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Quando lo scroscio di applausi terminò, le luci esterne del cortile si riaccesero e quelle più piccole sul palco tornarono a illuminare la passerella. Ancora una volta, Momo si presentò al pubblico prendendo la parola: fece un profondo inchino, levandosi la tuba e sorridendo alla platea.
"Madame e Monsieur, ancora un attimo di attenzione, la sfilata è finita, ma vorrei ancora un po' del vostro tempo per presentarvi i veri protagonisti di questa manifestazione. Vi ringraziamo per la partecipazione e per il caloroso affetto che avete dimostrato, ma adesso è venuto il momento di applaudire e rendere merito agli ideatori di questi fantastici modelli..." e, facendosi da parte a lato del palco, con un ampio gesto della mano, aveva presentato i sarti e gli stilisti della casa di moda che ricevettero, emozionati, l'applauso e i complimenti del pubblico.
Hanamichi quasi si commosse, vedendo la madre calcare la scena e muoversi appena imbarazzata da tanta importanza. Prese la sua macchinetta digitale e le fece qualche foto. Rivide gli scatti fatti e ridacchiò tra sé, volgendosi poi verso il cugino: "Guarda, kitsune, questa fa ridere, la voglio fare vedere alla zia! Kaede? Kaede, ci sei?"
Preoccupato, lo scosse per un braccio, quando vide che il ragazzo non gli prestava attenzione e fissava con sguardo vuoto il palco.
"Kaede..." sussurrò ancora, sfiorandogli con la mano una guancia, facendo in modo che voltasse il viso verso di sé. Solo allora il moro parve riprendersi e si riscosse, fissando confuso Hanamichi.
"Kitsune, che hai?" chiese ancora in pensiero il rosso, aggrottando le sopracciglia, scrutandolo, accarezzandogli la pelle del viso con il pollice.
"Nh... niente..."
"Sei sicuro? Sei un po' pallido..." constatò, osservandolo con attenzione. Poi si alzò e gli disse: "Vieni, andiamo a bere qualcosa..."
Si avviarono al tavolo del buffet, chiedendo al cameriere qualcosa di rinfrescante. Questi servì loro dello champagne dolce in degli eleganti bicchieri di vetro dalla forma affusolata e Kaede ne prese una lunga sorsata, lasciando che il liquido fresco gli portasse giovamento, sentiva un nodo in gola che gli impediva anche di respirare normalmente: credeva che quello a cui aveva assistito fosse solo uno scherzo della sua mente, ma dentro gli si agitava qualcosa che aveva ormai imparato a riconoscere e questo fatto non lo lasciava tranquillo.
"Hanamichi!" Minako aveva raggiunto il figlio, accompagnata da Momo, e il rosso si volse felice verso i due. Fece una piccola riverenza alla donna e poi le sorrise: "Mamma... complimenti!" si congratulò, abbracciandola. "Tieni!" disse poi, estraendo dalla tasca della giacca un piccolo astuccetto di velluto verde di forma rettangolare.
"Hana, cos'è?" chiese, sorpresa, mentre l'apriva facendo scattare l'incastro.
"Ero sicuro che avresti avuto successo e questo è un piccolo pensiero da parte mia e di Kaede... ehm, no, veramente anche della zia, lo zio e Ayako... insomma, mi hanno aiutato un po' tutti!" le disse, grattandosi, imbarazzato, la punta del naso, mentre la donna apriva la scatola e su di essa scopriva esposto un delicato braccialetto dalla maglia particolare, in oro bianco.
Minako rimase sorpresa e commossa per quel pensiero che quasi pianse, non sapendo cosa dire, limitandosi ad abbracciare il figlio e il nipote, ringraziandoli.
Momo assistette alla scena e, preso un fazzolettino di carta, lo porse alla donna e ne tenne uno per sé.
"Waaa mi sono commosso anche io. Che figura! Sei stata davvero grande, io avevo già visto il tuo abito Minako-sama, ma vederlo sfilare... ooh è stata una tale emozione... e poi hai sentito tutti gli applausi. Oh mi sono commosso!"
"Mamma... sei stata bravissima, davvero! Comunque l'ho riconosciuto, quello era il tuo vestito. È migliorato tantissimo rispetto ai tuoi schizzi... sono proprio orgoglioso di te!" Hanamichi l'abbracciò di nuovo con affetto.
"Grazie, Hana, sono contenta che ti sia piaciuta la sfilata. Certo, magari per voi ragazzi sarà stato un po' noioso... vero, Kaede?"
"Mh? No, io..." una mano delicata si posò sulla sua spalla e Rukawa fu costretto a interrompersi.
Si volse con calma, quasi come se sapesse chi sarebbe stata la persona che si sarebbe trovato davanti e che aveva interrotto quel momento di felicità.
"Ciao, Kaede..."
Tutti i presenti si voltarono a osservare la bellissima donna che aveva avvicinato il ragazzo e gli parlava con tanta confidenza, domandandosi chi fosse. Poi, il sussurro di Kaede spezzò quel silenzio pesante.
"Mamma..."
Minako si portò una mano alla bocca, spalancandola sorpresa, senza emettere suono, mentre Hanamichi osservava quella donna bellissima, che somigliava così tanto alla sua volpe, sorridere al moro dolcemente, ma nel suo gesto c'era qualcosa che lo lasciava stranito e non lo faceva stare tranquillo.
"Non mi aspettavo di trovarti qui, come sei elegante?" parlò ancora Yuna, come aveva fatto durante il loro primo incontro al campetto, senza che Kaede potesse riuscire a intromettersi nella discussione.
