[Originale] Lost

Oct 28, 2011 23:32

Titolo: Lost
Autore: koorime_yu
Fandom: Realitychallenge ‘verse (Lost!AU)
Pairing/Personaggi: un po’ tutti (LOL)
Rating: Pg
Charapter: 1/1
Beta: NO ONE *ride istericamente* -- NO, FERMI, chibi_saru11 e hikaruryu SONO DELLE SANTE E ME L'HANNO RILETTA TIPO ORA.
Words: 1511 (fiumidiparole)
Genere: boh-commedia?
Warning: SPERO CRACK, slash (accennato), het (accennatissimo)
Summary: un aereo cade su un’isola deserta che poi tanto deserta non è...
Note: scritta per la Finale del Realitychallenge di maridichallenge. NON GUARDATEMI COSÍ, CHE POTEVO MAI SCRIVERE? È UNA CAZZATA IMMANE, NON ASPETTATEVI COSE SERIE O CON UN PO’ DI SENSO, PER PIACERE.

DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Hikaru e Françoise, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Mame, no *sigh* Anzi, no, Deanna mi appartiene \O/

Era il 27 Agosto 2011 quando l’aereo di linea 861 della compagnia Lj Airlines precipitò su un’isoletta a sud di... beh, non sapevano esattamente a sud di cosa si fossero schiantati. Sapevano solo di essere sopravvissuti a un disastro aereo e di essere su quell’isola.
Meglio di niente, visto che su quarantacinque passeggeri, se n’erano salvati solo ventiquattro, ma loro erano i più importanti, sicuramente - si scoprì poi che tra i morti c’era un possibile premio Nobel per la medicina, ma questi erano dettagli - quindi andava bene così.
La prima cosa che fecero quando capirono di essere bloccati su quell’isola, disabitata per giunta, fu cercare di organizzarsi un minimo per sopravvivere in attesa del soccorsi - che sarebbero arrivati prima o poi, no? Un aereo non poteva sparire all’improvviso senza che qualcuno se ne accorgesse. A tal proposito, "Crederci sempre, arrendersi mai" era diventato il loro motto nei momenti di sconforto - cioè, un paio d'ore al giorno, prima che decidessero di distrarsi con cibo o sesso, a seconda dei momenti. Di solito era il sesso, ma giusto perché il cibo scarseggiava.
Raccolsero tutto il recuperabile dalla carcassa dell’aereo - medicine per il primo soccorso, coperte e qualunque altra cosa fosse sopravvissuta allo schianto - e cominciarono a perlustrare l’area circostante, cercando di capire quale fosse il luogo più adatto per l’accampamento. Alla fine optarono per la spiaggia, abbastanza facile da proteggere - poteva anche essere priva di altri essere umani, ma non sapevano niente della fauna locale e la prudenza non era mai troppa, soprattutto dopo essere scampati a morte certa in quel modo - e, soprattutto, da lì potevano tenere d’occhio il mare aperto e il possibile arrivo dei soccorsi.
Avevano così costruito un accampamento ai margini della boscaglia, alle spalle della spiaggia, sfruttando le fronde degli alberi per ripararsi dal sole che batteva incessantemente sulle loro teste e i tronchi per legare le coperte come fossero amache, così da non doversi preoccupare di cosa strisciava tra i loro piedi.
Era su una di esse che sedeva, una settimana dopo, Deanna, dondolando pigramente come se fosse su un’altalena.
-Mi manca il Dottore.- disse sconsolata, poggiando la testa sulla spalla di Hikaru, seduta accanto a lei sull’amaca. -Mi mancano i suoi capelli. E il suo farfallino. Come fa un uomo ad essere adorabile e scopabile con un farfallino?- domando, aggrottando la fronte. La ragazza accanto a lei ridacchiò, passandole una mano tra i capelli in una carezza delicata.
