[Supernatural] Con le mani piene di ceneri

Oct 13, 2011 22:53

Titolo: Con le mani piene di ceneri
Autore: koorime_yu
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean, Castiel, Sam, Bobby, Crowley, I Leviatani
Rating: R
Charapter: 1/1
Beta: nayuky91 ♥ ♥ ♥
Words: 4528 (fiumidiparole)
Genere: angst, avventura, pre-slash
Warning: death, violenza descrittiva, future!fic
Summary: future 7 season. Dean, Sam e Bobby, con l’aiuto di Crowley, riescono a catturare il capo dei Leviatani, ancora nel corpo di Castiel.
Note: questa fic mi fa male. E non so che scrivere, davvero. Non so scrivere angst, non so scrivere death ma ne avevo così tanto bisogno che me ne frego di com’è venuta, dovevo esorcizzare le paure per il futuro. Spero solo che vi piaccia, ecco. E mi sa che rifarò queste note quando sarò un po’ più lucida ç_ç
EDIT: a distanza di qualche giorno, continuo a dire che ‘sta storia mi fa più male che bene, ma vabbè. Comunque, prima di lasciarvi alla storia, devo un tot di ringraziamenti: a hikaruryu che, nonostante mi abbia mandato a ‘fanculo e si sia categoricamente rifiutata di leggerla, mi ha aiutato con il plot ♥; a nayuky91 che si è sobbarcata l’onere di betarla e a cui devo, quindi, millemila ringraziamenti ♥; a x_stateira_x che, nonostante non sappia una ceppa di Supernatural, si è prestata a leggerla e ad assicurarmi che sì, funziona.

DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Castiel, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Dean, no *sigh*

Dean si svegliò con un paio di tristi occhi blu impressi a fuoco nella mente.
Come ogni mattina, da ormai troppo tempo, ci mise un attimo di troppo a prendere un profondo respiro, e scacciare da lui gli ultimi strascichi del sogno - sempre uguale, sempre lo stesso paio di occhi blu, la stessa bocca morbida, la stessa voce rotta che diceva sempre la stessa cosa: Dean.
Scivolò silenzioso fuori dal letto, s’infilò una maglia ed uscì dalla stanza, dirigendosi prima al bagno e poi al piano di sotto. La casa era incredibilmente silenziosa e Dean ringraziò per questo, perché significava che Sam stava dormendo ancora e che quindi lui non avrebbe ricevuto nessuna patetica occhiata. Non avrebbe potuto sopportarne altre, non da uno che aveva la testa più incasinata di Jack Torrance. 1
A piedi scalzi percorse la strada per la cucina, beandosi della sensazione del parquet sotto le piante, che lo distraeva e lo aiutava a rimanere a contatto con la realtà.
Si fermò sulla porta della stanza, occupata dall’ultima persona che Dean avrebbe voluto vedere: Crowley. Era seduto al tavolo con le gambe accavallate, intento a far roteare due dita di whiskey nel bicchiere, perso nei suoi pensieri - certo, fino a quando non l’aveva visto. A quel punto gli sorrise e prese un generoso sorso del liquido ambrato, senza dire una parola. Il cacciatore tentennò, combattuto tra l’impellente necessità di un caffè doppio ed extra forte e l’assoluta repulsione per quello che, ancora una volta, era suo alleato. La caffeina vinse e lui incedette nella stanza, tentando di ignorare la presenza dell’altro. Raggiunse il ripiano e cominciò ad armeggiare con la brocca e la polvere nera, sentendosi perforare la schiena da un paio di occhi demoniaci - e il suo sesto senso di cacciatore continuava a strillargli che non era mai una buona idea dare le spalle a un demone, soprattutto se era un figlio di puttana come Crowley.
Prese dal lavello la sua tazza - quella con lo smalto sbeccato sul bordo a destra del manico - e si versò una generosa tazza di caffè bollente, inalandone il profumo e lasciando che questo spazzasse via un po’ del disagio che sentiva nel corpo - non sarebbe mai andato via completamente, non finché quella storia non fosse stata chiusa.
-Oh, cosa, c’era una riunione e nessuno mi aveva detto niente?-
La voce di Bobby lo fece voltare verso la porta, dove sostava il vecchio cacciatore, molto più sveglio e attento di quanto fosse stato lui neanche dieci minuti prima.
-Buongiorno, raggio di sole.- lo salutò Crowley con un sorrisetto divertito e un cenno del bicchiere di whiskey. Dean fece una smorfia disgustata e mandò giù un sorso di caffè, mentre Bobby ignorava entrambi e se ne versava una tazza.
Quando, neanche due minuti dopo, anche Sam comparve sulla porta, Dean si disse che era decisamente cominciata la giornata.

