Aug 20, 2007 20:11
Sinceramente è un po' una seccatura dover postare i capitoli tutti divisi a metà... viene un caos mica da ridere, ma non si può fare altrimenti. Uff.
Più avanti farò un post generale a mo' di indice di tutte le fic. Sì, conviene.
Intanto godetevi il capitolo ^^
III
“Le segrete”
La mattina dopo, Ralf Iurgens si ritrovò gli European Dream nel salottino. Come aveva previsto.
‹‹Siete in ritardo›› disse, chiudendo la porta.
L’unico ad abbozzare una reazione fu Olivier che, incastrato fra Gianni e lo schienale del divano, socchiuse gli occhi.
‹‹Che cosa vuoi dire, Ralf?›› biascicò, richiudendoli. ‹‹Neanche ti avevamo avvisato.››
Le pupille del tedesco brillarono.
‹‹Non ho bisogno di parole. Vi conosco bene. Sapevo che non avreste mai accettato il matrimonio.››
‹‹Questo significa che sei stato incastrato anche tu?›› intervenne Gianni, muovendo a fatica la bocca, premuta contro il braccio.
Il ragazzo sedette sulla poltrona libera, annuendo.
‹‹Sì, hanno proposto anche a me di sposarmi. Solo che io ho accettato.››
Un terremoto non avrebbe potuto scuoterli di più. Gianni precipitò giù dal divano, mentre Andrew rimase appeso alla sua poltrona per miracolo.
‹‹Che cosa?!›› gridò Olivier.
‹‹Che cos’hai detto?!›› rincararono gli altri due.
‹‹Avete sentito bene. Ho accettato.››
Gli amici rimasero senza parole, muovendo la bocca come pesci. Il ragazzo sorrise. A loro parve il ghigno della follia.
‹‹Credo che non sia mai venuto il discorso tra noi… forse una volta ne ho fatto cenno a Gianni, ma non son sicuro. Per me non fa differenza sposarmi ora o fra dieci anni. E non fa differenza se sposerò questa o quella ragazza. Per me il matrimonio è più stabile se al sicuro dalla passione.››
L’italiano si massaggiò le tempie, piegando la bocca in una smorfia.
‹‹Te ne pentirai quando incontrerai la persona giusta.››
Olivier posò i piedi a terra.
‹‹Scusa se lo dico, ma Gianni stavolta ha ragione.››
‹‹Come, “stavolta”?!››
‹‹Sono d’accordo con Vier›› aggiunse Andrew, raddrizzandosi sulla poltrona. Tutti lo fissarono. ‹‹Beh, normalmente sarei contrario al matrimonio, ma se proprio si deve fare, che si faccia con chi mi aggrada!››
Olivier levò le mani per placarlo, sorridente.
‹‹D’accordo, d’accordo.››
Nel corridoio risuonarono le voci della servitù. Furono portati quattro vassoi e un carrello, pieno d’ogni ben di Dio.
‹‹Colazione?›› chiese Ralf.
‹‹Ti ringrazio›› rispose Andrew, rifiutando. Gianni e Olivier parvero d’accordo.
‹‹Già, l’unica cosa di cui ho bisogno ora è una bella dormita.››
‹‹Allora, prima che vi lasci, rispondete a una mia domanda.››
‹‹Certo.››
‹‹Che avete intenzione di fare?››
Gianni strinse il pugno.
‹‹Come, cosa abbiamo intenzione di fare? Nasconderci qui, è ovvio!››
‹‹E poi?››
Il ragazzo aprì la bocca. Ma la richiuse subito, scambiando un’occhiata con Andrew o Olivier.
‹‹Vedo che Gianni ha colto il nocciolo del problema›› mormorò Ralf. Unì la punta delle dita, quasi trovasse in quel gesto la risposta a tutte le domande del mondo. ‹‹Io posso e sarò felice di ospitarvi in questo castello finché lo vorrete. Ma il problema è: fino a quando vorrete?›› Passò uno sguardo sui loro volti, stanchi e provati dalle tappe forzate che li avevano condotti in Germania. ‹‹Fino a quando potrete sopportare di restare chiusi qua dentro? Il castello è grande, certo, i boschi immensi, ma fino a quando potrete resistere al desiderio di uscire, di fare ciò che volete in libertà, di rivedere le vostre città senza sentirvi braccati?››
Tacque, aspettando una reazione.
