Pessima notizia. Ho sempre stimato tantissimo la GB, e il loro stand alla fiera di Torino è sempre stata una delle mie mete fisse, visti i sempre ottimi consigli ricevuti (vedi McCammon). Tuttavia questa scelta non posso proprio accettarla. Per quanto mi dispiaccia, temo che non comprerò mai più un loro libro.
Mi piacerebbe capirci di più. Non so se non comprerò più libri dalla GB. Di certo non proporrò mai qualcosa di mio (ma questo nemmeno ad altri, si capisce).
Ovviamente spero si tratti di una bufala - vista la solida performance di Gargoyle fino a questo punto.
D'atra parte c'è un elemento che mi suona familiare ed è quel "abbiamo deciso di ridurre i rischi" che si inserisce in un discorso che ho sentito ripetere spesso negli ultimi tempi. Non più di sei mesi or sono, un rappresentante di una grossa agenzia di distribuzione domandava ad un disorientato pubblico di un workshop "perché dovrebbe essere l'editore a sobbarcarsi tutti i rischi della pubblicazione?" (testuale)
Gli autori, ci spiegò il gentiluomo, non corrono alcun rischio - che il libro venda o meno vengono pagati. Perché solo il povero editore deve rimetterci se il libro cola a picco? La risposta "Perché è il suo lavoro, pubblicare libri che NON colino a picco" non gli piacque per niente
( ... )
Purtroppo ti posso dire per certo che anche nel mondo discografico fanno discorsi del genere. Forse non sono ancora al livello di chiedere soldi ai cantanti per pubblicare un disco, ma di certo non vogliono sobbarcarsi nessun rischio di pubblicazione. E ti parlo di alti livelli, non della band semi-amatoriale che fa le feste delle birre nel varesotto.
Poi si chiedono come mai tutti pensano ad autoprodursi, sia nei libri che nella musica.
Da Gargoyle però non me l'aspettavo proprio. Hanno sempre lavorato con professionalità e competenza, quest'ultima merce rarissima nell'editoria italiana. Mah...
Conosco l'ambito musicale - nel quale opera (o cerca di operare) mio fratello. Tutti sono pronti a prendersi una percentuale sullincasso dei concerti, ma nessuno vuole rischiare un centesimo.
Io continuo a sperare che si tratti di voci incontrollate, ma i dubbi, come dicevo, sono fortissimi.
"perché dovrebbe essere l'editore a sobbarcarsi tutti i rischi della pubblicazione?"
Gli hai detto "bella battuta"? Se non ti sobbarchi il rischio non puoi neanche essere considerato un editore. L'editore è un imprenditore e quindi deve assumersi il rischio d'impresa(ovvero il rischio di non rimediare un euro o, peggio, perdere per intero il proprio investimento). Nel momento in cui il rischio d'impresa viene spostato in capo ad un altro soggetto, scompare il concetto di editore-imprenditore e si passa a quello di stampatore-impreditore. Oltre a questo, cambia anche l'utente finale del prodotto, che de facto non è più il lettore, ma l'autore dell'opera.
Se questa notizia fosse verra sarebbe una terribile caduta di stile da parte della Gargoyle.Inoltre come dici tu apre domande su quanto sia messo male il settore cartaceo. P.S.Se anche fosse vera almeno un paio di loro titoli io li comprerei comunque,anche perchè alcuni (vedi Vergnani) non saprei come procurarmeli. Il vampirologo che ride
Infatti, anch'io non escludo di acquistare ancora libri da Gargoyle. Né di parlare sul blog. Di certo non li citerò più come esempio di editoria italiana da seguire...
Letta. Secondo me han fatto bene. Qualcosa devono pure mangiare anche loro, no? Finché i soldi li usano per pubblicare cose buone, a spese di poveri fessi che pagano 4.000€ per vedersi stampati, va bene così.
Ah, sciamano! Ti invito ad esercitare un minimo di compassione. Perché ci fu un tempo in cui i poveri fessi eravamo noi. E forse ci ha salvati proprio il fatto di essere stati dei poveri fessi. ;-) Noi che abbiamo una certa esperienza dobbiamo aiutare gli ingenui, non irriderli.