***

La biblioteca era, probabilmente, la più fornita del mondo - superiore addirittura a quella di Bobby, il che voleva dire molto, davvero - e, soprattutto, era ricca di testi sul Purgatorio e sugli esseri che vi erano rinchiusi. Dean si chiese per l’ennesima volta se quello non fosse stato un blando tentativo di tornare alle origini per Ellie Visyak, un modo come un altro per sentirsi più vicini a casa, per quanto orribile dovesse essere visto con quanta velocità avesse approfittato della prima apertura per sgusciar via.
Comunque, qualunque fosse la motivazione, Dean le era grato. Se non fosse stato per alcuni di quei libri non avrebbero mai scoperto come rendere la dimora impenetrabile attraverso una serie di simboli, in una lingua a loro praticamente sconosciuta, o affrontare il Capo dei Leviatani e come, soprattutto, ucciderlo. Non avevano trovato nulla per quest’ultima cosa, ma intanto avevano scoperto come imprigionarlo. Non era stato per niente facile - cazzo, per poco non ci avevano rimesso la pellaccia - ma ne era valsa dannatamente la pena e adesso il figlio di puttana dei serpentoni era incatenato nel seminterrato, proprio nella stessa stanza in cui Dean aveva recuperato - okay, magari era più preciso dire spezzato, ma cazzo, era una fottuta spada nella roccia! - la spada di Bruncvik.
Da quando si erano trasferiti in quella casa due settimane prima, avevano setacciato quasi tutti i libri in cerca di qualcosa che potesse distruggere quei maledetti Leviatani, visto che aprire il Purgatorio per rispedirceli dentro era fuori discussione - troppo pericoloso, e comunque, se anche non lo fosse stato, la prossima eclissi era ancora troppo lontana.
Dean sospirò chiudendo il tomo davanti a sé e strofinandosi gli occhi. Aveva passato le ultime ore a scartabellare tra un mare di documentazione che si era rivelata decisamente inutile. E a ben vedere le facce di Sam e Bobby, non avevano avuto più fortuna di lui.
-Trovato qualcosa?- lo richiamò la voce strascicata di Crowley, seduto in poltrona. Quando diavolo era apparso?
-No, decisamente no.- sbuffò Bobby, guardandolo male. -Certo, tutto sarebbe stato più facile se Ellie fosse stata viva e quindi in grado di aiutarci.- recriminò e il demone rispose con un sorrisetto.
-Errore mio. Avrei dovuto prevedere che un’orda di mostruosi errori di Dio avrebbe deciso di utilizzare l’angioletto come una Matrioska per distruggere il mondo e vendicarsi del loro carceriere, e che quindi la tua preziosa dottoressa ci sarebbe stata utile.- ironizzò.
-Invece di dire cazzate, perché non prendi un libro e cominci a rendere te utile?- sbottò Dean, stanco di vederli battibeccare ancora una volta, stanco di sentire chiacchiere vane, stanco di girare a vuoto attorno alla soluzione - era lì, lo sapeva, dannazione. Doveva solo trovarla.
-Uhm, forse ho trovato qualcosa.- disse Sam, alzando la mano per richiamare la loro attenzione, come il secchione che era. Bobby lo raggiunse e si affacciò oltre la sua spalla, prima di prendergli il libro tra le mani - a nessuno sfuggiva il suo pallore e il fatto che le dita continuassero a tornare alla cicatrice sul palmo della mano. Cazzo.
-“In quel giorno, con la sua spada dura, grande e forte, il Signore visiterà Leviathan, il serpente tortuoso, e ucciderà il mostro che è nel mare”- 2 recitò Bobby, alzando poi gli occhi dalla Bibbia per incontrare il suo sguardo.
-Una spada?- ripeté lui, allargando poi le braccia -Bene, di che tipo? E soprattutto dove la troviamo?-
Ci fu un breve silenzio e Sam si agitò appena. -Non una spada.- disse incontrando il suo sguardo. -La spada.- specificò.
Dean sbatté le palpebre, preso in contropiede. La spada?
-Quella spada di Dio?- chiese e quando sia suo fratello che Bobby annuirono, sbottò -Oh, fantastico, davvero fantastico! E che diavolo dovrei fare io, trapassarlo da parte a parte con il mio braccio?-
-Non funzionerebbe.- gli rispose Crowley, rigirandosi del bourbon nel bicchiere con fare annoiato, ma quando notò che Dean aspettava che continuasse e spiegasse, alzò gli occhi al cielo. -Pensaci un attimo, genio. Cos’è che fa di te la spada?- lo incitò, ma l’unica cosa che Dean fece fu inarcare ancora di più le sopracciglia, confuso. -Il sangue, stupido caprone!- sbottò allora il Re dell’Inferno, esasperato -Ci serve il tuo sangue per ammazzarlo!-
Dean ci pensò un attimo, le labbra stirate in una linea di tensione.
-Se lui muore, tutti gli altri fanno la stessa fine, giusto?- chiese conferma.
-Così dicono questi.- rispose Bobby agitando il libro ancora tra le sue mani.
-Dovrebbero essere collegati tra loro come lo era la Madre con tutti i suoi mostriciattoli.- specificò Crowley e Dean sentì un fiotto di bile al ricordo. Era stato il giorno in cui erano nati i primi sospetti su Cas, l’inizio del rapido declino di fiducia che aveva spinto lui ad allontanare l’angelo. E Crowley lo sapeva, il figlio di puttana.
-Bene, se è il mio sangue che vuole, è il mio sangue che avrà.- disse, alzandosi dalla poltrona e uscendo dalla stanza.

