Titolo: Il primo Ferragosto al Nido
Fandom: Originale
Beta:
ellepiWarning: slash con qualche accenno di sesso
Rating: arancione (per scrupolo, và)
Note: scritta per l'
Operazione TAM-SE di
fanfic_italia. Questo è quello che mi è uscito con gli undici prompt del TAM, qui di seguito seeganti come da me usati: auto in panne, sabbia, cappello di paglia, scottatura, ciabatte, formiche, boa, fuochi d'artificio, macchia di sugo, grigliata familiare, terme.
Disclaimer: 'Oh, capitano, mio capitano' ovviamente non è mia, ma bensì tratta da L'attimo fuggente. Nonostante tutto, solo una persona capirà il perché di questa mia citazione, ma va benissimo così!
Il resto è tutto mio!<3 O meglio, è tutto mio e di
ellepi ;) Per capirne di più andate
qui.
(13 Agosto. Ore 10.30)
Daniel sbatte la portiera con uno sbuffo.
-Io dico che qualcuno ci ha secciato.-
Ephram lo segue, guardandolo con occhio dubbioso.
-Secciato?- chiede con le labbra stirate in una linea divertita. Daniel sbuffa di nuovo e alza gli occhi al cielo, mentre entrambi raggiungono il portabagagli e cominciano a svuotarlo delle borse.
-Portato sfiga.- brontola in chiarimento, cominciando a guardarsi intorno in cerca della loro meta. Ephram lo spintona e gli fa cenno con la testa di seguirlo su per una stradicciola sabbiosa, fino a superare la duna di sabbia che limitava loro la vista.
-Avanti, pensaci! La sveglia che non suona, la caffettiera che esplode, l’auto in panne. Qualcuno non è felice di quest’eredità!-
Quando se la lasciano alle spalle, Daniel allarga gli occhi sorpreso e osserva la casetta sul mare e la piccola spiaggia privata che l’attornia.
-Ora ne sono convinto.- riprende più deciso -Anzi, ti dico anche chi! Eros!-
Ephram sgrana gli occhi e scoppia a ridere, voltandosi a guardarlo mentre entrambi arrancano pieni di valige e buste ed entrando finalmente nella casa, piccola e accogliente.
-Eros? Ma sarai scemo? Ma se neanche lo conosceva zio Lulù! Non erano neanche imparentati!-
-Tsk!- fa Daniel posando le borse nell’ingresso microscopico e venendo subito imitato da suo ragazzo. Questi ha appena il tempo di chiudere la porta alle sue spalle prima di essere assalito dall’altro e schiacciato contro il muro accanto alla porta.
-Meglio per noi allora, non credi?-
Ephram pensa che sì, è davvero molto meglio. E lo sarà ancora di più se Daniel la smette di giocare e si decide finalmente a baciarlo come si deve, per cominciare.
(13 Agosto. Ore 12.15)
Appena mette un piede fuori dalla veranda, Ephram sente il calore bollente che lentamente risale dalla sabbia e lo investe completamente.
Il sole, abbacinante, gli ferisce gli occhi con la sua intensità e lui deve proteggerseli con una mano, mentre con l’altra si tiene stretto il suo telo da mare.
Arranca qualche passo, sentendo i piedi affondare nella morbidezza della sabbia candida, e strizza gli occhi per abituarli al cambio di luce. Solo quando finalmente riesce ad abbassare la mano ed a mettere a fuoco ciò che c’è in torno a lui, nota l’altro.
Daniel è sul bagnasciuga, intento a stendere il suo telo da mare e a stendersi sopra, ed Ephram sorride godendosi la visione gloriosa del suo corpo nudo e baciato dal sole.
È raro vederlo praticare il nudismo e, in effetti, le poche volte che è riuscito a trascinarlo in una di quelle spiagge si possono contare sulle punte delle dita, e non sempre sono finite senza un litigio.
È per questo che, in quel momento, Ephram ringrazia zio Lulù di aver pensato a loro e di avergli donato quel piccolo angolo di paradiso dove poter essere quello che sono senza doversi preoccupare di chi guarda e non approva.
Con il sorriso ancora più marcato, Ephram avanza in direzione del suo uomo e finalmente si rende conto che Daniel non è completamente nudo...
