Ad un'ora invereconda della notte, salve a tutti!
Una nuova fic, questa volta scritta per colpa di
zia_chu . Sì, ho pensato che è il caso di cominciare a parlare di dare la colpa a chi mi appioppa i prompt più strani, così nel caso il popolo affamato di sangue sa a chi rivolgersi.
Comunque.
Nel meme delle dieci persone Chu mi ha chiesto: D/s, Remus/Bill o Charlie o Draco, Rating R.
Due su tre, nel senso che ho usato D/s e Remus/Bill, ma il rating mi è un po' scappato dalle mani... XD Anche il Wolfstar, ma quello credo che fosse scontato. ^__^'
Scritta per il prompt. "Tagli" di
bingo_italia .
Comunque, prego, da questa parte.
Fandom: HP
Rating: Nc-17
Prompt: Tagli (
bingo_italia )
Personaggi: Remus/Bill (accenni a Remus/Sirius, Remus/Tonks e Bill/Fleur)
Avvisi: Slash, D/s, ipotetico missing moment, fondamentalmente una PWP a cui si è attaccata per errore un po' di trama
Disclaimer: Decisamente non sono JKR e decisamente non mi sono fatta pagare
W.C.: 3849
Riassunto: Dopo l'incontro con Greyback, Bill non è più lo stesso. Remus cerca di aiutare, ma si trova invischiato in qualcosa che non aveva previsto.
Un Assaggio: "Bill, che aveva abbassato gli occhi quando si era reso conto di averlo colto di sorpresa, lo guardò in faccia con un sorriso appena un po' irregolare per una delle cicatrici che gli deturpavano il viso. Remus sospirò pesantemente. Ci mancava solo..."
Un taglio netto
Per
zia_chu che ha chiesto: Remus/Bill, D/s, Rating R (ma decisamente è Nc-17)
bingo_italia , Prompt: Tagli
Lupin si voltò, posò il bicchiere sul tavolino e si rivolse a Bill: -C'è un lavoro da fare. Posso chiedere a Kingsley se...-
-No- intervenne subito Bill, -lo faccio io, vengo io-.
-Dove andate?- chiesero Tonks e Fleur, in coro.
-Il corpo di Malocchio- rispose Lupin. -Dobbiamo recuperarlo-.
-Non può...?- cominciò la signora Weasley, con uno sguardo di supplica a Bill.
-Aspettare?- concluse Bill. -Preferisci che lo prendano i Mangiamorte?-
Nessuno parlò. Lupin e Bill salutarono e partirono.
J.K. Rowling, "Harry Potter e i Doni della Morte", pag. 81
Cercare nella foresta era snervante. Probabilmente sarebbe stato peggio, da un certo punto di vista, se il corpo di Malocchio fosse precipitato nel bel mezzo di una strada affollata in un centro cittadino. Ma naturalmente, anche con i Mangiamorte alle calcagna e la fuga di Dung, Alastor aveva cercato di volare sicuro. Per quanto gli era servito. Avevano trovato la sua scopa in un campo aperto, poco lontano da un boschetto; in mezzo al grano i segni lasciati dall'impatto erano stati visibilissimi, dall'alto. Ma Malocchio era caduto prima che la scopa planasse a terra, priva di controllo, e il bosco era il posto dove cercarlo.
Remus era stanco, irritato e frustrato oltremodo da quella ricerca infruttuosa. Per mezz'ora lui e Bill avevano setacciato il fitto sottobosco, spostato rami e fronde, si erano infilati nei cespugli per non lasciare nulla di intentato. Ma del corpo di Malocchio nemmeno l'ombra.
Pensare che Tonks e Fleur non avevano nemmeno capito la necessità di recuperare l'amico caduto. Remus poteva, forse, aspettarselo da Fleur: non conosceva bene Malocchio e non era comunque abituata ai doveri che la guerra imponeva. Ma per Merlino, Tonks era un'Auror e avrebbe dovuto saperlo, che non si poteva lasciare un compagno insepolto; e aveva sempre proclamato di essere affezionata al suo vecchio insegnante. Quando si comportava da ragazzina in quel modo era incredibilmente irritante. L'umore di Remus, che già faceva piuttosto schifo, visti i tempi, ultimamente peggiorava non appena lei apriva bocca.
