Titolo: Blessed by nature
Autore:
koorime_yuFandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Castiel, Dean e Sam Winchester
Rating: Nc17+ *fischietta*
Charapter: 5/6
Beta:
hikaruryuWords: 16.784 (
fiumidiparole)
Genere: erotico, introspettivo, PWP
Warning: slash, menate mentali ed isteria made in Winchester sesso molto descrittivo - tanto descrittivo. No, davvero tanto tanto descrittivo.
Summary: Dean si rende conto, con sgomento, di avere una leggera cotta per Castiel. Quando questi comparirà chiedendo loro una mano e Sam finirà conseguentemente in ospedale, Dean si troverà ad affrontare la sua cotta per l'angelo e scoprirà che Jimmy Novak è stato "benedetto dalla natura".
Note: You want the best, you got the best! The hottest fic in the world: Namasté! \O/ *la fucilano*
Un bacino a chi riconosce la citazione ♥
Ehm... non so che dire. Cioè, alcuni di voi aspettano questa fic da... boh, un casino di tempo, ormai XD quindi vorrei solo lasciarvi e farvela leggere, ma sento di dover prima fare qualche ringraziamento:
- a
hikaruryu, prima di tutto, perché prima ancora che betarsela, si è ciucciata me e i miei scleri durante tutto il periodo di stesura;
- a
sepherim_ml, che mi ha spucciato e confortato per tutto il tempo, cercando di convincermi che non faceva schifo;
- a
minnow90, che l’ha claimata su
bigbangitalia e ha prodotto le meravigliose vignette che troverete fuse con il racconto (e per cui dovete amarla. No, sul serio, AMATELA *ride e ama*). E c’è sicuramente qualcun altro che mi sto dimenticando, perdonatemi /o\ - c’è, infatti:
- a
neera_pendragon che mi ha dato una mano con l’html per inserire le anteprime delle varie vignette (cliccateci su e amatele) *sbacia*
- a tutto il resto del mondo che mi ha supportato, spucciato e aiutato in qualunque modo, anche solo patpattandomi.
Comunque, tutta questa fic è nata a causa di Misha Collins e
delle sue performance (
qui in italiano). Da lì a immaginare Castiel con lo stesso problema il passo è stato breve. Brevissimo. E Dean ci è finito per mezzo, perché è una whore come al solito.
Il fatto che fosse nata come one-shot di massimo 3k e che mi sia poi sfuggita di mano, raggiungendo le 16k, è un’altra storia. Una storia di cui mi porto ancora dietro gli strascichi.
Ma basta indugi, andate a leggere e non dimenticate di insultarmi prima di chiudere la pagina \O/
DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Castiel, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Dean, no *sigh*
1 |
2 |
3 |
4 | 5 |
6 All’inizio Dean aggrottò le sopracciglia, non capendo, poi la chiarezza si fece strada in lui, insieme al ricordo di Melissa Bradley. Boccheggiò, cercando di articolare una frase - o almeno un pensiero - ma inutilmente.
-Tu... cioè, voi...- biascicò, fissandolo sconvolto e incredulo. Quando l’altro annuì serio, chiuse la bocca e sbatté le palpebre una sola volta, prima di rilasciare il fiato e lasciar andare la testa contro il cuscino.
Rimase così, fermo a fissare il soffitto macchiato di umidità di una camera di motel nello Utah, steso nudo nel letto con un angelo che gli aveva fatto una sega e con cui aveva intenzione di fare sesso, e pensò. Alla sua vita e allo stronzo bastardo che sembrava trovasse esilarante rendere la sua esistenza un continuo inferno.
Era un cacciatore di mostri, vestito di carne di niente meno che l’Arcangelo Michael, fratello del vessillo di Lucifer in persona. Era andato all’Inferno, aveva subito torture inimmaginabili per trent’anni e per i seguenti dieci era stato lui il torturatore, dando così inizio all’Apocalisse - nessuno gli avrebbe mai tolto dalla testa che fosse stata colpa sua. Se non avesse venduto l’anima, Sam non avrebbe mai cercato di salvarlo, non si sarebbe alleato con Ruby e lei non sarebbe riuscita a spingerlo a uccidere Lilith. E se pure l’avesse uccisa, il primo sigillo non sarebbe mai stato rotto, quindi la gabbia di Lucifer non si sarebbe mai aperta. Quindi sì, aveva dato lui avvio all’Apocalisse.