Tutti evitarono i suoi occhi.
‹‹Il buon senso è ciò su cui hanno basato la nostra educazione. Ammetto che qualche volta abbiamo dimenticato la sua voce, come quando sviluppavamo il nostro stile di gioco a beyblade. Ma quello era e rimane un gioco.›› Il suo volto espresse profonda serietà. ‹‹Non potete continuare a scappare. Fate tesoro di questo rifugio per prepararvi ad affrontare la situazione. Trovate una soluzione. E, poi, uscite allo scoperto per affrontarla di petto.››
Il silenzio permeò il salotto. Poi udirono Andrew sghignazzare.
‹‹Adesso capisco perché sei il leader della nostra squadra.››
‹‹Credevo non fossimo una squadra›› saltò su Gianni.
‹‹Intendevo spiritualmente›› ribatté l’inglese, calmo. ‹‹Anche se non formiamo una squadra ufficiale, ormai, dal campionato siamo un gruppo. Basta contare tutte le volte che ci vediamo in un anno. E, inconsciamente, noi tutti ci riferiamo a Ralf. Facciamo bene.››
‹‹Andrew ha ragione›› osservò Olivier, sorridendo. ‹‹Ralf è il più maturo ed equilibrato di noi.››
‹‹Ma anche il più vecchio!›› soggiunse Gianni, e tutti scoppiarono a ridere.
‹‹Sono soltanto tre anni di differenza›› osservò il tedesco, divertito.
‹‹Fanno differenza. Fanno differenza, te l’assicuro.››
E questa era una cosa giusta.
La pendola di radica batté le dieci.
‹‹Qual è dunque il tuo consiglio?›› chiese Andrew.
Ralf si alzò, ordinando che fosse lasciato il carrello delle vivande.
‹‹Per ora riposate. Quando sarete freschi discuterete sulla decisione da prendere. Ricordate, la mia offerta è sempre valida: potete restare quanto volete, a patto che cerchiate un accordo con le vostre famiglie.››
Li lasciò, avviandosi ai preparativi per il proprio fidanzamento.
Andrew non mosse un muscolo, stravaccato sulla poltrona, mentre Gianni e Olivier si azzuffavano per il divano.
‹‹E’ sempre stato un gran diplomatico.››
Quando riaprì gli occhi la pendola batteva le cinque. Riconobbe il suono che l’aveva disturbato, ma non se ne risentì. Non era più stanco. Il salotto era immerso nel silenzio. Allungò il collo sui dintorni.
Olivier aveva perso la battaglia e ora dormiva in terra, raggomitolato sulla moquette. Gianni ronfava sul divano.
Stava biascicando qualcosa.
‹‹Ah, Gesù santo›› brontolò l’inglese.
Sollevò le gambe, le sganciò dal bracciolo e si stirò, balzando fluidamente in piedi. Ah, appena sveglio era sempre pieno di energie. E aveva anche appetito.
Fece per afferrare una brioche dal carrello del mattino, quando gli parve di udire un rumore. Tese le orecchie. Nulla. Addentò il cornetto e lo sentì di nuovo, stavolta distintamente. Era il sibilo di un beyblade. Lo avrebbe riconosciuto in mezzo a mille.
C’erano anche grida e risate.
Corse alla finestra e scrutò il giardino; da lì si vedevano la piscina coperta e il campo da tennis. In quest’ultimo stazionava un pugno di persone.
‹‹Mi venisse un colpo.››
Erano proprio loro!
‹‹Gianni, Olivier! Dovete vedere una cosa!››
L’euforia del campo di tennis fu bruscamente interrotta da un grido di giubilo. Molti parlavano, disinteressandosi dell’incontro; per questo si volsero, credendo che un vincitore fosse emerso dalla sfida. Ma i beyblade rollavano ancora.
No, il giubilo proveniva dalla figuretta bianca che galoppava verso di loro, con due alle calcagna.
‹‹Sabiiiine!››
Una bella ragazza uscì subito dal capannello. Il suo sorriso divenne estatico.
‹‹Vier! Vier! Mio Dio, è Olivier!››
‹‹I Bladebreakers›› esclamò Gianni, mentre la ragazza atterrava il fratello.