Frugando disperatamente tra le foglie morte, Remus cercò di scacciare il pensiero di sua moglie. Ma non era meno irritato cinque minuti dopo, quando Bill gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla, facendolo sobbalzare.
-Scusa- disse il ragazzo, -non volevo spaventarti-.
-Non è colpa tua: ho i nervi a fior di pelle, oggi- rispose.
Bill, che aveva abbassato gli occhi quando si era reso conto di averlo colto di sorpresa, lo guardò in faccia con un sorriso appena un po' irregolare per una delle cicatrici che gli deturpavano il viso. Remus sospirò pesantemente. Ci mancava solo...
Bill tese una mano verso di lui, cercando di prendere la sua, e Remus si scansò bruscamente. Il ragazzo lo guardò un po' deluso.
Non di nuovo. Era una situazione assurda, e Remus avrebbe dovuto insistere per portarsi dietro Kingsley in quella missione di recupero.
-Remus, per favore...- iniziò Bill, con tono implorante, ma Remus si girò, dandogli le spalle, cercando di ignorare tutta quella situazione - Alastor morto, il corpo che non si trovava, la voce irritante di Tonks, la scintilla di desiderio negli occhi di Bill - come se non esistesse.
-Remus- lo chiamò di nuovo Bill, pregandolo di girarsi.
Remus chiuse gli occhi e cercò di capire come avesse potuto mettersi in una situazione del genere.
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Era cominciato tutto quando Bill era tornato a casa.
Quello che gli era capitato la notte che era morto Dumbledore, l'attacco di Greyback, gli aveva lasciato cicatrici molto più gravi di quelle dei tagli che gli rovinavano il volto. Remus l'aveva sospettato, ma non aveva capito quanto il ragazzo fosse stato segnato, finché Molly non lo aveva contattato, la prima mattina in cui Bill era di nuovo alla Tana, per chiedergli aiuto.
Bill si era svegliato da nemmeno due ore, quando Remus era accorso, e aveva già distrutto il letto della sua stanza in uno scatto d'ira che non aveva potuto controllare. Fleur, per quanto animata dalle migliori intenzioni, non aveva modo di gestire, né per la verità di capire, quella rabbia assurda. Ma Molly aveva visto giusto quando l'aveva chiamato: quel problema derivava da quello che gli era successo quella notte.
Remus era l'unico, forse, a capire cosa provasse Bill in quel momento. L'infermeria di Hogwarts l'aveva disorientato, quando all'inizio si era svegliato. Poi c'era stato il trauma, molto umano, di vedersi il viso ridotto ad una mappa di tagli sconnessi che avevano la forma delle mani di Greyback. I primi giorni Bill era stato troppo frastornato per capire cosa gli stesse succedendo. Ma poi, Remus poteva giurarci, si era svegliato nella sua stanza di ragazzo, tra le sue cose. E allora, molto umanamente, si era chiesto perché fosse capitato a lui. Per quanto non fosse mai stato un ragazzo vanesio, Bill aveva un bell'aspetto, che era stato distrutto a furia di tagli e graffi che non si sarebbero cancellati mai più. Remus poteva intuire fin troppo bene la rabbia di Bill per quel che gli era successo. E quell'ira ne aveva scatenata un'altra, di conseguenza.
I lupi mannari imparavano presto a controllarla. Remus la chiamava il lupo, una volta, come fosse una parte del mostro che usciva con la Luna Piena, sempre presente dentro di lui. Ma la verità era più semplice: essere un lupo mannaro incrementava ogni tipo di emozione, e se Remus, come gli altri, non avesse imparato quasi subito a controllare quegli scatti, non sarebbe vissuto a lungo; prima o poi sarebbe diventato lui stesso il bersaglio di quell'ira e si sarebbe semplicemente distrutto, come Bill aveva fatto con i mobili della sua stanza.
Solo che Bill non era un lupo mannaro, non lo era diventato completamente. Non poteva accumulare tutti i residui della rabbia che non riusciva a razionalizzare, nell'attesa che la Luna glieli facesse tirare fuori. Bill doveva imparare a gestire la rabbia, o ne sarebbe morto, e non prima di aver fatto del male a qualcun altro.