Poi era stato salvato da Castiel, che era diventato quasi il suo angelo custode, sempre pronto a correre in suo aiuto, e in qualche modo si era preso questa assurda cotta. E, okay, magari non era una semplice cotta, magari era qualcosa di più serio, ma sembrava che fosse così anche per Castiel, no? Quindi, magari, andava bene anche così. E gli faceva pensare che un giorno, magari in un futuro pensionamento, quando Sammy avrebbe trovato qualcuno con cui passare il resto della vita e avrebbe deciso di metter su famiglia e sfornare almeno due marmocchi, ecco sì, magari un futuro del genere con Castiel non era tanto male.
Quindi, da quel punto di vista - quello della sua vita folle e per nulla normale - l’idea di aver avuto due spettatori angelici durante la sua prima volta non sembrava neanche tanto assurda. Solo un altro giorno nella vita di Dean Winchester.
-Dean?- lo richiamò Castiel, alzandosi su un gomito per guardarlo. Lui sospirò, passandosi la lingua sulle labbra, annuendo poi impercettibilmente senza una vera ragione.
-Lo sa.- disse, voltandosi poi ad incrociare i suoi occhi nella luce al neon della stanza. -Balthazar sa di noi.-
-Che cosa te lo fa credere?- chiese l’angelo, inclinando la testa in quel suo tipico modo che gli faceva venire voglia di baciarlo e fargli le coccole. Cristo, questa era la cattiva influenza di Sam, ne era certo. Scrollò le spalle, invece, e lo tirò giù sul suo petto, passandogli le dita tra i capelli.
-Altrimenti perché portarti a vedere proprio quel momento?- domandò retorico -È una di quelle stronzate alla Balthazar, lo sai.- Poi ghignò e si voltò a guardarlo, scivolando con la mano lungo il braccio e il fianco -Ma ora capisco perché adesso conosci così bene la materia, anche se pecchi ancora su una cosa.- continuò, spostandosi lentamente su di lui.
-Quale?- domandò genuinamente curioso, cingendogli i fianchi con le braccia. La mano di Dean scese ancora fino alla coscia prima di risalire e stringergli finalmente l’erezione ancora presente.
-Non sai godere.- sussurrò direttamente nel suo orecchio, masturbandolo con lentezza. Castiel singhiozzò, sgranando gli occhi e guardandolo con una tale supplica che gli diede un capogiro di desiderio. Si avventò sulle sue labbra, violandole con la lingua e i denti, serrando di più la presa e aumentando il ritmo della propria mano, gemendo in sincrono con l’altro. L’angelo ansimò, arpionandogli le dita nella carne, inarcando la schiena e allargando le cosce nel tentativo di puntellare meglio i piedi e spingersi contro di lui.
-Dean...- boccheggiò ancora, gettando la testa indietro, quando lui lo morse sul collo, lasciandogli così la libertà di ripetere ancora e ancora il gesto - e, cazzo, era delizioso! La consistenza della pelle, il sapore, il modo in cui si arrossava rapidamente e rabbrividiva ad un accenno lieve di denti... Cristo Santo, Dean avrebbe voluto morderlo a sangue e scoprire se gli sarebbe piaciuto anche quello. E qualcosa gli diceva che la risposta sarebbe stata sì.
-Dean!- ripeté l’angelo, spingendosi nella sua mano e strattonandolo per i fianchi.
Il cacciatore sentì il proprio autocontrollo scivolargli tra le dita - ed era a un passo così dallo spalancargli le gambe e prendersi qualunque cosa quel corpo aveva da offrirgli - e le strinse, serrando i denti sulla carne tenera sotto l’orecchio. Castiel gettò la testa all’indietro e urlò, in estasi.
