[Supernatural] Just the end of the world

Dec 21, 2012 14:58

Titolo: Just the end of the world
Autore: koorime_yu
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel, comparsata di Sam
Rating: Nc17
Charapter: 1/1
Beta: Chuck U_U
Words: 3404 (fiumidiparole)
Genere: erotico
Warning: slash, scena di sesso descrittava
Summary: È la fine del mondo e Castiel vuole che Dean mantenga la sua promessa.
Note: Scritta per hikaruryu, che mi chiede da tanto tempo di scriverle una top!Dean (che non è proprio nelle mie corde e si vede). Partecipa alla Maritombola di maridichallenge sul prompt 34 “liscio/ruvido”.

DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Castiel, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Dean, no *sigh*

Dean non aveva mai creduto nella fine del mondo - non in quella pubblicizzata in lungo e in largo a causa di uno stupido calendario vecchio di migliaia di anni. L’unica a cui aveva dovuto credere era stata evitata grazie al sacrificio estremo di Sam, e solo perché ci si era ritrovato nel mezzo, pedina in una scacchiera che non aveva mai creduto esistesse.
Quindi, no, Dean Winchester non credeva in quelle stronzate cosmologiche che venivano spacciate per profezie. Eppure, dopo un minuto di quello che, a detta dei tanti, sarebbe stato l’ultimo giorno, pensò che forse avrebbe dovuto ricredersi.
E ancora una volta era tutta colpa di Castiel e della sua capacità di comparire e dire la cosa sbagliata nel modo più sbagliato che potesse esistere:
«La fine del vostro mondo è ormai giunta. È tempo di prendere la mia verginità, Dean».
Sam si schiarì la voce e il suono sembrò quasi echeggiare nel silenzio inumano calato nella camera di motel.
«Credo sia il caso che vi lasci da soli» biascicò prima di afferrare le chiavi e volatilizzarsi - letteralmente, dimenticandosi perfino di chiudere la porta - dalla stanza. Un attimo dopo, Dean sentì la sua bambina rombare e Back in Black sfumare mentre sua fratello scappava. Lo sentì, perché, nonostante la porta spalancata, i suoi occhi rimasero fissi sull’angelo che era arrivato e aveva annunciato con pacata calma la fine del mondo. E il suo doversi prendere una verginità. La verginità di un angelo.
Aprì la bocca, la richiuse, stornò con gli occhi sul calendario che segnava 21 dicembre.
«Puoi... ripetere?» si decise infine a chiedere, tornando sulla figura sgualcita di Castiel.
Questi si agitò appena sul posto - era nervoso? Lui? - e stirò le labbra.
«Mi avevi fatto una promessa, che non sarei morto vergine, non finché fossi rimasto tu in vita» fece un passo in avanti, scandendo piano le parole. «È tempo che tu mantenga la parola data».
Dean, in riflesso, ne fece uno indietro, andando a cozzare contro il bordo del materasso e appoggiandosi con una mano per non perdere l’equilibrio.
«Okay, fermo là» disse, puntandogli un dito contro. «Non so cosa diamine ti sei messo in testa, ma non era questo quello che intendevo quando ho detto... no, okay, Cas? No!»
«Avevi detto che non--»
«Lo so cos’avevo detto!»
«Oggi è l’ultimo giorno del vostro mondo, Dean».
Dean aprì la bocca per ribattere, ma la risposta gli rimase impigliata in gola; sbatté le palpebre, preso in contropiede.
«Davvero?» chiese, con una punta - quasi impercettibile - di isteria nella voce.
Castiel tentennò - di nuovo - e poi annuì.
Wow, pensò Dean. Wow, è davvero la fine del mondo.
«Wow, cavolo» disse, sedendosi sul letto. Si passò distrattamente una mano sul collo, pensando a tutto quello che avevano passato, alla maledizione che aveva colpito la loro famiglia a causa di Occhi Gialli, l’Inferno, l’Apocalisse e poi quella specie di guerra civile su ai Piani Alti. A che diavolo erano serviti i loro sforzi se poi, alla fine, il mondo sarebbe comunque finito?