E Remus si era reso conto subito, quella mattina, che Bill aveva intuito da solo tutto questo, e che ne era terrorizzato. Quando era salito nella sua stanza l'aveva trovato rannicchiato su se stesso nell'angolo più lontano dalla porta, con gli occhi chiusi, una mano stretta a pugno e l'altra tra i denti. Sanguinava dove si era morso -un'altra cicatrice, e Remus non aveva potuto far altro che entrare nella camera e cercare di aiutarlo come poteva; nessun altro sarebbe stato capace anche solo di comprendere.
C'era voluto quasi un mese di visite costanti perché Bill tornasse sé stesso. E non era stato un procedimento facile, né indolore. E nemmeno onesto.
Bill era come un bambino, terrorizzato dalle proprie emozioni e in balia di quello che provava. Remus era stato costretto a controllarlo a vista, in pratica, mentre cercava un po' disperatamente di insegnargli a tenersi a freno, a calmarsi quando serviva.
Era cominciato tutto così. Bill lottava nella smania di distruggere e ferire, e Remus doveva contenerlo fisicamente. Era più forte di lui, per fortuna. Aveva dovuto bloccarlo nei momenti peggiori. E tenere Molly e Fleur lontane da lui, per quanto cercassero di aiutare.
Poi, naturalmente, la frustrazione del ragazzo aveva cambiato forma. I suoi scatti erano diminuiti, man mano che imparava a contenere la rabbia. Ma il suo desiderio sessuale era aumentato, e anche quello era diventato incontrollabile, preda del lupo. Trattenerlo e contenerlo per Remus aveva assunto un altro significato, completamente. Non poteva lasciare Fleur da sola con lui: non ne sarebbero usciti integri. E il procedimento -Bill che perdeva il controllo, Remus che gli impediva di fare ciò che voleva, tenendo sempre saldamente le redini della situazione- si era trasformato in una serie di brevi scopate brutali; all'inizio Bill si sottometteva mal volentieri alla volontà di Remus, ma come era accaduto con la rabbia, man mano che Remus dimostrava a Bill di poter controllare quelle situazioni completamente, era quel controllo che Bill aveva cominciato a cercare dall'altro uomo. Lo sfidava giorno dopo giorno solo per essere fermato e rimesso al suo posto; la forza di Remus gli aveva dato sicurezza in quella lunga convalescenza.
E alla fine Bill era guarito, era ritornato simile al ragazzo che era stato prima che Greyback finisse sulla sua strada; più difficile, forse, e certamente più segnato. Ma in definitiva Molly e Fleur erano state sollevate e incredibilmente grate a Remus, che li aveva aiutati tutti.
Remus, dal canto suo, non si sentiva particolarmente in colpa per essersi portato a letto Bill Weasley. Non nei confronti di Fleur, a cui aveva ridato il fidanzato dei suoi sogni al massimo delle sue possibilità; tantomeno nei confronti di Tonks, che comunque non avrebbe mai potuto capire.
Per Remus, con la guarigione di Bill quella storia era definitivamente chiusa, e finita. Nemmeno un ricordo.
Solo che non era andata così. A Remus non era esattamente mancato, il sesso con Bill. Gli era mancata, nelle settimane seguenti, la libertà che gli aveva assicurato. Tonks lo guardava come se fosse un eroe, soprattutto dopo che aveva aiutato così efficacemente i Weasley; ma non era selvaggia, a letto, non come Bill. Non voleva essere bloccata, trattenuta, obbligata ad obbedire. E Remus non osava mordere o usare troppa forza, perché le voleva bene, e non le avrebbe mai fatto del male.
Tutte precauzioni che non erano state necessarie, nel letto di Bill Weasley.
Ma ancora, Remus era perfettamente capace di reprimere quella vaga nostalgia di quella strana libertà, senza che nessuno, nemmeno lui stesso, per lo più, la notasse.
Bill no.
Bill lo seguiva con lo sguardo quando si muoveva in una stanza. Fissava le sue mani, quando nessuno ci faceva caso tranne Remus, come se sognasse di vedersele strette attorno ai polsi. Se restavano da soli per qualsiasi motivo cercava di toccarlo. Era snervante.