Dean sibilò, facendosi violenza per staccarsi da quel corpo fottutamente invitante e si alzò in ginocchio, lasciandolo andare dopo un bacio sbrigativo e una carezza all’anca. Castiel aprì immediatamente gli occhi e tentò di issarsi, confuso da quel repentino cambio di programma, ma una sua mano sul petto glielo impedì.
-Sta’ buono, non vado da nessuna parte.- lo rassicurò, allungandosi poi verso la sacca da viaggio abbandonata poco distante dal letto. Ci frugò dentro e, dopo un’imprecazione e un preoccupante strappo, ne tirò fuori il pacco di preservativi e il tubetto di lubrificante.
-A-ah!- esultò, agitando il bottino davanti all’altro. Ci fu un attimo di quiete prima che si rendesse realmente conto di cosa stava per fare e delle conseguenze che ne sarebbero scaturite. Una piccola bolla di shock scoppiò dentro di lui, procurandogli un fastidioso pugno allo stomaco che gli mozzò il respiro.
Okay, Dean, tranquillo. Non è niente che non hai già fatto. Lo sguardo gli cadde inevitabilmente sull’erezione arrossata dell’angelo e la vocina di puro panico tornò a strillargli nella testa: Moriremo tutti!
Ricacciò indietro la paura e tese le labbra in quello che sperava fosse un sorriso, ma che probabilmente era molto più simile ad una smorfia a ben vedere l’espressione preoccupata che comparve istantaneamente sul viso dell’altro.
-C’è qualcosa che non va?-
-No, io... devo fare prima una cosa, Cas, quindi... ho bisogno di un po’ di tempo.- cercò di spiegargli, maledicendo il rossore che sentiva salirgli al viso. Castiel continuò a guardarlo senza accennare a muoversi o a rispondere in qualche modo, così lui si diede coraggio e passò all’azione.
Poggiò la scatola di preservativi accanto a loro e si stese di schiena, posizionandosi come aveva fatto l’ultima volta. Si spalmò una buona dose di lubrificante sulle dita e, dopo un’occhiata all’uomo di fianco a lui, se le portò tra le natiche, distribuendolo su tutto il perineo. Cercò di rimanere concentrato sull’atto in sé - ricoprì nuovamente le dita di gel e se le riportò ancora una volta all’apertura, questa volta sondandone la resistenza - e tentò di non guardare nient’altro che non fosse il nulla davanti a lui, ma quando finalmente si decise a far scivolare il primo dito oltre l’anello muscolare, Castiel gemette e tutto il suo corpo sembrò accendersi come un fuoco pirotecnico.
Dean tremò e chiuse gli occhi, mentre si preparava sotto lo sguardo dell’angelo. Cristo, era assurdo quello che stava facendo, ma non c’era alcuna possibilità che si fermasse, non arrivato a quel punto.
Cercò di rilassarsi e lasciare che l’eccitazione prendesse il sopravvento sul suo corpo, mentre le dita continuavano a spingere e allargare, spedendogli piacevoli brividi lungo tutta la spina dorsale. Il suo pene rimaneva rilassato contro lo stomaco, ma sentiva che sarebbe stato di nuovo eretto e presente per quando le cose si fossero fatte interessanti.
O forse prima, pensò mentre un gemito gutturale gli fuoriusciva dalle sue labbra nello stesso istante in cui quelle dell’angelo si avventavano sul suo collo e succhiavano, risalendo fino a quel punto appena sotto l’orecchio che gli faceva rovesciare gli occhi all’indietro per il piacere. Ansimò un attimo prima che il fiato gli venisse strappato a forza con un bacio e una mano andasse a coprire la sua, tra le gambe, facendogliele allargare di più.
-Mpfh!- gemette, sgranando gli occhi quando sentì un altro dito aggiungersi alle sue.
Poco alla volta Castiel prese il controllo totale dell’azione e del suo corpo, fino a quando non furono solo sue le dita che si facevano strada nel suo corpo teso.
