[La Torre Nera]Momenti

Sep 04, 2009 14:19


Titolo: Momenti
Fandom: La Torre Nera
Beta: ellepi
Warnings: slash
Rating: arancione
Note: scritta per l' Operazione TAM-SE difanfic_italia. Questo è quello che mi è uscito per il SE con i prompt qui di seguito segnati: mojito, bongalow, notte stellata, apnea, bagnino, crociera, party sulla spiaggia, discoteca, casinò, campeggio.
Disclaimer: è tutto di Stephen King, a me non appartiene nulla di nulla,sigh.


-Cristo, quanto vorrei un mojito, adesso.-

Roland lo guardò un attimo prima di riportare gli occhi sul corpo addormentato di Susannah accanto al fuoco. Seduto su un tronco abbattuto ravvivò il fuoco che li riscaldava, continuando a rimanere all’erta nella notte che li circondava.

-Non so cosa sia.- ammise senza neanche allontanare gli occhi dal fuoco.

Eddie, steso accanto a lui sul suo giaciglio, voltò il viso e sorrise mite.

-Lo immaginavo.- rispose alzandosi a sedere e poggiando le braccia sulle ginocchia piegate. Rimase un po’ così, con lo sguardo perso tra i suoi piedi e le braci che continuavano a bruciare, e poi lo alzò in cerca di quello del suo compagno. La sua voce riempì la calma notturna di spiegazioni che per Roland risultavano vuote e inconcludenti come quel termine che le aveva prodotte, ma sembrava quasi che Eddie avesse bisogno di dare spiegazioni inutili, di fare qualcosa e allora lui non lo interruppe.

Continuò invece a fissare il fuoco, quasi obbligandosi a farlo, mentre la sua mente seguitava a ragionare, accartocciarsi su sé stessa, rincorrendo una motivazione, una spiegazione, una qualunque cosa potesse dare un senso e una fine a tutto. Voltò gli occhi chiari su giovane straniero che la Torre Nera gli aveva posto sul cammino e lo osservò parlare, mentre lui si ostinava a combattere contro la voglia di zittirlo una volta per tutte e baciarlo, senza un vero motivo.

Ma non poteva, non doveva.
Susannah aveva il sonno del pistolero, si sarebbe svegliata.

La prima volta che lo baciò, Eddie stava blaterando di bungalow e boyscout e delle mille volte che da bambino aveva fatto escursioni come quelle. Roland non sapeva cosa fossero, e in quel momento non gliene fregava più di tanto.

L’unica cosa che gli interessava, l’unica che percepiva, che valeva la pena di essere sentita, erano le labbra screpolate dell’altro che si allineavano perfettamente alle proprie, del suo corpo giovane che si tendeva sotto di lui, schiacciato contro un albero.

Non gli interessava del sole che bruciava sulla pelle, della strada ancora da percorrere o degli otri da riempire di acqua. In quel momento non gli interessava neanche di Susannah che li aspettava all’accampamento o dei suoi ricordi di una vita passata troppo in fretta e con troppo dolore. Non gli importava neanche della Torre Nera, di Marten, che sapeva sarebbe tornato in un modo o nell’altro, o del ka.

L’unica cosa che gli interessava davvero era la sensazione della bocca di Eddie che si apriva sotto la sua, della lingua che lo cercava, del suo respiro rotto contro la pelle e delle sue mani ruvide che gli slacciavano la cintura e si infilavano dentro i pantaloni senza permesso.


Eddie Dean aveva sempre amato la notte.

Il cielo di notte era un agglomerato di puntini luminosi che lo aveva sempre affascinato e riempito lo stomaco di quel vuoto pieno di inquietudine adrenalinica. Lo aveva sempre fatto sentire più piccolo e insignificante di quanto già non avesse fatto sentire la sua vita.

Però aveva sempre adorato quel formicolio sotto la pelle che lo faceva rabbrividire con gli occhi che si muovevano quasi febbrili alla ricerca di qualcosa.

E in quel momento, in quella notte stellata, la sensazione si ripresentò come sempre in tutta la sua sublime inquietudine.

Si sentiva sopraffatto dalle sensazioni e guardava la volta celeste, incantato. Sospirava e socchiudeva gli occhi su quei puntini luminosi, unici spettatori di ciò che stava accadendo.

Roland lo schiacciava contro il loro giaciglio e lo baciava con ardore, accarezzandogli il corpo con una dolcezza che non gli avrebbe mai attribuito. Eppure era lì, sotto le mani callose, tra le labbra fresche che lo baciavano con passione, la sentiva avvolgerli a protezione. E forse era anche per quella dolcezza che quella sensazione non accennava a scemare.