I presenti si aprirono a ventaglio e salutarono. A sinistra stavano Max, il Professor Kappa, Rei - e c’era anche Mao, in viaggio di piacere col suo ragazzo. Sul campo di battaglia, ecco l’incorreggibile Takao; lo sfidante, sorpresa delle sorprese, Ralf.
‹‹Salve, ragazzi›› fece Rei.
Andrew si guardò intorno.
‹‹Manca la vostra mascotte.››
Le facce dei presenti si fecero perplesse.
‹‹Quale mascotte?›› chiese il Professor Kappa.
A Gianni scappò una risatina. ‹‹Credo si riferisse a Kei.››
Una gocciolina di sudore sfiorò tutte le teste.
‹‹Ah, Kei non è venuto. Siamo in vacanza, ognuno poteva andare dove gli pareva. Lui ha preso ed è sparito›› spiegò Max.
‹‹Non che qualcuno si aspettasse diversamente›› commentò Takao, dal terreno di gioco. Ralf quasi lo buttò fuori del perimetro.
‹‹Non distrarti!››
‹‹Certo che no.››
‹‹E voi, Vier, voi che ci fate qui?›› esclamò Sabine, lasciando il fratello libero di respirare. Il ragazzo si massaggiò la nuca, dove spuntava già un doloroso bernoccolo. ‹‹Ho sentito da mamma e papà quello che avete fatto›› rise. ‹‹Siete stati magnifici! Ma ora sono veramente arrabbiati con voi.››
‹‹Lo sappiamo›› fece Andrew, scuro.
‹‹Ralf ci ha raccontato i particolari›› affermò Rei. ‹‹Davvero avete degli scivoli segreti in casa?››
‹‹E davvero avete volato con un aeroplano, facendo tutto da soli?!›› aggiunse Mao.
Gianni le circondò le spalle, annuendo con noncuranza.
‹‹Ma certo, mia cara. Credo tuttavia che le capacità narrative di Ralf siano insufficienti a descrivere con adeguata precisione le avventure, le acrobazie, le prove di coraggio che abbiamo-››
‹‹Gianni›› fece Rei.
‹‹Uh?››
Gli occhi del cinese fissarono insistentemente il suo braccio, drappeggiato intorno alle spalle di Mao. Il braccio fu rimosso e rimpiazzato dal legittimo occupante.
‹‹Ora va meglio.››
‹‹Sì… insomma… come dicevo…››
‹‹Piantala, Gianni›› brontolò Andrew. ‹‹Qui stiamo cercando di ragionare.››
Infatti erano tutti seduti in cerchio. Il ragazzo occupò l’unico posticino rimasto, accanto alla siepe. Ralf e Takao richiamarono i loro beyblade.
‹‹E’ davvero una bella cosa che voi tutti siate qui›› esordì l’inglese, autoproclamatosi portavoce dei fuggiaschi. Gli ascoltatori annuirono, sentendo di prender parte a qualcosa d’importante. ‹‹Sebbene la decisione spetti soltanto a noi, credo di non esprimere soltanto il mio parere affermando che fa piacere avere un così largo supporto. Più si è, più idee possono venir fuori. E chissà che non si trovi anche la soluzione ideale.››
‹‹Ora, immagino che tutti siate rimasti alle nostre fughe, dal momento che nessuno ci ha più localizzati da allora. Bene. Le narrazioni dettagliate le conserveremo per un’altra occasione. Per dirla in breve, questo è ciò che è accaduto a Gianni e a me.››
L’uditorio si strinse, mentre Ralf masticava a vuoto, curioso.
‹‹Dopo aver eluso la sorveglianza del dirigibile e aver rubato l’aeroplano, abbiamo eseguito un atterraggio di fortuna presso una località di nome Les Pêcheurs, sul fiume Eure, ad una sessantina di chilometri da Parigi. Naturalmente la nostra performance non è passata inosservata; ma, per fortuna, le persone che ci hanno trovato erano molto gentili.››
Gianni, finora distratto, si concentrò sulla narrazione.
‹‹Un meccanico e la nipote. Quelle persone ci hanno aiutato a raggiungere la frontiera, sfruttando il viaggio di un amico, e per questo sarò loro sempre grato. Non so se ci saremmo riusciti da soli. I telegiornali diffondevano la notizia da poco, ma già si notavano sguardi incuriositi, bisbigli e neo-posti di blocco. A proposito, Olivier, ti hanno trasformato in un pazzo. Da quanto soffri di manie di persecuzione?››
Qualcuno ridacchiò, mentre il francese roteava gli occhi.