***

La stanza sembrava ogni volta più piccola e buia e Dean sapeva che non era possibile, ma il senso di claustrofobia che gli provocava era davvero fastidioso.
-Ciao, dolcezza, ti sono mancato?- lo accolse il Leviatano, incatenato al muro da una serie di sigilli vecchi quasi quanto la terra - l’unica cosa buona che aveva fatto Crowley. Il cacciatore si richiuse la porta alle spalle e lo ignorò.
-Ow, sei arrabbiato? Se ti do un bacio mi perdoni?- continuò il mostro - ed era così sbagliato che quelle parole uscissero dalla bocca di Castiel, così sbagliato che gli provocarono un forte senso di nausea.
Dean strinse mentalmente i denti e avanzò con sicurezza, arrivandogli a una spanna dal viso, ignorando la fitta di dolore che gli trapassava puntualmente il petto ogni volta che incontrava quello sguardo conosciuto. Cercò di concentrarsi esclusivamente su ciò che doveva fare e su come l’avrebbe dovuto fare - avrebbe dovuto improvvisare, ovviamente, perché non aveva la minima idea di quale fosse il metodo corretto. Beh, avrebbe sperimentato sulla sua cavia personale - reprimendo ogni altro tipo di pensiero non riguardasse i Leviatani e il modo di ucciderli.
-Come ci avete trovato?- lo interrogò, guardandolo fisso negli occhi. Avevano un sospetto, ma lui voleva la conferma perché... perché probabilmente, come gli ripeteva Sammy ultimamente, era un testardo masochista.
Il Leviatano scrollò le spalle, per quanto le catene glielo permisero, e sorrise. -Fortuna.- disse e le sue labbra si distesero ancora di più quando lui ringhiò e gli afferrò una manciata di capelli, strattonandolo con violenza.
-Non farmi incazzare, non ti conviene.- ringhiò e l’altro si leccò le labbra con un luccichio folle negli occhi.
-Altrimenti che fai, mi uccidi?- chiese in un sibilo, guardandolo divertito. Dean non rispose e quello rise, un suono basso e roco che sembrava nascergli dal centro del petto, ma che suonava così sbagliato, cazzo. -È stato facile.- disse e la sua risata gli graffiò le orecchie. -Il tuo angioletto mi ha dato una mano, sai? Non è stato complicato usare le sue conoscenze per rintracciarvi. Oh, vi conosce così bene.-continuò e a Dean mancò un battito, perché se fosse stato vero, se ci fosse ancora una possibilità, Dean avrebbe fatto qualunque cosa... ma chi gli dava la certezza che non stesse mentendo? I demoni mentono, era la prima grande verità dei cacciatori.
Lo lasciò andare e fece un passo indietro, spostandosi poi verso sinistra, verso un tavolaccio su cui avevano raccolto tutte le possibili armi da poter utilizzare contro di lui - non erano i ferri del mestiere, ma aveva scoperto di essere un improvvisatore quasi all’altezza di MacGyver 3 .
