[RPF - Arashi] Would you come out fishing with me?

Apr 02, 2012 10:16



Fandom: RPF - Arashi
Personaggi: Ohno Satoshi, Ninomoya Kazunari
Pairing: Ohmiya
Conteggio parole: 1148 (fiumidiparole wordcount)
Rating: PG
Warning: slash
Disclaimer: I personaggi non sono miei, non li conosco personalmente, i fatti di seguito riportati non vogliono avere fondamento di verità. La storia è solo frutto della mia fantasia e non è scritta a scopo di lucro.
Note: scritta per la Iper spade cel challenge su maridichallenge. Il tema era pesce, limite minimo di parole 100.

“Non capisco proprio perché tu abbia chiesto a me di accompagnarti!” recriminò Nino, mentre saliva sulla piccola barca.
Ohno gli passò un secchio bianco vuoto e un contenitore con delle esche.
Il più piccolo le prese, voltando schifato il viso dalla parte opposta, Ohno lo guardò sollevando gli occhi al cielo.
“Mi sto pentendo di avertelo chiesto!” lo rimproverò, salendo a sua volta, attento a non pestare con i piedi le due canne che aveva già sistemato in precedenza, slegando la corda dal piolo.
“E io di aver accettato” completò l'altro.
“Perché l'hai fatto se non ti andava?” obbiettò giustamente il più grande, guardandolo storto, iniziando a remare.
Nino si strinse nelle spalle e il Riida sospirò.
“Lo fai solo per darmi noia, lo so che ti fa piacere accompagnarmi.”
“Per niente, l'ho fatto solo perché non mi fidavo a lasciarti venire qui da solo, chissà cosa avresti fatto, lasciato in balia di te stesso. Magari ti saresti perso, senza ritrovare la rotta.”
Ohno si trattenne dal fargli notare che non era la prima volta che andava a pesca da solo e che erano anni che pescava e non disse nulla.
“Ah, allora ti preoccupi per me?”
“Assolutamente no” negò immediatamente Nino.
Ohno sorrise, lasciando cadere il discorso.
“Ok, come vuoi” finse di lasciargli l'ultima parola.
Riprese a vogare ancora per diversi metri, prima di fermarsi e posare i remi negli appositi sostegni, iniziando a montare la canna, tendendola poi a Nino.
“Cosa ci dovrei fare?” gli chiese il più piccolo con fare scorbutico.
“Ti insegno a pescare!”
“Io non voglio imparare!”
“Ma dici sempre che non sai cosa io ci trovi in questi stupidi pesci” lo scimmiottò, citandolo. “Adesso lo scoprirai!”
Nino tergiversò e Ohno gli calò meglio il capellino con visiera sul viso.
“Andiamo Nino, fammi contento per una volta. E poi se resti senza far nulla, sarai petulante e noioso per tutto il tempo, facendo scappare tutti i pesci!”
“Quindi lo fai solo per tenermi buono?”
“Esatto! Come con i bambini!” ammise Ohno, sorridendo.
Nino mise su un piccolo broncio, ma attese che anche l'altro fosse pronto e gli sistemasse l'esca; osservò i suoi movimenti, imitando quello che il più grande faceva, ascoltando la sua spiegazione sul modo corretto di lanciare, mandando in acqua il pesetto e la lenza.
“Ora?”
“Ora aspettiamo!”
“Ehh?”
“In silenzio!” lo ammonì il Riida e Nino sospirò.
“Uff!” sbuffò solo, prima di raccogliere le ginocchia al petto e aspettare.
Erano passati poco più di trenta minuti, quando Ohno sentì un peso contro la spalla e si volse, notando che Nino si era addormentato su di lui, con la canna da pesca ancora stretta in mano. Sorrise e si sistemò meglio per farlo stare più comodo, perdendosi di nuovo nei propri pensieri, poggiando il capo sulla testa del più piccolo, rilassandosi a sua volta.
D'un tratto, però, sentì Nino sotto di sé agitarsi e poi chiamarlo spaventato.
“Oh-chan, Oh-chan! Ho preso qualcosa, si muove!” lo sentì dire.
“Ah, stai calmo, piano, tieni forte qui...” spiegò, posando le mani su quelle del più piccolo che stringeva la canna, spiegandogli cosa fare. “Gira, gira, gira!” disse, aiutandolo a tirare su il filo, tirandolo dietro di sé quando sentì la lenza tesa.
“Non mollare!” si raccomandò, mentre si sporgeva verso il bordo della barca e afferrava la lenza, facendo emergere dall'acqua un pesce di medie dimensioni che si dimenava spaventato.