-Cas...- ansimò ancora, mordendosi le labbra quando una fitta gli percorse la spina dorsale per un movimento troppo brusco dell’altro; il dolore venne però rapidamente scacciato dal piacere interno e lui inarcò la schiena, stringendo le lenzuola tra le dita e sentendo il suo pene contrarsi e ricominciare ad irrigidirsi.
Cazzo, si stava eccitando per le dita di un angelo ficcate su per il culo. Tutto quello era così surreale da fargli credere per un attimo che si trattasse di un sogno - un lungo, realistico e assurdo sogno bagnato - e che si sarebbe svegliato di lì a poco con un’erezione da primati nelle mutande e il ronfare ritmico di Sammy nelle orecchie. Quasi d’istinto voltò la testa in cerca del fratello e ingoiò un boccata di sollievo nell’accertarsi che l’altro letto fosse intonso.
Dopodiché accadde qualcosa che lo portò a porsi delle domande su tutto ciò che aveva sempre creduto di se stesso - beh, a porsele quando sarebbe stato di nuovo capace di articolare un pensiero coerente, perlomeno. Castiel assalì nuovamente la sua bocca, spingendogli la lingua tra le labbra nello stesso istante in cui con le dita spingevano contro la ghiandola dentro di lui e gli procurava uno spasmo di piacere. Sentiva il corpo dell’angelo tremare e aggrapparsi a lui quasi con disperazione, come se tutto fosse troppo intenso, troppo forte - e forse lo era davvero. Dopotutto era un moccioso millenario, ma era pur sempre un moccioso.
Alzò le braccia, cingendogli le spalle e scivolando con le mani tra i capelli, incitandolo a continuare, a non fermarsi, a lasciarsi andare perché con lui poteva, perché lui era lì per questo, per insegnargli tutto ciò che c’era da sapere sull’emozioni e non l’avrebbe mai lasciato da solo ad affrontarle. L’angelo gemette nella sua bocca, mordendogliela, poggiandosi con la fronte contro la sua - spingendo contro la sua - e forzandolo tra le gambe con un terzo dito.
E fu allora che accadde, quando il fastidio gli fece arricciare le dita dei piedi e i lombi cominciarono a dolergli per la posizione e il maltrattamento subito, quando quel piacere intenso tornò ad infiammarlo dall’interno spingendolo, nonostante tutto, a spalancare le gambe come la puttana più consumata del mondo, qualcosa gli attraversò la mente - una serie di ricordi non suoi - innalzando il picco di eccitazione a livelli inumani: era lui, meno di una settimana prima, su quello stesso letto, che veniva nella propria mano chiamando il nome dell’angelo, mentre con l’altra si penetrava fino in fondo. E poi c’era Balthazar che sogghignava, un bordello con donne ammiccanti fasciate in completini sexy e, infine, una camera semioscura e un letto, su cui un se stesso adolescente cercava di fingersi sicuro, quando in realtà non era mai stato così terrorizzato in vita sua.
Durò tutto meno di dieci secondi, ma lo lasciò senza fiato e con l’erezione più dura che avesse mai avuto - e maledizione, era stato eccitato da morire molte volte.
-Cazzo!- gli piantò le dita negli avambracci nel tentativo di combattere il piacere e non cedervi, non ancora, dannazione. -Cazzo, Cas... aspetta!- riuscì infine a dire, arpionandogli il polso. Il suo intero corpo protestò quando Castiel si allontanò da lui e Dean chiuse gli occhi, respirando profondamente per riprendere possesso di se stesso. Sentiva l’intero essere inginocchiato accanto a lui fremere di desiderio represso, ma anche completamente concentrato, in sua attesa.
Dean si umettò le labbra una singola volta, poi aprì gli occhi e si mosse con nuova determinazione. Si alzò a sedere, portandosi a un soffio dal viso dell’altro e abbozzò un sorriso - sperava - malizioso. Lo sguardo dell’angelo altalenò tra i suoi occhi e la sua bocca, nell’evidente indecisione su cosa fare, se passare all’azione e riprendere da dov’era stato interrotto o aspettare e vedere cosa sarebbe successo, e lui non lo lasciò attendere ancora.