Vagò con lo sguardo sulla serie di armi e ritornò con la mente a un altro giorno, di tre anni prima, quando davanti a lui c’era Alaister e Castiel era fuori ad ascoltarlo urlare e a porsi i primi dubbi sugli ordini ricevuti. Ricordava ancora l’incertezza che aveva scorto nei suoi occhi quando avevano chiesto a lui di torturare ancora. Quello era stato il primo passo verso il burrone. Forse se quella volta non fosse stato lì fuori, se non avesse visto il suo dolore per quella richiesta, non sarebbe mai caduto; non avrebbe tradito, non ci sarebbe stato alcun angelo ribelle e adesso non sarebbero lì, nel seminterrato di Ellie Visyak, con Dean pronto a torturare il figlio di puttana nel corpo di Jimmy - di Castiel. Aveva smesso di essere di Jimmy, per lui, da molto tempo. A ben vendere non aveva mai pensato che fosse di altri, anche se razionalmente sapeva che fosse solo un contenitore.
-È ancora vivo? È cosciente?- domandò senza neanche voltarsi a guardarlo, concentrandosi invece sul riflesso della lama sotto le proprie mani. Ne accarezzò il manico, lo soppesò sul palmo, rigirandoselo e accogliendone il peso e la consistenza come se fosse un vecchio amico ritrovato.
Il Leviatano rise, ancora quella risata roca, sporca., così sbagliata - dannazione, Cas non rideva così e la sua voce non avrebbe mai dovuto farlo - e lui gli conficcò il coltello per metà nel petto, godendo dell’espressione sofferente che ne contorse i lineamenti a un soffio da lui. Non poteva ucciderlo, okay, ma poteva fargli male e, Cristo, se gliene avrebbe fatto.
-È cosciente?- ripeté, rigirando la lama nella carne, sentendo la propria mano imbrattarsi di sangue - non era davvero sangue, sapeva che era quella melma nera e schifosa, ma preferiva fingere fosse sangue - e stringendo di più la presa.
Lo stronzo figlio di puttana lo guardò e rise. Prima un semplice sussultare silenzioso, poi scoppiò in un grattare continuo e senza fine che gli fece digrignare i denti per il fastidio.
-Il tuo piccolo angelo è qui.- ansimò, un sorriso folle a deturpare quei lineamenti conosciuti e amati. -È qui e sente tutto.- aggiunse con un sibilo, leccandosi le labbra pallide.
-Bene,- Dean affondò lentamente il coltello nel suo costato, fissandolo insistentemente negli occhi. -Voglio che senta e che sappia che, la prossima volta che vorrà fare di testa sua, lo prenderò personalmente a calci in culo.- disse, estraendo la lama dal corpo con estrema lentezza. La gettò sul tavolo e si allungò a prendere un lungo coltello da cucina, con cui si taglio il palmo della mano.
Un’ondata di soddisfazione lo invase quando vide l’incertezza comparire per una frazione di secondo sul viso dell’altro, mentre lo vedeva lasciar cadere un paio di gocce di sangue sulla lama.
-Mi stavo chiedendo: quanto ne sarà necessario per ucciderti?- domandò, appoggiandogli la ferita sul costato sanguinante. Sentì chiaramente la pelle e la melma sfrigolare sotto il palmo e premette di più, mentre quello sibilava e si agitava nel tentativo di sfuggire alla presa.
Dean ghignò e la rafforzò, conficcandogli in un gesto fluido il coltello nel cuore.
Un attimo dopo una violenta luce esplose e Dean fu sbalzato contro il muro opposto.

