Fic: Erised

Jan 18, 2009 00:32


Perdonate ancora una volta l'assenza da queste pagine.
Dall'ultima volta che ho postato qualcosa su questo LJ, la mia vita reale e soprattutto familiare ha preso una brutta piega. Non voglio tediarvi con i fatti miei, ma siccome considero le persone che so leggono queste pagine amiche, non mi piace l'idea di nascondermi dietro un no comment. Diciamo che sembra che mio nonno si stia avviando, lentamente, verso l'ultimo viaggio; e questo è nell'ordine delle cose. Ma sembra al momento che la strada non sarà facile.
In questi giorni la mia testa è invasa da questo fatto; non trovo la concentrazione per scrivere, e sebbene segua sempre le vicissitudini on line di tutti voi, anche commentare le bellissime cose che ho letto, ora come ora, non mi riesce. Scusatemi.

Non so quanto durerà questo stato d'animo; nel caso non ci sentissimo per un po', vi lascio questa flash fic scritta qualche tempo fa, anche se non ha tutte le doverose riletture (ma al momento è quella messa meglio...^^).

Buona lettura, e a presto.

Fandom: HP
Rating: PG
Personaggi: Albus Silente (accenni vaghissimi a Albus/Gellert)
Avvisi: nessuno
Disclaimer: Tutti i giocattoli sono di JKR.
Riassunto: Quel che Albus Silente vede nello Specchio

Un Assaggio: "Silente guardò nello specchio. Lo faceva spesso, fidandosi della propria capacità di non rimanere imprigionato nelle spire dei propri sogni; era questo a permettergli di capire completamente il fascino che quell'oggetto aveva su Harry."

Erised
"[...]L'uomo più felice della terra riuscirebbe a usare lo Specchio delle Brame come un normale specchio, vale a dire che, guardandoci dentro, vedrebbe se stesso esattamente com'è. Cominci a capire?"
Harry rimase per un po' sovrappensiero. Poi disse lentamente: "Ci vediamo dentro quello che desideriamo... le cose che vogliamo..."
"Sì e no" disse Silente tranquillo. "Ci mostra né più né meno quello che desideriamo più profondamente e più irresistibilmente in cuor nostro. [...]"

J.K.Rowling, "Harry Potter e la Pietra Filosofale", cap. 12

Silente non staccò gli occhi dalla schiena di Harry che si allontanava, almeno finché non fu sicuro che si stesse davvero dirigendo verso la torre e il suo dormitorio, e un po' di riposo.
L'aveva stupito scoprire cosa Harry vedesse nello specchio. Eppure non avrebbe dovuto. Si era assicurato personalmente molto tempo prima che il bambino crescesse lontano dalla sua storia personale, e lontano dall'incubo della presenza di Voldemort. E Harry, come tutti i bambini, conservava l'innocenza che gli permetteva di immaginare che la sua famiglia avrebbe reso il mondo perfetto, per lui.
Il desiderio era normale abbastanza da confortare Silente. Aveva fatto scelte difficili, crudeli, ma sembrava si stessero rivelando, dopo tutto, quelle giuste.
Quello che lo stupiva era la familiarità di quel desiderio.
Silente guardò nello specchio. Lo faceva spesso, fidandosi della propria capacità di non rimanere imprigionato nelle spire dei propri sogni; era questo a permettergli di capire completamente il fascino che quell'oggetto aveva su Harry.
La superficie lucida rifletteva un'altra famiglia e un'altra casa, in quel momento, per l'uomo troppo vecchio che le stava di fronte.
Kendra aveva un'aria dolce che probabilmente non aveva mai avuto in vita, almeno per quel che Albus ricordava. Sembrava serena e felice, come era apparsa al suo figlio più vecchio solo da morta, solo una volta liberatasi dal suo fardello. Era china a pettinare i capelli di Ariana, e le sue dita erano nascoste dai riccioli rossi della bambina, che gli sorrideva con gli occhi scintillanti e le gote piene.
Ariana aveva sorriso solo poche volte dopo essere stata spezzata, e mai a lui.
Suo padre, altissimo, come nei suoi ricordi di bambino, lo guardava con gli occhi scintillanti di approvazione, fiero e commosso, e il volto magro non aveva le tracce di follia e vuota disperazione dell'ultima volta che Albus l'aveva visto, ad Azkaban. Se un tempo Percival era stato fiero del maggiore dei suoi figli, non l'aveva ricordato nei suoi ultimi anni di vita, mentre marciva.
E infine suo fratello era in piedi direttamente dietro di lui, con le mani sulle sue spalle, diverso da lui come il giorno dalla notte, eppure più vicino del migliore degli amici. Non capiva Albus, non lo aveva mai capito, ma sembrava che non avesse importanza, e che l'avrebbe sostenuto comunque.
Albus chiuse gli occhi, ancora seduto sul pavimento di pietra.

Lei cosa vede, quando si guarda in quello specchio?

Ci mostra né più né meno quello che desideriamo più profondamente e più irresistibilmente in cuor nostro.

Eppure in cuor suo c'era di peggio che immaginare una casa perfetta che non era mai esistita. C'era qualcosa che era più difficile ammettere di desiderare. E lo specchio lo sapeva. Sarebbe stato lì ad aspettarlo nel momento in cui lui avesse riaperto gli occhi. Difficile da guardare, insopportabile da ricordare, impossibile da dimenticare.
Un desiderio allettante e persino, forse, realizzabile, a quel suo prezzo troppo alto che Albus non voleva pagare. Ma infinitamente più pericoloso dei sogni infantili della famiglia felice.
Eppure, come sempre a quel punto, davanti allo specchio, non era capace di andarsene. Sarebbe stato solo un momento, come una penitenza da scontare, per ricordarsi ogni volta tutto quel che era successo e quanto era stato a causa della sua debolezza. Lo specchio lo metteva a nudo come null'altro poteva, e forse, forse, Silente non avrebbe voluto comunque evitarlo.
Allora aprì gli occhi, e per un lungo momento fissò le iridi chiare di Gellert Grindelwald, sorrise al suo sorriso, alla sua bocca, alla sua aria incurante di ragazzo, alla sua posa provocatoria; lo studiò per un istante ancora, esaminò i vestiti di un altro tempo e le mani bianche posate sui fianchi, e i riccioli mossi dal vento. Guardò lo specchio e lo specchio guardò dentro di lui; e Gellert sorrise ancora e fece per parlare.
Albus Silente si girò e uscì dalla stanza prima che le labbra riflesse pronunciassero quelle parole che ormai avrebbero dovuto essere un ricordo, e non un desiderio.
Chiuse la porta con cura alle sue spalle.
Per quella notte si era torturato abbastanza.Harry Potter era un bambino stranamente percettivo. O forse, pensò Silente sorridendo, solo un bambino curioso come tutti gli altri.
Vedo la mia famiglia come non è mai stata, gli rispose, anche se solo nella propria mente.
Kendra era stata brusca e sempre piena di preoccupazioni, e Ariana aveva smesso di ridere prima di compiere quattro anni; Perceval era stato un padre esigente e nulla di quello che suo figlio faceva era mai bastato. E Abe aveva sempre odiato quello che non capiva.
Ben più delle tragedie che erano accadute, e che lui stesso aveva causato, separavano Albus Silente dalla famiglia idilliaca nello specchio.

rating: pg, albus/gellert, my fic, qualcosa di me

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