Perché si comportava così? Perché continuava a tormentarlo e a rovinare ogni momento felice che si ritrovava a vivere? Che intenzioni aveva per averlo avvicinato nonostante fosse in compagnia? Era, dunque, così sicura di sé da non temere niente?
"Piaciuta la sfilata?" chiese. "Ero molto bella, vero?" sorrise ancora, guardando poi Minako.
Momoko si avvicinò alla sua collega e le sussurrò all'orecchio: "Ma quella non è la tua modella, Minako?"
La donna annuì semplicemente e Yuna si rivolse a lei: "Era suo l'abito, vero? Veramente bellissimo... i miei complimenti, prima non ho potuto ringraziarla di avermi permesso di sfilare perché era particolarmente presa" le disse.
Minako, con calma, rispose, senza lasciarsi intimorire dai suoi modi fin troppo gentili, ma che sembravano così artificiosi e falsi: "Grazie a lei per averlo portato così bene, ha seguito i miei consigli, ci tenevo proprio che potesse comunicare qualcosa al pubblico anche con una bella passerella."
La modella sorrise e Kaede si rivolse a lei: "Perché sei qui?"
"Eh?" si sconvolse la donna. "Come, non sei venuto per vedermi? Credevo sapessi che questa è l'ultima tappa del mio tour e fossi venuto a darmi la tua risposta? Non è così?" disse, sinceramente sorpresa, guardando il figlio e poi il ragazzo che si era avvicinato maggiormente a lui e che aveva sussultato nel sentire il loro discorso.
Fu ancora Kaede a parlare: "No... sono qui solo per vedere la sfilata di mia zia, è stato un caso" le disse serio.
Yuna si stupì ancora: "Zia?"
Guardò nuovamente Minako e, solo in quel momento, parve accorgersi di una certa somiglianza tra lei e la moglie dell'ex marito.
"Oh... lei è la sorella... capisco..." disse, tornando a guardare Kaede.
"Io non credo che sia solo un caso, Kaede. E dato che sei qui, vorrei parlarti, abbiamo una questione in sospeso" gli disse, guardandolo in viso. "Mi cambio e ti aspetto in camerino... lì potremo parlare in privato..." continuò e, facendo un cenno di saluto con il capo agli altri tre, si allontanò da loro.
Rukawa la osservò sparire tra il verde dei cespugli e i fiori colorati del giardino, poi si volse a guardare i presenti: "Mi dispiace, non immaginavo che..."
"No, Kaede. Sono io che mi devo scusare. Avrei dovuto pensarci, sapevo che lavoro faceva tua madre, ma non mi sono informata, non l'avevo mai vista. Non avevo idea di chi fosse e..."
"Mamma non è colpa tua, quindi stai tranquilla..." si intromise il rosso per rassicurarla, poi si volse a Kaede, mentre Momo si allontanava con Minako per prendere qualcosa da bere.
"Kaede, ricordi cosa ti ho detto riguardo il caso?" chiese.
Rukawa lo osservò e scosse il capo: "Sì, ma questo..."
"È la stessa cosa, Kaede. il caso non esiste e se hai incontrato nuovamente tua madre ora, così all'improvviso, è perché devi chiarire con lei. Devi darle la tua risposta, non è giusto, lei con te non ha avuto tanta accortezza è vero, ma glielo devi. Anzi, non tanto a lei quanto lo devi a te stesso e a tuo padre. E a Miyako che si preoccupa per te..." gli disse, prendendogli una mano discretamente, per fargli sapere che gli era vicino.
"Parla con lei, ma stai attento!" lo esortò.
"Vieni con me!" gli disse Rukawa, stringendogli le dita.
"Come?" chiese, sorpreso Sakuragi.
"Vieni con me!" ripeté.
"Ma lei ha detto..."
"Lo so, non mi interessa..."
"Allora è per quello che ti ho detto l'altra sera, io..."
Kaede gli si avvicinò di un passo e lo guardò fisso negli occhi: "Doaho, non farmi ripetere le cose, ho deciso e voglio che tu mi accompagni. Sai che non lo faccio per farti contento, me ne guarderei bene" gli disse, accennando un sorriso, mantenendo sempre e comunque quella sorta di equilibrio che reggeva tutto il loro rapporto anche in momenti come quelli.
Sakuragi annuì e gli sorrise piano, intrecciando le loro dita: "Va bene, baka kitsune! Il Tensai verrà con te e ti starà vicino."
Rukawa annuì e Hanamichi fece un cenno alla madre, che li osservava discretamente da lontano, che sarebbero tornati presto.
***
Rukawa bussò piano alla porta socchiusa del camerino e, quando la madre gli diede il permesso, entrò seguito da Hanamichi.
Yuna Rukawa stava seduta su una sedia, davanti alla toeletta con specchio, vestita con dei jeans stretti, infilati dentro il gambale degli stivali in vernice dal tacco alto e una camicia chiara, le gambe accavallate: attendeva e sembrava anche avere una certa considerazione di sé, come fosse sicura di sapere già quale sarebbe stata la risposta del figlio.
"Kaede... e lui?" chiese, confusa, indicando Hanamichi.
Rukawa non si volse, percepiva chiara e forte la presenza del rosso al suo fianco e rispose: "Lui è Hanamichi Sakuragi, voglio che sia presente."
La donna rimase un momento perplessa, scrutando il ragazzo dai capelli rossi, poi guardò il figlio, come a leggere nel suo sguardo una sorta di conferma all'idea che si era fatta: aveva visto spesso quel ragazzo in compagnia del moro e non era poi così fuori dal mondo da non capire subito certe situazioni.
"Come vuoi..." si arrese la donna. Si alzò dalla sedia e si avvicinò a loro di una passo: "Piacere, Hanamichi, sei il figlio della stilista?" domandò, ricordando il cognome della donna.
