calerà il sole e non sarà più così caldo-
Albus ride, prendendola per una battuta. Le notti sono talmente afose da impedire ad entrambi di dormire. Ma Gellert non si unisce alla risata, e Albus lo guarda incuriosito.
-Che c'è? Non vuoi venire a nuotare con me?- gli chiede. Se Gellert fosse uno che arrossisce, Albus potrebbe dire che in quel momento è arrossito. Ma siccome Gellert non arrossisce, probabilmente è solo rimasto troppo a lungo al sole.
Gellert cerca freneticamente una risposta da dare ad Albus che non sia l'imbarazzante verità. Però non gli viene in mente nulla così velocemente da impedire ad Albus di capire che qualcosa non torna.
Quando lo guarda, l'espressione di Albus non è più divertita, ma solo incredibilmente curiosa, di quel tipo di curiosità che, Gellert lo sa benissimo, non troverà pace finché non verrà soddisfatta.
Mentire non è un'opzione, soprattutto se la bugia non è buona. E in quel momento la migliore che gli venga in mente è "mi sciolgo a contatto con l'acqua", che decisamente è poco credibile.
Così Gellert si rassegna a dire la verità; se Albus riderà, finirà schiantato o qualcosa del genere, pensa tra sé.
-Io non so nuotare- risponde. Aspetta la risata già con la mano pronta ad afferrare la bacchetta.
Albus non ride, però. Lo guarda con la testa inclinata di lato, come se avesse detto qualcosa di inaspettato o di curioso; Gellert esita solo un attimo prima di appoggiare di nuovo la mano sul lenzuolo.
-Puoi comunque fare il bagno,- risponde Albus dopo un attimo, -se ti tengo io-.
Gellert si finge annoiato, per non mostrare il vago imbarazzo che gli provoca la confessione appena fatta.
-Non mi attira molto l'idea. Che cosa ci guadagno?-
Albus però sembra fraintendere la sua risposta, come se Gellert avesse acconsentito. Si alza e gli prende una mano, tirandolo in piedi.
-Qualcosa mi verrà in mente- conclude, e a Gellert non rimane molta scelta.
Si Smaterializzano insieme.
La riva del lago è sassosa, e lo specchio d'acqua sembra immobile e rassicurante. O almeno Gellert cerca di convincersi che sia così, ma è comunque inquieto. Proprio non gli piacciono quel genere di cose.
Albus invece sembra del tutto a suo agio. Gellert gli invidia un po' la naturalezza con cui si sta slacciando la camicia, gli occhi azzurri fissi sull'acqua come se non vedesse l'ora di farsi un bel tuffo.
Svogliatamente, Gellert si toglie le scarpe e le calze, il più lentamente possibile, continuando a guardare Albus che ripone la bacchetta al sicuro in una tasca interna dei pantaloni, prima di levarsi anche quelli insieme alla biancheria e rimanere nudo davanti a lui.
Gellert rimane immobile a guardarlo, rapito; conosce ormai abbastanza bene il suo corpo, l'ha toccato e ammirato e accarezzato più di una volta, ma vederlo all'aperto gli fa un effetto diverso, come se improvvisamente i loro giochi tra le coperte fossero solo una fantasia. E' diverso, è più reale.
Albus lo guarda a sua volta, sorridendogli, invitandolo con un cenno ad imitarlo. Gellert però scuote la testa, appena un po'. Ha bisogno di più tempo; l'acqua sembra profonda e gli fa paura.
Albus sembra voler ridere di lui, ma si trattiene dal fare una cosa così irreparabilmente sbagliata; invece si volta verso il lago e in pochi passi entra in acqua, avanzando e scendendo il declivio della riva finché non è immerso fino ai fianchi. Poi con un movimento agile, si tuffa in avanti, immergendosi completamente e nuotando sotto il pelo dell'acqua fino a riaffiorare parecchio più avanti, per salutarlo.
-E' freddissima!- gli urla. -Dai, vieni!-
Svogliatamente Gellert avanza di qualche passo, ancora vestito, fino a mettere i piedi scalzi nel lago. L'acqua è fredda davvero, pensa rabbrividendo. Fredda e, a giudicare da come si muove Albus più avanti, parecchio profonda. Se lui non arriva a toccare il fondo con i piedi Gellert, che è più basso, probabilmente affogherà a pochi metri dalla riva. Non sarebbe arrivato nemmeno fino ad avere le caviglie a bagno, se non fosse stato per la presenza di Albus, più avanti, che lo attira come una sirena.