Forse era per i baci di Roland che lui si sentiva così nudo da vergognarsene quasi.

Forse era perché con Roland tutto era diverso, solo perché era con Roland.


La prima volta che Eddie sparò fu anche la prima che impugnò una pistola. Rotolò nudo come un verme sul pavimento pieno di vetri rotti e sparò, d’istinto, perché doveva salvare il culo a sé stesso, Roland e pure Henry.

La seconda e la terza volta si susseguirono a distanza così ravvicinata da confondersi nei ricordi tumultuosi di quella maledetta notte nel covo di Balazar.

La prima volta, invece, che impugnò la sua pistola non se la sarebbe mai più dimenticata. Tirò indietro il cane e premette dolcemente sul grilletto, godendosi il suono agrodolce del tamburo che girava sull’asse. Un attimo prima che il proiettile fosse sputato fuori dalla canna da fuoco, Eddie sentì come un vuoto attorno a lui, come se l’intero mondo fosse fermo, in apnea, in attesa.

La realtà riprese corpo attorno a lui nell’istante in cui sentì la mano ferma di Roland battergli sulla spalla e lui si voltò sorridente. Nell’esatto momento in cui incontrò l’espressione orgogliosa del pistolero, quel bersaglio centrato acquistò tutt’altro significato per lui.

Perché per Roland avrebbe fatto qualunque cosa se avesse continuato a sorridergli così. Perché la consapevolezza di dover venire sacrificato diventava più semplice da sopportare se era per quel sorriso.

Perché Eddie avrebbe davvero dato la vita per continuare a vederlo sorridergli così.


-Bagnino?-chiese Roland, guardandolo interrogativo con un sopracciglio inarcato, mentre deglutiva il pezzo di crostaceo abbrustolito sul fuoco.

-Sì, controllava che nessuno affogasse o robe così.- spiegò Eddie addentando la cena e agitando il bastoncino di legno su cui erano infilzati i tocchetti di aramostra. Rise e gettò la testa indietro, il boccone ancora tra i denti per essere maciullato e inghiottito, facendo ridere di rimando Susannah, accanto a loro.

-Dio, dev’essere stata la mia prima cotta. Scappavo da Henry ogni volta che lui mi sorrideva dal bordo della piscina pubblica.- continuò a ridere e raccontare Eddie, gli occhi fissi sulle fiamme che ardevano tra loro tre, neanche ci vedesse proiettato dentro il suo passato.

Roland non sapeva nulla di questo bagnino o di queste piscine pubbliche, sapeva poco anche su Henry a dirla tutta, ma in quel momento l’unica cosa che pensò fu quella con cui rispose e che gli fece guadagnare un’occhiata curiosa da parte della donna di colore con loro.

-Eri un bambino.- disse solo e lo disse con una voce impastata che non aveva senso di esistere se non per cercare di zittire il gorgoglio di gelosia natogli in petto che lo faceva sentire incredibilmente stupido.


A volte Eddie aveva come la sensazione di essere in vacanza: esplorazioni paesaggistiche durante tutto il giorno, che il sole picchiasse forte o la pioggia battesse incessante, e la sera menù fisso per tenere i costi bassi. Proprio come in una crociera, solo che in quella non dormivi all’addiaccio e non dovevi procurarti il cibo cacciando animali selvaggi, a volte anche pericolosi. In quella c’erano sempre una cena abbondante e un letto caldo pronto ad aspettarti.

Lì, invece, nella realtà, nella sua vera vita, per quanto assurda potesse sembrare, la sera si cibava di carne di cervo abbattuto a colpi di pistola e squarciato da un coltellaccio da cacciatore, e la notte crollava esausto vicino al fuoco, troppo stanco a volte anche per quelle seghe mezze ringhiate nel collo e nelle labbra di Roland. Semplicemente chiudeva gli occhi e sospirava stancamente, avvolgendosi nella coperta e addormentandosi poco dopo.

Roland restava sveglio ancora un po’, osservava i suoi compagni di viaggio dormire, ravvivava il fuoco e poi si stendeva accanto a lui. Gli faceva passare la braccia attorno alla vita e se lo stringeva contro, appoggiandogli la fronte nell’incavo del collo e sospirando soddisfatto.

Eddie, nel sonno, sorrideva ogni notte.


Susannah gettò la testa indietro e rise, allegra. Eddie sbuffò una risata e continuò a spingere la sedia a rotelle, mentre lei continuava a guidarlo sul terriccio che lentamente prendeva il posto della sabbia.

-Davvero, io dico che dovremmo farlo!- riprese Eddie, guadagnandosi un’occhiata dubbiosa da parte di Roland che li seguiva.