Sakuragi annuì e Kaede attirò nuovamente la sua attenzione su di sé: "Hai detto che volevi parlarmi e aspetti una risposta" esordì, parlando con una calma che la prima volta non aveva avuto, ma che adesso lo circondava e lo abbracciava. Rukawa non sapeva dire se questo dipendesse dal fatto che aveva accanto a sé Hanamichi o perché non provava più alcun risentimento verso di lei, né altri tipi di sentimenti che comportassero uno coinvolgimento emotivo: semplicemente si sentiva indifferente.
Fece qualche passo avanti, avvicinandosi alla madre e, infilando una mano all'interno della giacca, ne estrasse un foglio bianco, ripiegato, porgendoglielo: "Questa è la mia risposta".
La donna prese dalle sue mani l'oggetto e lo riconobbe subito: "Kaede, questo è tuo".
"Lo so, ma io non lo voglio. Non ho intenzione di venire con te, né adesso, né in futuro, quindi quello non mi serve".
Yuna guardò Rukawa senza capire: era sicurissima che il figlio non si sarebbe lasciato sfuggire un occasione del genere, sapeva che avrebbe potuto farcela anche se era giovane, lei l'avrebbe aiutato a sfondare.
"Kaede, non puoi!"
"No? L'ho appena fatto!"
"Tu non sai a cosa rinunci così! Io ti posso aiutare a diventare qualcuno, Kaede. Qui non c'è spazio per te, per me, per quelli come noi. Noi possiamo avere tutto. Sei bello, hai talento e forza di volontà, puoi farcela!"
"Questo lo so da me"
"E allora perché? Non ti starai impuntando per... per lui!" disse, indicando Hanamichi.
"Lascialo stare! La mia decisione l'ho presa il giorno stesso che mi hai dato questo biglietto, sapevo già allora che non ti avrei seguito, ma non mi hai dato il tempo di dirtelo. Non voglio il tuo aiuto, quando deciderò di andarmene dal Giappone, sarà perché io l'ho deciso e perché mi sentirò pronto. Adesso non lo sono, il mio obbiettivo qui non è stato ancora raggiunto e poi... sì... se lo vuoi sapere qui ho la mia famiglia e non lascerò Hanamichi".
"Quale famiglia, Kaede?" domandò lei quasi con una punta di ironia. Non sopportava che stesse rifiutando così il suo aiuto e non volesse perdonarla per uno stupido errore di gioventù. "Sono tornata per te, ti sto offrendo su un piatto d'argento tutto quello che hai sempre desiderato..."
"Tu non lo sai quello che ho sempre desiderato. Non sai niente di me, hai solo dei ritagli di giornale che raccontano di un ragazzo bravo a giocare a basket e che ha del talento, questo non è conoscere qualcuno, mamma..." calcò sull'ultima parola. "Tu sei tornata solo per te stessa, per acquietare la tua coscienza".
"Non è vero! Non sai quello che ho passato!"
"No, è vero, ma anche tu non sai niente di me, non ci sei mai stata quando ho veramente avuto bisogno e io non sono così egoista da lasciare i miei affetti per rincorrere un sogno che avrò la possibilità di realizzare anche tra qualche anno. Ho tutto il tempo del mondo, ma quello che lascerei qui non potrei recuperarlo più avanti."
Yuna rise leggermente, non capiva come il figlio potesse parlarle in questo modo: "Kaede, dimmi che stai scherzando? Devi pensare al tuo futuro, la carriera..."
"Come hai fatto tu?"
"È la tua vita!"
"La mia vita è qui, la mia vita è adesso! Io non sono come te, mamma, ho creduto davvero di non poter provare affetto per nessuno. Per tanti anni, per colpa tua, ho creduto che mai sarei riuscito a migliorare il mio carattere e il mio rapporto con le persone, perché mi hai ferito!"
E Kaede decise che era arrivato il momento di parlare chiaro, perciò continuò: "Mamma, mi hai abbandonato! Per diciassette anni hai lasciato che credessi di essere un peso per te, credevo che nessuno mi avrebbe mai voluto bene..." buttò fuori, parlando un po' con rabbia, ma senza scomporsi.
Hanamichi, vedendolo così agitato, gli si avvicinò, prendendogli una mano, prendendo tra le sue quella del moro, stringendola. Non sapeva che fare, non aveva mai visto Kaede così e anche se manteneva il controllo, sapeva quanto gli avessero fatto male quei pensieri per tutti quegli anni e quanto ancora per lui fosse difficile esprimerli, soprattutto perché lei sembrava non capire.
"Ma mi sbagliavo, ci sono persone che mi vogliono bene, che mi accettano per quello che sono amando i miei difetti e standomi vicino anche quando divento insopportabile. Crescono con me, mi guidano e tengono a me. La mia famiglia non sarà quella convenzionale, ma non mi è mai mancato niente e io la considero proprio tale e tu non puoi chiedermi di rinunciare a tutto questo. Se anche tu fossi rimasta, forse l'avresti imparato!"
Yuna osservava il figlio rivolgersi a lei con parole dure, senza scomporsi, senza gridare o fare grandi scenate, parlandole in modo maturo, forte delle sue posizioni, senza avere nulla da temere. E quel ragazzo alto, accanto a lui, che lo supportava con la sola presenza al suo fianco, rimaneva in silenzio, senza intromettersi, senza dirgli nulla che lo calmasse, semplicemente lo supportava lasciando che si sfogasse.
La modella non disse niente, troppo colpita da quella scena, fissava semplicemente i suoi occhi in quelli del figlio che neanche per un attimo avevano titubato o si erano abbassati: per tutto il tempo della sua sfuriata, Kaede l'aveva guardata dritta in viso e Yuna non poté far altro che capitolare e arrendersi. Si sedette nuovamente sulla sedia, lasciando le braccia molli lungo i fianchi, posandole poi sulle sue gambe.