-E un fez. Non dimenticarti il fez.-
-Oh, lo adoravo con il fez.- sospirò, con sguardo vacuo.
Il cielo cominciava a schiarirsi sotto l’incedere del nuovo sole oltre l’orizzonte, ma era ancora presto perché spuntasse. Il resto dei naufraghi continuava a dormire, sparpagliati nelle varie amache disseminate per il piccolo accampamento. Non avendo abbastanza coperte, avevano dovuto arrangiarsi con i posti letto, inizialmente suddivisi per sesso, ma con il passare dei giorni, erano andati creandosi coppie e gruppetti misti. Così, se in un’amaca dormivano i due Sirio - chiamati Sirio A e Sirio B per i posti che avevano sull’aereo - e Giuseppe, in un’altra Deanna e Hikaru si accoccolavano con Françoise, che adesso, infatti, dormiva alle loro spalle.
-Mon cher, è l’alba, perché siete già sveglie?- biascicò questi, circondando le loro vite con le braccia. Hikaru si voltò con sguardo contrito.
-Ti abbiamo svegliato, scusa.-
-Nessun problema, ma petite fleur,- le sorrise. -Se volessi continuare a dormire, potrei sempre infilarmi tra Daniel e Annika, no?-
-Provaci e ti stacco la mano. E poi te la infilo su per il culo!- urlò la voce scazzata di Daniel, poco distante da loro, facendo ridere loro tre e non solo - evidentemente non erano gli unici svegli a quell’ora indecente - mentre qualcun altro grugnava e si rigirava nel sonno. -Conta le pecore, se vuoi dormire!-
-Puoi sempre venire da noi, Françoise!- intervenne Giulio, a cui seguì il gemito strozzato di Geremia, suo compagno di cuccetta.
-Potrei farlo davvero, mon ami, ma non certo per dormire.- flirtò l’uomo, mentre le ragazze con lui sghignazzavano - o meglio Hikaru sghignazzava, mentre Deanna continuava a perdersi con lo sguardo nel nulla.
-E chi ha mai parlato di dormire?- ribatté il ragazzo; al ché Françoise ghignò e scese dal letto, raggiungendo gli altri due. Ci furono delle risate e un balbettio imbarazzato da parte di Geremia, poi un gemito e l’istante dopo metà delle cuccette si svuotò tra gli sbuffi esasperati del resto del gruppo.
Hikaru scivolò fuori dall’amaca dopo un fugace bacio sulle labbra della compagna e seguì gli altri, che cominciavano a dividersi i compiti della giornata. Deanna li seguì con lo sguardo, respirando a pieni polmoni l’aria marina, e voltò distrattamente lo sguardo a chi era rimasto oltre lei - Sirio A, Sirio B e Giuseppe, che avevano pensato bene di seguire l’esempio degli altri tre e darsi alla ginnastica mattutina.
Deanna ridacchiò, guardando i due gruppetti darsi da fare, e scese dall’amaca con un saltello, sgranchendosi la schiena e le braccia. Fece appena qualche passo verso il resto dei compagni d’avventura, quando si rese conto di chi ci fosse tra i partecipanti a una delle due threesome: Giulio, il cuoco ufficiale dell’isola.
Ehi, e la mia colazione? pensò con angoscia, strascicando i piedi nella sabbia.

***

-E se ti mostro le tette?-
Giulio rise, sistemando i pesci affinché cuocessero. -Niente da fare, Deanna.-
La ragazza si imbronciò. -Ma io ho fame.- pigolò, guardando con malcelato desiderio il loro pranzo.
-Dobbiamo ripetere ogni giorno lo stesso teatrino?- sospirò Daniel, ammucchiando la legna raccolta poco prima e sedendosi con loro.
-Potresti sempre darmi la tua parte.- propose Deanna con sguardo innocente e lui sbuffò una risata, scuotendo la testa esasperato.