«Dean?»
La voce di Castiel lo richiamò dai suoi pensieri, facendogli alzare lo sguardo sul viso ora più vicino dell’angelo. Era in piedi di fronte a lui, l’espressione carica di preoccupazione, e Dean forzò un sorriso.
«Immagino di doverti una prima volta, allora».
Vide l’incertezza insinuarsi negli occhi dell’amico e allargò il suo sorriso - anche se gli sembrava più una smorfia senza sentimento che altro.
«Va tutto bene, Cas» lo rassicurò, alzandosi in piedi, «dopotutto, quale modo migliore di passare l’ultimo giorno del mondo se non facendo sesso?»
«Dovresti passarlo con Sam. Siete fratelli e--»
«Io e Sam abbiamo passato fin troppo tempo insieme in questi ultimi anni, credimi» lo interruppe con una smorfia. «Se è davvero l’ultimo giorno, voglio passarlo come dico io» continuò, posandogli una mano sulla spalla, quasi in consolazione. Ci pensò un attimo, poi specificò: «Certo, nei miei sogni di solito c’erano tre bombe sexy a farmi compagnia, ma... anche così andrà bene».
Castiel lo guardò con incertezza e pentimento e lui strinse la presa sulla sua spalla prima che potesse arretrare - era così chiaro che volesse farlo da essere esilarante. Tutto quello era cominciato a causa sua e ora voleva ritirarsi? Dean non gliel’avrebbe permesso.
«Andiamo, Cas, vuoi scappare» gli chiese, facendo mezzo passo verso di lui. L’angelo aprì la bocca per parlare, ma quando lo vide avvicinarsi ancora, la richiuse, trattenendo il respiro. Per un attimo Dean pensò che l’avrebbe visto cadere a terra come un sacco di patate, poi si diede dell’idiota, perché tendeva sempre a dimenticare che sotto l’aria da verginello sfigato si nascondeva un angelo ultrasecolare che avrebbe potuto farlo a pezzi con uno schiocco di dita. Il pensiero seguente fu che la non necessità di respirare sarebbe stata vantaggiosa durante i baci - giusto, i baci. Doveva baciarlo? Immaginò di sì, dopotutto anche quello faceva parte di una prima volta, no?
Okay. Okay, Dean, ce la puoi fare.
Con un po’ di incertezza, risalì la spalla in una lenta carezza fino al collo, che massaggiò forse in modo più impacciato di quanto avrebbe voluto. Sentì l’intero corpo di Castiel irrigidirsi a quel contatto e premette con più decisione, muovendo le dita in circolo per scioglierne i muscoli tesi.
Va tutto bene, avrebbe voluto dirgli, ma improvvisamente aveva la bocca secca e la lingua incredibilmente pesante.
Fece un altro mezzo passo e sentì le ali del trench sfiorargli appena la maglia e le ginocchia - che erano diventate molli nel giro di pochi istanti. Che diavolo, era emozionato e cominciava a sentire il peso della responsabilità trasformargli lo stomaco in un macigno.
«Sicuro di non preferire una bella biondina? O una mora? Personalmente, adoro le rosse, ma sono sicuro che in città ne potremmo trovare una perfetta per te» disse, incapace di trattenersi, perché... davvero? Cas voleva lui? Perché?
«Preferirei non cambiare» rispose l’angelo. «Se per te non è un problema» aggiunse dopo un attimo, occhieggiandolo.
«Okay» disse, con un sospiro, continuando a massaggiarlo, «così, rilassati». Gli appoggiò l’altra mano sul fianco e lo tirò gentilmente verso di sé, facendo aderire i loro corpi dal petto al ventre - e il suo pene si contrasse interessato per la sensazione decisamente nuova e atipica. Era strano e c’era un angolo della sua mente che urlava che quello non era normale, che avrebbe dovuto rimettere spazio tra loro e spiegare a Castiel che no, non era possibile, che gli avrebbe trovato una donna perfetta, ma nonostante tutto non si mosse, non in quella direzione, almeno. «Cominciamo con qualcosa di familiare, okay?» disse, infatti, infilandogli le dita tra i capelli sulla nuca e chinandosi appena su di lui. Castiel aveva gli occhi spalancati e le labbra socchiuse, da cui però non usciva un solo respiro, e Dean si leccò di riflesso le sue, quasi ipnotizzato.