‹‹In ogni caso, passata la frontiera nascondendoci nel vano merci-››
‹‹Pesce!›› fu il gemito di Gianni.
‹‹…le cose son state più semplici. Abbiamo attraversato la Svizzera in treno e di lì la Germania, raggiungendo casa tua, Ralf - che sarà in cima a una montagna, ma almeno è nella Foresta Nera, non sul Baltico.››
Il tedesco sorrise.
‹‹E questa è la nostra storia.››
Tutti annuirono, facendo qualche apprezzamento, per poi rivolgersi ad Olivier. Il ragazzo sprofondava nel relax, coccolato a tempo pieno dalla sorella. E Max sembrava divertito dalla scenetta.
Rei si fece aria con una racchetta, mentre Mao sfruttava la sua ombra contro il sole.
‹‹Avanti, Olivier. Non tenerci sulle spine.››
‹‹Uh?››
‹‹Già, devi raccontare la tua parte. Nessuno qui sa come sei arrivato, e tanto meno come sei scappato da quella casa!››
‹‹Ho sempre saputo che ne eri capace.››
‹‹Sì sì!››
‹‹Già.››
‹‹Sono d’accordo.››
Il ragazzo fissò il cielo, incorniciato dalle chiome degli alberi. Poi frugò in tasca. Da quella tasca emerse il suo fedele beyblade. Lo girò fra le dita, ammirandone la rosea lucentezza.
‹‹A dir la verità mi vergogno un po’ perché, anche se l’avete semplificata fino allo scheletro - Gianni, Andrew - la vostra è davvero un’avventura. Mentre io, intervento di Unicol a parte, ho fatto ben poco di spettacolare.››
‹‹Racconta.››
Olivier radunò le idee.
‹‹Sono uscito di casa verso le nove…
‹‹Non avevo dormito molto ed ero stanco, arrabbiato e rivoltato per il ricatto saltato fuori a colazione. Non sapevo cosa fare… girovagavo per il parco, rodendomi. Sapevo di esser controllato a vista. Dopo la fuga che avevo organizzato per Sabine un anno fa, naturalmente si aspettavano qualcosa.››
‹‹E allora?››
‹‹Sono andato al padiglione per trovare un po’ di pace. Il sentiero che si deve percorrere è sgombro di telecamere perché segreto - tutto il complesso lo è. Nessuno mi ha mai seguito fin lì, tranne Unicol. Lui lo avevo con me. E poi è successo.››
‹‹Che cosa?›› esclamò Takao, guadagnandosi delle occhiatacce.
‹‹Ho parlato con lui.››
‹‹Con chi?››
‹‹Con Unicol.››
‹‹Col tuo bit-beast? E’ fantastico!››
‹‹Ma molto raro›› aggiunse Andrew, impressionato.
‹‹Wow›› sussurrò Mao.
‹‹Mi ha fatto capire che non potevo arrendermi. Lo sapevo, ma questo sarebbe stato inutile senza il suo aiuto. Unicol mi ha mostrato un vecchio passaggio della villa, l’unico che esca dalla proprietà, toccandolo nei miei ricordi e riportandolo alla vita.››
‹‹Naturalmente sapevo che era pericoloso. L’unica volta che l’avevo usato, a sette anni, ero rimasto molto spaventato. Sbocca in una fontana e dà non poco nell’occhio.››
‹‹Davvero?›› intervenne Max, perplesso. ‹‹Ma scusa, come può finire in una fontana? Una persona non potrebbe mai aprire una botola sul fondo senza morire affogata…››
‹‹Senza contare che la fontana si svuoterebbe›› aggiunse Mao.
Rei, al suo fianco, sembrava immerso nelle riflessioni. Sabine ridacchiò.
‹‹Sabine, tu l’hai provato?›› chiese Max.
La ragazza annuì, facendo muovere la coda di capelli verdi sul collo. Era davvero molto carina, con i sandali e il vestito color dell’erba.
