Titolo: This is why getting drunk sucks (in every way)
Autore:
koorime_yuFandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Gabriel/Dean/Castiel (sì, avete letto bene, non guardatemi così)
Rating: Nc17
Charapter: 1/1
Beta:
chibi_saru11 se l’è letta in anteprima (da ringraziare anche per il titolo *limona* ♥)
Words: 2182 (
fiumidiparole)
Genere: erotico, introspettivo (forse)
Warning: slash, sesso descrittivo, whore!Dean
Summary: è una settimana che Dean non fa sesso.
Note: vi state chiedendo se ho sbattuto la testa da qualche parte, eh? *ride* No, la verità è che io sono una sostenitrice accanita di whore!Dean, il che significa che lo shippo anche con il mangianastri dell’Impala - oltre che con l’Impala stessa, ovviamente - e quando
sepherim_ml mi ha proposto una scommessa in cui la perdente avrebbe scritto di Dean con chiunque la vincitrice avrebbe voluto, ho accettato subito. Come avrete immaginato ho perso e quindi pago pegno. Per amor di precisione la richiesta della vincitrice era: Gabriel/Dean/Castiel Nc17 con bottom!Dean. Perché noi non ci facciamo mancare niente u_u ♥
Bene, quindi
sepherim_ml, tesoro, è tutta per te. Goditela e fammi sapere se sei soddisfatta del risultato ♥
DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Castiel, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Dean, no *sigh*
Se c’era una cosa che Dean non sopportava, era l’essere interrotto, che stesse mangiando un hamburger o guardando Doctor Sexy MD o cantando a squarciagola nell’Impala.
Ma più di ogni altra cosa, Dean odiava essere interrotto durante il sesso.
Aveva dovuto aspettare una settimana, ma alla fine Castiel si era finalmente fatto vivo mentre lui e Sammy erano in un bar per una birra - beh, Sam aveva preso una birra, lui era al terzo shot di whiskey post birra - quindi l’essere interrotto non era proprio accettabile, visto che quello, nella mente di Dean significava sesso. E lo sapevano tutti. Lo sapeva lui, lo sapeva Castiel e lo sapeva Sam - che aveva saggiamente deciso di rimanere al bar ancora per un po’, ripromettendogli che avrebbe badato alla sua bambina, prima che lui e l’angelo abbandonassero il locale.
Nell’istante in cui Dean capì di essere appena apparso nella camera di motel registrata a suo nome - beh, non esattamente suo - si avventò sull’altro. Per un breve istante si chiese come avesse fatto l’angelo a sapere dove teletrasportarli, ma l’attimo dopo l’alcol nel suo sangue cancellò il dubbio con un colpo di spugna catalogandolo come “irrilevante” e acutizzò la sensazione - magnifica - delle labbra di Castiel che si aprivano sotto le sue. Spinse l’altro verso il letto, avventandosi sulla sua bocca con foga, strattonandogli i vestiti con un sibilo infastidito, fino a quando non fu lo stesso Castiel a occuparsene mentre lui si lasciava cadere in ginocchio e gli slacciava i pantaloni. Glieli abbassò insieme ai boxer e gli prese in bocca la mezza erezione senza esitazione, cominciando a pomparla con desiderio mentre guidava l’altro a sedersi sul letto piuttosto che cedere sotto il piacere inatteso. Castiel si lasciò andare sul materasso, gettando la testa all’indietro e infilando le dita tra i suoi capelli, in una carezza, e Dean sospirò con le labbra tese attorno al suo sesso, lanciandogli uno sguardo reso liquido dall’eccitazione e dal troppo alcol. Ingoiò un ansito insieme all’erezione dell’angelo e si strizzò il cavallo dei jeans con una mano, prima di aprirseli e masturbarsi appena, per stemperare la tensione - e perché aveva scoperto di adorare farlo mentre ingoiava l’uccello del suo ragazzo. Chiuse gli occhi e rilassò i muscoli facciali, accogliendo nella sua bocca il pene turgido fino quasi alla base - e sì, cazzo, era esaltante.