Era strano trovarsi in quella situazione, a un soffio da quello che ormai era a tutti gli effetti il suo migliore amico, pronto a baciarlo e insegnargli le gioie del sesso. Si chiese se l’avrebbe mai fatto per qualcun altro, se, nella stessa situazione - fine del mondo imminente e nessun modo per evitarla - avrebbe accettato di essere il primo per chiunque altro. Il no in risposta gli risalì istintivamente in testa, prima ancora che finisse di formulare il pensiero.
No, perché quello tra le sue braccia non era chiunque, perché non era solo il suo migliore amico - anche Sam, nonostante i litigi, era il suo migliore amico; anzi, Sam era anche di più, ma non credeva sarebbe mai riuscito a fare una cosa del genere per lui e non perché fossero fratelli - ma perché quello che lo guardava ad occhi sgranati, terrorizzato e allo stesso tempo eccitato e pronto a fare qualunque cosa, era Cas, lo stesso Cas che aveva allungato una mano nell’Inferno e lo aveva trascinato fuori di peso. Lo stesso Castiel che era morto per lui più volte di quante preferisse ricordare, lo stesso angelo sfigato che era caduto per lui e aveva continuato a sorridergli in quel suo strano modo, come se non sapesse come usare i muscoli e le labbra, ma che riusciva a infondergli serenità e farlo ridere come se fosse ancora un ragazzino e non un uomo cresciuto troppo in fretta attorniato dalle ombre più nere del mondo.
La verità era che per Castiel avrebbe fatto qualunque cosa, magari borbottando e dando un po’ di matto, ma l’avrebbe fatto. Se Castiel chiamava, Dean accorreva, tutto qui.
Così, con uno sbuffo divertito da i suoi stessi pensieri, Dean lo baciò. Fu solo uno sfiorarsi in prova, un cercare di risvegliare l’istinto sopito in ogni essere umano - beh, vivente - ma fu abbastanza perché percepisse la morbidezza delle sue labbra.
Castiel lo guardò attento, studiando ogni sua mossa, e lui risalì con una mano sulla guancia, invitandolo a inclinare appena la testa, nell’angolatura perfetta. Era strano percepire sotto le dita la ruvidezza della barba, sapendo che di lì a molto poco avrebbe assaggiato parti più lisce di quel corpo, eppure non ci fu repulsione in lui quando, finalmente, si chinò su di lui.
«Chiudi gli occhi» mormorò, premendo poi di nuovo le labbra contro le sue. Gli sembrò di sentire un piccolo gemito morire sulla sua lingua quando riuscì a forzarle finalmente e sorrise, circondandogli la vita con un braccio.
La bocca di Castiel era calda, la sua lingua morbida e il tutto aveva il vago sentore di un “bentornato a casa” che gli diede il capogiro.
Respirò profondamente, stringendo la presa sulla stoffa beige tra le sue dita come se fosse il suo unico appiglio in una tempesta - e forse lo era davvero, no? Solo che la tempesta non era fatta di tuoni, fulmini e litri di acqua gelida, quanto di fiumi di emozioni e sensazioni che si scaricavano sui suoi nervi sovraeccitati.
Castiel gemette - un piccolo, sottile suono che si perse tra le sue labbra e gli fece sciogliere qualcosa alla bocca dello stomaco - e risalì con le mani lungo la sua schiena, scivolandogli più vicino, cambiando l’inclinazione della testa e prendendo il controllo del bacio.
Wow, pensò Dean, mugolando sorpreso, mentre quello lo spingeva all’indietro, sul letto alle sue spalle.