Gli prese il volto con una mano e lo guidò verso di lui, in un bacio morbido, diverso da quelli condivisi fino a quel momento; lo tirò poi giù con se e si sistemò su di lui, le gambe attorno ai suoi fianchi e le mani a tenergli fermi i polsi, in una tacita richiesta di lasciargli il comando.
Castiel lo guardò con un’espressione così rapita e fiduciosa che un lungo brivido gli rotolò giù per la schiena alla sensazione di potere che sembrava esercitare sull’altro. L’istinto di farlo suo tornò prepotente, ma il cacciatore lo ricacciò giù, dicendosi che la prima volta di Castiel doveva essere così e che ci sarebbe sempre stato tempo per ristabilire l’ordine dell’universo - che vedeva lui tra le cosce di qualcun altro, e di Castiel in quel caso specifico. Per ora, l’unica cosa che contava davvero era l’angelo sotto di lui, che fremeva per delle semplici carezze nell’interno del braccio, e l’erezione - imponente - su cui lui era accomodato.
Prese un nuovo respiro e si chinò a lambirgli le labbra con le sue, allungando una mano alla cieca sul materasso; le sue dita si scontrarono con la confezione di profilattici e l’aprirono con l’abilità dell’esperienza, tirandone poi fuori uno.
Con un ultimo bacio, Dean si raddrizzò, aprendo il preservativo e spostandosi più indietro sulle cosce per poterglielo infilare con facilità - e, Cristo, adesso che ci faceva caso, in mano era anche più grosso di quanto non sembrasse - fingendo che lo sguardo di Castiel perennemente puntato su di lui e su ciò che stava facendo non lo innervosisse a morte. Si prese una piccola rivincita quando il petto sotto di lui sussultò per le carezze intime con cui lo ricoprì di lubrificante - il culo era suo e avrebbe avuto tutto l’aiuto possibile in quell’impresa, grazie tante.
L’angelo rabbrividì, scivolando con le mani sulle sue cosce, e Dean si issò sulle ginocchia e si spostò infine in avanti, portandosi l’erezione ormai pronta tra le natiche.
Il suo pene sussultò in aspettativa quando si strusciò contro quel glande gonfio, nel tentativo di posizionarlo contro la propria apertura; l’eccitazione durò giusto un istante, poi, quando con un respiro profondo ingoiò il cuore e si spinse verso il basso, lasciando che la gravità facesse il suo lavoro e aiutasse con la penetrazione, si spense, soppiantata da un persistente dolore.
Sibilò di fastidio, irrigidendosi lungo tutta la schiena e le cosce, chiudendo gli occhi e cercando di restare fermo il più possibile, nel vano tentativo di abituarsi all’intrusione - ma, cazzo, lo sentiva pulsare, e quello non aiutava certo i suoi poveri muscoli tesi.
Si accarezzò il pene ormai moscio, cercando di concentrarsi solo sulle blande scosse di piacere che partivano dal suo ventre, ma era ancora poco, troppo poco perché lui potesse anche solo pensare di continuare nella discesa.
Cercò di rilassare le spalle e la schiena, i muscoli delle cosce che gli dolevano per la persistente posizione precaria; si morse le labbra e ondeggiò appena i fianchi per saggiare l'opposizione che incontrava, ricevendo in risposta un ansito strozzato. Aprì gli occhi, incontrando lo sguardo liquido e completamente perso di Castiel che, sotto di lui, restava immobile, artigliando le lenzuola e respirando affannosamente, quasi annaspando.
Poteva capirlo, ricordava ancora cosa significasse affondare in un corpo caldo per la prima volta, la sensazione di estasi pura che sembrava soverchiare qualunque altra, spedendolo in un mondo fatto solo di calore bollente e piacere quasi doloroso, in cui ogni angolo era occupato da quel corpo accogliente offerto. Era fantastico ed era uno di quei ricordi impossibili da dimenticare, di quelli che ti accompagnano per la vita. Un pensiero felice - anche se perverso - per volare con la polvere di fata.
