[Kuroko no Basket] Kuroko Tetsuya | Generale | SAFE | 100tailofstarsFebruary 28 2014, 00:00:36 UTC
Il pensiero di affrontare la Touou fa rizzare i peli delle braccia di Kuroko, gli fa scorrere il sangue così forte da sentirlo vibrare contro le orecchie. Se chiude gli occhi, il viso scuro di Aomine occupa il suo campo visivo, ingloba la sua ombra in una luce troppo forte. Sorride per pochi istanti, quello, prima che la noia lo privi del baluginio che Kuroko aveva sempre ammirato in lui. Stringe i pugni e riapre gli occhi. Deve vincere. Non per la Winter Cup, non per la gloria. Vuole rivedere il sorriso di Aomine ancora una volta. è l’unica cosa che conta.
[KUROKO NO BASKET] Kiyoshi/Hyuuga | Fluff | Shounen-ai | SAFE | 100caith_visionFebruary 28 2014, 19:15:03 UTC
Il braccio di Hyuuga gli circonda la vita all’uscita dallo spogliatoio. Le dita del Capitano si stringono alla sua felpa ed è pronto a sostenerne il peso, ora che hanno vinto, che ha di nuovo il cuore leggero e la faccia di quell’idiota di Hanamiya scompare dietro all’espressione interrogativa di Kiyoshi. «Non abituartici, baka, è solo per questa volta.» pesa sull’insulto per celare l’imbarazzo. Ma Kiyoshi fa quello che fa sempre Kiyoshi: togliergli il fiato. «Grazie.» genuino, come il bacio che preme sulla bocca di Jumpei e il sorriso che subito dopo si allarga sul volto di Teppei. «Te-TEME!» L’attimo dopo, stanno entrambi cadendo.
[Nagi no Asukara] Tsumugu Kihara | Introspettivo | SAFE | 100lady_eratoFebruary 28 2014, 20:46:35 UTC
Non era mai stato un tipo ciarliero, lo sapeva bene, e Chisaki l’aveva ripreso molto spesso per questa sua caratteristica: aveva perso il conto di quante volte l’aveva guardato in volto, sorridendogli dolcemente e dicendogli quanto fosse difficile capire. Eppure lei lo comprendeva. Sapeva sempre quando qualcosa gli piaceva oppure no. Sapeva sempre quando era preoccupato. Sapeva sempre quando stava male. Sapeva sempre tutto di lui, anche se gli diceva quanto fosse difficile capirlo. Eppure, in quei cinque anni che avevano trascorso insieme, c’era stata una sola cosa che lei non aveva mai saputo: l’amore che provava per lei era l’unica cosa che Chisaki non conosceva.
[MARVEL MOVIES - THE AVENGERS] Tony/ Pepper | commedia | missing moment | SAFE | 100manubibiFebruary 28 2014, 20:59:28 UTC
Al momento, la sensazione che prova sarebbe descrivibile con la parola "paradiso". Gli occhi chiusi, la voce che si libra nell'aria libera e lieve, tutto il corpo che gradualmente si rilassa. Pepper lo osserva, compiaciuta, ridendo lievemente. «Mioddio, Pepper, questo è paradisiaco. Se il paradiso fosse un'eternità di questa sensazione... Mioddio.» «Bisogna vedere se te lo meriti, il paradiso,» risponde lei, sghignazzando. «Ho salvato New York da una bomba atomica, qualche possibilità ce l'ho» replica Tony, per poi rimanere in silenzio godendosi il piacere estremo che sta provando al momento. Finché Pepper non mette via il massaggiatore per la testa. «...Awww.»
Le dita sfiorano il grano maturo della sua terra mentre vi cammina per tornare a casa, dalla sua famiglia. L'improvvisa risata di un bambino rompe la tranquillità del luogo e, per un attimo, la vista della sua casa baciata dal sole viene sostituita dall'immagine di due corpi bruciati e crocifissi sul portico di casa sua. Massimo distoglie lo sguardo disgustato e la risata di suo figlio torna più forte di prima; lo vede correre verso di lui ridendo spensierato. Allora allunga una mano come per afferrarlo ma, prima che ci riesca, quello svanisce nel nulla. «Non ancora.» qualcuno gli sussurra, «Non ancora.»