Improvvisamente Albus scompare sotto la superficie dell'acqua. Per un attimo Gellert è perso, senza il suo punto di riferimento, come se gli mancasse l'equilibrio. Ma poi lo vede riemergere parecchio più vicino alla riva, più vicino a lui, alzarsi in piedi, grondante e sorridente, e dirigersi a passi veloci verso di lui.
Gli arriva al fianco in un attimo, schizzandolo con un po' di acqua freddissima.
-Se resti vestito ti bagnerai- gli fa notare con la sua solita ironia.
-Se non entro in acqua non mi bagnerò affatto- risponde, piccato.
Albus ride e solleva le mani in un gesto di resa. Poi le posa sul primo bottone della sua camicia e comincia a slacciarlo.
-Che fai?- gli chiede Gellert.
-Se resti vestito ti bagnerai,- ripete Albus, -anche senza entrare in acqua. Voglio abbracciarti- aggiunge, finendo velocemente di slacciare tutti i bottoni, cercando di bagnare il lino il meno possibile.
Gellert si lascia svestire, anche se non fa nulla per facilitare il lavoro ad Albus. Lui non sembra offeso da quella scarsa collaborazione; gli slaccia i polsini e gli toglie la camicia, lanciandola più lontano, sulla riva asciutta. Poi si china e gli toglie i calzoni e la biancheria, buttando lontani anche quelli, finché Gellert non resta nudo davanti a lui.
Senza dire una parola Albus lo abbraccia. La sua pelle è gelida e bagnata, e Gellert rabbrividisce, ma prima di poterselo impedire si ritrova a ricambiare quell'abbraccio, lasciando che il corpo di Albus contro il suo disperda il calore che la sua pelle ha accumulato nel corso dell'afosa giornata.
Restano così un po', Gellert non saprebbe dire quanto. Sente il respiro regolare e veloce di Albus contro la spalla e percepisce il suo petto che si alza e si abbassa allo stesso ritmo, chiuso nel cerchio delle sue braccia.
Inspiegabilmente si sente bene, nonostante sia ormai a sua volta irrimediabilmente bagnato.
Albus alza la testa per baciargli piano le labbra, appena un secondo prima di allontanarsi.
Come prima, in casa, lo prende per mano e, tirandoselo dietro, avanza verso il centro del lago.
L'acqua è assolutamente gelida; eppure il suo contatto è delizioso sulla pelle di Gellert, lo accarezza e lava via il sudore della giornata, e lui improvvisamente si accorge di essere immerso nel lago fino al petto, e di non aver opposto resistenza all'essere trascinato fin lì. Albus ha su di lui un potere quasi inconcepibile, pensa, e stranamente è un'idea che lo rassicura più di quanto lo preoccupi.
Poi Albus lascia la sua mano e di nuovo si tuffa sotto l'acqua, forse sperando che Gellert lo imiti. Ma Gellert non ha la minima intenzione di fare una stupidaggine del genere. Già il fatto che Albus lo abbia lasciato, anche se sa bene che deve essere ancora lì intorno, lo fa sentire come se da un momento all'altro dovesse succedere qualcosa di terribile.
E infatti qualcosa improvvisamente gli afferra la caviglia, e Gellert lancia un grido e tira un calcio, prima di accorgersi che si trattava solo di Albus e di uno stupido scherzo. Albus riemerge massaggiandosi un braccio.
-Gellert!- protesta ridendo, fingendo di essere indignato per il colpo ricevuto. Ma Gellert è furente.
-Lasciami stare!- gli urla.
Poi comincia a tornare a riva, più velocemente che può. Albus è un idiota e non dovrebbe fare scherzi così stupidi; ma più che altro Gellert ce l'ha con se stesso, per essersi spaventato così tanto per una sciocchezza, per essere così turbato da una cosa tanto semplice come un tuffo estivo in un lago.
Ma Albus lo afferra per un braccio e lo costringe a voltarsi. Anche lui è tornato serio. Gellert cerca di spingerlo via, ma Albus non glielo permette, guardandolo fisso in viso.