Indubbiamente "chi è causa del suo mal..." Cioè: io non pagherei 4000 euro per pubblicare un libro, nemmeno se me li chiedesse per assurdo Mondadori. Non condanno a priori chi lo fa, eppure mi sembra una di quelle mode suicide che, se alimentate, portano al collasso di un sistema già moribondo.
Che grandissima tristezza. Pensavo che dopo aver pubblicato Laimo, Yabro, Vergiani e altri, la Gagroyle fosse economicamente in grado di reggere sul mercato. Penso che ormai l'unica casa cui potrei mandare Zodd sia la XII Edizioni.
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Non so se non comprerò più libri dalla GB. Di certo non proporrò mai qualcosa di mio (ma questo nemmeno ad altri, si capisce).
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D'atra parte c'è un elemento che mi suona familiare ed è quel
"abbiamo deciso di ridurre i rischi"
che si inserisce in un discorso che ho sentito ripetere spesso negli ultimi tempi.
Non più di sei mesi or sono, un rappresentante di una grossa agenzia di distribuzione domandava ad un disorientato pubblico di un workshop "perché dovrebbe essere l'editore a sobbarcarsi tutti i rischi della pubblicazione?" (testuale)
Gli autori, ci spiegò il gentiluomo, non corrono alcun rischio - che il libro venda o meno vengono pagati.
Perché solo il povero editore deve rimetterci se il libro cola a picco?
La risposta "Perché è il suo lavoro, pubblicare libri che NON colino a picco" non gli piacque per niente ( ... )
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Forse non sono ancora al livello di chiedere soldi ai cantanti per pubblicare un disco, ma di certo non vogliono sobbarcarsi nessun rischio di pubblicazione.
E ti parlo di alti livelli, non della band semi-amatoriale che fa le feste delle birre nel varesotto.
Poi si chiedono come mai tutti pensano ad autoprodursi, sia nei libri che nella musica.
Da Gargoyle però non me l'aspettavo proprio. Hanno sempre lavorato con professionalità e competenza, quest'ultima merce rarissima nell'editoria italiana.
Mah...
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Tutti sono pronti a prendersi una percentuale sullincasso dei concerti, ma nessuno vuole rischiare un centesimo.
Io continuo a sperare che si tratti di voci incontrollate, ma i dubbi, come dicevo, sono fortissimi.
DM
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Gli hai detto "bella battuta"?
Se non ti sobbarchi il rischio non puoi neanche essere considerato un editore. L'editore è un imprenditore e quindi deve assumersi il rischio d'impresa(ovvero il rischio di non rimediare un euro o, peggio, perdere per intero il proprio investimento). Nel momento in cui il rischio d'impresa viene spostato in capo ad un altro soggetto, scompare il concetto di editore-imprenditore e si passa a quello di stampatore-impreditore. Oltre a questo, cambia anche l'utente finale del prodotto, che de facto non è più il lettore, ma l'autore dell'opera.
Zweilawyer
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P.S.Se anche fosse vera almeno un paio di loro titoli io li comprerei comunque,anche perchè alcuni (vedi Vergnani) non saprei come procurarmeli.
Il vampirologo che ride
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Di certo non li citerò più come esempio di editoria italiana da seguire...
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Secondo me han fatto bene.
Qualcosa devono pure mangiare anche loro, no?
Finché i soldi li usano per pubblicare cose buone, a spese di poveri fessi che pagano 4.000€ per vedersi stampati, va bene così.
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Ti invito ad esercitare un minimo di compassione.
Perché ci fu un tempo in cui i poveri fessi eravamo noi.
E forse ci ha salvati proprio il fatto di essere stati dei poveri fessi.
;-)
Noi che abbiamo una certa esperienza dobbiamo aiutare gli ingenui, non irriderli.
Davide "Mahatma" Mana
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Cioè: io non pagherei 4000 euro per pubblicare un libro, nemmeno se me li chiedesse per assurdo Mondadori.
Non condanno a priori chi lo fa, eppure mi sembra una di quelle mode suicide che, se alimentate, portano al collasso di un sistema già moribondo.
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Zweilawyer
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