***

Dean riprese i sensi con la sensazione di essere stato messo sotto da un tir e successivamente essere stato calpestato da un’intera parata.
-Dean, ti prego.- lo richiamò la voce di suo fratello e lui gemette, aprendo gli occhi. Sam tirò un sospiro di sollievo e si alzò, offrendogli una mano per rialzarsi. Lui la accettò volentieri, visto quanto la testa continuasse a girargli.
-Che diavolo è successo?- biascicò, massaggiandosi il punto dietro la nuca dove aveva sbattuto. Sentì le dita incontrare qualcosa di caldo e appiccicoso e seppe di essersi appena guadagnato un bel trauma cranico. Perfetto.
-Dovresti dircelo tu. Noi eravamo di là quando si è sentita un’esplosione e la casa ha tremato.- gli raccontò Sam, tenendogli una mano sulla spalla. -Sicuro di star bene? Sei pallido.-
-Sto bene.- disse lui e poi la voce di Bobby lo sorprese - non si era nemmeno reso conto che fosse lì con loro.
-Beh, ce l’hai fatta ragazzo.- disse, richiamando la sua attenzione sul corpo che pendeva dalle catene. Dean si avvicinò rapidamente, pentendosene un attimo dopo quando la stanza riprese a girare vorticosamente e le braccia di Sam lo sorressero. Dean lo ringraziò mentalmente, ma continuò a guardare il corpo davanti a loro. Sembrava... senza vita, eppure il Leviatano aveva detto che Cas era lì dentro, giusto? E il suo sangue non poteva ucciderlo, così come non poteva uno stupido coltello da carne, quindi perché non si muoveva? Perché Cas rimaneva così mortalmente immobile?
-È...- cominciò, incapace di completare il pensiero. La mano di Sam su di lui si trasformò in una carezza partecipe e Bobby sospirò.
-Beh, lo sapevamo già, no?- disse, dandogli una blanda pacca sulla spalla, prima di superarlo per uscire dalla stanza a spalle curve.
-Dean, dovresti riposare.- disse Sam, ma lui lo ignorò, continuando a guardare il viso esanime di Cas, le braccia appese e le gambe abbandonate. Andiamo, pensava, Andiamo, Cas, apri gli occhi. Apri gli occhi e dimostrami che non sei un moccioso, che sei più forte di così.
-Dean, stai sanguinando.-
Apri gli occhi apri gli occhi apri gli occhi.
Poi Castiel aprì gli occhi e prese un lungo respiro ansimato e Dean respirò con lui, fiondandosi a sostenerlo con Sam, mentre urlavano all’unisono: -Bobby!-