-Scusa- gli dice, sinceramente. -Non credevo che ti avrebbe spaventato tanto-.
Gellert vorrebbe dirgli che non ha paura, ma sa che non è vero. Il problema non è che non sa nuotare; il problema è che l'acqua profonda l'ha sempre terrorizzato, fin da quando era bambino. Vedere Albus così spensierato nel lago gli ha fatto desiderare di poterlo imitare, di tuffarsi senza pensieri anche lui, ma non gli riesce di muoversi, bloccato com'è dal terrore di qualcosa che non conosce e che non può controllare.
Albus gli passa una mano nei capelli umidi; dall'espressione Gellert intuisce che è sinceramente pentito di averlo spaventato, e questo basta a calmarlo abbastanza perché si goda la carezza.
-Volevo mostrarti un posto sull'altra riva, ma si raggiunge solo a nuoto- gli dice Albus dolcemente. -Non verresti con me? Prometto che non ti farò paura-.
Gellert scuote piano la testa, ma non è del tutto convinto, quando guarda Albus. E' lo sguardo che l'altro gli rivolge, a fargli quell'effetto; gli sembra impossibile non fidarsi, e ancora di più negargli qualcosa che vuole.
Peccato che Albus sappia sempre quando i no di Gellert non sono sicuri. Si sporge di nuovo verso di lui e Gellert chiude gli occhi un istante prima che lo baci, godendosi le labbra fredde e la lingua calda contro la sua bocca, anche se sa benissimo che si tratta di un tentativo di corruzione.
Si lascia corrompere, semplicemente. Non riesce ad immaginare che ci sia qualcosa che non farebbe per uno di quei baci, per il modo in cui la mano di Albus adesso gli strofina la schiena e scivola fino alle sue natiche, accarezzandolo lentamente.
-Per favore?- chiede Albus, allontanandosi di pochi millimetri dalla sua bocca, ed ha già vinto. Gellert affronterà il terrore dell'acqua lasciandosi guidare da Albus; Gellert affronterà qualunque cosa, con Albus.
Senza smettere di abbracciarlo, Albus di nuovo lo conduce verso il centro del lago. Gellert si concentra sul familiare contatto saldo del braccio di Albus attorno alla sua schiena, per non pensare all'acqua. Ad un certo punto, sempre così lentamente, è solo quel braccio a sostenerlo, perché la testa di Gellert affiora appena dall'acqua e i suoi piedi non raggiungono più il fondo. Si aggrappa ad Albus che tocca ancora per non cedere al panico; Albus non dice nulla, ma lo tira più vicino a sé, al punto che nonostante l'acqua fredda Gellert può sentire il calore del suo corpo. In qualche misterioso modo quella sensazione lo tranquillizza abbastanza perché realizzi che sta praticamente strangolando Albus.
-Scusa- gli dice, senza però mollarlo. Albus gli sorride.
-Tieniti forte- gli risponde, -adesso nuotiamo-.
E nuotano. Gellert non fa altro che tenersi abbracciato ad Albus, in realtà, ma la sensazione di scivolare via veloci nell'acqua lo fa sentire comunque senza peso. Albus sembra molto sicuro, nonostante lo stia sostenendo e per spostarsi possa utilizzare solo il braccio che non gli tiene allacciato alla vita. Gellert nasconde il viso contro la spalla di Albus e lo sente ansimare per lo sforzo di tenerli entrambi a galla. Bacia piano la pelle sotto al suo volto, senza poterselo impedire, e si stupisce quando Albus trova la forza e il tempo di voltare leggermente il capo per posare le labbra tra i suoi capelli ormai bagnati.
Qualche secondo dopo sono di nuovo in piedi. Albus fa un paio di passi e Gellert finalmente riesce a sentire il fondo e ad alzarsi; può camminare per conto suo, adesso, ma non sente nessun bisogno di smettere di abbracciare Albus solo per questo.
Quella riva del lago è circondata dagli alberi. I sassi sotto i loro piedi sono più fini che sull'altro lato, e la riva degrada più dolcemente; per un lungo tratto davanti a loro l'acqua è bassa appena una spanna. Albus lo precede e si siede sul declivio, rivolto verso di lui e verso il centro del lago, aspettandolo appena lambito dalle piccole onde che si infrangono contro le sue gambe magre. Gellert sente una lieve brezza che basta a gelare la sua pelle bagnata quando riemerge, ma si avvicina comunque ad Albus e si siede tra le sue gambe, appoggiando la schiena contro il suo petto e guardando nella sua stessa direzione.