‹‹E’ un passaggio scavato nel diciassettesimo secolo, quando ancora c’era un castello al posto della nostra casa. Passa sotto il parco e una parte del boulevard.››
‹‹Non sarà mica un altro scivolo?›› mormorò Gianni, rivivendo brutte esperienze.
‹‹Sarebbe un po’ impossibile, non trovi?›› rispose Olivier. ‹‹La nostra casa non è in collina, anche se parte della proprietà lo è.››
Tutti annuirono, ansiosi d’ascoltare il resto.
‹‹Comunque sia, ho usato il passaggio e sono tornato in superficie proprio sul monumento della fontana, un complesso di statue che nascondono la botola. L’acqua scorre anche sul monumento, per questo ci si bagna. Per non parlare poi di quando bisogna uscire dalla fontana: non ci sono lati minori e il monumento è proprio al centro.››
Qualcuno fischiò.
‹‹Così mi sono ritrovato in strada. Ho passeggiato fino al mio ristorante, comportandomi come se niente fosse. Uno dei trucchi da usare con la gente è fingere che tutto sia perfettamente normale; in questo modo se ne convincerà anche lei.››
‹‹E ha funzionato?››
‹‹Direi di sì. E poi i parigini sono abituati alle mie stravaganze.››
‹‹Come quella di riservare il Louvre›› commentò Takao, e tutti sghignazzarono, ricordando il luogo in cui tutti, almeno una volta nella vita, avevano beccato il campione francese.
‹‹E poi?›› incalzò Andrew.
Olivier ridacchiò.
‹‹Qui finisce la parte avventurosa della mia storia. Una volta giunto al ristorante, mi sono infilato in un camion dei rifornimenti che tornava in Italia per certi vini pregiati. Mentre transitava in Svizzera, sono sceso e ho acchiappato il primo treno per Francoforte. Di lì il viaggio è stato breve. Come vedete, ho agito abbastanza tranquillamente.››
Il ragazzino tacque, considerando conclusa la narrazione. Ma nessuno fiatò, nessuno si mosse, poiché speravano di udire qualche particolare nuovo, o qualche episodio tenuto in serbo per la fine. Quando fu chiaro che non sarebbe accaduto, la tensione allentò.
Takao si distese sul terreno rossiccio.
‹‹Insomma, ne avete passate di cotte e di crude.››
‹‹Altro che.››
Un leggero venticello spazzò le proprietà degli Iurgens, fresco, cozzando contro la muraglia del castello per tornare su di loro. Ognuno stava entrando nel proprio mondo, assorto, quando Rei pose la domanda.
‹‹E dunque? Ora cosa farete?››
Ralf volse la testa nella direzione dei tre fuggiaschi.
Andrew, Gianni ed Olivier si scambiarono un’occhiata.
‹‹Non lo sappiamo ancora›› ammise l’inglese, rifiutando di guardarli. Stette lì, a braccia conserte. Olivier venne in suo aiuto.
‹‹Abbiamo una mezza idea, ma non dipende tanto da noi, quanto dalla risposta che ci daranno i nostri genitori.››
‹‹E questa idea?›› chiese Ralf.
Era il turno di Gianni, che li fissò ad uno ad uno con i suoi determinati occhi azzurri.
‹‹Abbiamo riflettuto. Beh, non c’era poi molto da riflettere. Non possiamo rinunciare ai nostri nomi, alla vita che conosciamo, alla libertà. Per questo, Ralf, cercheremo un accordo… come hai consigliato tu. E’ la soluzione migliore.››
Takao sogghignò.
‹‹Insomma, vi arrendete.››
A quell’accusa l’irascibile McGregor s’infiammò.
‹‹Non ci stiamo arrendendo!›› abbaiò, balzando in piedi. ‹‹Stiamo prendendo la decisione migliore! Ho parlato di un accordo, non di una resa. Vogliamo ancora lottare.››
‹‹Ma rifiutare qualunque compromesso andrebbe solo a nostro svantaggio›› spiegò Gianni, convincendolo a sedersi.
‹‹Stasera chiameremo le nostre famiglie e proporremo loro delle condizioni›› aggiunse Olivier. ‹‹Purtroppo è la nostra unica chance, presi in considerazione i genitori che abbiamo.››
‹‹Non avrei mai creduto di dover consumare le corde vocali su cose del genere›› brontolò l’italiano. Giocherellò con l’orologio. Le lancette segnavano le cinque e mezza.