(13 Agosto. Ore 12.17)
-Che diavolo è quello?-
La voce divertita di Ephram lo fa voltare e lui si ritrova faccia a faccia con un ghigno formato famiglia sul bel viso del suo ragazzo.
-Quello cosa?-
-Quello!-
Ephram indica la sua testa, avvicinandosi a lui. Daniel alza gli occhi in cerca di quel qualcosa mentre le mani fanno altrettanto e incontrano la consistenza pagliareccia del suo copricapo.
-Ah! E’ il mio cappello di paglia!- dice con voce allegra, riprendendo a stendere il telo da mare accanto al suo ragazzo, già stesso e intento a guardarlo divertito.
-E posso sapere perché esattamente ce l’hai?- gli chiede, sempre con quel divertimento malcelato nella voce e nei lineamenti del viso.
Daniel si volta supino, gli avambracci a sostenerlo, e lo guarda.
In realtà ad Ephram sembra tanto che lo stia mangiando con gli occhi, quanta è l’intensità di quello sguardo, e non può fare altro che sorridere e stendersi ancora un po’ all’indietro, lasciando che il guizzare dei suoi muscoli catturi l’attenzione del suo ragazzo.
Sapeva che prendere il sole nudi su quella spiaggia avrebbe portato del buono.
Daniel continua ad osservarlo affamato e si allunga su di lui, un sorrisino predatore sulle labbra.
-Sono un capitano. Sono sbarcato qui per fare provviste, ma la mia Going Marry mi aspetta all’insenatura qui accanto. Ho solo questa notte da dedicarti, bel sirenetto.-
Ephram scoppia a ridere e gli cinge le braccia al collo e le gambe ai fianchi sospirando un sentitissimo:
-Oh, capitano, mio capitano!-
(13 Agosto. Ore 21.47)
-Mmmh...- brontola Daniel -Fa piano.-
-Più piano di così dovrò fermarmi.-
-Mmmhhhnooh.- biascica, ormai quasi addormentato. Un buffetto in testa gli fa riaprire gli occhi e lamentarsi di nuovo, questa volta per il dolore.
-Non ti addormentare.- lo ammonisce Ephram continuando a passare le mani sulla sua schiena per stendere per bene la crema idratante su tutta la scottatura della schiena.
-Mmmhh non sto dormendo...- mugola nel cuscino e poi geme sottile quando la pressione dei polpastrelli sulla pelle calda si fa più decisa -Piano!- pigola, stringendo le lenzuola nei pugni e sobbalzando.
-Scusa!- risponde Ephram, mordendosi il labbro inferiore e assottigliando gli occhi, come se questo potesse aiutarlo a fare più attenzione e non fargli più male.
Daniel torna a rilassarsi sotto le sue dita esperte e a gorgogliare di piacere e sonno.
-Non avresti dovuto strafare.-
La voce del suo uomo, intento a prendersi cura di lui, lo richiama dal torpore e lui mugola di nuovo.
-Ma eri così bello... non ho resistito.-
Ephram ride e si china a dargli un bacio sui capelli prima di tornare a spalmare la crema rinfrescante.
-Ma ti sei preso un’insolazione e scottato la schiena. Potevamo anche tornarcene dentro, certo non ti avrei rifiutato.-
Daniel sbuffa e brontola un -Sono abbastanza uomo da non farmi fermare dal sole per fare l’amore all’aria aperta con il mio uomo!- che fa ridere Ephram e gli fa abbandonare la sua opera di bene, facendolo rotolare di lato. Daniel sbuffa di nuovo e si salta addosso, il suo orgoglio che cerca vendetta e il suo corpo che cerca quello di Ephram, di nuovo.
(14 Agosto. Ore 8.32)
Una delle prime cose che impara di Daniel è la sua incapacità a ragionare prima del suo primo caffé mattutino. Sin dal primo, turbolento risveglio condiviso, si è reso conto del suo modo lento e rintronato di muoversi per casa. O meglio dire, arrancare fino alla cucina, in cerca della sua droga personale.
Si è innamorato di quel suo modo tanto tenero e indifeso di svegliarsi la mattina, così come si è innamorato di ogni sua piccola mania, da quella del caffé a la sua avversione per le ciabatte.