[ELSWORD] Ran/Karis | Erotico | Blowjob, Het, PWP | NSFW | 100fiamma_drakonMarch 1 2014, 19:18:11 UTC
Ran giaceva sul letto di Karis, nudo e sporco del suo sperma. Distrutto, ansimava mentre lei succhiava la sua erezione, portandolo all'orgasmo per l'ennesima volta. La succube si spostò prima che venisse e lui sospirò: «Karis basta...». «Io non ho ancora finito di divertirmi» disse, afferrando le mani di Ran e posandosele sul seno prosperoso. Strinse la presa e lui gemette di piacere al contatto. «Oh, Ran...!» disse, avvicinando di nuovo la bocca alla sua erezione. «Karis...» chiamò lui un momento prima di riprendere a mugolare appagato. Non aveva la forza per allontanarla volontariamente: era troppo brava in quel genere di cose per farlo.
Avevo dei sogni. Un futuro. Già mi vedevo, come insegnante in una classe di ragazzini scalmanati. Ad entrare in politica, più tardi, e diventare sindaco per salvaguardare la mia città. Avevo una famiglia. Un presente. Avevo la concretezza degli abbracci di mio figlio, dei baci di mio marito. Ogni giorno aprivo gli occhi, magari malvolentieri, con l'assoluta certezza che ciò che stavo vivendo era reale. Le gioie (poche), i dolori (tanti) e il monotono susseguirsi di gesti automatici da quando mi alzavo dal letto fin quando andavo a dormire.
Ora non più.
Tutto si confonde, e mi strema a tal punto che vorrei sparisse.
[ SUPERNATURAL ] Dean Winchester/Castiel | Slice of life | AU | 100d_daniaMarch 2 2014, 00:17:31 UTC
Condividevano la stessa stanza nel dormitorio da pochi mesi. Non avevano avuto molto tempo per conoscersi: nuovi orari, nuovi luoghi, nuove persone, nuovi ritmi, tutto li aveva storditi. Era stato un po' come smettere di vivere e allo stesso tempo rinascere. Poi finalmente si erano ritrovati in un periodo di pace, si erano abituati, adattati. Avevano riscoperto il vecchio mondo e si erano resi conto uno dell'esistenza dell'altro. Due fiumi in piena: mesi di novità raccontati in una notte. Si erano fermati, diversi, vuoti del vecchio, pieni del nuovo. Si erano addormentati così, volti all'alba vermiglia, il moro sulla spalla del biondo.
Sebastian la sogna ogni notte da quando è arrivata a corte: Mary è sempre con lui e popola ogni singola, riempiendo la sua solitudine di infiniti desideri inespressi. I sogni di Sebastian cambiano con il passare del tempo e se prima la baciava di nascosto ora la sua mente gli regala il loro futuro, il loro matrimonio, il momento in cui lei sarà sua moglie e lui potrà adorarla esattamente come lei merita. «Bash..» la gioia che lo coglie nel realizzare che la Mary stretta tra le sue braccia in quella pallida mattina d'inverno non è né un sogno né un'illusione ma la sua nuova realtà è quanto di più bello abbia mai provato in tutta la sua vita.
Guardami, pensa Marie quando entra nella piccola libreria all’angolo della strada, quando sfoglia un libro preso a caso dagli scaffali ordinati, guardando di sottecchi il biondo proprietario, tanto carino quanto inconsapevole dei suoi tentativi di attrarre la sua attenzione. Marie è capitata per caso nel locale poco più di un mese fa, e subito il proprietario l’ha attratta immediatamente per il suo bell’aspetto e i modi delicati con cui tratta i suoi libri, ma nessuno dei suoi tentativi di flirt ha fin’ora avuto successo. Finché non alza lo sguardo dal libro e gli occhi di Arthur Kirkland incontrano i suoi.
Sono anni che non metti piede in un camerino, in fondo non li hai mai amati. Ti mancano il palco, il microfono, il pubblico che freme, le tue dita - l'anima - che scivolano sulle corde tese della chitarra, sfidando lo strumento stesso, creando dal nulla accordi mai letti su alcuno spartito. Un ghigno scanzonato si apre sul tuo volto, sfiori vecchi vinili impolverati: Rolling Stone, Queen, David Bowie. Ci sei persino tu. Dopotutto, hai raggiunto il tuo scopo, pensi rigirando tra le mani una parrucca composta da miliardi di riccioli. Sei immortale grazie alla musica. Non sei solo un fantasma, Jimi.