-Uoh, Dean, non sapevo che ti piacessero certi passatempi.- esclamò una voce apparsa dal nulla, facendolo sussultare e spostare di scatto dal corpo dell’angelo.
Tutti sapevano che Dean odiava essere interrotto in certi frangenti. L’unico che sembrava non saperlo - non era vero, lo sapeva, solo che era troppo stronzo per fregarsene - era Gabriel, che li fissava divertito accomodato contro la testiera dell’altro letto.
-Gabriel, che cazzo vuoi?- sputò astioso, sempre in ginocchio, sempre con il pene che spuntava dai suoi jeans slacciati, sempre eccitato.
Gabriel se ne accorse e ghignò, avanzando verso di lui ciondolando con la testa, divertito.
-Mi chiedo tu quale voglia, Dean.-
L’interpellato aggrottò le sopracciglia, confuso per un attimo a causa dell’ingente alcol assunto, poi i suoi occhi scattarono istintivamente al cavallo dei pantaloni dell’arcangelo.
-Va’ a farti fottere, figlio di puttana!-
Gabriel rise quietamente accucciandosi davanti al suo viso, sempre con quel sogghigno odioso.
-Non credo di dover andarmene, allora.- sussurrò a un soffio dalle sue labbra - anzi, era più preciso dire sulle sue labbra, perché decisamente Dean ne percepì le carezze a ogni sillaba e anche qualcosa in più.
L’attimo dopo ci si avventò sopra mentre con le mani attaccava la patta dei suoi pantaloni come se non avesse voluto far altro nella vita, facendogli perdere l’equilibrio e appoggiarsi con i palmi delle mani a terra, ridendo.
-Ehi calma, tigre!- lo prese in giro bonariamente, passandogli una mano sulla nuca. -Non siamo mica da soli, ricordi?- E no, Dean non se l’era dimenticato, ma... cazzo, era ubriaco, okay? Era molto più ubriaco di quanto avrebbe creduto fino a quel momento e l’unica cosa che voleva in quel momento è avere il suo maledettissimo orgasmo. Era una settimana che lo stava aspettando - e okay, magari non esattamente, perché il fatto che Cas non fosse raggiungibile, non impediva a lui di concedersi qualche attimo di piacere sotto la doccia di mattina, ma non era la stessa cosa. Non era la dannatissima stessa cosa, e lui ne aveva abbastanza di sveltine con la sua mano.
Voleva del sesso.
Voleva del bollente, sudato, sporco sesso - gay. E sì, magari doveva ancora venirci del tutto a patti con questa cosa, ma era sulla buona strada. Soprattutto visto come, in quel momento, non voleva altro che avere un cazzo duro tra le labbra e un altro... beh, avrebbe deciso nel mentre.
Con un’occhiata sprezzante a Gabriel - voleva fare sesso, ma quello rimaneva un cazzone - si voltò a cercare l’altro.
-Cas?- sussurrò e l’istante dopo Castiel era inginocchiato accanto a lui, con gli occhi fissi nei suoi, probabilmente a cercare di capire se volesse farlo sul serio o fosse solo impazzito. Probabilmente la seconda, ma l’angelo sembrò accettare qualunque cosa avesse letto in lui, perché l’attimo dopo gli circondò il viso con le mani e lo baciò dolcemente, succhiandogli il labbro inferiore.
Dean gemette sottilmente, inclinando la testa di lato e lasciandogli il comando, facendosi rigirare tra le sue braccia come una bambolina senza vita. Castiel se lo tirò in grembo, scivolando con la lingua sulla mascella, mentre Gabriel tornava ad accovacciarsi di fronte a loro con un ghignetto irriverente sulle labbra.
-Ti sei dimenticato di me, Dean?- lo richiamò. Il cacciatore voltò lo sguardo, incatenandolo al suo con difficoltà a causa dei brividi di piacere datigli dall’altro angelo. Si morse le labbra e poi lo afferrò per la nuca e lo baciò, spingendosi nella sua bocca con prepotenza.