***

-Dean...- quasi urlò Castiel, aprendo gli occhi di scatto e tentando si mettersi a sedere.
-Shhh, risparmia le forze, moccioso.- disse lui, risistemandolo tra le coperte e rimboccandogliele. L’angelo strizzò gli occhi e si voltò a guardarlo.
-Mi...- cominciò, ma l’altro gli rifilò un’occhiataccia.
-Riposati.-
-No, Dean, io... mi disp...- rantolò ancora, cercando ancora di tirarsi a sedere.
-Sta’ fermo e zitto, maledizione!- s’infiammò lui, spingendolo di nuovo sul materasso. Il corpo fece un’iniziale resistenza, ma poi si accasciò senza forze e gli occhi di Castiel si chiusero di nuovo.
Dean trasse un sospiro di sollievo e tornò a risistemarsi sulla poltroncina che aveva spostato lui stesso nella camera. Visto che avrebbe dovuto passare molto tempo lì, aveva pensato di organizzarsi per bene.
Si rilassò contro lo schienale e chiuse gli occhi per qualche istante - e lo fu davvero, perché poi il terrore che Castiel potesse sparirgli da sotto gli occhi s’impadronì di lui, come ogni volta, e lo spinse a riaprirli. Praticamente ormai non riusciva neanche più a dormire, o a pensare ad altro che non fosse l’angelo.
E invece c’era ancora Sam e la precarietà della sua sanità mentale a preoccuparlo, ma Castiel aveva bisogno di lui, ne aveva così bisogno che anche quando aveva provato a lasciarlo da solo per qualche ora, era tornato indietro nel giro di un quarto d’ora, perché Cas era una sua responsabilità, perché se quella volta non l’avesse allontanato forse sarebbe riuscito a farlo ragionare e il Purgatorio non sarebbe mai stato aperto. Niente Nuovo Dio e niente Leviatani. E a ben vedere anche niente schizofrenia per Sam. Alla fine, anche gli altri due avevano capito e avevano semplicemente cominciato a portargli i pasti in camera, cercando, di tanto in tanto, di convincerlo ad andarsi a riposare mentre uno di loro prendeva il suo posto. Ma era stato tutto inutile, ovviamente. Dean non si era mosso di lì per giorni e non era intenzionato a farlo nel prossimo futuro.
Si strofinò gli occhi con la mano fasciata e la lasciò lì, pressata sulle palpebre abbassate, godendo del lieve pizzicore che glieli prese. Quando li riaprì Castiel era ancora lì, addormentato nel letto - anche se forse svenuto era la parola più adatta - e lui allungò la mano sana verso il comodino, afferrando il giornale che Sam gli aveva portato mezzora prima.
Magari le parole crociate lo avrebbero aiutato a passare il tempo.

