Summer Prompt #13: Come volare - Silvia/Davide {Sulle note di Cat Stevens}
Note: questa flash si ispira a due personaggi della mia serie di storie originali citata nel titolo, ma può essere tranquillamente letta senza conoscere il contesto
Amare Davide era come volare.
Quando Silvia lo disse ad Aurora, lei sospirò, prendendola poi in giro per quello strano attacco di romanticismo; Silvia allora decise di precisare la sua similitudine.
Davide era un ragazzo bello, solare e divertente, ciò che ogni donna avrebbe desiderato. Ogni pomeriggio che passavano insieme, Silvia si sentiva al limite della felicità e ringraziava il cielo - o un certo James Matthew Berrie - per averlo incontrato. Non le serviva la polvere di fata, “Peter Pan” era in grado di volare ricorrendo solo ai pensieri felici; e che fosse Capitan Uncino a darglieli era proprio il colmo.
Tuttavia, per l’appunto, Davide si era scelto l’appellativo di Uncino la sera stessa in cui aveva deciso di chiamare lei Peter, e questo avrebbe dovuto farle intuire qualcosa - oltre alle numerose ragazze dalle gambe chilometriche che gli giravano intorno, ai diversi comportamenti a seconda di chi aveva di fronte, alla sua incapacità di inoltrarsi in un rapporto maturo. Come quelle giostre che da piccola Silvia amava tanto, stare con Davide era rimanere ancorata a terra solo per dei fili di ferro: non poteva addentrarsi nei sogni, altrimenti i fili si sarebbero staccati uno a uno e lei sarebbe volata via, nel cielo, senza alcun pensiero felice a sostenerla.
Davide era imprevedibilità, e questo Silvia non era ancora sicura se le piacesse o meno; Davide era un combattimento continuo, tra bugie, dichiarazioni d’amore e frecciatine insolenti.
Sì - concluse, nonostante lo sguardo di Aurora mostrasse che la sua amica aveva completamente perso il filo del discorso - amare Davide era come volare sostenuta da fili di ferro manomessi e pensieri felici che avrebbero potuto lasciarla sola in ogni istante.
Ma in fondo volando poteva perfino toccare le nuvole.
Amare Davide era come volare.
Quando Silvia lo disse ad Aurora, lei sospirò, prendendola poi in giro per quello strano attacco di romanticismo; Silvia allora decise di precisare la sua similitudine.
Davide era un ragazzo bello, solare e divertente, ciò che ogni donna avrebbe desiderato. Ogni pomeriggio che passavano insieme, Silvia si sentiva al limite della felicità e ringraziava il cielo - o un certo James Matthew Berrie - per averlo incontrato. Non le serviva la polvere di fata, “Peter Pan” era in grado di volare ricorrendo solo ai pensieri felici; e che fosse Capitan Uncino a darglieli era proprio il colmo.
Tuttavia, per l’appunto, Davide si era scelto l’appellativo di Uncino la sera stessa in cui aveva deciso di chiamare lei Peter, e questo avrebbe dovuto farle intuire qualcosa - oltre alle numerose ragazze dalle gambe chilometriche che gli giravano intorno, ai diversi comportamenti a seconda di chi aveva di fronte, alla sua incapacità di inoltrarsi in un rapporto maturo. Come quelle giostre che da piccola Silvia amava tanto, stare con Davide era rimanere ancorata a terra solo per dei fili di ferro: non poteva addentrarsi nei sogni, altrimenti i fili si sarebbero staccati uno a uno e lei sarebbe volata via, nel cielo, senza alcun pensiero felice a sostenerla.
Davide era imprevedibilità, e questo Silvia non era ancora sicura se le piacesse o meno; Davide era un combattimento continuo, tra bugie, dichiarazioni d’amore e frecciatine insolenti.
Sì - concluse, nonostante lo sguardo di Aurora mostrasse che la sua amica aveva completamente perso il filo del discorso - amare Davide era come volare sostenuta da fili di ferro manomessi e pensieri felici che avrebbero potuto lasciarla sola in ogni istante.
Ma in fondo volando poteva perfino toccare le nuvole.