titolo: Armistice
autore: io
rating: G
genere: malinconico (dalla monotonia della mia risposta si evince quanto odio questa voce XD)
avvertimenti: SPOILERISSIMO, A.U.
personaggi: Seth, Lilith
claim: Seth Nightroad
tema:#21. Vittoria
Il corteo si arrestò con un passaggio fluido dalla sua statica lentezza all’immobilità totale quando raggiunse l’entrata del cunicolo che portava alla catacomba. Il Cardinale Sforza si fece portare da uno dei suoi uomini, un ragazzo giovane e snello con un’espressione piatta, indecifrabile, la pesante chiave che apriva la vecchia serratura, la fece scattare e spalancò la porta.
Seth, velata come una sposa, emerse dal baldacchino facendo tintinnare le mille decorazioni d’oro della sua magnifica veste, nel silenzio totale che reggeva l’unità del corteo immobile. Per gli ultimi della fila, l’Imperatrice non fu altro che un minuscolo sbuffo di seta verde che sprofondava nell’oscurità del passaggio, un attimo prima che il Cardinale richiudesse la porta e che il ragazzo atono e la bellissima guerriera che faceva da scorta personale alla Divina si schierassero davanti ad essa.
Nel cunicolo vi era lo stesso odore che aveva sentito nell’Arca originale, la prima volta che vi aveva messo piede. Il rumore dei tacchi d’oro dei suoi stivali era l’unico suono che rimbombava attraverso quell’aria umida. Ad ogni passo, Seth continuava a chiedersi perché sentiva di non potersi sottrarre all’obbligo della visita che le era più sgradita, eppure, quell’amore di madre che le aveva permesso di superare i secoli di solitudine del suo lunghissimo regno, glielo imponeva con una forza alla quale non sapeva sottrarsi.
Entrò nella camera col passo sicuro di sempre, ma giunta sulla soglia si sfilò con un gesto rapido gli stivali rumorosi e il copricapo ornato dei veli che le impedivano di respirare. Scalza e col capo scoperto, l’Imperatrice si inginocchiò davanti al feretro della sua celeste sorella, e vi appoggiò le mani e la fronte. Non le veniva da piangere, era passato troppo tempo ormai, ed era stato tutto troppo ufficiale e cerimonioso perché l’emozione potesse davvero prenderla a tradimento, tuttavia, sentiva gli occhi bruciare e la gola riarsa.
Premette la fronte contro la superficie fredda del feretro, ricordandosi la morbidezza calda dell’abbraccio di Lilith, e in quella posizione, quasi di preghiera, capì finalmente che cosa l’aveva portata in quella catacomba dimenticata. Lei doveva assolutamente essere informata dell’accaduto.
“Lilith” mormorò, senza rompere il contatto con il feretro gelido “ scusami se ci ho messo tanto a venire. Però ho una buona notizia: volevo dirti che la guerra non esiste più.”
E pensò che alla fine, solo Lilith aveva davvero vinto.