Ricorda le mille volte in cui lo ha visto aggirarsi per casa a piedi nudi, assonnato e strofinandosi gli occhi, senza guardare esattamente dove andare. E ricorda anche tutte le imprecazioni a cui si è sempre lasciato andare ogni qual volta che picchiava contro qualunque mobile in cui incappava alla sua ricerca del caffé.
Eppure non è una semplice abitudine da risveglio.
È che Daniel proprio non le sopporta le ciabatte, che sia estate o inverno. Lui preferisce sempre andarsene in giro a piedi nudi, o con i calzini, ma senza né scarpe né ciabatte.
È per questo che Ephram non si sorprende quando, completamente nudo se non per il telo da spiaggia ripiegato sulla spalla, nota le ciabatte di Daniel abbandonate accanto al divano. Si china e le raccoglie, prima di uscire dalla veranda e raggiungerlo nella spiaggia privata.
Il sole rende ardente quella sabbia bianca e lui non vuole assolutamente che il suo Daniel si ustioni le piante dei piedi per la sua stupida guerra contro quei calzari.
(14 Agosto. Ore 13.11)
La forchetta di Daniel rimane ferma a mezz’aria davanti alla sua bocca socchiusa per così tanto tempo che Ephram comincia a controllare se non ci sia qualcosa che non vada nel suo ragazzo.
-Dan?- prova a chiamarlo piano, per non farlo sobbalzare nel caso sia semplicemente soprapensiero. Ma quello risponde con un mugolio e non si muove, gli occhi fissi alle sue spalle. Ephram si gira in cerca di quello che distrae così tanto il suo uomo, ma non trova nulla fuori posto.
-Dan, si può sapere cosa stai guardando?-
-Formiche.- risponde finalmente lui, posando la forchetta piena di riso all’insalata nel piatto e alzandosi dal proprio posto. Ephram lo segue in un lampo, cominciando a sondare la parete alle sue spalle in cerca delle inquiline indesiderate.
-Formiche? Come formiche! E da dove sono entrate?-
Dal quel momento in poi è cominciata la caccia alle inquiline indesiderate, protrattasi fino al tramonto, quando stanchi e stremati hanno abbandonato scopa e spray per gettarsi sul divano e rimanere così, fermi e immobili, a fingere che tutto vada bene.
Un attimo dopo sono fuori, a correre sulla sabbia bollente, rincorrendosi per gioco e spintonandosi, spogliandosi l’un l’altro e tuffandosi tra le onde per rinfrescarsi.
(14 Agosto. Ore 16.21)
-Daniel?-
-Sono qui!-
La voce dell’altro lo raggiunge dal soppalco mentre lui passa accanto alla scala a pioli alla sua ricerca.
-Che stai facendo?- gli chiede, issandosi nella botola e fissando il suo uomo seduto a gambe incrociate completamente circondato dai loro giocattoli. Si alza in piedi e in poche falcate lo raggiunge, sedendosi sulla sponda del letto e fissandolo, in attesa di risposta.
Ma quello si limita a scrollare le spalle e fargli un sorrisino malizioso, continuando a spostare lo sguardo su tutto quello che hanno accumulato in tanti anni di vita di coppia.
-E’ che mi sono sempre chiesto quanta roba effettivamente avevamo.- spiega Daniel alla fine, mentre passa il palmo della mano su un boa di struzzo, sentendo i brividi del solletico percorrergli il braccio e tuffarsi poi a capofitto nel suo bassoventre una volta superata la spalla.
Ephram ridacchia, ma negli occhi Daniel può leggerci senza problemi l’eccitazione che comincia a farsi strada in lui, e non può che compiacersene.
-Hai deciso che è tempo di fare un inventario?- lo prende in giro Ephram, e Daniel non fa altro che sorridere e continuare a passare la mano su quella ricca collezione di falli di gomma, palline anali e giochini più o meno innocui.
-Beh- risponde lui, allungandosi vero il corpo del suo compagno con un sorriso ferino dipinto in viso -Non sarebbe una cattiva idea, sai?-
Ephram lo lascia accomodare a cavalcioni su di lui senza opporre la minima resistenza ed anzi, aiutandolo con le mani sui fianchi a trovare la posizione più comoda.