-Ci aiuterebbe ad esorcizzare tutto l’accaduto.- si difese il newyorkese, continuando a spingere la sedia a rotelle con fatica.

-Ma cosa sarebbe?- si convinse a chiedere, alla fine, il pistolero.

-Beh, un party sulla spiaggia è una festa! Si accende un fuoco, si mangia, si beve...-

-Lo facciamo ogni sera.-

-... si canta...-

-Si fa sesso attorno al fuoco...- si intromise Susannah con un tono malizioso, voltandosi e regalando un’occhiata consapevole ad entrambi. E le rotelle sbandarono appena.


Fu mentre Eddie blaterava di una cosa chiamata discoteca, di luci psichelediche e stroboscochipe che lui si rese conto un una cosa essenziale: lo amava.

Lo amava tanto quanto aveva amato Jake, anche se in modo del tutto diverso, e come aveva amato Cuthbert, prima come fratello, poi come pistolero e infine come amante. Gli assomigliava anche tanto, quasi ne fosse una reincarnazione.

Lo amava quando faceva l’ironico per nascondere la paura, quando gli teneva testa e scavava nel suo cuore mostrandogli senza paura o pentimenti i suoi timori e le sue mille pecche.

Lo amava e si rendeva conto che avrebbe dovuto sacrificarlo, come aveva dovuto fare con Jake. Eddie sarebbe dovuto morire, proprio come Cuthbert, a cui assomigliava ogni giorno di più.

In effetti, era lo stesso destino che colpiva chiunque amasse, o semplicemente gli passasse vicino.

E lui semplicemente chinava il capo e continuava ad andare avanti.

Per la Torre Nera.

Tutto per quella maledetta Torre.


Quando la tensione dell’orgasmo lo abbandonò, Roland rotolò di lato con il fiato corto e il corpo sudato. Eddie ansimò in cerca di ossigeno, gli occhi chiusi e il braccio gettatovi sopra. Sentiva la testa vuota e leggera, una sensazione che solo un’altra cosa gli aveva donato: la cocaina.

Per un attimo gli venne da ridere all’idea di essersi portato in spalla quella bella scimmia pesante quando gli stessi effetti benefici, quelli che lo facevano ritornare da lei ogni maledetta volta, poteva averli con una bella scopata.

Con la differenza che questa ultima era salutare e decisamente meno dispendiosa, soprattutto per un giovane e affascinante uomo come lui.

Si umettò le labbra un paio di volte, prendendo dei respiri profondi per calmare il galoppo impazzito del suo cuore, prima di passare il braccio dietro la testa e voltare gli occhi sull’altro.

Roland era poggiato con la schiena al tronco dell’albero dietro di lui e si stava arrotolando uno delle sue sigarette con quel poco tabacco che gli era rimasto.

Eddie lo osservò per lungo tempo e sorrise. E poi rise, gli occhi chiusi e il capo gettato indietro, mentre il corpo veniva scosso dai singulti.

Il pistolero lo guardò interrogativo, accendendosi la sigaretta artigianale, e lui rise di nuovo, forte.

-Mi sento come se avessi vinto il jackpot al casinò!-


Osservava i nuvoloni carichi d’acqua, Eddie di New York. Aveva gli occhi fissi su quei grandi agglomerati di pioggia e sorrideva. A dispetto di tutto lui sorrideva.

Avevano trovato un riparo di fortuna, piccolo e scomodo, incastonato nella montagna che lentamente stavano scalando, dopo un’intera giornata passata ad arrancare sulla Via del Vettore.

Avevano trovato quel riparo di fortuna quasi per caso.

L’aria ormai era fredda e pungente, ma lui pareva non farci caso.

Roland si sedette accanto, la mano già nel taschino del tabacco, e lo osservò, silenzioso. Lui alzò ancora di più il naso verso i goccioloni pianti dal cielo e sorrise nostalgico.

-Pioveva sempre quando io e Hanry andavamo in campeggio.-

Roland semplicemente si appoggiò spalla contro spalla e fumò silenziosamente, lasciando che la mente del suo compagno vagasse dove più desiderava, ma ricordandogli, con quel contatto che lui era lì, come un’ancora.

Non parlò, Roland il pistolero, e non rispose se non con sbuffi di fumo che uscivano sottili dalle sue labbra e si perdevano nella pioggia torrenziale che si stava abbattendo su quella terra.

Eddie però, sorrise lo stesso, un po’ perso nei ricordi della sua infanzia, ma grato che Roland fosse lì a riportarlo su dai sensi di colpa che ancora gli appestavano il cuore.

world: la torre nera, fanfiction, challenge: operazione tam-se, slash, pairing: roland/eddie

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