Jan 17, 2011 12:58
Io e Miha eravamo compagni di stanza e, oltre l'età, le differenze tra noi due erano tante. Credo che ci siano volute quasi due settimane perché lui mi conoscesse un po' meglio. Dopo anni ci abbiamo scherzato su, lui mi diceva: «Piccolo, all'inizio ti tenevo in braccio come un poppante». Poi siamo entrati in maggiore confidenza e lui si rese conto che non ero proprio un ragazzino, che ero più maturo della mia età. Non di molto, però apparivo di qualche anno più grande. Mi diceva sempre: «Piccolo, stai attento a questo, loro fanno così, vivono così, non scherzare su questo o su quello». E' stato lui a farmi conoscere l'Italia e il calcio italiano: dovevo solo essere abbastanza sveglio per applicare ciò che mi diceva. Mi aiutò molto, davvero, nell'apprendere il modo di lavorare e di vivere nello Stivale. Mi aiutò anche quando Ana rimase incinta. Quando nacque Stefi, gli chiesi di fare da padrino a mio figlio e lui accettò con piacere. Lo stesso per Filip e Aleksandar. Io l'ho fatto per uno dei suoi figli, Dušan. Quindi ora siamo legati anche da questo. Abbiamo giocato insieme in Nazionale, poi nella Lazio, dove abbiamo vissuto tutte le vittorie e le sconfitte, poi all'Inter, con Mancini. Alla fine è stato anche il mio allenatore. E' una persona con un carattere fortissimo, di grande meticolosità, un perfezionista, un tipo incredibile: uomo particolare, allo stesso tempo delicato e sensibile, e lottatore, sempre. Guarda avanti e non teme nulla. Altri al posto suo avrebbero potuto deragliare. Lui no. Anche oggi, dodici anni più tardi, siamo in contatto. Una volta gli dissi: «Spero che un giorno sarai il mio allenatore, così potrò ripagarti in campo di tutto quello che hai fatto per me».
Fortissimamente Io, Dejan Stanković e Mirko Vrbica
...io non ce la posso fare. *occhi a cuore*
Ed eviterò di riportarvi il momento in cui si shippa indegnamente con Bobo Vieri, ecco. Comunque questa biografia è l'amore.
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