[Kuroko No Basket] Akashi Seijuro | Introspettivo | SAFE | 100sumirekobeMarch 2 2014, 21:58:44 UTC
Akashi vede. Studia il suo avversario, un microbo, può prevedere ciò che ha intenzione di fare con facilità. Non è come Aomine, Akashi ama ancora il basket - a modo suo. Il basket per Akashi è respirare. Gliel'ha insegnato suo padre, che vincere è tutto. Kuroko-chan è un ingenuo. Akashi inspira. Lo ha creato lui, Kuroko, e lui lo distruggerà, la vita è così comica, alle volte. Sente l'adrenalina scorrergli nelle vene, non ci pensa, di poter perdere, annulla quella possibilità prima che si presenti, lui non perde mai. Si asciuga il sudore dalla fronte, gli occhi si assottigliano. Lui è assoluto.
[Inception] Arthur/Eames, Dom, Mal | Origin!Fic | pre-slash | SAFE | 100misako93March 2 2014, 22:48:18 UTC
"Uno specchio," rispose Arthur. Dom lo guardò sorpreso, una scintilla di curiosità negli occhi. "Non è da te usare metafore per persone che conosci da così poco, Arthur. E' così bravo?" "A volte una metafora è più accurata di qualsiasi definizione," commentò Mal. Arthur fece spallucce, cercando di apparire indifferente. Aveva incontrato tantissimi Falsari, dal momento che parte del suo addestramento era stato riconoscerne la presenza nel sogno, ma era la prima volta che incontrava qualcuno così, che era in grado di nascondersi così bene nel tessuto onirico. Non sapeva spiegarselo. Era inaccettabile, non esisteva. "Come hai detto che si chiama?" "Eames."
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Il pensiero di affrontare la Touou fa rizzare i peli delle braccia di Kuroko, gli fa scorrere il sangue così forte da sentirlo vibrare contro le orecchie. Se chiude gli occhi, il viso scuro di Aomine occupa il suo campo visivo, ingloba la sua ombra in una luce troppo forte. Sorride per pochi istanti, quello, prima che la noia lo privi del baluginio che Kuroko aveva sempre ammirato in lui.
Stringe i pugni e riapre gli occhi.
Deve vincere. Non per la Winter Cup, non per la gloria.
Vuole rivedere il sorriso di Aomine ancora una volta. è l’unica cosa che conta.
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Le dita del Capitano si stringono alla sua felpa ed è pronto a sostenerne il peso, ora che hanno vinto, che ha di nuovo il cuore leggero e la faccia di quell’idiota di Hanamiya scompare dietro all’espressione interrogativa di Kiyoshi.
«Non abituartici, baka, è solo per questa volta.» pesa sull’insulto per celare l’imbarazzo.
Ma Kiyoshi fa quello che fa sempre Kiyoshi: togliergli il fiato.
«Grazie.» genuino, come il bacio che preme sulla bocca di Jumpei e il sorriso che subito dopo si allarga sul volto di Teppei.
«Te-TEME!»
L’attimo dopo, stanno entrambi cadendo.
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Eppure lei lo comprendeva.
Sapeva sempre quando qualcosa gli piaceva oppure no.
Sapeva sempre quando era preoccupato.
Sapeva sempre quando stava male.
Sapeva sempre tutto di lui, anche se gli diceva quanto fosse difficile capirlo.
Eppure, in quei cinque anni che avevano trascorso insieme, c’era stata una sola cosa che lei non aveva mai saputo: l’amore che provava per lei era l’unica cosa che Chisaki non conosceva.
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«Mioddio, Pepper, questo è paradisiaco. Se il paradiso fosse un'eternità di questa sensazione... Mioddio.»
«Bisogna vedere se te lo meriti, il paradiso,» risponde lei, sghignazzando.
«Ho salvato New York da una bomba atomica, qualche possibilità ce l'ho» replica Tony, per poi rimanere in silenzio godendosi il piacere estremo che sta provando al momento. Finché Pepper non mette via il massaggiatore per la testa. «...Awww.»
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L'improvvisa risata di un bambino rompe la tranquillità del luogo e, per un attimo, la vista della sua casa baciata dal sole viene sostituita dall'immagine di due corpi bruciati e crocifissi sul portico di casa sua.