«Wow» disse, una volta che fu steso sulla schiena, allontanandosi quel minimo per riprendere fiato. Si passò una mano sulla bocca, un po’ per asciugarsene i contorni, un po’ per fare qualcosa mentre cercava di rimettere insieme il suo cervello liquefatto.
«Dean?» lo richiamò Castiel, il corpo teso e gli occhi fissi sulle sue labbra. Lui scosse la testa e si umetto le labbra pensieroso.
«Sei sicuro?» gli chiese di nuovo, perché qualcosa dentro di lui continuava a urlare che quello, per Cas, non era abbastanza, che lui non era abbastanza.
Castiel inclinò la testa di lato, guardandolo in quel modo confuso e sorpreso che non gli vedeva addosso da quella prima notte nel capanno. Poi si sporse e poggiò la fronte contro la sua. «Non sarei qui se non lo fossi» mormorò, guardandolo negli occhi e Dean non seppe dire se parlasse di lui o di se stesso.
Poi non pensò più, perché Cas tornò a baciarlo e Dean semplicemente si lasciò andare. Chiuse gli occhi e lo attirò a sé, stringendo la stoffa del trench tra le dita, mentre tornava a stendersi.
Cas su di lui era un peso atipico, fatto di ossa aguzze e pochi, inaspettati punti morbidi - le labbra, la pelle appena sotto l’orecchio, la pancia priva di muscoli scolpiti da anni di allenamenti. Era caldo e sorprendentemente piacevole da toccare, come non credeva sarebbe stato un corpo maschile, non per uno come lui che preferiva seni tondi e fianchi pronunciati.
Dean scacciò il pensiero e tornò a concentrarsi sull’altro, sulla sua bocca calda, sulle mani che, impacciate, gli sfioravano le braccia, incerte sul cosa fare. Gli venne da ridere e Castiel si tirò indietro, confuso, ma con gli occhi liquidi di piacere ed eccitazione. E, Dio, solo per un fottuto bacio.
Lo spinse con la schiena sul letto e si sfilò la maglietta prima di stendersi su di lui con attenzione e prendergli una mano.
«Lezione numero uno, verginello: toccami» disse, portandosi il palmo al petto. Castiel trattenne il fiato e scivolò con gli occhi sul suo corpo, guardando le sue stesse dita muoversi e sfiorargli la pelle. Quando la bocca si aggiunse ad esse, Dean chiuse gli occhi e rabbrividì, stringendogli i capelli.
«Dio» ansimò, rafforzando la presa quando l’angelo lo morse sul collo. Castiel non sembrò prendersela e si avventò sulle sue labbra, rubandogli il fiato. Lo stava disfacendo pezzo dopo pezzo, e non era neanche nudi, dannazione.
Con un gemito Dean lo spinse di nuovo sul materasso e gli si sedette cavalcioni sui fianchi, occupandosi di sciogliergli la cravatta e aprirgli la camicia. Il petto sotto le sue mani era glabro, ma ampio e caldo, e lui sentì violenta la voglia di leccarlo salirgli fino in gola. Quando si chinò per posargli un bacio umido su un capezzolo, Castiel sospirò e si spinse contro la sua erezione.
Oh cazzo, sì, pensò lui, rispondendo nello stesso modo, mentre tornava a baciarlo. Castiel gemette nella sua bocca e la lampada sul comodino esplose, facendolo sussultare.
«Cosa cazzo--» sbottò lui, scattando su per la sorpresa.
«Le mie scuse» mormorò l’angelo, abbassando il viso mortificato. Dean sgranò gli occhi e aprì la bocca, indicando il casino lì accanto e poi l’amico.
«Sei stato tu?»
L’angelo annuì, stirando le labbra. «Non sono riuscito a trattenermi» disse e a Dean venne da ridere, per l’assurdità della cosa. Stava per fare sesso con un angelo. Con il suo migliore amico angelo.
Si strofinò gli occhi e scosse la testa.