Aveva ragione lui, naturalmente. Da quel lato il lago è molto più bello. Dietro di loro c'è quel poco di boscaglia che diffonde nell'aria l'odore del legno e del muschio; il sole si sta abbassando su Godric's Hollow, che in lontananza è un villaggio giocattolo, e comincia già a macchiare di rosso l'acqua azzurra del lago. Gellert sospira. Da qualche tempo, rosso e azzurro insieme gli fanno sempre battere più velocemente il cuore.
Albus lo abbraccia da dietro e gli accarezza la pancia con le lunghe dita bianche; Gellert si appoggia ancora di più contro di lui, rilassandosi e lasciando che sia Albus a sostenerlo, come ha fatto nell'acqua. Non ha più freddo, ma probabilmente è solo perché il poco vento si infrange sulla schiena di Albus e lui ne è al riparo.
-Sono contento che tu ti sia fidato di me- gli dice Albus all'orecchio. -Grazie-.
-Avevi ragione, qui è molto più bello- risponde Gellert. La mano di Albus scivola dalla sua pancia più in basso, e Gellert si lascia sfuggire un sospiro quando si chiude attorno al suo membro, accarezzandolo leggermente.
Per qualche momento non si muove, godendosi quella mano; poi cerca di voltarsi verso Albus, ma lui lo trattiene.
-Voglio farmi perdonare per lo scherzo di prima- gli sussurra, -mi lasci fare?-
Gellert lo lascia fare. C'è qualcosa di incredibilmente irritante nel modo in cui Albus ottiene sempre quello che vuole, da lui, ma ci sono degli innegabili vantaggi nel concedergli l'iniziativa. Albus gli bacia il collo e lo accarezza, e anche l'acqua nella quale sono seduti non sembra più fredda, come se i loro corpi allacciati la stessero scaldando.
Albus si muove lentamente. La sua mano libera si posa sulla nuca di Gellert, facendogli voltare lentamente la testa. Gellert schiude la bocca per lasciarvi entrare la lingua di Albus, per sentire quello strano sapore di lui di cui non sa più fare a meno; continuano a baciarsi lentamente anche quando Albus smette di reggergli la testa e lascia scendere la mano giù per la sua spalla, lungo il fianco, fino alla coscia e al ginocchio.
Lì Albus preme piano perché Gellert allarghi un poco le gambe, e lui ubbidisce, senza smettere di baciarlo. Con più spazio a disposizione, Albus accelera i movimenti della mano sul membro che si fa via via più duro sotto il suo palmo. Ormai sono bravi in quel genere di giochi; peccato solo, pensa un attimo Gellert, che non abbiano nulla con loro che possa permettere ad Albus di penetrarlo: quella è una scoperta recente e Gellert non se ne sazierebbe mai.
Albus sembra intuire dove vadano i suoi pensieri, perché la mano che era sul suo ginocchio si sposta nel poco spazio tra i loro corpi, accarezzandogli il solco tra le natiche, non per prepararlo, come fanno di solito, ma solo perché lui sa che gli piace. Il respiro di Gellert infatti si fa veloce ed irregolare quando Albus lo penetra piano con un dito, appena un poco, per non fargli male. Gellert lo sente sorridere nel bacio che si stanno ancora scambiando e ricambia il sorriso quasi senza smettere di succhiargli la lingua.
E' piacevole lasciarsi accarezzare in quel modo, ma Gellert non vuole venire così; vuole vedere gli occhi di Albus e ricambiare il piacere che sta ricevendo da lui.
Più decisamente di prima si volta nell'abbraccio, perdendo per qualche istante il contatto con le mani e la bocca di Albus, ma guadagnandosi la vista del corpo chiaro e magro dell'altro, e della sua erezione decisa.
Allora sorride e riprende a baciarlo, spingendolo indietro sulla riva sassosa, stendendosi completamente tra le sue gambe e strofinandosi contro la sua pelle ormai di nuovo calda.
Pigramente solleva i fianchi e li riabbassa, urtando il suo membro contro quello di Albus e godendosi il sibilo di piacere che lui si lascia scappare; al movimento successivo Albus gli va incontro, e Gellert chiude gli occhi, ormai troppo concentrato sulla sensazione tra le sue gambe per riuscire a baciarlo.