Un sorriso si allargò sul suo viso e, con esso, la calma nel suo corpo. Lentamente sentì la resistenza dei propri muscoli cedere e lui cercò di forzarli, conquistando istante dopo istante un nuovo livello di profondità dentro di sé.
Non era esattamente piacevole, doveva ammetterlo. Era strano e fastidioso, e c'erano troppi punti che non avrebbero dovuto essere stimolati in quel modo e che, invece, in quel momento lo erano. Ed era bizzarro, non poteva far altro che pensarlo. Si sentiva aperto e, contemporaneamente, pieno come non avrebbe dovuto essere. Si chiese se non fosse così che si sentisse un tacchino il giorno del Ringraziamento, ma il pensiero - troppo assurdo anche per i suoi standard - passò tanto veloce come era arrivato, e Dean tornò a concentrarsi solo sull'erezione che continuava a scivolare dentro di lui e agli ansimi che l'angelo si lasciava sfuggire di tanto in tanto, quando sembrava non riuscire a trattenersi oltre.
Gli venne quasi da ridere, ma non osò provarci, temendo di fare un gran casino doloroso se solo avesse provato a far riverberare il suo torace mentre quel cazzo di totem di carne - letteralmente - ci si stava infilando dentro; preferì invece chinarsi su di lui e poggiargli le labbra sulle sue, succhiandogliele con dolcezza.
-Tutto okay?- gli domandò, e si meravigliò di sentire la propria voce rauca. Castiel annuì, sempre con gli occhi fissi su di lui, e prese un respiro tremulo, alzando poi una mano ad accarezzargli una guancia.
Dean sorrise, chiedendosi perché mai stesse consolando l'altro, quando quello che stava patendo le pene dell'Inferno - beh, sì, magari stava esagerando un po', ma era solo per rendere l’idea, ecco - era lui. E tutto perché non riusciva a togliersi quello stupido moccioso piumato dalla testa.
Annuì a sua volta e poi prese un respiro profondo e spinse un'ultima volta fino in fondo, arricciandosi sul petto sotto di lui con un gemito questa volta di dolore, ma con la feroce soddisfazione di essere finalmente poggiato sul ventre dell'altro uomo. La voce della sua virilità si sentì in dovere di ricordargli che non avrebbe dovuto sentirsi così fiero di essere riuscito a prenderlo tutto nel culo, ma lui la tacitò e si godette la sensazione delle scosse di tensione che gli facevano sussultare il petto. Si prese un lungo momento per riprendere il controllo dei propri muscoli e lasciare che la sensazione di bruciore - nonostante l'abbondante lubrificante - scemasse da sola. Rabbrividì quando le dita dell'angelo s'infilarono tra i suoi capelli e l'altra mano andò ad appoggiarsi sulla sua coscia, risalendo poi fino all'anca, dove strinse e sostò.
Dean attese un attimo ancora, poi alzò il viso e sorrise al viso stravolto a poca distanza dal suo. Castiel aveva le guance arrossate e i capelli più incasinati che gli avesse mai visto, ma i suoi occhi - in cui la pupilla aveva quasi del tutto mangiato il blu dell'iride - sembravano quasi neri, e quel paio di labbra deliziose, gonfie e rosse come frutti, lo resero il suo sogno erotico in carne, ossa e piume angeliche.
Era proprio così che me lo immaginavo, pensò, andando incontro al bacio di Castiel, sospirando sulla sua bocca e stringendogli il viso tra le mani, mentre quello gli abbracciava i fianchi e cercava di spingerselo contro di più, finendo per farlo dondolare e strappare ad entrambi un gemito scioccato.
-Cristo!- ansimò il cacciatore, prendendo una boccata d'aria e stringendo le lenzuola nei pugni. Cazzo, era stato... era stato come non avrebbe mai creduto potesse essere, doveva ammetterlo.
Si mosse di nuovo, questa volta più lentamente, con più attenzione, cercando di capire come muoversi per riprodurre quel brivido che si era arrampicato su per la sua schiena, oltre quello che aveva fatto godere l'angelo. Dopotutto era lui a guidare adesso, quindi avrebbe dovuto preoccuparsi del piacere di entrambi e in quello era sempre stato più che bravo.