Gabriel rise - vergognosamente divertito, lo stronzo - e rispose al bacio con foga. Aveva un sapore nuovo e a Dean diede alla testa, perché non era Cas, ma non era neanche una bocca femminile, piccola e calda. Era la bocca di un uomo - di un altro uomo, uno che non era il suo angelo - ed era grande e bollente e sembrava risucchiargli tutto il fiato nei polmoni fino a fargli girare la testa e farlo gemere.
Cristo, pensò, quando finalmente lo lasciò andare, e lui si accasciò tra le braccia di Castiel, accoglienti e sicure.
Cercò il suo sguardo, ci si immerse dentro con la familiare sensazione di perdercisi che gli attanagliava le viscere, e tornò ad avventarsi sulle sue labbra, mentre le mani ripresero a spogliarlo con desiderio rinnovato.
Da quel momento in poi, fu un continuo crescendo di sensazioni e piacere. Spogliò Castiel di ogni suo indumento, mentre l’angelo e Gabriel facevano lo stesso con lui, accarezzandolo e graffiandolo, stimolando ogni suo punto erogeno e cercandone altri. E, Dio, a Dean sembrò di andare a fuoco sotto le loro mani che lo studiavano e giocavano con lui, intrecciati sulla moquette lisa di uno squallido motel in una squallida cittadina del Kansas dimenticata da Dio - e il fatto che nessuno dei tre pensasse di interrompere un attimo i giochi per trasferirsi sul letto alle loro spalle era indicativo di quanto a nessuno fottesse nulla del luogo. L’unica cosa che volevano era tra quelle braccia e in quelle bocche, su quelle lingue umide e su quelle pelli sudate.
Dean ansimò, strusciandosi l’erezione di Castiel tra le natiche, che lo strinse per i fianchi, e lo baciò, mordendogli le labbra e il mento, succhiandogli il pomo d’Adamo e la carotide, gemendo alla sensazione dell’accenno di barba sotto la lingua. Un attimo dopo due mani gentili - due in più - si posarono poco sotto le altre, sulle cosce, e un corpo caldo si premette contro la sua schiena, mentre una bocca umida e assolutamente magnifica - cazzo, Gabriel poteva essere un coglione di proporzioni bibliche, ma era un dio nel sesso - si chiuse sulla sua nuca. Dean gettò la testa all’indietro e gemette a voce alta, strusciandosi tra loro con desiderio.
Sentiva l’erezione di Castiel spingere contro la sua apertura e quella di Gabriel premergli alla base della schiena, mentre la sua era imprigionata in una meraviglioso canale fatto di addomi sudati e bollenti - il Paradiso, cazzo.
La bocca di Gabriel risalì lungo il suo collo, attardandosi appena sotto il lobo, lì dove Dean rabbrividiva a ogni carezza di lingua o semplice sospiro, e Castiel scese verso il petto, chiudendo le labbra attorno a un capezzolo, titillandolo così come lui stesso gli aveva insegnato - e, oh cazzo, sì, era fantastico!
-Cazzo!- ansimò, stringendogli i capelli, in cerca di un appiglio, di un’ancora, perché era troppo, davvero troppo. Mosse il bacino e gli altri due lo seguirono l’istante dopo, schiacciandolo tra i loro corpi, spingendogli i loro cazzi gonfi contro il sedere e la schiena. E Dean era a un passo dall’impalarsi alla cieca su Castiel e prendersi il suo maledettissimo orgasmo, quando si sentì afferrare e sollevare di peso. Gemette contrariato, fulminando con lo sguardo Gabriel - sempre lui, l’origine di tutti i mali - e facendolo ghignare, prima di rubargli un bacio e spingerlo carponi.
-Non essere impaziente, Dean.- lo rabbonì con un buffetto, che non fece altro che farlo incazzare ancora di più - ma era Gabriel, no? Lui era nato per farlo incazzare - e lo baciò ancora, spingendogli la lingua così in profondità da farlo gemere di fastidio. Ma poi un’altra bocca circondò la sua erezione e lui singhiozzò di sollievo. Tentò di prendere un respiro profondo, nel vano tentativo di riacquistare un minimo di lucidità, ma il fiato gli si spezzò nel petto quando sentì la lingua di Castiel stuzzicargli insistentemente la punta dell’uccello.
