Titolo: La vacanza che non ti manca
Personaggi: Gregory Lestrade, Mycroft Holmes, Greg/Mycroft
Rating: Verde
Avvisi: One-shot, slash
Note: Il titolo immagino sappiate tristemente da che slogan proviene, anche se c'ha quel piccolo ritocchino nel mezzo.
Sempre per la
Sherlothon, per il team Fanon, ispirata al prompt #1: "A volte aveva paura che avesse capito tutto, ancor prima di arrivarci lui."
Per il resto basta, muoio.
Era una settimana che organizzava e chiamava a destra e a manca pur di far filare tutto alla perfezione.
Era riuscito a strappare una decina di giorni di ferie al capo, e non si era nemmeno fermato a pensare a cosa volesse fare in quel periodo, aveva già tutto in mente. Sole, caldo, spiaggia, costume. E nulla che implicasse le coste inglesi, assolutamente.
Nella sua nuova vita da scapolo necessitava di una vacanza, per chiudere il quadro. Quando era arrivato a casa aveva ringraziato l'assenza di ombrelli accanto alla porta, Mycroft gli aveva lasciato un post it sul frigorifero in cui comunicava un viaggio per lavoro di qualche giorno e che lo considerava impegnato per la cena venerdì sera. Normalmente Greg si sarebbe infuriato non poco al fatto che l'uomo con cui quasi condivideva un appartamento si fosse ridotto ad un misero post-it per comunicargli l'assenza, ma il viaggio capitava perfettamente ad incastrarsi con i suoi progetti.
Riuscì fortunatamente a mettere le mani su una pizza avanzata in fondo al congelatore e prima di attaccarsi al telefono si premurò di chiuderla nel microonde a tutta potenza. La prima tappa era la telefonata per prenotare un volo nel primo posto caldo che fosse disponibile. Il din del timer arrivò esattamente mentre inveiva contro la cornetta.
Un solo posto rimasto, in alternativa la Russia. No, grazie, piuttosto una cena a lume di candela e fine delle ferie.
La pizza si riscaldò e raffreddò altre due volte, prima che l'ispettore si rassegnasse al dover rimanere a casa per la bellezza di dieci giorni di sudata assenza dal lavoro.
Era mancato tanto così che alla cena di venerdì si tradisse. Partito con l'intenzione di rivelare il fallimento, una volta giunti al secondo, era finito invece per rispondere ad una telefonata. Non si era nemmeno scusato, prima di rispondere, Mycroft interrompeva sempre la cena sul più bello - leggasi sulla via per la camera da letto - perchè Anthea aveva riscontrato questo o quel problema o un matto si era fatto esplodere in un parcheggio. La chiamata si era rivelata una grazia divina che gli aveva rivelato la disdetta quasi certa di una coppia sul volo che desiderava. L'avrebbe saputo con certezza al più tardi domenica mattina, doveva mordersi la lingua ancora per qualche giorno.
In quel tempo infinito che era trascorso tra sabato mattina - domenica sera non c'era stato molto tempo per parlare, dopo cena - e domenica, Greg credeva di essersi ormai mangiato le unghie di entrambe le mani e perso almeno una manciata di capelli per l'ansia dell'attesa. Poi c'erano i momenti in cui temeva seriamente che Mycroft avesse capito tutto solamente da un'occhiata, ancora prima di lui.
Domenica pomeriggio, sdraiato sul divano a combattere contro il mal di testa, si ra risolto a chiamare per chiedere notizie. Niente, la coppia alla fine non aveva disdetto e teoricamente il loro viaggio sarebbe dovuto cominciare il lunedì mattina. Un fiasco su tutta la linea. Tirò il cellulare sul tavolino con tanta forza che per una manciata di secondi temette sul serio si fosse rotto, ma poi fu distratto da Mycroft che usciva dalla camera da letto sistemandosi i gemelli.
"Senti, io da lunedì avrei preso una decina di giorni di ferie." osservò dal divano l'altro sorridergli di sbieco, un po' a lui un po' ai gemelli nuovi.
"Lo so." non si stupì, la polizia dipendeva dal Governo, il Governo a quanto pareva dipendeva da Mycroft.
"Avevo pensato ad una vacanza, io e te." si alzò a sedere, stringendosi le tempie per alleviare un minimo il dolore.
"Anche io." e due biglietti aerei per una località che trasudava relax anche solo dal nome gli volarono sotto il naso, accanto alla tazza di tè ancora fumante. "Non sottovalutarmi, mio caro, la coppia che doveva disdire eravamo noi. Ammetto di essere stato tremendamente meschino nel darti false speranze." sorrise ancora mentre recuperava l'ombrello. poi tornò da lui e si sporse per un bacio.
"Prepara la valigia, faccio un salto in ufficio e vengo a casa a festeggiare."
Le magie dei fratelli Holmes: uno faceva venire mal di testa e l'altro lo faceva sparire. A volte. Altre volte causavano un'emicrania di gruppo e non c'era scampo per nessun neurone, neanche uno.
Inutile dire che quando Mycroft lo spedì a calci a tenere d'occhio Sherlock, appena tornati dalle vacanze, le parole che gli aveva urlato dietro non erano propriamente dolci. Ma la settimana fatta di palme, sole e lunghe ore in camera a fare le capriole avrebbero forse impedito la famosa emicrania per almeno un paio di giorni.
Poi ovviamente era arrivato il mastino - perchè altrimenti sarebbe stato troppo facile tornare al lavoro direttamente da una settimana di relax più totale - e Mycroft aveva dovuto chiedere da parte sua al capo di dargli qualche giorno ancora per vegetare sul divano e convincere se stesso e la sua tazza che no, gli Holmes non erano una maledizione lanciatagli da un qualche Dio ostile. Erano solo il frutto di un karma dannatamente ostile.
Finì che alla settimana sotto i palmizi se ne aggiunse un'altra. Questa volta in solitaria perchè persino vedere il brutto muso di Mycroft gli scatenava una voglia indicibile di prenderlo a pugni sul naso.
Quando tornò a casa, abbronzatura ancora più scura ma righe d'espressione più accennate - doveva essere il ritorno in Inghilterra in sè, che lo faceva preoccupare; anche solo il pensare di dover tornare in ufficio e avere a che fare cone gente del calibro di Anderson e la Donovan e Sherlock appostato di certo dietro la porta gli faceva venire voglia di farsi investire dal carrello dell'aereo -, quantomeno trovò la cena pronta in tavola, ancora fumante, ed una bottiglia di ottimo vino già stappata e versata nel bicchiere. Dall'altro lato del tavolo, Mycroft in maniche di camicia che gli mostrava la sequenza di spegnimento del cellulare salvo poi lanciarlo sul divano e sorridergli.
"Bentornato."
La voglia di prenderlo a pugni fluiva ancora tra le mani e gli occhiali da sole ora sul bancone all'ingresso, ma là rimase quando la cena si fece fredda e la schiena di Mycroft sbattè sonoramente contro la porta della camera da letto. La cravatta gli volò candidamente ai piedi.