«Verginello» lo prese in giro, sorridendo. Castiel inclinò la testa e tornò a baciarlo; Dean gli succhiò le labbra e con le mani scese ad aprirgli i pantaloni, strofinandogli l’erezione, mentre con la bocca scendeva a succhiargli il collo e poi il petto.
Gli sfilò i pantaloni e li gettò alla rinfusa sul pavimento, insieme a calze, scarpe e intimo, risalendo poi con una lieve carezza sulle cosce, che spinse ad allargare, massaggiandone l’interno con il pollice e mordendosi le labbra pensieroso - ma eccitato, nonostante tutto. Castiel ,sotto di lui, rimase fermo e attese, l’erezione che svettava turgida tra i riccioli scuri del pube; Dean si strinse la sua, osservandola, e si umettò le labbra, eccitato e duro come era stato poche altre volte. Si allungò verso la sacca da viaggio e sfilò dal portafogli un profilattico, tornando a inginocchiarsi tra le gambe semiaperte dell’angelo - e, oh Dio, sarebbe finito all’Inferno. Di nuovo.
«Okay» mormorò, dopo aver scalciato via i jeans. «Ci siamo» aggiunse, sistemandosi meglio tra le cosce dell’altro, poggiando il profilattico lì accanto. Castiel lo guardò in silenzio e annuì con decisione, come il piccolo soldato piumoso che era sempre stato. Dean rise e lo baciò, cercando dentro di sé il coraggio per andare avanti e fare finalmente sesso con Castiel.
Prese un respiro profondo e tracciò con una mano un lungo percorso dal viso al ventre; tentennò appena, incerto, quando con il polso gli toccò la punta calda, prima di afferrarne l’erezione e massaggiarla in prova. Era strano e un po’ scomodo, ma immaginò fosse dovuto alla sua inesperienza nel masturbare altri che non fossero se stesso, quindi scacciò la sensazione e continuò a baciarlo. Castiel sembrò apprezzare e lo strinse a sé, puntando i piedi sul materasso e spingendosi nella sua mano - e okay, quello, vedere Castiel ansimare, sentirlo tendersi e gemere, rincorrendo il piacere, ripagava lo sforzo.
Era eccitante, a dirla tutta. Eccitante come non avrebbe mai creduto.
«Dio, Cas» ansimò lui , baciandolo ancora, quando le gambe dell'angelo si strinsero attorno ai suoi fianchi, imperiose. Lo morse e lo lasciò andare, spalancandogliele nuovamente. «Adesso... sta' fermo» lo avvisò, succhiandosi un paio di dita - ignorando volutamente cosa ci avesse fatto fino a un istante prima - e portandogliele tra le natiche, dove accarezzarono il perineo con circospezione. Castiel si contrasse sotto il suo tocco e sospirò, ma non si ritrasse. Dean spinse e sentì i muscoli serrarsi attorno alle sue dita, prima di cedere e lasciarlo affondare fino alle nocche. Castiel, sotto di lui, rimase in silenzio e solo le sue ciglia frullarono.
«Tutto okay?» domandò, rialzando lo sguardo, e tirò un piccolo sospiro quando l'altro annuì.
«È strano» ammise l'angelo e lui rise perché, beh, sì, poteva immaginarlo.
«Migliorerà» promise, comunque, perché voleva - sperava - che succedesse.
Castiel chiuse gli occhi e rilasciò un piccolo sospiro quando Dean spinse ancora e lo allargò, lentamente. Era uno spettacolo guardarlo ansimare e spingersi contro le due dita, il rossore dell’eccitazione che si faceva strada sul suo petto, sul collo, fino a inondargli il viso. Era bellissimo e gli infiammò il ventre quando spalancò gli occhi - liquidi, enormi e scuri come la notte, pieni - boccheggiando, quando lui piegò le dita, premendo.
«Dean» gemette, afferrandogli il braccio con una mano, i muscoli che si contraevano attorno alle sue dita in spasmi di piacere.