***

L’urlo che lo svegliò sembrò quasi far tremare la casa - e forse l’aveva fatto davvero, visto chi stesse urlando.
-Cas!- Dean si lanciò sul letto, verso l’angelo che si agitava, e tentò di tenerlo fermo per le spalle, di contenerne gli spasmi. Quasi non sentì la porta della camera spalancarsi e due paia di scalpiccii fermarsi a un passo da loro. -Ehi ehi, guardami.- lo chiamò, facendogli una carezza sul viso e trovandolo incredibilmente sudato e freddo. -Cas?- lo chiamò ancora e sorrise quando finalmente incontrò i suoi occhi. -Ehi, ciao.-
-Balthazar...- disse l’angelo e per un lungo e terribile attimo Dean temette che l’altro non l’avesse riconosciuto, poi continuò e il cacciatore seppe che forse era anche peggio. -Dean, io... io ho...-
E Dean sapeva cosa aveva fatto Cas a Balthazar, lo aveva sospettato quando avevano tentato di appellarlo e dell’angelo non s’era vista neanche l’ombra.
-Andrà tutto bene.- gli disse, mentre i tremori ricominciavano e lui rafforzava la presa su quel corpo così magro - Dio, non si era mai reso conto di quanto fosse magro. Sembrava quasi potesse spezzarsi se avesse stretto un po’ di più.
-No, Dean...- tentò ancora l’angelo, ma le parole gli morirono in gola mentre gli occhi gli si rovesciavano all’indietro e dalla bocca sgorgava un suono strozzato.
-No!- urlò Dean, scuotendolo con forza. -Resisti, cazzo. Devi resistere, mi hai capito?- sibilò, stringendogli il viso tra le mani. Gli premette la fronte contro la sua e lo guardò insistentemente in quegli occhi così lucidi e opachi, così diversi dal solito eppure sempre bellissimi, sempre pieni di vita, pieni di Cas. -Non lasciarmi,- lo supplicò con un filo di voce -Resisti, resta con me.-
-Mi... mi dispiace.- rantolò quello, stringendolo con mani tremanti. -Sam...- riprovò boccheggiando, guardandolo con dolore e Dean rafforzò la presa su di lui.
-Smettila di ripeterlo, okay? Troveremo una soluzione, ma avrò bisogno del tuo aiuto, Sam ha bisogno di noi quindi non mollare, chiaro?- ringhiò, cercando di contenere i tremiti del corpo tra le sue braccia, pregando che il peggio passasse in fretta.
-Non posso più... non più...- biascicò l’angelo a un soffio dal suo viso. Un attimo dopo Dean si sentì tirare verso il basso da un paio di braccia forti - troppo forti - e si ritrovò con il viso nascosto nell’incavo del collo dell’angelo, mentre una luce abbagliante esplodeva attorno a loro.
Un forte ronzio riempì gli riempì le orecchie - insieme alle urla degli altri due - e l’aria attorno a loro crepitò un attimo prima che tutto sparisse e ritornasse la quiete.
-Cosa...- cominciò, ma si bloccò appena sentì una mano scivolargli via dalla schiena e ricadere a peso morto sul materasso. Con il cuore in gola, si scostò appena dal corpo sotto di lui - altro braccio che lo liberava e ricadeva oltre il bordo del letto - e gli toccò piano una guancia.
-Cas?- L’angelo non rispose e rimase ad occhi chiusi, tiepido e sudato sotto le sue dita. Dietro di lui Sam trattenne il fiato e lui non ebbe bisogno di voltarsi per sapere cosa stesse guardando: sulle lenzuola, così come su parte del comodino lì accanto, sul pavimento e sul muro, si dispiegavano un paio di ali nere. Un paio di piume erano addirittura sopra il tessuto dei suoi jeans sdruciti.
Dean chiuse gli occhi e tentò di ingoiare l’enorme nodo che gli impediva di respirare, ma era così difficile, cazzo. Si coprì gli occhi, sorridendo amaro. Non era giusto che le vedesse di nuovo,non era giusto che adesso potesse fermarci su gli occhi anche meglio della prima volta in quel capanno, la prima volta che si erano incontrati. Che cazzo di senso dell’umorismo distorto doveva avere Dio per fare una cosa del genere?
Una mano grande, calda e callosa calò sulla sua spalla e strinse piano.
-Andiamo, ragazzo.- disse la voce di Bobby, spingendolo ad alzarsi da quello che, per tanti giorni, era stato il suo unico posto. -Lascialo andare, Dean.- disse e Dean si aggrappò alla sensazione della sua mano sulla spalla come fosse un’ancora, come se fosse l’unica cosa che poteva impedirgli di crollare. Probabilmente era davvero così.