E quando Fleur aveva accompagnato Tonks a cercarsi un vestito per il matrimonio, neanche dieci minuti dopo che le donne erano uscite, Bill gli aveva suonato alla porta con una scusa e si era fatto offrire un té. Poi aveva cercato di spogliarlo, mentre lui riponeva le tazze, e per qualche minuto Remus si era distratto, l'aveva spinto contro il bancone della cucina e gli aveva infilato una mano nei pantaloni, senza pensare alle conseguenze.
Quando Tonks e Fleur erano tornate non avevano sospettato nulla più che una chiacchierata tra amici, e questo, a differenza di quanto era successo prima, aveva fatto sentire in colpa Remus.
E nemmeno quell'episodio aveva posto fine alla cosa.
Remus aveva deciso di dare un taglio netto alla questione, chiedendo a Bill di fargli da testimone al matrimonio, sperando che il messaggio fosse chiaro. Non considerava il ragazzo esattamente un amico, ma un testimone sbagliato era l'ideale per un matrimonio che già dall'inizio non gli sembrava così giusto; e Remus comunque non aveva più amici da molto tempo. Bill si avvicinava abbastanza. E il legame che la cerimonia avrebbe creato tra di loro poteva creare lo stacco sufficiente a lasciarsi quella storia dietro le spalle.
Remus aveva cercato di ignorare al meglio gli sguardi di Bill durante la celebrazione grottesca, ma nei giorni seguenti, con la confusione dell'organizzazione per andare a prendere Harry, gli era sembrato di vedere un cambiamento positivo nel suo modo di fare, un sano distacco, e si era decisamente rilassato. Sembrava che tutto fosse tornato normale.
Fino a prova contraria.
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Nel bosco che probabilmente nascondeva loro il corpo di Malocchio, Remus si girò a fronteggiare Bill. Il viso del ragazzo era in ombra, contratto attorno alle cicatrici rosse che lo deturpavano. Ma i suoi occhi erano inequivocabilmente puntati su Remus, quasi annebbiati dal desiderio.
-Bill, no- disse seccamente Remus, ma in realtà capiva fin troppo bene.
L'odore del ragazzo era una tentazione quasi insopportabile. Era giusto come non sarebbe mai stato quello di un normale essere umano; eppure non era animalesco come quello di un lupo mannaro completo, anzi. La parte innegabilmente umana lo rendeva ancora più invitante.
Solo un altra volta nella sua vita Remus aveva trovato un odore così eccitante. Ma con Sirius c'era una storia diversa, dietro, e quando lui era diventato Padfoot, e il suo odore era cambiato, c'erano già altri sentimenti all'opera; erano stati quelli a rendere il loro rapporto così intenso che ancora Remus non riusciva a trovare sollievo per averlo perso: non in Tonks, certamente, ma nemmeno in Bill, anche se vi si avvicinava di più.
Ma capiva il desiderio di Bill, puramente fisico, perché lo provava anche lui.
Bill fece un passo avanti, il rumore attutito dal muschio sotto i suoi piedi.
-Fermati- ordinò Remus.
Ma Bill doveva sentire una qualche incertezza nella sua voce, perché a quell'ordine non obbedì, avvicinandosi ancora. O forse, pensò Remus, mentre vedeva la mano del ragazzo che si tendeva a toccargli il viso, lentamente, forse Bill aveva capito che il modo più sicuro per farlo cedere era sfidarlo, disobbedirgli. Alzare la testa quel tanto che provocava a Remus l'istinto di fargliela abbassare di nuovo.
Le dita di Bill si posarono sulla sua faccia, proprio sulla cicatrice sottile sotto l'occhio destro, leggermente.
Remus alzò a sua volta un braccio e colpì Bill sulla bocca con il dorso della mano, non troppo forte, ma nemmeno troppo piano. Giusto abbastanza per ricordargli chi comandava.
-Tu non mi tocchi se non te lo dico io- gli disse, la voce arrochita dal desiderio che cresceva. -Hai dimenticato?-
Bill ebbe la faccia tosta di fare un sorrisetto ironico, dietro la mano che aveva portato a coprirsi la bocca. -E' passato tanto tempo...- insinuò. Era troppo sicuro di aver vinto.