«Credo che così vada bene» mormorò lui, posandogli un ultimo bacio sulle labbra e sfilando le dita, prima di prendere il profilattico in attesa lì accanto. Si rigirò la confezione tra le mani, tornando poi a guardare l’uomo - angelo, e Dio, non uno qualsiasi - steso e in attesa.
«Dean?» Castiel si alzò a sedere, cercando i suoi occhi, «Cosa c’è?»
«È davvero questo che vuoi? Me?»
Castiel non rispose, non con le parole, perlomeno; semplicemente gli prese il viso tra le mani e lo baciò. E fu diverso, questa volta, perché sembrò caricarsi di mille risposte e di nessuna. Aveva il sapore di anni passati a combattere fianco a fianco, di fiducia, di salvezza, di redenzione.
A Dean tremò il cuore e lo abbracciò con forza, stringendoselo addosso, invitandolo a sedersi sul suo bacino.
Quando finalmente srotolò il profilattico su di sé, Castiel lo aiutò e poi lo baciò ancora, lasciandosi alzare e guidare sull’erezione.
«Farà male» lo avvertì Dean, ma tutto ciò che Castiel fece fu chiudere gli occhi prima di cominciare a farsi penetrare. Dean i suoi li strizzò e gli strinse i fianchi, seppellendo il viso nel suo collo con un gemito malamente trattenuto e il corpo scosso dal piacere. «Cristo» ansimò ancora, contro la sua spalla. Castiel, dondolando su di lui, chiamò il suo nome in una preghiera e con un tale desiderio che sentì un brivido d’eccitazione serpeggiargli lungo la schiena e tuffarsi nei suoi testicoli, che si contrassero in risposta.
«Lo so» rispose, tirandolo giù per un nuovo bacio, stringendolo e incitandolo a muoversi di più. Era bellissimo, cazzo. Era bollente e stretto e fottutamente fantastico - e okay, poteva anche ammettere che certe verginità erano piacevoli, ma sospettava solo se fossero di un angelo. O forse era Castiel. Forse era lui a rendere tutto diverso, Dean poteva ammetterlo a se stesso.
Era Cas e quindi era diverso e bellissimo.
Era eccitante sentirlo ansimare e gemere, era eccitante guardarlo lasciarsi penetrare fino in fondo, lentamente, il suo viso che si arrossava sotto i suoi occhi e le sue labbra piene e rosse che chiamavano lui in una flebile litania.
«Dean» ripeté ancora l’angelo, inarcando la schiena, i muscoli delle gambe contratti per tenere gli affondi serrati e ritmici - fantastici.
«Lo so» rispose di nuovo lui, prima di morderlo e baciarlo ancora e ancora, intrecciando le dita ai suoi capelli, mentre con i fianchi spingeva appena all’insù, vinto dall’orgasmo ormai a un passo da lui. Venne quando Castiel inarcò la schiena, le mani serrate sulle sue spalle e il viso reclinato verso l’altro, rigido e contratto mentre schizzava sperma tra i loro stomaci.
«Oh Dio» ansimò, poggiando la fronte contro la sua spalla e ridendo senza fiato. «È stato... wow» rise ancora e lo strinse a sé, baciandogliela. Castiel gli accarezzò uno zigomo e si chinò sulla sua bocca, caldo e morbido. Assolutamente perfetto.
Lo aiutò a sfilarsi da lui e a stendersi, liberandosi poi dal preservativo e gettandolo nel cestino tra i due letti. Quando lo raggiunse, accogliendolo tra le sue braccia, Castiel alzò finalmente il viso dal proprio stomaco.
«Quella è roba tua, non guardare me, non sarò io a pulirtela» disse Dean, inarcando un sopracciglio. «Sarà anche l’ultimo giorno del mondo, ma col cazzo che lo faccio» aggiunse, chiudendo gli occhi con un sospiro e sistemandosi meglio contro di lui.
Quando però Castiel si mosse appena, nervoso, Dean li riaprì, con uno strano presentimento a stringergli lo stomaco.
«Cas, questo è l’ultimo giorno del mondo, vero?»

Fine.
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