Parlò poi piano, a testa bassa, come se stesse riflettendo tra sé, ma abbastanza forte perché anche i due sentissero: "E così ho sbagliato tutto... ancora una volta... credevo di potermi illudere di ricreare un rapporto con te, ma mi sbagliavo... non posso ricreare nulla, in quanto non c'è mai stato alcun legame tra noi" alzò il volto verso i due ragazzi e li guardò intensamente, fermandosi a osservare Hanamichi un po' di più e poi tornare a parlare a Kaede.
"Non ho pensato e sono stata egoista... hai ragione... non c'è più nulla che io possa dire o fare per farti passare dalla mia parte e per convincerti a perdonarmi. Ormai sei grande e ho davanti a me un ragazzo maturo. Puoi credermi o no, ma mi dispiace averti fatto soffrire... qui, forse sono io ancora una bambina, oggi come allora continuo solo a pensare a me stessa e a porre la mia carriera prima degli affetti. Anche se credevo di essere in buona fede, l'ho fatto ancora, vero, Kaede?" gli chiese, ma non attese risposta.
Abbassò nuovamente il capo e intrecciò le mani, sospirando sconsolata e triste: aveva capito troppo tardi i propri errori ed era sicura che, anche se avesse ammesso le proprie colpe, chiedendo un'altra possibilità, sarebbe stata solo una perdita di tempo. Avrebbe potuto lottare, dimostrare a suo figlio che non era debole, ma non volle tentare ancora. Sapeva da sé quando uscire di scena perché aveva perso. Forse era giusto così, lasciarlo andare, non aveva saputo sfruttare la sua occasione allora e come poteva pretendere di farlo adesso? Kaede aveva ragione, lei era sempre stata così: voleva essere circondata da gente che l'ammirasse e che stravedesse per lei, come era successo quando era giovane con Haruihiko. Lui l'aveva amata, ma lei aveva sempre frapposto la propria felicità a loro e poi anche a Kaede. Ci sono persone che nascono con uno spirito incline all'avere una famiglia e Yuna, per quanto desiderasse essere una buona madre, era carente della cosa più importante: l'istinto materno. E in quel momento, quando lo realizzò e ne fu consapevole, le parve come se una voragine la stesse per inghiottire e dalla quale non sarebbe riuscita a riemergere.
Quando sentì una lacrima calda cadere sul dorso della mano, si accorse di stare piangendo, l’asciugò, passandosi un dito sotto l'occhio e, dopo aver respirato a fondo, chiese, senza alzare il volto: "Scusami, Kaede, spero che un giorno tu possa perdonarmi. Aadesso, per favore... andate..."
Kaede osservò la figura della madre, la bellissima modella che sfila fiera incantando gli sguardi di tutti, fragile e che tremava leggermente; per la prima volta, forse, vide in lei la figura di una donna debole che ha sacrificato se stessa per rincorrere un sogno che, però, l'ha privata della cosa più importante.
Hanamichi sfiorò il braccio di Rukawa, sussurrandogli che fosse meglio lasciarla da sola e i due si mossero verso la porta, ma, prima di oltrepassarla e chiudere con lei, forse per sempre, Kaede si voltò e la richiamò: "Mamma..."
Nonostante tutto riusciva ancora a chiamarla a quel modo e la donna alzò il bel volto verso di lui, gli occhi lucidi e grandi, dal colore ancora più profondo, e lo fissò, in attesa.
Si guardarono intensamente poi Kaede continuò: "Mi dispiace" e senza aggiungere altro si chiuse la porta bianca alle spalle.
***
"Hana!"
Non appena Minako vide il figlio uscire dai camerini, lo raggiunse: lei e Momo, in pensiero, si erano avvicinati e stavano attendendo che i due ragazzi tornassero nel grande cortile.
Hanamichi l'abbracciò e le sussurrò all'orecchio un grazie carico d’affetto. La donna non ne comprese il motivo e guardò preoccupata il figlio, poi il nipote.
"Kaede, stai bene?" chiese apprensiva.
Il moro annuì con il capo e poi si scusò con la donna: "É stata davvero una bella sfilata. Tu sei stata bravissima, ma vorrei tornare in albergo".
"Oh certo, ragazzi, andate pure... domani dovete anche ripartire..." disse a Kaede, sfiorandogli un braccio e sorridendogli.
"Hana domani sono libera, se volete possiamo vederci per pranzo poi vi accompagno all'aeroporto, a che ora avete il volo?" s'informò.
"Mh, alle sette e mezza. Quindi abbiamo tempo, grazie di tutto mamma e ancora i miei complimenti. Ci vediamo domani!" la salutò con un sorriso, cercando di apparire normale anche se era preoccupato per Kaede.
I due salutarono Momo e Minako e poi si diressero in albergo. Decisero di non prendere un taxi stavolta, ma proseguirono a piedi per schiarirsi le idee, in un silenzio quasi irreale.
Una volta rientrati in camera, Rukawa aveva preso un cambio dalla borsa ed era sparito nel bagno per farsi una doccia rilassante che portasse via tutta la stanchezza che sentiva addosso e che riuscisse a calmare il suo animo, dopo quei momenti particolarmente stressanti: egoisticamente, sperava davvero che con quella conversazione fosse davvero tutto finito.
Lasciò che i pensieri scorressero veloci nella sua testa, permettendosi di rivivere quei momenti: la loro conversazione, le sue stesse parole, cullate dal rumore dell'acqua che gli scaldava il corpo.