Massimo distoglie lo sguardo disgustato e la risata di suo figlio torna più forte di prima; lo vede correre verso di lui ridendo spensierato. Allora allunga una mano come per afferrarlo ma, prima che ci riesca, quello svanisce nel nulla.
«Non ancora.» qualcuno gli sussurra, «Non ancora.»
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La succube si spostò prima che venisse e lui sospirò: «Karis basta...».
«Io non ho ancora finito di divertirmi» disse, afferrando le mani di Ran e posandosele sul seno prosperoso. Strinse la presa e lui gemette di piacere al contatto.
«Oh, Ran...!» disse, avvicinando di nuovo la bocca alla sua erezione.
«Karis...» chiamò lui un momento prima di riprendere a mugolare appagato. Non aveva la forza per allontanarla volontariamente: era troppo brava in quel genere di cose per farlo.
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Già mi vedevo, come insegnante in una classe di ragazzini scalmanati. Ad entrare in politica, più tardi, e diventare sindaco per salvaguardare la mia città.
Avevo una famiglia. Un presente.
Avevo la concretezza degli abbracci di mio figlio, dei baci di mio marito.
Ogni giorno aprivo gli occhi, magari malvolentieri, con l'assoluta certezza che ciò che stavo vivendo era reale. Le gioie (poche), i dolori (tanti) e il monotono susseguirsi di gesti automatici da quando mi alzavo dal letto fin quando andavo a dormire.
Ora non più.
Tutto si confonde, e mi strema a tal punto che vorrei sparisse.
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Era stato un po' come smettere di vivere e allo stesso tempo rinascere.
Poi finalmente si erano ritrovati in un periodo di pace, si erano abituati, adattati. Avevano riscoperto il vecchio mondo e si erano resi conto uno dell'esistenza dell'altro. Due fiumi in piena: mesi di novità raccontati in una notte. Si erano fermati, diversi, vuoti del vecchio, pieni del nuovo. Si erano addormentati così, volti all'alba vermiglia, il moro sulla spalla del biondo.
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«Bash..» la gioia che lo coglie nel realizzare che la Mary stretta tra le sue braccia in quella pallida mattina d'inverno non è né un sogno né un'illusione ma la sua nuova realtà è quanto di più bello abbia mai provato in tutta la sua vita.
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Ti mancano il palco, il microfono, il pubblico che freme, le tue dita - l'anima - che scivolano sulle corde tese della chitarra, sfidando lo strumento stesso, creando dal nulla accordi mai letti su alcuno spartito.
Un ghigno scanzonato si apre sul tuo volto, sfiori vecchi vinili impolverati: Rolling Stone, Queen, David Bowie.
Ci sei persino tu.
Dopotutto, hai raggiunto il tuo scopo, pensi rigirando tra le mani una parrucca composta da miliardi di riccioli.
Sei immortale grazie alla musica.
Non sei solo un fantasma, Jimi.
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Studia il suo avversario, un microbo, può prevedere ciò che ha intenzione di fare con facilità. Non è come Aomine, Akashi ama ancora il basket - a modo suo.
Il basket per Akashi è respirare. Gliel'ha insegnato suo padre, che vincere è tutto.
Kuroko-chan è un ingenuo.
Akashi inspira. Lo ha creato lui, Kuroko, e lui lo distruggerà, la vita è così comica, alle volte. Sente l'adrenalina scorrergli nelle vene, non ci pensa, di poter perdere, annulla quella possibilità prima che si presenti, lui non perde mai.
Si asciuga il sudore dalla fronte, gli occhi si assottigliano.
Lui è assoluto.
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Dom lo guardò sorpreso, una scintilla di curiosità negli occhi. "Non è da te usare metafore per persone che conosci da così poco, Arthur. E' così bravo?"
"A volte una metafora è più accurata di qualsiasi definizione," commentò Mal.
Arthur fece spallucce, cercando di apparire indifferente. Aveva incontrato tantissimi Falsari, dal momento che parte del suo addestramento era stato riconoscerne la presenza nel sogno, ma era la prima volta che incontrava qualcuno così, che era in grado di nascondersi così bene nel tessuto onirico. Non sapeva spiegarselo. Era inaccettabile, non esisteva.
"Come hai detto che si chiama?"
"Eames."
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