Titolo: Cullato dal gelido abbraccio del mare
Fandom: RPF - Arashi
Personaggi: Ohno Satoshi/Ninomiya Kazunari
Set di temi: Set 5-La Sirenetta
Prompt: 01. Oceano
Rating: R
Genere: triste, death fic
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Note: La storia si ispira inoltre al prompt 16.00 - gelido pomeriggio della community
24oreConteggio parole: 428 (
fiumidiparole wordcount)
Tabella:
qui La macchina si fermò e Nino lasciò vagare uno sguardo perso verso quel paesaggio sconosciuto, pagò la corsa, senza aspettare di ricevere il resto, e si avviò verso la grande distesa d’acqua.
Si tolse le scarpe e non appena mise piede sulla sabbia fredda rabbrividì inconsciamente, sentendosi gelare fin dentro le ossa.
Tenendo stretta tra le mani l’urna scura ed elegante, ornata con intarsi dorati, contemplava assorto l’orizzonte, il frusciare delle onde del mare, che tempo fa amava stare ad ascoltare, aveva lo stesso suono di un urlo di dolore: straziante.
Si fermò quando l’acqua gli sfiorò i piedi, bagnandogli anche l’orlo del pantalone, ma Nino non se ne curò. Svitò il tappo, concedendosi di guardare un’ultima volta il contenuto: polvere grigia, cenere scura che profumava intensamente di incenso, gli era rimasto solo quello dell’uomo che aveva amato così tanto e che gli era stato strappato via così presto.
E, tra poco, non gli sarebbe rimasto neanche quello.
Era stato il suo ultimo desiderio e per quanto Nino avrebbe voluto tenerlo legato a sé per sempre, avrebbe voluto che Ohno lo portasse via con sé, erano desideri impossibili da realizzare.
Non era riuscito a salvarlo, ma poteva ancora fare qualcosa per lui: ricordava perfettamente i suoi occhi, i suoi bellissimi occhi scuri, sentiva ancora la stretta della sua mano tra le sue, la sua voce che, stanca e debole, gli faceva quella richiesta, prima di dirgli per l’ultima volta che lo amava e che avrebbe continuato a farlo per l’eternità.
Mosse un passo in avanti, poi un altro, poi un altro ancora; non gli importava che la salsedine del mare gli rovinasse il completo scuro, non gli importava della temperatura gelida, perché il suo cuore ormai non provava più niente, aveva smesso di sentire qualsiasi tipo di emozione quando Ohno era morto tra le sue braccia.
Con lentezza, inclinò l’urna continuando ad avanzare, lasciando una scia di cenere accanto a sé, spargendo nel mare l’essenza del suo più grande amore.
Non aveva più lacrime, Nino.
Non aveva pianto neanche al suo funerale, in quel gelido pomeriggio, mentre gli altri amici si stringevano in un dolore comune consolatorio.
No, lui non avrebbe pianto, perché non ne aveva motivo, perché una vita senza Satoshi sarebbe stata vana e triste e nei suoi progetti questo non era contemplato.
Sorrideva Nino, sorrideva, mentre lasciava andare il vaso, affidandolo al mare, spingendolo via, continuando ad avanzare fino a che non si concesse, senza alcuna remora né paura a quell’ipnotico ondeggiare.
L’oceano li aveva divisi e l’oceano li avrebbe riuniti e in quel modo sarebbero stati insieme per sempre.