Non si attardò a lungo, come era solito fare, ma si asciugò in fretta, rivestendosi tornando in camera: paradossalmente, e contro ogni logica anche verso se stesso, non voleva stare solo. E sapeva anche che non lo sarebbe più stato: rivedere sua madre, rovesciarle addosso il rancore che per tanti anni aveva provato e accumulato, renderla partecipe di pensieri ed emozioni a lungo nascoste, l'avevano lasciato stordito, come se li avesse riportati in auge e non voleva cullarsi ancora in quel limbo di solitudine e apatia che molto spesso era stato suo compagno.
Rientrò in camera, notando che vi fosse qualcosa di diverso: alzò uno sguardo interrogativo verso Hanamichi che, cambiatosi anche lui e indossato il pigiama, stava seduto di traverso sui due letti uniti, mentre lo guardava con un sorriso.
Il rosso mosse il sedere su e giù, rimbalzando sul materasso e al moro, che non capiva il perché di quella mossa, spiegò: "Mi mancava il mio grande lettone e visto che così staremo più comodi entrambi ho pensato che anche per te andasse bene!"
Rukawa annuì con il capo, appoggiando sulla spalliera della sedia gli abiti che aveva portato per tutta la sera, sistemando con una cura particolare la giacca, lisciandone le spalle, anche se, molto probabilmente, era stato un gesto assolutamente casuale, fatto senza pensare che non per evitare che il completo si sgualcisse.
Si perse ancora qualche secondo nei propri pensieri, venendone distolto quando delle braccia forti scivolarono attorno alla sua vita e un bacio leggero sulla guancia sembrò portargli ristoro. Immediatamente si sentì avvolgere da un manto di calore e affetto che ebbe il potere di rimetterlo in forze. Si volse e incontrò il volto sorridente del rosso: Hanamichi sporse il viso verso il suo e le loro labbra si incontrarono in un tocco dolcissimo.
"Stai bene?" chiese poi Sakuragi, posando la testa sulla sua spalla, stingendosi a lui maggiormente. Rukawa posò le braccia sulle sue e si dondolò appena.
"Mh... credo di sì..." rispose poi.
Hanamichi sorrise e lo tirò verso di sé, facendolo sedere sul letto: "Mettiti qui seduto... adesso il tuo Tensai preferito ti farà un bel massaggio, così vedrai che la tensione che hai accumulato scomparirà in un baleno!" disse fiero di sé, portando le mani sulle spalle del moro e cominciando a premere con i polpastrelli, muovendo i pollici in modo circolare. Rukawa chiuse gli occhi, abbandonandosi a quelle piacevoli sensazioni.
Fu ancora Hanamichi a rompere il silenzio: "Sei stato molto coraggioso, Kaede! Io posso comprendere quanto sia stato difficile per te affrontare tutto questo, rivivere e far sapere a lei quanto male tu sia stato e il dolore che, ancora, la sua presenza e i suoi intenti ti abbiano procurato" disse, parlando piano, stando attento agli impercettibili movimenti rigidi del corpo dell'altro.
"Io non so se sarei riuscito a mantenere la tua calma e il sangue freddo che hai dimostrato..." spostò le mani sulla schiena, premendo sulla spina dorsale, muovendo le dita in un moto dall'alto verso il basso e viceversa. "Hai dimostrato grande maturità e anche tua madre ha sicuramente capito... forse troppo tardi, ma sei arrivato al suo cuore. Inizialmente mi è sembrata una donna rigida e anche un po' egoista... voleva convincerti a partire con lei, disinteressandosi ancora una volta di quelle che erano le tue ragioni, i tuoi desideri" continuò e anche se Kaede non gli rispondeva, né lo fermava, Hanamichi sapeva che lo stava ascoltando attentamente.
Le mani di Sakuragi scesero fino a metà schiena, spostandosi sui fianchi, massaggiando circolarmente in quel punto, prima di tornare sul dorso e scendere alla base.
Tacque per qualche istante, il tempo di finire di massaggiare tutti i muscoli tesi, lasciando che Kaede recepisse le sue parole, poi si sollevò sulle ginocchia e lasciò scivolare le braccia sul suo petto, poggiandosi alla sua schiena, intrecciando le mani l'una sull'altra, sporgendosi con la testa accanto al viso del moro e baciandolo sulla guancia.
Sfiorò con le labbra la tempia e gli diede un bacio, la fronte un altro bacio, ridiscese sulla morbida guancia bacio, bacio sulla curva della mascella, bacio sotto il mento, bacio sul collo...
"Doaho, che fai?" domandò con una nota divertita Kaede.
Hanamichi sorrise, dopo l'ennesimo contatto di labbra con la sua pelle e, guardandolo da quella posizione, rispose, stringendolo stretto a sé: "Ti soffoco di tenerezze!*"
Rukawa aggrottò un attimo le sopracciglia e, portando un braccio indietro, gli cinse il collo, congiungendo le loro bocche per l'ennesimo bacio, caldo, passionale. Quando si separarono, Sakuragi si sedette sul letto, di fianco al moretto, in modo da trovarsi però uno di fronte all'altro, poi fece un ultima considerazione: "Sai che credo nel Destino, Kaede. Io sono un tipo che ha bisogno di queste cose, di credere in qualcosa di già scritto che serva a guidarci e nelle coincidenze, quelle buone, ma anche il caso non va sottovalutato. Non ci hai pensato, vero? È stato un caso che tu stasera portassi quella giacca elegante e dentro avessi dimenticato il biglietto che ti diede quel giorno?"
Rukawa lo osservò un attimo, poi, rispose: "Non lo so... forse... in fondo questa è l'unica che ho per le occasioni importanti. Miyako ha insistito perché comparassi qualche completo di ricambio, ma ho sempre rifiutato di provarne di nuovi... tanto non li uso..." spiegò.