E aveva vinto, dannato idiota. Remus poteva controllarsi fino ad un certo punto, e lo stress di quei giorni aveva assottigliato la sua pazienza.
Bill aveva vinto, ma Remus aveva intenzione di giocare, una volta deciso di cedere.
-Resta immobile- ordinò a Bill, -se ti muovi anche solo di un pollice, torniamo alla Tana immediatamente-.
Bill annuì, e rimase fermo, in piedi, mentre Remus si allontanava di qualche passo.
Molto tranquillamente, dalla tasca del mantello, Remus estrasse un foglio di pergamena, una piuma e una bottiglietta da viaggio di inchiostro. Poi si sedette su un tronco caduto ricoperto di morbido muschio, e con mano sicura cominciò a tracciare una mappa che avrebbe consentito loro di ritrovare facilmente il posto in cui erano. Se non finivano il lavoro quel giorno, era meglio che qualcuno avesse le informazioni per portarlo a termine successivamente. Ma non era il dovere a trattenere Remus, naturalmente. Stava insegnando a Bill un po' di contegno.
Il ragazzo tremava quasi, immobile dove Remus gli aveva detto di fermarsi. Teneva le braccia rigide lungo i fianchi, con i pugni chiusi, e se avesse voluto nascondere la sua erezione avrebbe dovuto indossare una veste da mago come Remus, invece che jeans babbani e stivali di pelle di drago.
Finito il suo lavoro, Remus si alzò lentamente e ripose nel mantello il materiale. Poi, con estrema calma, si tolse la lunga veste e la posò sul tronco, rimanendo in pantaloni e camicia.
L'orecchino di Bill tintinnò appena quando lui mosse un po' la testa, per vedere meglio. Remus sorrise tra sé. Si avvicinò a Bill finché non fu davanti a lui, lo guardò un attimo negli occhi, poi gli prese il mento rovinato tra le dita, sollevandogli appena la testa. Il labbro dove Remus l'aveva colpito era appena un po' gonfio.
-Ti fa male?- gli chiese, con voce atona.
-No- rispose Bill.
-Molto bene. In ginocchio, allora, e vediamo se riesci comunque ad usare quella bocca come si deve-.
Bill non sembrava aspettare altro che quell'ordine. Si lasciò cadere sul muschio morbido e si affrettò ad aprire i pantaloni di Remus, liberando il suo uccello e prendendolo in bocca con un solo movimento. Remus lo lasciò succhiare come voleva per qualche istante, prima di mettergli una mano dietro la nuca e correggere la posizione della sua testa, in modo da potersi spingere più a fondo nella sua bocca calda. Se fosse stata necessaria una prova dell'eterosessualità di Bill - eccezioni di specie a parte - sarebbe bastata la sua incapacità totale di fare un pompino come si deve: Tonks era molto più brava, in quel campo. Ah, pensò Remus, sussultando mentre una sensazione gradevole gli attraversava il corpo, partendo dal membro che spariva tra le labbra di Bill, ma Tonks non avrebbe mai permesso che lui sentisse i denti nel farlo...
Bill si sforzava goffamente di accelerare il ritmo, intanto, ma gli mancava la coordinazione per riuscirci bene e Remus quasi rise, gentilmente, di lui, mentre di nuovo gli metteva una mano tra i capelli per guidarlo nei movimenti. L'impegno che ci stava mettendo, però, era notevole. Remus si abbandonò per qualche momento alla sensazione di una bocca calda che lo circondava, pensando vagamente a quale sarebbe stato il passo successivo.
Dopo poco, tirò i capelli di Bill per costringerlo a fermarsi. Senza dire una parola lo spinse all'indietro, lentamente ma con abbastanza forza da non lasciargli spazio per iniziative personali, fino a farlo stendere sul terreno. Per qualche istante rimase in piedi a guardarlo, immobile, gustandosi la vista della sua arrendevolezza, in quella posizione vulnerabile, e del suo sguardo languido e vagamente adorante. Poi, sentendo che il gioco si stava prolungando fin troppo, gli ordinò di spogliarsi.