Oh Cristo, era favoloso.
Gabriel rise, quando dalla sua gola sgorgò un ansito sottile, ma lui neanche ci fece caso, preso com’era dal godersi l’assoluta perfezione di essere circondato dalle labbra indecenti e perfette del suo angelo.
-Cas...- gemette, mordendo la bocca dell’Arcangelo, e la sensazione di puro piacere bollente svanì da in mezzo alle sue gambe. Ricomparve quasi subito, ma alla base della schiena, e scese inesorabilmente tra le sue natiche, spalancandogliele con le mani. -Cristo!- urlò, quando la lingua di Castiel si spinse senza tante cerimonie oltre l’anello muscolare e Gabriel rise ancora e ancora, scuotendo la testa.
-Offensivo fino all’ultimo, eh?- lo prese in giro, rubandogli un ultimo bacio, prima di alzarsi in ginocchio e guidargli la bocca sulla propria erezione.
Dean sospirò, accogliendone la punta sulla lingua, saggiandone la consistenza contro il palato, succhiando e respirando con il naso per riuscire ad ingoiarne ancora un po’, mentre la sensazione della lingua di Castiel tra le sue natiche diventava sempre più persistente.
Gabriel ansimò e gli fece scivolare una mano tra i capelli, per guidarne i movimenti come più preferiva - lento e profondo - ma Dean grugnì e oppose resistenza perché, diavolo, quello era il suo compito e l’avrebbe fatto come meglio credeva - o forse era solo perché quello era Gabriel e lui aveva l’istinto di contraddirlo, qualunque cosa fosse.
La bocca di Castiel sparì in quel momento, facendolo grugnire di nuovo; l’angelo sbuffò una risata - e se Dean non avesse saputo che poteva, avrebbe creduto che non fosse stato il suo angelo, ma l’altro - e gli poggiò le mani sui fianchi, massaggiandogli le natiche per qualche momento. Quando finalmente si spinse in lui, gli occhi di Dean si rovesciarono all’indietro e la sua bocca si serrò sull’erezione che gliela riempiva.
Ansimò forte dal naso e si spinse all’indietro senza cura, accogliendolo fino alla base in una lunga, bruciante volta. E ne adorò ogni secondo. Le mani di Castiel strinsero i suoi fianchi e i suoi denti lo morsero sulla schiena; poi cominciò a spingere, nello stesso istante in cui riprese a farlo Gabriel, e Dean sentì il raziocinio scivolare via.
Da quel momento in poi i ricordi divennero frammentati e confusi, ma Dean era certo di una cosa: quando si svegliò, nudo, scarmigliato, pieno di segni e con un mal di testa da far paura, circondato da due corpi angelici altrettanto nudi, altrettanto scarmigliati e altrettanto segnati, era sicuramente messo meglio di suo fratello Sam, fermo sulla porta della camera a guardare l’intreccio dei loro corpi.
-Cosa...- cominciò il minore dei Winchester, ma le parole gli morirono in gola. Dean socchiuse un occhio, gemendo poi per la sofferenza che la luce del sole gli causò, e si nascose sotto il cuscino.
-Cristo, Sammy, chiudi quella porta!- sbottò, mentre gli altri due si agitavano - in effetti, perché diavolo erano ancora lì? Cioè, perché c’era Gabriel, più che altro? Castiel rimaneva sempre, perché... beh, perché sì e Dean non poteva certo lamentarsene quando si sentiva circondare dalle sue braccia come in quel momento.
-Oh, Sammy, ciao. Vuoi unirti a noi?- offrì l’arcangelo, concedendogli uno sguardo lascivo e un sorrisetto goloso che avrebbe fatto arrossire una pornostar, figurarsi il suo adorabile fratellino. Il quale, infatti, pensò bene di non rispondere e fare dietro front, sparendo dalla camera così com’era venuto. L’aveva sempre detto lui che quello intelligente era Sammy.
Fine.