***

Deanna prese tra le mani la canottiera di cotone che quella mattina aveva poggiato su un tronco caduto. Era quasi del tutto asciutta, perfetto. La sistemò nuovamente, bloccandola affinché non volasse via per le folate di vento che spazzavano la spiaggia quasi a ogni ora. Già avevano poco o niente con cui coprirsi, se perdevano anche quel poco che possedevano sarebbero stati problemi - e non per un possibile topless, non credeva qualcuno si sarebbe mai lamentano, ma perché non sapevano quanto sarebbero rimasti lì, quindi ogni bene era prezioso e poteva diventare primario da un momento all’altro.
C’era calma e quiete nel piccolo rifugio, mentre il gruppo era sparpagliato alla ricerca di cibo - qualcuno era con i piedi nell’acqua e una rozza lancia nella mano, nella speranza di racimolare altro pesce, e qualcun altro si era inoltrato nel bosco, in cerca di bacche o qualunque altra cosa commestibile ci fosse su quell’isola - e legna da ardere. Due cose che non c’erano mai abbastanza.
C’era davvero tanta calma e forse per questo l’urlo sembrò ancora più forte e spaventato di quanto fosse in realtà - e lo era molto già di suo.
Deanna sussultò e quasi cadde per lo spavento. Un attimo dopo, però, stava correndo nella direzione da cui era provenuto l’urlo, così come tutto il resto del gruppo. Si fermarono tutti alla fine della boscaglia, dove una pallida Margherita, tremava come una foglia tra le braccia di Alister.
-Che cazzo è stato?- sbottò Laurence, guardandosi attorno, seguito a pochi passi da Anthea. -Sembrava... dio, mi è venuta la pelle d’oca.- La giovane ragazza con lui annuì con forza, guardandosi attorno elettrizzata.
-Era un... orso. Sicuramente.- disse, stringendosi le mani spasmodicamente -Sì, era una lince, ne sono certa...-
-Ero io!- esclamò Margherita, stringendo i pugni per tentare di fermare il tremore - inutilmente.
-Che cos’è successo, mon cher?- le chiese con gentilezza Françoise, prendendogliele tra le sue e sfregandogliele dolcemente. La ragazza deglutì ripetutamente prima che riuscisse a riprendere parola.
-Stavo raccogliendo la legna quando... l’ho visto così chiaramente! Era così...- cercò di spiegare, ma venne interrotta da un’altra voce. Una voce che non apparteneva a nessuno del gruppo e che veniva dal bosco.
-Mame ha fame.-
I sopravvissuti si voltarono contemporaneamente, sussultando alla vista dell’essere che si palesò loro davanti. Era un... beh, a dire il vero, nessuno sapeva cosa esattamente fosse, o come descriverlo - l’unica cosa che riuscivano a pensare era “Pallina gialla con un cappellino a forma di arancia. O forse è un’ananas?”, che non era molto esplicativa.
-Cosa diavolo...- disse qualcuno - o forse tutti insieme, contemporaneamente, parlando come un unico grande mostro a ventiquattro teste. O forse nessuno e ognuno l’aveva solo pensato, sentendo la propria voce e registrandola come estranea. Visto ciò che stavano guardando, non sarebbe stato poi così strano.
-Mame ha fame.- ripeté la pallina gialla, avanzando verso di loro.
-Uhm...- disse Giulio, guardandosi attorno incerto -Non sono certo di cosa mangi, ma... forse posso darti qualcosa.-
Ci fu un secondo di sgomento, nel quali il resto del gruppo lo guardò come se fosse impazzito.
-In effetti, ho fame anche io.- intervenne Deanna e qualcuno rise - qualcun altro gettò le braccia al cielo, ma non era importante.
-Okay, allora vediamo di racimolare qualcosa.- disse Giulio con un sorriso.
-Grazie,- disse Mame, seguendo i due ragazzi -Mame è sicuro che sarete tutti buonissimi.-
Per evitare di impressionarvi, credo sia meglio interrompere qui il racconto.
Sappiate solo che il numero di naufraghi calò drasticamente.

Fine.

het, slash, originale

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