Dondolò dolcemente con i fianchi, sfregando il pene contro lo stomaco sotto di lui, e rabbrividì, dicendosi che andava bene, ma che non era abbastanza; ripeté l'azione, questa volta con più decisione, aggiungendoci i baci e morsi, a cui l'angelo rispose con altrettanta concentrazione, accarezzandogli la schiena e le spalle, finendo inevitabilmente a tornare sui fianchi per incitarlo a spingere di più e a farlo più in fretta.
Eccola, la smania del primo orgasmo, pensò, sorridendo contro la sua mandibola prima di mordergliela e scendere ripetere il gesto sul collo quando quello gliene diede l'occasione. Bene, se è quello che vuoi, è quello che avrai, moccioso.
Con una certa difficoltà per la posizione non propriamente comoda - non era certo Mr. Fantastic, maledizione - alzò i fianchi come poté e tornò a spingerli all'ingiù una, due, tre volte, prendendo infine un ritmo costante che spezzò il fiato a lui, e ancora di più all'angelo, per il piacere che li infiammò dall'interno - letteralmente, almeno per quanto riguardava lui. Si raddrizzò di scatto, boccheggiando in cerca di ossigeno, e riprese a muoversi, facendo perno sul torace di Castiel, godendosi il calore che emanava e che gli saliva dal petto fino al viso, in un'unica grande sfumatura di rosso, facendogli venire voglia di mordere e succhiare ogni centimetro di pelle. Si morse invece le labbra e chiuse gli occhi, aumentando il dondolio e godendosi le carezze sullo stomaco e il petto, perdendo per un attimo il ritmo quando l'altro uomo si alzò a sedere di scatto e gli lambì un capezzolo con la lingua. Ansimò più forte quando la bocca di Castiel gli si chiuse attorno e succhiò, mentre le braccia lo andavano a stringere per la vita e lo aiutavano nei movimenti, sostenendolo e accompagnandolo, facilitandogli in parte il compito.
Quella bocca continuò a stuzzicarlo incessantemente, risalendo e ripercorrendo ancora e ancora e ancora quel percorso immaginario che aveva scovato e imparato a memoria - per fortuna -, e lui gettò la testa indietro, godendo.
-Cas...- ansimò, stringendogli i capelli tra le dita e guardando con occhi vacui il soffitto, offrendosi a lui e ai suoi denti. L'angelo non lo deluse e li affondò nella carne tenera appena sopra la clavicola, facendogli stringere le natiche in riflesso e scattare con foga i fianchi, cosa che l’amante stesso sembrò apprezzare molto, a ben sentire il gemito gutturale che rilasciò direttamente sulla sua pelle umida.
Cristo Santissimo, era il Paradiso.
Inarcò la schiena e riprese a muoversi con più foga, sostenendosi sulle sue spalle, abbracciandogliele in uno spasmo quando sentì finalmente quell'esplosione di piacere invadergli il corpo e portarlo a un passo dall'orgasmo, facendogli serrare le cosce attorno a quei fianchi troppo stretti per essere di donna. Si avventò sulla bocca di Castiel, alzando il più possibile il bacino, lasciandosi penetrare più a fondo che poté, più velocemente possibile, sentendosi infiammare sempre di più a ogni nuova spinta. Il suo pene, ormai dolorosamente gonfio, sfregava tra i loro corpi allacciati, spedendo altre scariche di piacere ad accumularsi a quelle già presenti nel suo basso ventre. Sentì la pressione crescere e crescere e mozzargli il respiro, lasciandogli la mente sgombra, spingendolo a cercare di essere ancora più rapido, ancora più incisivo, ancora più... più... e poi stava venendo, muovendosi ancora su di lui, baciandolo e stringendoglisi al collo con la disperazione di un naufrago su un'asse di legno, ansimando e gemendo, strizzando gli occhi quando anche gli ultimi spasmi di piacere lo abbandonarono, lasciandolo spossato ed esausto a respirare pesantemente abbarbicato all'angelo, che ancora lo stringeva.
E che non era venuto.