-Allora forse sarebbe meglio controllare che tutto funzioni alla perfezione, non ti pare?- suggerisce lui con un tono allusivo che fa scivolare un brivido caldo per tutta la schiena di Daniel, che sorride e gli allaccia le braccia dietro il collo, soffiandogli sulle labbra:
-Mi hai proprio letto nel pensiero.-
(15 Agosto. Ore 00.04)
Il primo scoppio li sorprende e li fa sussultare.
Avevano cenato leggero, giocando più ad imboccarsi l’un l’altro che a nutrirsi per davvero, e subito dopo aver riposto il tutto, si erano accomodati sul divano davanti la vetrata.
Daniel si era accoccolato contro il bracciolo del divano e si era tirato Ephram tra le gambe per un abbraccio scomodo, ma necessario, come lo erano tutti quelli che si scambiavano.
Avevano giocato un po’ alla lotta per sistemarsi comodamente l’uno sull’altro e avevano riso della quiete familiare della loro vita.
Dovevano essersi addormentati poco dopo, senza neanche rendersene conto, rilassati com’erano, senza accorgersi del tempo che passava e della notte che segnava il cambio del giorno, fino a quando nel cielo puntinato di stelle, non era esploso un fiore colorato.
Daniel alza la testa di scatto fissando i fuochi d’artificio che si susseguono in un gioco di luci che illumina tutto il mare e la spiaggia. Ephram sospira e si stringe di più nell’abbraccio del suo uomo socchiudendo gli occhi e ascoltando il battito quieto del suo cuore.
I fuochi d’artificio continuano ad alternarsi, disegnando mille giochi di luci ed ombre sui loro visi, sui loro corpi avvinghiati su quel divano. E’ una visione che toglie il fiato e tranquillizza, se mai una cosa del genere sia possibile, e Daniel ne rimane affascinato, almeno fino a quando non incontra gli occhi del suo amore.
In quel momento il resto del mondo fuori da quella vetrata scompare e rimangono solo lui, Ephram e le loro labbra che si sfiorano fino a combaciare in modo perfetto.
(15 Agosto. Ore 11.09)
-Porca puttana!-
Ephram si è svegliato da qualche minuto quando lo sente imprecare con tanto vigore. È sceso dalla scaletta a pioli che conduce alla loro camera da letto e si sporge con la testa nella piccola cucina.
-Qualche problema?-
Daniel gli rivolge uno sguardo imbronciato continuando a succhiarsi il dito, l’altra mano ancora stretta attorno al mestolo e il grembiule attorno alla vita ornato da una vistosa macchia di sugo, mentre la pentola continua a borbottare davanti a lui, sul fornello. Ephram si avvicina osservandolo, gli sfila il dito di bocca e glielo controlla.
-Che ti sei fatto?-
-Mi sono bruciato.- brontola con la sua migliore voce strappacoccole che gli fa guadagnare un bacio sul polpastrello rosso e un sorriso dolce.
-Passata la bua?-
-Mh.- dice lui, stringendosi ancora un po’ al suo compagno -Magari con un altro si leva anche il rossore.-
Ephram ridacchia divertito e posa un nuovo bacio sulla parte offesa, e poi un altro e un altro ancora, facendo sospirare Daniel, che gli stringe la mano occupata dal mestolo dietro la schiena.
-Ma cosa stavi facendo?- gli chiede, ricambiando quel mezzo abbraccio e posandogli il mento sulla spalla. Allunga lo sguardo nella pentola e osserva il sugo ribollire pigro sul fuoco basso.
-Il ragù. Oggi è domenica, quindi si mangia ragù, come nelle migliori tradizioni familiari!-
Ephram si scosta appena da lui e lo guarda sorpreso per un momento, prima di chinarsi e baciarlo con dolcezza e amore. È per questi piccoli gesti che ama Daniel con tanto ardore, perché qualunque cosa faccia fa sempre in modo di fargli sentire il calore della loro famiglia.
(15 Agosto. Ore 18.54)
La spiaggia privata è piena di risa e schiamazzi, illuminata dal rosso del sole al tramonto, che colora di nuove sfumature qualunque cosa sfiora.
Leone guarda affascinato suo padre rigirare le salsicce e le costolette di maiale sulla brace e Nora, qualche metro più in là, raccoglie conchiglie, seguita dallo sguardo attento di Luci che ancora non si fida tanto delle gambette ciocciotte della sua bambina.
Daniel rimane per un attimo così, fermo ad osservare quello squarcio della anche sua, ormai, famiglia allargata.
