Paese fantasma: Pripjat'

Nov 10, 2008 16:30




Qui c'è poco da ridere: Pripjat è una città fantasma solo perchè si trova pericolosamente vicino alla tristemente nota Chernobyl. La storia di questo posto è quindi oscura e dolorosa. Ciò nonostante, alcune foto che ho trovato su Pripjat, sono suggestive e spaventose al tempo stesso. Un'anticipazione di come potrebbe essere il nostro mondo... senza di noi.

La città è quasi completamente disabitata. Le strade pur essendo ancora praticabili, anche se alcune piante sporgono dall'asfalto, sono praticamente inutilizzate dal 1986. Alcune vie e corsi sono stati chiusi da blocchi di cemento per impedirvi l'accesso.
Nonostante i controlli di polizia, vi sono ancora circa quattrocento persone, che in un modo o in un altro, sono tornati nelle loro case e vivono nell'area circostante alla centrale. Si cibano dei prodotti della terra, mangiando alimenti come verdura e funghi, e bevendo l'acqua dei torrenti, altamente contaminati.
Per accedere all'area sono richiesti dei permessi speciali e per uscirne bisogna superare un "controllo" che, se non viene superato, costringe a sottoporsi ad una doccia contro le radiazioni. Anche i veicoli vengono controllati e, anche questi, nel caso di presenza di radiazioni vengono sottoposti ad una doccia chimica.
Veicoli militari dell'Unione Sovietica giacciono in una discarica a cielo aperto, a causa dell'elevato quantitativo di radiazioni assorbite.
Questo inferno umano è diventato una specie di paradiso per gli animali. Non dovendo più interagire con gli uomini possono circolare liberamente, ma nessuno può sapere a quali mutazioni genetiche potrebbero andare incontro in futuro. Hanno occupato abitazioni e strutture abbandonate e non è raro incontrare un lupo, un orso o una volpe che attraversano la strada.




La città, la cui costruzione iniziò il 4 febbraio 1970, fu pensata per ospitare i lavoratori ed i costruttori della centrale nucleare di Černobyl', distante circa tre chilometri a sud-est, e le loro famiglie. Negli anni successivi vi si insediarono anche molte persone che non necessariamente avevano lavorato alla costruzione della città incrementando notevolmente la popolazione, data anche l'elevata qualità della vita a Pripjat', relativamente alta rispetto al resto dell'Unione Sovietica: nel 1986, anno dell'abbandono, contava circa 47 000 abitanti. A Pripjat' tutto era moderno e funzionale: due ospedali di cui uno pediatrico, un centro commerciale, due hotel, numerosi cafè e ristoranti, cinema, teatro, un centro polifunzionale che dominava la piazza centrale oltre alla piscina coperta, quest'ultima lasciata incredibilmente attiva fino al 2000 al servizio del personale che continuava a lavorare presso la centrale. Pripyat' era anche soprannominata «la città dei fiori», per le aiuole che si trovavano sparse più o meno dappertutto.
Una delle caratteristiche dell'insediamento urbano è di essere rimasto come fu lasciato dagli abitanti, fatta eccezione per i danni causati dallo sciacallaggio e dal tempo; infatti gli abitanti furono solo informati del fatto che sarebbero andati via per un massimo di tre settimane a causa di "un lieve incidente" avvenuto alla centrale nucleare. Ma non tornarono mai più, lasciando quindi arredi, automobili, fotografie ed elettrodomestici che furono in parte depredati, ma in gran parte lasciati nelle case, date anche le radiazioni accumulate. Solo ogni anno, nell'anniversario della tragedia e nella ricorrenza del primo maggio, i residenti possono tornare a visitare la città in cui vivevano.


 



 



 



 


Molte costruzioni non sono strutturalmente sicure, oppure hanno subito una dose troppo alta di radiazioni per poter essere visitate. Mentre è relativamente sicuro restare all'aria aperta, addentrarsi negli edifici può essere davvero pericoloso, in particolare in quelli con le finestre affacciate sulla centrale; tutte le porte sono state lasciate aperte per poter disperdere le radiazioni. Tuttavia è possibile visitare Pripjat', e tutta la zona evacuata, per un giorno tramite visite guidate organizzate dal sito web della città. Il parco giochi, allestito per i festeggiamenti del primo maggio, è la zona più radioattiva della città, essendo esposto direttamente verso la centrale di Černobyl', ma soprattutto perché il giorno del disastro il vento portò qui le prime particelle radioattive, che investirono la grande foresta che si trovava proprio alle spalle dello stesso, i cui alberi morirono totalmente in pochissimi giorni. La foresta venne soprannominata la "foresta rossa" ("Red Wood forest") dagli abitanti del luogo a causa del cambiamento di colore degli alberi stessi avvenuto per effetto delle radiazioni, gli abitanti parlarono anche di stranissimi funghi che vi comparvero anche se non è mai stato accertato.
Questa città è ora paragonabile ad una moderna Pompei, intatta e rimasta così com'era negli anni ottanta. Le radiazioni rimarranno nell'area per circa 48 000 anni, ma gli uomini potranno tornare ad occupare queste zone tra circa seicento anni.

(fonte: Wikipedia)
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Sito su Pripjat: http://pripyat.com/en/

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Visioni di Pripjat

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