Hanamichi rise e scosse piano la testa: forse, solo in quella circostanza, poteva vederla anche sotto quella luce.
Si fissarono negli occhi e Rukawa allungò le braccia, circondandogli la vita, mentre Hanamichi le posò sulle sue spalle, allacciandogliele dietro il collo, accarezzandogli la nuca; si sporsero l'uno verso l'altro e si unirono in un bacio passionale, in cui le lingue correvano alla ricerca l'una dell'altra, incontrandosi e scontrandosi, prima di legarsi insieme per potersi sentire.
"Ti amo, Kaede..." confessò Hanamichi, una volta che si separarono alla fine del bacio.
Rukawa lo strinse a sé, carezzandogli i capelli con una mano e spingendolo a coricarsi sul letto. Hanamichi si lasciò adagiare sul materasso, affondando con il corpo sulle morbide coperte e Kaede si posizionò su di lui. Chinò il busto e si sporse a baciarlo piano: gli prese le labbra tra le sue, corteggiandole, depositando su di esse baci infiniti che risuonavano nell'aria con schiocchi sempre più veloci e numerosi.
"Kaede... ti amo..." ripeté il rosso, sentendo il proprio cuore accelerare il battito, rendendosi conto solo in quel momento che avrebbe davvero potuto perderlo.
Se Yuna fosse riuscita a colpire il suo cuore e Kaede avesse deciso di partire, cosa avrebbe fatto? Cosa avrebbe fatto senza di lui?
"Ti amo, Kaede... ti amo... ti amo... ti..." Rukawa non lo lasciò continuare, gli posò due dita sulle labbra, prima di baciarlo ancora, mai stanco di lui, mai sazio del suo sapore dolce.
"Lo so... lo so, Hana."
"No... non è vero... tu non lo sai... perché neanche io riesco a quantificarlo e non mi stancherò di ripetertelo, Kaede... ti amo e tu devi saperlo... non lo devi dimenticare!" gli rivelò in modo sentito, posandogli con impeto le mani sulle guance, fermandogli il viso per scrutarlo e Kaede non riusciva a comprendere il motivo di tanta ansia. Il suo ragazzo tremava leggermente tra le sue braccia e lo guardava come se potesse scomparire da un momento all'altro.
Gli accarezzò una guancia, mettendosi comodo su di lui, intrecciando le loro gambe e abbracciandolo.
"Hana che ti prende?" gli chiese.
"Non lo so, davvero. Adesso ho cominciato a pensare che avrei potuto perderti e... volevo fare qualcosa... continuerò a dimostrati il mio amore, Kaede... io voglio stare con te e non voglio perderti, perché non potrei vivere sapendoti lontano da me..."
Il moro sorrise e lo baciò dolcemente, gli prese una mano e se la portò al petto, sul cuore: Hanamichi lo sentì correre veloce, scontrarsi sul torace e rimbalzare contro il suo palmo caldo.
"Non c'è pericolo, Hanamichi... non ho intenzione di andarmene. Ti ho già detto che non potrei stare senza di te... lo so che, forse, non ti dico spesso quello che sento, ma ti amo... mi hai insegnato cosa sia l'affetto, mi hai costretto a provare dei sentimenti forti e assoluti e senza di essi, senza di te, inizio e causa di tutto, mi sentirei vuoto..."
Hanamichi lo guardò intensamente, sentiva gli occhi lucidi e il respiro affrettato, una stretta al cuore che pareva quasi insopportabile: era la prima volta che Kaede gli parlava in quel modo, lo stava mettendo al centro di tutto e gli chiedeva di restargli vicino, quello che lui per primo desiderava lo provava anche Kaede.
Lo attirò a sé, abbracciandolo per le spalle, e si baciarono con urgenza, lasciando che le mani si muovessero ad accarezzare i corpi, per sentirsi ancora attraverso la stoffa dei vestiti.
Hanamichi sospirava forte, investito da sensazioni intense che lo sconvolgevano: i baci di Kaede lo riscaldavano, accendendogli i sensi.
Sakuragi si aggrappava alle sue spalle, inarcando il busto per un maggiore contatto, piantandogli le unghie sulla schiena, pungendolo attraverso la stoffa leggera della maglietta.
"Kaede" Hanamichi invocava il suo nome come una nenia dolce, mai stanco del sapore che quel suono aveva sulle sue labbra.
Rukawa si sollevò dal suo corpo e rimase a fissarlo: Hanamichi teneva gli occhi chiusi, serrati e respirava velocemente. Gli sfiorò la bocca con un bacio e lo chiamò, accarezzandogli i capelli.
"Hana... piano... calmati... sono qui..." lo rassicurava e gli baciava tutto il viso.
Hanamichi aprì gli occhi e gli sorrise, annuendo: "Voglio fare l'amore con te, Kaede... non voglio perdere queste sensazioni, permettimi di dimostrati quanto tu sia importante per me..." chiese e Rukawa sorrise, liberandolo dal peso del proprio corpo.
"Solo se tu lo permetterai a me..." rispose.
Hanamichi gli sorrise a sua volta e annuì con il capo.
Rimanendo sempre sdraiato sul letto, Sakuragi incrociò le braccia sulla propria vita e si sfilò, con un gesto veloce, la maglietta, chiedendo che Kaede facesse lo stesso. Si osservarono a lungo e il rosso alzò le braccia per passare le mani su quel petto diafano, le sue spalle forti, i muscoli delle braccia e gli accarezzava la schiena, mentre Rukawa si chinava nuovamente su di lui, riprendendo a baciarlo partendo dal viso, scendendo sul collo e il petto.