***

Il giorno dopo, Dean uscì e recuperò tutto il legno possibile, cominciando poi a impilarlo davanti la casa che li ospitava. Suo fratello l’aveva raggiunto mezzora dopo, lo aveva guardato lavorare con lena, sotto il sole, e aveva cominciato ad aiutarlo. Dieci minuti dopo a loro si era aggiunto anche Bobby.
Non erano state necessarie parole, entrambi avevano capito senza bisogno che parlasse.
Castiel era uno di famiglia, era un cacciatore come loro e come tale sarebbe stato salutato.
Era stato Dean ad adagiarlo sulla pira, sistemandolo con attenzione prima di coprirlo con il trench - lo stesso che aveva racconto dal bacino idrico e che aveva atteso fino a quel momento nell’Impala di ritornare dal suo legittimo proprietario.
Dean lo aveva lasciato andare con un ultima carezza lungo tutto il braccio prima di scostarsi di un passo e lanciare l’accendino acceso alla base della pira, osservando il fuoco prendere piede rapidamente.
Il calore gli bruciava la pelle, ma Dean non si spostò, non indietreggiò né si riparò in qualche modo. Accolse il dolore come un vecchio amico, lasciando che gli riempisse i polmoni con i suoi aculei, che gli piegasse il corpo, che glielo scuotesse dal torpore in cui sembrava essere caduto da giorni, da quando la sua attività era stata restare fermo su quella maledetta poltrona e vegliare - come se non avesse avuto altro a cui pensare.
Rimase lì, tre passi davanti agli altri due, a guardare la pira bruciare e a dirsi che era solo colpa sua se gli occhi gli pizzicavano, che era colpa del fumo se vedeva appannato e sentiva un nodo ostruirgli la gola, che non aveva alcuna motivazione per piangere, perché lo sapeva fin dall’inizio - l’aveva sempre saputo - che non c’erano speranze, che non sarebbe finita bene. Non finiva mai bene per lui.
Rimase fino alla fine, fino a quando anche l’ultimo braciere si spense, rimase anche oltre, quando il sole era calato del tutto - Sam gli aveva sussurrato che aveva bisogno di dormire e Bobby lo aveva seguito in casa - e nello spiazzo non rimase che un mucchio informe di legno bruciato e cenere.
Cenere cenere cenere e Cas.
Chiuse gli occhi, lasciando che le ultime lacrime gli solcassero le guance sporche, e stirò le labbra, prendendo un respiro - troppo tremulo, troppo incerto, ma era ancora dannatamente presto perché potesse fare di più - e si voltò, rientrando in casa, sentendosi sulle spalle il peso del mondo.
Andò in cucina e svuotò il barattolo del caffè in un sacchetto di plastica, lo ripulì dai residui e tornò fuori, accucciandosi davanti a ciò che era rimasto del suo angelo.
Raccolse la cenere con le mani, ignorando il fatto che fosse ancora troppo calda e che gliele scottasse, concentrandosi unicamente sul cercare di raccoglierla tutta, di non lasciarne neanche un po’, perché quello era Cas e non poteva permettere che rimanesse lì.
Alla fine la ragione aveva preso il sopravvento e si era reso conto che a forza di strusciare sul pavimento piastrellato si stava ferendo i palmi e che comunque non c’era più niente da raccogliere.
Senza neanche pensarci due volte, era salito sull’Impala e l’aveva messa in moto, uscendo dal vialetto e mettendosi in viaggio, il barattolo chiuso sul sedile del passeggero.
Non aveva acceso la radio, non aveva parlato, non si era mai neanche voltato, aveva tenuto gli occhi sulla strada e aveva guidato, fermandosi solo una volta raggiunta la spiaggia più vicina. Aveva parcheggiato ed era sceso, incedendo sulla sabbia con le ceneri sotto il braccio.
Si era fermato davanti al bagnasciuga e si era seduto lì dove le onde del mare non arrivavano, posizionando il barattolo tra le cosce divaricate.
Il cielo cominciava a schiarirsi sotto l’incedere del nuovo sole oltre l’orizzonte, ma era ancora presto perché spuntasse. Era quel momento che precede l’alba in cui il tempo sembra cristallizzarsi e Dean chiuse gli occhi. Era il momento perfetto.
Cercò a tentoni il barattolo e lo aprì, abbandonando il coperchio nella sabbia e affondando le dita nella cenere. Strinse le labbra e trasse un respiro profondo, tirando poi fuori la mano e lasciando che il vento ne spargesse il contenuto, stringendo il pugno fino a farsi male quando fu vuoto.
Aprì gli occhi e si guardò il palmo sporco, lo strofinò contro le dita e cercò di riportare alla memoria la sensazione della pelle di Castiel sotto le sue mani, del modo sempre inappropriato in cui lo toccava, del formicolio che lo prendeva nelle viscere quando era a un passo troppo breve da lui.
Prese un respiro e sentì i polmoni protestare, mentre il cuore gli si contraeva con dolore nel petto e le sue dita tornavano ad affondare nel caldo tepore del barattolo. Chiuse gli occhi e ricominciò d’accapo.
Voleva lo spillo nel cuore, voleva il respiro tremulo e incerto, troppo breve perché i polmoni non protestassero, voleva lo stomaco accartocciato e le mani piene di ceneri.

Fine.

_________________________
1 Protagonista di Shining.

2 Isaia, 27, 1.

3 MacGyver.

pairing: dean/castiel, pre-slash, fanfiction, world: supernatural

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