Bill eseguì prontamente, sfilandosi la maglietta con un gesto fluido mentre scalciava via gli stivali e togliendosi i pantaloni e la biancheria in un solo movimento. Quando fu nudo, eccitato e pronto a qualsiasi cosa Remus volesse da lui, rimase fermo, obbediente ed in attesa, come se gli fosse stato insegnato il modo perfetto di comportarsi per far perdere la testa a Remus. Sirius aveva imparato, tanti anni prima, come tirare indietro la testa per mostrare la gola scoperta, come allargare le gambe in maniera invitante; sembrava ingiusto che Bill sapesse farlo per istinto.
Ma in quel momento, nel bosco, Remus era già troppo coinvolto da quel gioco per farsi sconvolgere dalla nostalgia.
-Girati- disse, e Bill obbedì, si stese sulla pancia e rimase immobile.
Tremò solo un poco quando Remus si chinò su di lui e gli sfiorò la schiena, dalla base del collo alla curva delle natiche. Lì non c'erano segni o cicatrici, e Remus dominò l'impulso di mordere la pelle chiara fino a farla sanguinare e lasciare un segno indelebile del suo passaggio su Bill Weasley. Invece si trattenne quel tanto che bastava a formare un livido senza rompere la pelle, quando affondò i denti nella sua spalla, prima, e poi sulla schiena, e poi dietro una coscia. Un marchio tangibile, sì, che restasse qualche giorno soltanto. La differenza tra lui e Greyback, per come la poteva percepire Bill: Remus lasciava segni che sparivano col tempo.
Bill tremò di nuovo, sotto di lui, girando un poco la testa per cercare di vedere Remus e mordendosi il labbro già gonfio per lo schiaffo di poco prima. Non osò parlare, e Remus sorrise tra sé.
Contrariamente a quanto credevano diversi dei suoi studenti più smaliziati, quando insegnava, non esistevano, che Remus sapesse, incantesimi che creassero dal nulla un lubrificante buono quanto quello che si poteva acquistare a Diagon Alley, o anche in un negozio babbano. Però, per quelle situazioni di emergenza, esisteva fortunatamente un incantesimo che creava semplicemente dell'olio, e sarebbe bastato. Remus lo fece senza nemmeno tirare fuori la bacchetta: quei piccoli trucchetti a mani nude erano sempre stati la sua specialità, quando era un ragazzino.
Bill non fece resistenza quando Remus entrò dentro di lui con un dito; si limitò ad inarcare un poco i fianchi verso la sua mano. Remus spinse la mano libera sulla base della sua schiena per tenerlo fermo. Si mise al lavoro senza dire una parola, il silenzio rotto solo dal vento tra le foglie e dall'occasionale gemito soffocato che Bill non riusciva a trattenere.
A prepararlo bastarono pochi minuti. Avrebbe fatto un po' male, perché Bill cercava di contenere l'istinto di ribellarsi, ancora, e non era del tutto rilassato; ma sembrava che al ragazzo piacesse così.
Remus entrò dentro di lui all'improvviso, con una spinta decisa. Bill si lasciò scappare un grido soffocato per la sorpresa, e Remus, che l'aveva previsto, si fermò, completamente immerso dentro di lui.
-Devo metterti un bavaglio?- chiese, ironicamente. Bill scosse la testa, tacendo. Aveva gli occhi pieni di lacrime, e Remus rimase immobile finché non vide il suo viso segnato rilassarsi gradualmente. Non aveva intenzione di fargli male davvero, e sapeva che il confine tra il dolore piacevole e quello sgradevole con Bill era sottile. Aggiustò la posizione, tirandosi un po' più su con le ginocchia e sollevando un poco anche Bill, in modo da poter passare una mano sotto di lui e afferrargli il membro.
Bill sussultò appena quando Remus cominciò, piano, lentamente, a masturbarlo, muovendosi contemporaneamente con la stessa calma dentro di lui.
All'inizio Remus non aveva mai fretta, preferiva dare il tempo a Bill di sentire completamente ogni centimetro che affondava nella sua carne, mentre lo teneva per i fianchi, impedendogli di muoversi; finché i sospiri pesanti del ragazzo non presero un tono frustrato. Bill voleva di più, e Remus cominciò a fare sul serio.