Rukawa inspirava il profumo intenso del ragazzo direttamente dalla sua pelle, arrossava di baci e morsi la cute abbronzata, impastando i capezzoli con la lingua, facendo inarcare il compagno sotto di sé.
Le mani del rosso scesero, posandosi sul sedere del moretto, spingendolo verso di sé, facendo combaciare i bacini. Gemettero insieme quando i loro corpi eccitati si scontrarono e si persero l'uno nello sguardo dell'altro, liquidi e scuriti per la passione che li stava investendo.
Rukawa prese una mano del compagno baciandone le dita e i polpastrelli che Hanamichi faceva scorrere su tutto il viso accarezzandolo.
La mano libera Kaede la lasciò scorrere lenta sul petto e l'addome, infilandola oltre i pantaloni e la biancheria, impugnando il piacere del compagno che sospirò. Hanamichi alzò il bacino e, muovendo le gambe, se ne disfò facilmente.
Rukawa osservò quel corpo nudo sotto di sé, eccitandosi maggiormente nell'osservarlo, gemendo un po' più forte, sentendo il proprio piacere tirare ancora dolorosamente imprigionato nei pantaloni.
Hanamichi si morse le labbra e strinse le cosce contro la mano bianca che lo intrappolava, allungò le braccia e, senza lasciar intendere a Kaede quali fossero le sue intenzioni, infilò una mano oltre il pigiama e toccò la sua eccitazione, cominciando a muoverla, mentre Kaede assecondava quei gesti, spingendo in avanti il bacino e aumentando la presa sul sesso del compagno.
Hanamichi allargò le gambe, piegando le ginocchia, esponendosi in quel modo allo sguardo bramoso della volpe che si chinò su di lui. E, schiudendo la bocca, inglobò il suo piacere. Hanamichi si inarcò di più, sollevando il sedere dal materasso per rincorrere quel calore bruciante che lo stordiva, venendo improvvisamente nella bocca del compagno che bevve il suo sapore come un assetato nel deserto.
Rendendosi conto di quanto aveva appena fatto, Hanamichi arrossì di colpo e tentò di scusarsi, chiedendo a Kaede di allontanarsi, tirandolo un po' per i capelli. Il ragazzo, però, rimase sul suo corpo, lasciandolo solo quando riuscì nuovamente con le sue carezze a eccitarlo di nuovo.
Hanamichi lo osservò abbandonarlo per un attimo, mentre anche lui finiva di spogliarsi completamente. Stava per tornare su di lui, quando il rosso lo fermò, sollevandosi e chinandosi tra le sue gambe, poggiando le mani sulle sue cosce, osservando la sua eccitazione svettante. Gli sorrise maliziosamente e, dopo averlo baciato sulle labbra, si spostò sul collo, il petto e la pancia, infilò la lingua nell’ombelico, mentre con la mano lo accarezzava, stringendo i testicoli e sentendo la punta bagnata.
Sorrise maggiormente, compiaciuto dell'effetto che aveva su di lui, e si spinse con il viso tra le sue gambe. Facendo in modo che Rukawa lo osservasse, si chinò con il busto, stirando la schiena, come un gatto fa al suo risveglio allungando i muscoli, e prese a leccare piano la punta rossa.
Rukawa portò una mano tra i capelli morbidi del compagno, spingendolo a prenderlo a fondo e dargli di più.
Hanamichi lo accontentò, inglobandolo completamente con un movimento secco, cominciando a suggere: la sua saliva calda colava lungo l'asta grossa, lubrificandola e fermandosi prima che potesse venire, lasciando che macchie perlate facessero capolino e si unissero alla sua saliva. Si sdraiò nuovamente e, presa una mano del moretto, se la portò alle labbra inumidendo le dita.
Kaede, gli occhi scuriti di passione ed eccitazione, sentì che non poteva più trattenersi: tolse le dita da quella bocca umida e calda e le infilò con un gesto secco dentro il suo corpo, violandolo con forza.
Hanamichi si inarcò, gemendo e trattenendo un grido di dolore che presto si trasformò in piacere, cominciando a chiamare il compagno, perché si decidesse a farlo suo.
Rukawa ormai non poteva più attendere e, con un movimento deciso dei fianchi, tenendo fermo il compagno lo penetrò completamente.
Hanamichi incrociò le gambe dietro la schiena dell'amante, spingendo il bacino, contorcendosi per quelle sensazioni forti che l'avevano pervaso e lasciato senza fiato.
Erano entrambi troppo presi e avevano giocato a lungo che vennero presto, Hanamichi per la seconda volta macchiò il torace del compagno e Rukawa, spingendo a fondo dentro di lui, si abbandonò al piacere intenso che, sentirsi stretto tra quelle pareti roventi, gli provocava.
Hanamichi, stanco, lasciò cadere le gambe nuovamente sul letto e Kaede si tirò via dal suo corpo, baciandogli una tempia pulsante e calda, stendendosi accanto a lui e abbracciandolo.
Sakuragi si rannicchiò sul suo petto, stringendolo a sua volta, intrecciando le loro gambe, ancorandosi a lui con forza.
Kaede gli accarezzava la pelle calda e umida, prima di coprire entrambi con il lenzuolo quando sentì il corpo stretto al suo rabbrividire leggermente.
Hanamichi mugolò, strofinando la guancia contro il collo volpino, ricercando calore e addormentandosi subito dentro quel nido caldo e quell'abbraccio rassicurante.