“Oh-chan!” lo chiamò Ohno, avvicinandosi a lui, guardando il piccolo animale.
Il Riida prese il pesce per la bocca, sganciando l'amo e Nino gli porse il secchio che, nel mentre, aveva riempito con un po' d'acqua di mare.
“È bello grande!” commentò Nino, sollevando poi uno sguardo felice e soddisfatto sul Riida, allungando una mano per sfiorarlo.
“Nino!” lo mise in guardia il più grande, vedendo l'altro sfiorare la bocca del pesce con l'indice, non riuscendo a impedire che lo mordesse.
“Ahia! Stupido pesce!” borbottò Ninomiya, muovendo le dita per aria, per far sparire il dolore.
“Te l'avevo detto!” ridacchiò Ohno.
“Non è vero!” lo rimproverò il più piccolo.
Tornò vicino al secchio, posizionandoselo in mezzo alle gambe e osservando il proprio bottino.
Ohno rimase a osservarlo per un po', prima di sorridere ampiamente.
“Che hai da sghignazzare?”
“Niente!”
“Sei solo geloso che io ho catturato un pesce prima di te!”
“Non è vero!” risose piccato l'altro, lui non stava pensando davvero niente del genere.
“Ammettilo, Oh-chan! L'allievo ha superato il maestro!” continuò a punzecchiarlo.
“Nino, ma perché devi essere sempre così malfidato. Non sono geloso, davvero!” insisté, facendo divertire il più piccolo che provava un certo gusto nel far spazientire l'altro, solitamente quasi totalmente indifferente a tutto.
“Voglio vedere se riesco a prenderne altri!” decise Nino, rimettendosi in posizione. “Facciamo una gara!”
“Nino...” si lamentò il più grande. Lui era andato lì per rilassarsi, non per fare alcuna gara, ma sapeva che tanto ormai Nino aveva deciso e niente gli avrebbe fatto cambiare idea. Per un istante, uno soltanto, iniziò a concordare con Nino sul fatto che non avrebbe dovuto chiedergli di accompagnarlo. Aiutò il più piccolo a rimettere l'esca all'amo e tornarono in silenzio, concentrati sulla pesca.
Passarono diverse ore in assoluto silenzio, con Nino che di tanto in tanto sonnecchiava e sbuffava perché non aveva preso altri pesci e Ohno che se la rideva.
A fine giornata, quando il sole iniziò a calare e Nino si era nuovamente addormentato addosso al Riida, Ohno lo svegliò e, tirando le somme, il bottino era stato di un unico pesce.
Quando attraccarono di nuovo al piccolo molo ed ebbero messo di nuovo entrambi piede sulla terra ferma, Ohno si accorse dell'umore del più piccolo.
“Che c'è?”
“Non abbiamo pescato niente!”
“Come no? E questo?” disse, sollevando il secchio. “È anche il tuo!”
“Sì, ma non ci possiamo mangiare!”
“Perché no? È abbastanza grande, possiamo fare a metà!”
“Non ci sfameremo mica!”
“E allora? Non è importante quello che mangiamo, l'importante è la compagnia. E a me basta stare insieme” confessò, prendendolo per mano, attento a che nessuno facesse caso a loro, trascinandoselo dietro.
“Ti sei divertito?” gli chiese, mentre raggiungevano la macchina.
“Mh, non è stato così traumatico. Non capisco ancora cosa tu ci trovi nel stare ore e ore in silenzio, isolato dal resto del mondo, ma devo dire che è stato piacevole. E ho pescato un pesce più di te. Posso ritenermi soddisfatto.”
Ohno sorrise, osservando quel sorriso strafottente, concentrandosi alla guida; era un po' irritante il fatto che Nino gongolasse in quel modo, ma se gli avesse detto la verità, che, mentre lui dormiva, aveva lasciato liberi i due pesci che avevano abboccato al suo amo, la serata sarebbe stata completamente rovinata dal malumore del più piccolo.
Era davvero raro che Ohno riuscisse a spuntarla con Nino e per una volta avrebbe potuto concedersi il suo momento di gloria, ma non lo fece: anche lui era stato bene quel pomeriggio; in fondo quello che era veramente importante era che Nino fosse felice e se continuare a contemplare quel pesce lo faceva contento Ohno non avrebbe in alcun modo rovinato l'atmosfera.

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