Sai già come la penso. La maggior parte dei racconti di Borges e Pirandello, presentati sotto altro nome a un editore che non li ha mai letti, rischierebbero di essere scartati perchè non conformi alle regole... :-( P.S.: ti ho appena assegnato il prestigiosissimissimo premio Sunshine Award. I dettagli li trovi nel mio post odierno a questo link: http://arianogeta.blogspot.com/2011/01/sunshine-award.html
Sarebbe interessante fare un discorso sugli allungatori di brodo professionisti, i cui fantasy diventano fanta-beautiful. Penso a Jordan, che ha raggiunto dei livelli di follia narrativa incredibili, o a Martin, che sta sgretolando poco a poco una trama avvincente. Da poco ho ricominciato a leggere Erikson, uno degli architetti fantasy migliori al mondo, e non posso fare a meno di notare le decine e decine di pagine inutili buttate a destra e a manca nella sua saga. Mega biblion mega kakon? Non necessariamente. Consiglio a tutti The First Law Trilogy, di Joe Abercrombie, dove l'autore inglese limita al minimo i tempi morti e le situazioni inutili nonostante le 1500 pagine complessive.
Lo Show don't Tell è una regoletta utile, quantomeno per evitare di scrivere ancora come Lovecraft nel 2011, ma un romanzo può avere alcune parti raccontate senza per questo meritarsi fulmini e saette.
@Zweilawyer: un romanzo, ma anche un racconto, DEVE avere delle parti raccontate. Non puoi mostrare tutto, altrimenti non solo rischi di scrivere 2000 pagine, ma annoieresti il lettore. Non serve mostrare che il protagonista sta mettendo in moto la macchina, a meno che la macchina debba saltare in aria.
Sono piuttosto concorde. "Show don't tell" è una buona regola, ma non è LA discriminante tra un buon romanzo e una ciofeca. Saperlo dosare è la cosa giusta da fare, a parer mio.
Jordan è una fistola anale. Mi spiace per la sua morte (è morto, vero?), ma vedo che comunque l'immensa saga continua. Io ho letto i primi tre libri, poi ho abbandonato per mancanza di energie e stimoli. Ma davvero i suoi fans desiderano leggere millemila pagine per arrivare a un dunque? A confronto Martin è un pivello...
Discorso a margine: tu pensi che scrivere come Lovecraft nel 2011 sia davvero così nocivo? Vedendo certe porcate che riempiono gli scaffali della Feltrinelli, devo ammettere che HPL darebbe la merda a moltissimi scribacchini d'accatto moderni...
Penso che hai ragione, e ha ragione anche Ariano, molti grandi scrittori adesso sarebbero stati rifiutati. Secondo me anche Manzoni.
Riguardo alla regole dello "show, don't tell" un giorno dirò la mia.
Le regole vanno bene, ma credo che non siano da prendere "a prescindere", ma solo in un certo contesto. Fermo restando che una storia deve stare in piedi.
Condivido il commento su Terry Brooks, di cui ho letto tutto, in pratica. Ho appena terminato il suo penultimo romanzo, ma in inglese, e se dal punto di vista tecnico è una storia che funziona, comunque non lascia nulla al lettore. Sono ormai storie scritte per intrattenere e io per questo le leggo, perché non fanno schifo e mi rilassano.
E anche se adoro come scrive Martin, ti do ragione: la "cosa" sta andando troppo per le lunghe.
Ora mi vado a leggere il manifesto del New Italian Epic :)
Di Terry Brooks ho letto tutto, tranne gli ultimi due libri. Non ce l'ho più fatta. Sono storie vuote, che non mi lasciano nulla. Più che altro mi sembra che cloni se stesso. Per la serie: i fans voglio questo? E io lo ripropongo per anni, con variazioni minime...
Io, davanti al lettore cercherei di non presentarmi di spalle...:-) A parte gli scherzi, gli editori tradizionali devono stare nei costi e quindi buttano sul mercato quello che in quel momento passa in TV, ovvero comici boccacceschi, ricette di cucina, vampiri finocchi ecc ecc Se poi il tizio è un Illuminato dovrebbe avere parallela una serie destinata ai palati più esigenti
Da bolognese il brodo va fatto col cappone, dev'essere bello grasso, e va servito con una dose generosa di tortellini o di passatelli. Se poi volete la ghiottoneria, una crosta di forma, o un goccio di vino rosso (buono) sono aggiunte sfiziose. Odio invece il brodo dei ristoranti, della cucina ben-pensante, dove tutto deve essere magro, bello a vedersi, ma insapore (loro dicono: delicato!). Ecco... un libro dev'essere come un buon piatto di passatelli. Ingredienti poveri, tanta dedizione, spirito rupeste e gusto assicurato.
Vallo a spiegare ai ristor... editori! Quando pago pretendo del contenuto.
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P.S.: ti ho appena assegnato il prestigiosissimissimo premio Sunshine Award. I dettagli li trovi nel mio post odierno a questo link:
http://arianogeta.blogspot.com/2011/01/sunshine-award.html
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Lo Show don't Tell è una regoletta utile, quantomeno per evitare di scrivere ancora come Lovecraft nel 2011, ma un romanzo può avere alcune parti raccontate senza per questo meritarsi fulmini e saette.
Zweilawyer
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Discorso a margine: tu pensi che scrivere come Lovecraft nel 2011 sia davvero così nocivo? Vedendo certe porcate che riempiono gli scaffali della Feltrinelli, devo ammettere che HPL darebbe la merda a moltissimi scribacchini d'accatto moderni...
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Riguardo alla regole dello "show, don't tell" un giorno dirò la mia.
Le regole vanno bene, ma credo che non siano da prendere "a prescindere", ma solo in un certo contesto. Fermo restando che una storia deve stare in piedi.
Condivido il commento su Terry Brooks, di cui ho letto tutto, in pratica. Ho appena terminato il suo penultimo romanzo, ma in inglese, e se dal punto di vista tecnico è una storia che funziona, comunque non lascia nulla al lettore. Sono ormai storie scritte per intrattenere e io per questo le leggo, perché non fanno schifo e mi rilassano.
E anche se adoro come scrive Martin, ti do ragione: la "cosa" sta andando troppo per le lunghe.
Ora mi vado a leggere il manifesto del New Italian Epic :)
Daniele
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A parte gli scherzi, gli editori tradizionali devono stare nei costi e quindi buttano sul mercato quello che in quel momento passa in TV, ovvero comici boccacceschi, ricette di cucina, vampiri finocchi ecc ecc
Se poi il tizio è un Illuminato dovrebbe avere parallela una serie destinata ai palati più esigenti
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Odio invece il brodo dei ristoranti, della cucina ben-pensante, dove tutto deve essere magro, bello a vedersi, ma insapore (loro dicono: delicato!).
Ecco... un libro dev'essere come un buon piatto di passatelli. Ingredienti poveri, tanta dedizione, spirito rupeste e gusto assicurato.
Vallo a spiegare ai ristor... editori! Quando pago pretendo del contenuto.
Glauco
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