Li hanno raggiunti quella mattina, verso pranzo, mentre lui era intento a litigare con il ragù ed Ephram si affaccendava per togliere di mezzo qualunque cosa possa essere pericoloso per tre bambini di massimo tre anni o imbarazzante per loro due se finisse nelle mani dei sopracitati bambini.
Hanno pranzato sulla spiaggia per la tradizionale grigliata familiare, con la brezza marina che aiutava a sopportare il calore del sole, trascorrendo una giornata all’insegna del divertimento e della famiglia, mangiando e giocando con i bambini, facendoli ridere fino alle lacrime.
Daniel abbassa gli occhi quando sente una risata cristallina e il peso di un corpo morbido contro le gambe, incontrando gli occhi grandi di Nora e il suo sorriso infantile. Lui le regala una carezzina tra i codini castani e la prende in braccio con una mezza giravolta che la fa ridacchiare felice. Luci, a due passi da loro sorride e si sporge per riprendere la piccola che a quanto pare si è già interessata ad altro e sbraccia per scende a terra.
-Hai visto Ephram?- le chiede, mentre lei è intenta a non perdere di vista la sua secondogenita.
-E’ dentro a fare il suo dovere di padrino.- risponde lei, lasciandolo lì con un sorriso, prima di correre verso Leone che sta cercando di prendere sua sorella in braccio un po’ troppo vicino al fuoco.
Daniel ridacchia un po’ e finalmente si decide a rientrare in cerca dei due fuggiaschi.
Li trova nella camera da letto, seguendo il suono basso dello stereo che manda un ritmo calmo e cadenzato.
Ephram è lì che ondeggia a tempo di musica, e Billy, afflosciato tra le sue braccia che succhia il suo ciucciotto e si stringe con le braccine al suo collo, gli occhietti che si chiudono ad ogni nuovo dondolio.
Daniel si ferma a metà scaletta e li contempla, innamorato, e pensa che, forse, è arrivato il tempo anche per loro di costruirsi la loro famiglia.
(15 Agosto. Ore 23.59)
La villetta è immersa nel silenzioso buio notturno.
Daniel si muove appena nel divano letto, per cercare di non svegliare il suo compagno su cui si sistema per trovare sonno. Ma la stanchezza è tanta, il corpo gli fa talmente male e il cervello non intende spegnersi, così lui si ritrova assonnato, stanco e distrutto dalla giornata tremendamente intensa e con l’impossibilità di chiudere gli occhi e abbandonarsi al rilassante torpore del sonno ristoratore.
Sospira piano e si muove ancora un po’ per riuscire a dare un bacio sul petto nudo dell’uomo che gli fa da cuscino.
Ephram fa un respiro profondo e infila una mano tra i suoi capelli per accarezzarlo, aprendo gli occhi, assonnato.
-Ehi, non riesci a dormire?-
Daniel gli sorride mesto e si struscia contro la mano in cerca di coccole.
-Sono troppo stanco per dormire.- ammette e poi continua con una smorfia -E non sono abituato a questo lettino.-
Ephram ridacchia e si volta di lato, rinforzando il loro abbraccio e poggiando la fronte contro la sua.
-Beh, non potevamo certo far dormire Paco, Luci e i bambini qui. Una piazza e mezzo e piccola per loro, sono in cinque!-
Daniel brontola ma non ribatte, anche perché non avrebbe mai permesso che i loro ospiti dormissero scomodi, ma un po’ di scena per far ridere il suo compagno ci sta bene.
Rotola sulla schiena sempre tenendo le braccia strette attorno alla vita dell’altro e se lo porta sopra di lui, cercando le sue labbra per un bacio morbido.
Gliele sfiora soltanto, godendosi il sorriso che le stira e i respiri che si scambiano l’un l’altro, continuando a guardarsi negli occhi, socchiudendoli nei sorrisi che si scambiano.
-Il prossimo fine settimana, però- sussurra Daniel sulle labbra di Ephram -Ce ne andiamo alle terme per riprenderci dalla stanchezza di questi tre giorni.- che lo fa scoppiare a ridere e gli fa nascondere la testa nel suo collo per non svegliare gli inquilini del soppalco e far brontolare il padre di famiglia sull’incapacità dei suoi amici a fare le proprie cose in silenzio.