Max si voltò verso Takao, ancora dubbioso.
‹‹Takao, hanno ragione. Come ti sentiresti se tuo nonno minacciasse di cacciarti dal dojo, dalla tua famiglia, dagli oggetti cui tieni?››
‹‹Uhm…››
‹‹Il ricatto è una cosa vile, ma proprio perché è un ricatto che è difficile scegliere›› rifletté Mao. Guardò il suo ragazzo, che ricambiò, incuriosito. ‹‹Quando Rei scappò dal nostro villaggio, avrei dato qualunque cosa per partire e seguirlo. Ma si trattava di scegliere fra due cose che avevano fino allora rappresentato la mia vita: lui e la mia famiglia. Se fossi partita subito, avrei perso entrambe. Il compromesso invece ha dato i suoi frutti.››
‹‹E’ vero›› disse Rei. ‹‹Questo non significa che agire sul compromesso sia facile. Avete visto tutti come è stato per me.››
Takao annuì.
‹‹Ho capito.››
‹‹Quello che vogliamo dire è che siamo d’accordo con la vostra decisione›› intervenne il Professor Kappa.
Andrew sogghignò.
‹‹Adula Ralf, è lui la mente del piano.››
Tutte le facce si concentrarono sull’impassibile padrone di casa.
‹‹Già, proprio lui, il nostro leader diciannovenne›› esclamò Gianni. ‹‹Che parla, parla, ma è l’unico di noi a sposarsi!››
Non ci fu uno che tenne gli occhi nelle orbite.
‹‹Che cosa?!››
‹‹Avete capito bene, amici›› rispose lui, chiudendo un occhio col suo modo di fare. ‹‹Ralf Iurgens convolerà a giuste nozze, con una madamigella che non abbiamo ancora avuto il piacere di conoscere.››
Rei fu il primo a riguadagnare l’uso della parola.
‹‹Questa sì che è una sorpresa. Pensavamo che foste uniti nella disgrazia.››
‹‹Pfui›› soffiò Andrew. ‹‹Il traditore distribuisce pillole di saggezza. Quando si dice: predicare bene e razzolare male.››
L’oggetto della discussione non se la prese; riconosceva dal tono che l’animoso McGregor stava scherzando.
Mao mordicchiò uno stelo d’erba.
‹‹Beh, perché no? Mio padre si è sposato a diciotto anni.››
‹‹Sicuramente è meglio che a quindici. Quindici è un po’ troppo presto›› concordò Max.
‹‹Hai una foto della ragazza?›› saltò su Sabine e, in men che non si dica, tutti tormentarono Ralf per vedere la fidanzata. Il ragazzo sospirò e cominciò a frugare nei taschini, mentre il discorso s’incagliava in quelle acque.
‹‹Lo sapete?›› bisbigliò Gianni ad un certo punto. ‹‹I nostri genitori sono tanto matti che vorrebbero farci sposare quattro sorelle.››
‹‹Sul serio?›› fece Takao.
‹‹Sarà contenta la famiglia delle sorelle. Quattro dei più ricchi partiti d’Europa in famiglia…›› commentò Rei.
‹‹Che? Scordatelo. La prima condizione che presenteremo per tornare a casa›› rintuzzò Andrew, ‹‹sarà di cambiare la parola “matrimonio” in “fidanzamento”, il cui pregio principale è d’essere reversibilissimo senza beghe di tribunali. Non voglio rovinarmi l’avvenire. Sono ancora giovane, io.››
‹‹Il trucco è metterla come se fossero loro a supplicarci di tornare›› spiegò Olivier. ‹‹Il che decenza vorrebbe. Ognuno di noi ha studiato l’arte della parola… Il problema è che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.››
‹‹E poi chi ci dice che queste ragazze siano da buttare? In fondo, Sabine ha pescato bene.››
E una risata collettiva distese l’atmosfera, mentre la ragazza strizzava l’occhio a Max, rosso.
Adesso che erano insieme, si sentivano più forti, pronti, e fiduciosi in un esito felice. Del resto era difficile rimanere immusoniti davanti alle immense verdi distese della Foresta Nera.
Gianni schioccò la lingua.
‹‹Ralf, allora, questa foto?››
‹‹Già, non sperare che ce ne siamo dimenticati!›› rincarò Andrew.
