Probabilmente perché Stirling ha una etichettabilità politica più scomoda. Onestamente non mi piace granché come scrive - mi piace "Peshawar", ma lo trovo un po' pesante nelle sue altre opere. Ha sempre delle idee piuttosto vivaci, ma poi, non so, mi stanca. Anche i due lavori ambientati su Venere e Marte, usciti di recente, sono buoni ma... diamine, dammi un po' di tregua! Tende - per i miei gusti - a reiterare un po' troppo certe idee, come se volesse convincerti a tutti i costi. Un problema di molte delle nuove leve (nuove per modo di dire - anni '80/'90) della Baen - a cominciare dal peraltro valido David Weber.
Da quello che leggo, come impostazione ricorda molto Romanitas, una saga ucronica che parte dal principio che l'impero romano non sia mai caduto in disgrazia. Ovviamente la politica di Romanitas è legata alle leggi romane e, di conseguenza, per quanto severe, sono sicuramente "meno" draconiane di quelle che descrivi tu. Ma la presenza di schiavi e il rapporto di affezione tra cittadini e schiavi non è poi tanto differente.
Forse... ciò che mi fa preferire Romanitas alla saga che descrivi e il suo orientamento "umano". Se ho capito bene l'opera di Stirling ha una predilezione militarista. Romanitas invece racconta la storia di un gruppo di schiavi in fuga e del loro casuale incontro con l'erede al trono, anch'esso in fuga per salvare la propria pelle da complotti di palazzo.
Cmq, per quanto conoscessi Stirling (in casa devo avere un suo libro in lingua originale ma, non di questa saga), è bello scoprire queste realtà narrative... ed è un dispiacere che qui non ci si accorga quasi mai del loro valore.
Beh... tieni conto che si discosta parecchio dai classici romanzi ucronici. L'impero romano di oggi è solo un pretesto per raccontare una storia d'amore tra schiava fuggita e figlio dell'imperatore fuggitivo... insomma... bisogna apprezzare il genere.
Credo che il tono 'politico' gli abbia tagliato le gambe, ricordiamoci che siamo in Italia. Se vincono i buoni, tutto OK, se qualche cattivone la fa franca...
Credo che in un paese, l'Italia, in cui è stata pubblicata la trilogia fantafascista delirante di Mario Farneti, il problema politico che ventilate esista in misura minore di quanto sia lecito immaginarsi. Penso che si tratti invece di una delle tante "dimenticanze" dei nostri editori, che non vedono molti ottimi autori che altrove hanno fatto (e fanno ancora) fuoco e fiamme.
Si, son d'accordo. Non credo ci siano complotti o censure. Più probabile che che dipenda dagli strateghi editoriali delle grandi case editrici, che forse non lo hanno ritenuto "remunerativo e vendibile" nel nostro paese.
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Onestamente non mi piace granché come scrive - mi piace "Peshawar", ma lo trovo un po' pesante nelle sue altre opere.
Ha sempre delle idee piuttosto vivaci, ma poi, non so, mi stanca.
Anche i due lavori ambientati su Venere e Marte, usciti di recente, sono buoni ma... diamine, dammi un po' di tregua!
Tende - per i miei gusti - a reiterare un po' troppo certe idee, come se volesse convincerti a tutti i costi.
Un problema di molte delle nuove leve (nuove per modo di dire - anni '80/'90) della Baen - a cominciare dal peraltro valido David Weber.
Davide Mana
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Forse... ciò che mi fa preferire Romanitas alla saga che descrivi e il suo orientamento "umano". Se ho capito bene l'opera di Stirling ha una predilezione militarista. Romanitas invece racconta la storia di un gruppo di schiavi in fuga e del loro casuale incontro con l'erede al trono, anch'esso in fuga per salvare la propria pelle da complotti di palazzo.
Cmq, per quanto conoscessi Stirling (in casa devo avere un suo libro in lingua originale ma, non di questa saga), è bello scoprire queste realtà narrative... ed è un dispiacere che qui non ci si accorga quasi mai del loro valore.
Glauco
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Penso che si tratti invece di una delle tante "dimenticanze" dei nostri editori, che non vedono molti ottimi autori che altrove hanno fatto (e fanno ancora) fuoco e fiamme.
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