Titolo: Nothing for me here
Fandom: Attori - RDJ/Jude Law
Avvertimenti: Slash, one-shot
Genere: Angst, sentimentale
Rating: Verde
Note: La prima volta che pubblico un qualcosa che è nato direttamente qui e non è stato copia-incollato da un documento di Word/Open Office o ricopiato da un foglio di quaderno/il mio cellulare/una carta di caramella/un block notes/la Moleskine/whatever, ma provvederò più tardi al processo inverso.
Poi, vediamo.
Il titolo è preso - che novità! - da una canzone (ormai prima decido un titolo e poi cerco un'omonima canzone ascoltabile da appioppargli xD) che potete ascoltare ma anche no, proprio
qui.
E' nata semplicemente perchè, come ormai tutti saprete, oggi è uscita la notiziona che tutti aspettavamo dal famoso discorso di Robert "Mi vedo alle prese con pappette e pannolini entro 18 mesi." oppure "Mi piacerebbe avere un altro figlio, una femminuccia, così che Indio non si sentisse minacciato da un nuovo maschio in famiglia." (entrambi riassunti per sommi capi, chiariamoci), e cioè: Susan è incinta. Ho già festeggiato abbondantemente e pianto altrettanto, perciò mi scuserete se ora mantengo un minimo di sanità mentale.
Bene, dicevamo.
Una nuova fic "reale", la seconda in poco tempo, direi che si vede che mi mancavano <3
E' nata perchè da quando ho letto la notizia (dopo i dovuti scleri di cui sopra) ho un dannatissimo (tesoro, sai che ti voglio bene, ma cribbio, oggi sei abbastanza rompiballe è_é) Jude devastato che mi gironzola attorno a Gianni e mi deprime, e mi conosco fin troppo bene per sapere che finchè non gli darò spazio non mi lascerà in pace, perciò buona lettura.
"Dio."
Mattina presto. Le nove, forse, a giudicare dalla poca luce che entrava dalle finestre - anche se poi per Londra non era questa novità.
Troppo presto, comunque, perchè una persona come Jude Law si ritrovasse già attaccato al portatile. Connesso ad internet, una tazza di caffè ancora fumante accanto ed una magnifica immagine di Robert e Susan su un red carpet non meglio identificato che gli sorrideva dallo schermo. La notizia era appena uscita, i numeretti scuri sopra la fotografia glielo sottolineavano ogni volta che per semplice masochismo venuto meno lo sguardo cercava di fuggire. E giocava come a ping pong tra quei numeri che stavano ad indicare un orario e gli occhi luminosi di Robert.
Susan incinta.
Avrebbe dovuto immaginarselo, Robert diceva di volere una bambina da tempo immemore, si era quasi messo a calcolare le ovulazioni della moglie con una precisione maniacale, ma semplicemente ora che era realtà non riusciva a capacitarsene.
Eppure i loro figli non erano mai stati un problema. Quando aveva saputo di Indio non si era mosso nulla, dentro di lui, e lui stesso era padre di una cucciolata seconda solo ai Brangelina.
Però la notizia di quella bambina - perchè la testardaggine di Robert si era di certo trasmessa anche ai suoi spermatozoi e quindi di sicuro a Febbraio avrebbero accolto una bellissima bambina -, per quanto lo facesse sentire al settimo cielo, lo faceva contemporaneamente cadere nei meandri più scuri del suo essere.
Non era nemmeno mai stato così attaccato a Facebook, vi entrava si e no una volta ogni sei secoli, ma quella mattina qualcosa gli aveva detto di alzarsi e fare un giro, quantomeno per togliere le ragnatele e chiedere ad Iris come se la stesse passando nella nuova casa al mare di Sadie. Era stata proprio Iris a passargli quella notizia - come fosse sveglia a quell'ora era un mistero che solo lei conosceva, ma tutto si era confuso quando aveva letto le premesse e cliccato sul link -; nessun commento, solo una faccina "D:" e quella dannatissima scritta.
Prima che potesse anche solo prepararsi, respirare, provare a pensare lucidamente, la pagina si era aperta in tutto il suo splendore e lì era da quasi venticinque minuti. Lo guardava beffarda, sbattendogli sotto il naso la loro felicità, le loro dita tese a toccare il cielo.
Guardò l'orario di pubblicazione, tornò alla foto.
Robert-Susan-orario-foto-Robert-Susan-...
Un ciclo che sembrava si ripetesse da secoli dentro la sua testa, senza più cognizione di spazio e tempo. Lui era stato là solo qualche giorno prima, avevano fatto l'amore, gli aveva detto che lo amava. Nessun accenno al bambino.
Con le dita pesanti, intorpidite, cercò con tutte le sue forze di lasciar scivolare i polpastrelli sul touchpad e chiudere la finestra, ma sembrò uno sforzo degno di Ercole. Chiuse la finestra, uscì da Facebook. Strizzò gli occhi e spense il computer, abbassando lo schermo e chiudendo il portatile.
Si alzò traballante dalla sedia della cucina - ancora vedeva le figure violette che si muovevano nel suo campo visivo per la forza con cui aveva chiuso gli occhi - e prese tra le mani la tazza di caffè appena tiepida. Gettò tutto nel lavello, spargendo attorno pezzi di ceramica e macchie di caffè.
Si era sporcato la camicia, dannazione.
Infilò la tuta ed uscì di casa per la solita corsa mattutina senza nemmeno chiudere a chiave, per quel che gli importava al momento potevano anche rubargli tutti i mobili.
In quel mondo non c'era più posto per lui.