Alla fine, la foto fu trovata. Il cerchio si strinse, calò il silenzio. Ma perché Ralf fissava la foto in quel modo?
‹‹Hey›› disse Andrew. Quando il tedesco ricambiò lo sguardo, inarcò le sopracciglia. ‹‹Beh?››
‹‹Quattro sorelle, avete detto?››
Olivier annuì.
‹‹Sì, perché?››
‹‹Avete… già le loro fotografie?››
Gianni accennò un diniego.
L’atmosfera si caricò. I Bladebreakers rispettavano un religioso silenzio, notando con quale decisione Ralf mantenesse possesso della foto. In quel pezzetto di carta acida doveva trovarsi un pericoloso segreto.
‹‹Ralf, non abbiamo neanche dato loro il tempo di darcele, le foto›› disse Olivier, perplesso. ‹‹Che importa? Volevamo solo vedere la tua ragazza.››
‹‹Il problema è che… in questa foto è ritratta con le sorelle.››
A quella notizia, gli European Dream drizzarono le orecchie.
‹‹Ed è un problema?›› esclamò Gianni. ‹‹Da’ qua!››
Si tuffò su di lui, ma Ralf ebbe i riflessi pronti e la levò fuori della sua portata.
‹‹Hey, ma che ti prende?›› chiese Olivier.
‹‹Niente… è che potreste arrabbiarvi ancora di più con i vostri…››
‹‹Molla!›› esclamò Andrew.
C’era qualcosa che dovevano sapere, e l’avrebbero saputo, perdinci!
Lo accerchiarono come leoni e, in men che non si dica, Gianni galoppava via sventolando il trofeo. Ma non aveva fatto quattro passi che lo placcarono per le caviglie. Ormai era questione d’onore: ognuno voleva vedere per primo.
Gli altri due gli strisciarono addosso, tendendo le braccia per raggiungere la foto.
‹‹Daccela!››
‹‹No!››
‹‹Avanti!››
‹‹Noo!››
Gianni tese il braccio più che poté. Ce l’avevano quasi fatta. Andrew lo placcò con maggior determinatezza, mentre Olivier avanzava, sotto gli occhi attoniti dei presenti. Questa era una cosa che non avrebbero mai voluto vedere.
Per terra, il trio si contorse ancora un po’, e…
‹‹HEY!››
‹‹Grazie mille›› disse Rei, sottraendo la foto.
‹‹No›› mugugnò Gianni, deluso.
Subito si formò capannello. Ai primi concitati, rumorosi commenti seguì uno strano silenzio. Il trio di matti si districò e fece spazio a forza, soltanto per ritrovarsi un’ala di facce scure davanti.
‹‹La foto›› minacciò Gianni, presentando la mano.
Rei gliela porse senza obiettare. I tre europei si strinsero.
Videro solo una macchia bianca.
‹‹Tienila così›› ordinò Andrew. ‹‹Non vorrai accecarci.››
‹‹Hm.››
‹‹Ecco, ora si vede›› mormorò Olivier.
Ahimè sì, si vedeva.
Ralf si passò una mano sugli occhi.
‹‹E’ la ragazza al centro›› disse.
Sulla foto comparve un gruppo di persone. Era stata scattata in un bel salotto, dalle cui finestre filtrava la delicata luce del tardo pomeriggio. Lunghe tende rosse impreziosivano l’ambiente e un lampadario di cristallo pendeva dal soffitto. Sul divano sedevano quattro ragazze, lussuosamente vestite.
Subito la loro curiosità li condusse al centro dell’immagine, dove la più giovane, abbracciata ad un cagnolino, rideva spensieratamente. Era davvero una bella creatura. Bionda, rosea, fresca come il latte, e con la scintilla dell’intelligenza negli occhi.
Questa era la fidanzata di Ralf.
Siamo a cavallo, pensarono. Le sorelle di solito si somigliano.
Non potevano trovare più triste eccezione. I loro occhi indugiarono sulle altre figure. E impallidirono a vista d’occhio.
‹‹S-state bene?››
Olivier spalancò la bocca in una smorfia inorridita.
‹‹Non è possibile.››
‹‹Sono…››
‹‹Sono…››
‹‹SONO I TRE ORRORI DELLA FESTA!›
(continua)
chi ha detto che mi voglio sposare,
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