Si muovono così, sulla riva del lago, senza fretta, ma con un'intensità crescente. Albus gli preme la base della schiena e Gellert si abbassa con forza, strappandogli un gemito deciso. Gellert gli stringe le spalle e Albus le natiche e sembra che duri un'eternità, sembra che siano stati così per anni e che resteranno così per tutto il resto della loro vita.
Poi Gellert sente l'orgasmo che arriva, implacabile; allora apre gli occhi e vede che anche Albus ha spalancato i suoi; si fissano mentre entrambi vengono, stringendosi il più possibile in quell'istante troppo breve e veloce. Occhi negli occhi, si lasciano andare nel morbido abbandono che segue l'amplesso, respirando forte, senza nemmeno pensare di separarsi in quel momento per stare più comodi.
Restano stesi l'uno sull'altro a riprendere fiato per qualche minuto. Alla fine è Gellert che si sposta e si alza, improvvisamente colpito da un pensiero sgradevole. Evidentemente il suo viso si rabbuia, perché Albus si solleva su un gomito e lo guarda preoccupato.
-Che cosa c'è?- gli chiede.
Gellert scuote la testa. -Ho appena realizzato che dobbiamo tornare indietro a nuoto- risponde, tetro.
Albus finalmente scoppia a ridere. Si lascia ricadere all'indietro nell'acqua bassa, coprendosi il viso con una mano e singhiozzando di ilarità. Gellert pensa che deve ringraziare la pace che segue l'orgasmo se non si becca una fattura per la presa in giro.
Eppure trova che Albus sia splendido così, con il ventre ancora sporco del seme di entrambi, la testa rovesciata all'indietro e una risata che lo scuote. Abbastanza splendido, pensa sorridendo, che Gellert è convinto che sarà pronto a ricominciare a giocare non appena giunti sull'altra riva.
Lo dice ad Albus, a mezzo pensando che lui non lo stia ascoltando affatto, o che non possa sentirlo attraverso le sue risa sguaiate. Ma Albus si trattiene un attimo e si volta a guardarlo, con un sorriso persino più aperto del solito.
-Sull'altra riva abbiamo le bacchette- gli ricorda. -Con quelle potremo fare qualcosa di molto più interessante- suggerisce.
Gellert non ci aveva pensato, ma anche solo l'idea di stendersi di nuovo nell'acqua bassa con Albus, e fare l'amore davvero, e sentirlo muoversi dentro di lui gli fa pensare che non sia così lontano il momento in cui sarà pronto a giocare di nuovo. E Albus lo sta mangiando con gli occhi, a quanto sembra.
Si è rialzato e gli porge la mano, e Gellert l'afferra con molta più decisione di prima.
-Cosa stiamo aspettando?- chiede con ironia, allontanando con decisione la stretta di paura allo stomaco che gli provoca l'idea dell'acqua, e concentrandosi su quella molto più piacevole evocata dall'idea di Albus dentro di lui.
Albus se lo tira contro e gli bacia la bocca. -Andiamo- gli dice, e si incamminano insieme verso il centro del lago, un'altra volta.
Arrivato al punto in cui l'acqua tocca le spalle di Gellert, però, Albus si ferma e si gira a guardarlo. Gli dà un bacio sulle labbra e sospira.
-Però, Gellert- gli dice, -ti dispiacerebbe cercare di non strangolarmi, questa volta?-
Gellert gli sorride, ma non è sicuro di poterglielo garantire.
Un attimo prima che si immergano e che di nuovo il panico si porti via la sua lucidità, pensa che comunque dopo aver strangolato Albus non sarà male farsi perdonare.
Note Noiose:
La talassofobia (il cui nome corretto dovrebbe essere idrofobia, ma che risulta più accurato per evitare confusione con altre patologie famose) è la paura irrazionale dell'acqua. Mi piaceva l'idea che Gellert non sapesse nuotare, quando ho iniziato a scrivere la fic. Nell'andare avanti però mi sono resa conto che la paura dell'acqua si ricollega bene con la paura della morte; per questo ho dato a Gellert questa fobia, a simboleggiare il terrore dell'ignoto che poi lo porta anche ad avere paura della morte.