Accelerare il ritmo era una cosa molto graduale, per Remus. Piano piano, le spinte morbide e lente con cui aveva iniziato si fecero più profonde e rapide, così come i movimenti della sua mano tra le gambe di Bill, lungo la sua erezione e più indietro, quando Remus interrompeva un istante il ritmo per sfiorargli i testicoli in una minaccia velata; poi Bill, di nuovo incapace di trattenersi, si lasciò sfuggire un gemito quando Remus cambiò di un poco l'angolazione del bacino. L'uomo lasciò correre quel suono e quelli che seguirono, senza rimproverarlo, lasciando che si godesse il momento. Bill era vicino all'orgasmo e Remus si concentrò su di lui, dimenticandosi per qualche secondo del proprio piacere. Mosse la mano più velocemente sull'uccello del ragazzo e strinse piano, con i denti, il lobo del suo orecchio, per poi succhiarlo nella bocca.
Bill sussultò decisamente, e quando Remus qualche istante dopo diede una spinta più forte e profonda, venne gridando. Il suo odore centuplicato dal sudore e dal seme sotto di loro portò Remus oltre il punto di non ritorno: se prima si era preoccupato del piacere di Bill, in quel momento cominciò a muoversi più rapidamente, volando verso il proprio orgasmo, lasciando svanire un po' del suo abituale controllo mentre si inarcava e affondava dentro Bill Weasley.
Ma al momento di venire non disse nulla, non emise nemmeno un gemito. Se avesse dovuto urlare un nome, non sarebbe stato quello di Bill, e nemmeno quello di sua moglie. Per un attimo fu davvero difficile, sopraffatto dal piacere nell'orgasmo, non cedere al ricordo di Sirius. Ma Remus strinse i denti e tacque, mentre veniva, e quando pochi istanti dopo uscì dal corpo di Bill che tremava ancora, era già abbastanza padrone di sé, come sempre, da impedirsi di cedere alla nostalgia.
Pochi minuti dopo, erano entrambi rivestiti e molto più calmi, mentre tornavano alle loro scope e alla volta della Tana, sconfitti dall'infruttuosa ricerca e di nuovo con il peso della guerra a curvare le spalle di entrambi.
Remus guardò Bill, il suo viso segnato, la sua postura rigida e i suoi occhi sfuggenti, pensando quanto fosse assurda quella timidezza che fin dalla prima volta aveva seguito il sesso, tra loro. In qualche modo, erano l'uno per l'altro la cosa più vicina a qualcuno della stessa specie che potessero trovare. Sarebbe dovuto essere più naturale. Ma magari era così solo per Remus: Bill, in fondo, era ancora umano, per la maggior parte.
Bill si sarebbe sposato di lì a pochi giorni. I preparativi per il matrimonio stavano per travolgerli tutti. Remus sarebbe tornato a casa da Tonks, avrebbe continuato a trovarla irritante e a volerle bene, contemporaneamente, e a chiamarla Ninfadora anche se lei lo odiava, per lo meno tutte le volte che la sua presenza era troppo da sopportare.
Sarebbe tornato tutto come prima, e forse quella scopata nel boschetto sarebbe stata l'ultima.
Remus sperava che fosse il taglio netto che ci voleva ad entrambi per chiudere quel capitolo.
Ma, chissà perché, non ci credeva davvero.
Note Noiose: Continuo nella mastodontica impresa di pagare i miei meme. Questa volta incassa
zia_chu da questo
meme.
Non ho proprio molto da dire su questa fic. Remus mi è uscito molto strano, per la verità, ma tutto sommato molto in linea con la confusione del periodo in cui è ambientata la fic. Avevo chiaro che volevo sembrasse... trascinato dagli eventi, e per il resto, se è un po' psicotico, be', è così anche nel canon. XD
Ah, notare prego il ben più che vago sottofondo Wolfstar, onnipresente, come al solito. XD Non era richiesto, ma chissà perché, ho come la sensazione che a Chu non dia particolarmente fastidio, vero? ^__^