***
Si svegliarono la mattina successiva, ancora vicini l'uno all'altro: Hanamichi fu il primo a destarsi e sorrise nell'osservare il volto del compagno che ancora riposava. Tirò fuori una mano e con due dita accarezzò quel volto bellissimo, con il palmo e con il dorso, sfiorando gli zigomi delicati e il contorno del suo viso. Fu attirato dalle labbra socchiuse e, quando si avvicinò a esse, Rukawa le mosse, baciandogli i polpastrelli.
Hanamichi sobbalzò, trattenendo la voce, e allontanò la mano senza un motivo particolare, mettendo poi un piccolo broncio, riportando il braccio al di sotto delle coperte, a circondare il corpo del moro: "Imbroglione, mi hai spaventato!"
Rukawa aprì gli occhi e fece una smorfia.
"Dov'è finita la mia volpe addormentata?" gli chiese giocoso il rosso, allungando il volto verso il suo per reclamare il bacio del buongiorno. Rukawa l'accontentò e lo strinse maggiormente contro di sé.
Hanamichi mugolò soddisfatto, prendendo tra le sue una gamba del cugino, sfregandole insieme.
Rukawa si irrigidì e lo riprese: "Hana, smettila!"
"Perché?" chiese lui, un po' triste: eppure gli sembrava che le sue coccole non lo dispiacessero la sera precedente. "Ti sto scocciando?"
Rukawa lo guardò un po' male, dandogli un pizzicotto sul sedere, visto che era l'unica parte a disposizione, poiché l'altro braccio lo teneva a fargli da cuscino e lo rimproverò: "Doaho... non farmi dire ovvietà... se ci pensi bene, ci arrivi anche da solo!" fu la risposta eloquente, mentre spostava un po' le gambe, in modo che Hanamichi potesse intendere cosa volesse dirgli.
Il rosso, dapprima, non capì, ma poi, sentendo contro di sé un leggero irrigidimento del moro nella zona inferiore del corpo, spalancò la bocca colpito.
"Oooh!" disse solo, sorridendo sinistramente e posizionandosi appena sopra di lui, in modo che anche Kaede potesse percepire il suo stato.
Kaede lo osservò malizioso e gli spinse il capo per poterlo baciare, ma prima non si risparmiò il piacere di vederlo arrossire: "Abbiamo una scimmietta vogliosa già di prima mattina!"
Hanamichi divenne all'istante color aragosta, ma ogni rimostranza venne tacitata dalle labbra del moretto.
Rukawa lo aiutò a sistemarsi meglio su di sé e Hanamichi si mosse piano, ondeggiando il bacino e facendo sfregare i loro inguini, accendendo il fuoco nelle vene di entrambi.
Kaede non riuscì a tenere ferme le mani ancora per molto, cercando di rimanere calmo, mandandole alla riscoperta di quel corpo meraviglioso, carezzandogli la schiena, scendendo sul sedere, cominciando a toccarlo sempre più intimamente.
Hanamichi mugolava, mordendo le labbra del compagno, sospirando, inarcandosi all'indietro, spingendo il sedere contro quella mano e quelle dita che già si facevano strada dentro di lui, costringendolo a gemere di piacere.
Aprendo di più le gambe, il rosso si mise cavalcioni su quelle di Rukawa, sfregandosi sulla sua coscia per eccitarsi, chinando il busto, lasciando le labbra volpine orfane, ridiscendendo sul suo corpo marmoreo e sparendo oltre le lenzuola. Rukawa alzò un sopracciglio curioso e sollevò un lembo del lenzuolo per osservare le sue mosse, anche se i baci che sentiva contro la pelle gli facevano capire perfettamente quale fosse il tragitto fatto dal suo ragazzo.
Schiuse le gambe, vedendo Hanamichi sedersi praticamente ai suoi piedi e con una mano accarezzarsi, mentre osservava voglioso l'erezione del suo ragazzo. Kaede mugolò, abbandonando la testa sul cuscino, in attesa che Hanamichi facesse qualcosa: schiuse gli occhi, continuando a osservarlo e, finalmente, il rosso si decise a sfiorarlo, ma era ancora troppo poco, troppo flebile il suo tocco e Rukawa sentiva che non gli bastava.
Hanamichi posò indice e medio sulla punta, facendo pressione, discendendo leggermente con le unghie sulla lunghezza, giungendo ai testicoli che pizzicò.
Rukawa gemette tra le labbra e Hanamichi alzò il volto per osservarlo: sorrise teneramente, vedendo come artigliava le lenzuola, unico suo appiglio, e resisteva con tutte le sue forze a quella tortura.
Il rosso di chinò, prendendo tra le labbra il piacere del moro, sentendolo emettere un roco verso gutturale molto simile a un urlo liberatorio. Cominciò a pompare con forza, sentendo i gemiti affrettati di Kaede sempre più profondi e spinse la mano a cercare la propria intimità, masturbandosi e, poi, senza neanche pensare a quello che doveva fare, sentì le proprie dita scivolare dentro di sé senza costrizioni. Cercò di prepararsi da solo e, quando sentì che ormai il piacere che provava era troppo forte, si allontanò di colpo dal corpo di Rukawa, sostituendo alla sua bocca la calda guaina del proprio corpo.
Rukawa si inarcò stupefatto, sentendosi risucchiato in quel modo prepotente e assoluto e sentì qualcosa di caldo e umido bagnargli il petto. Osservò Hanamichi spingersi su di sé a ritmo sostenuto e, presolo per i fianchi, lo aiutò a muoversi, eccitandosi ancora di più nell'osservarlo danzare su di sé e godere del modo in cui lo prendeva.
Lo costrinse poi a sollevarsi, facendolo stendere sulle lenzuola calde del suo corpo e lo penetrò di nuovo. Senza bisogno di sfiorarsi, Hanamichi si sentì nuovamente carico di piacere e, aggrappandosi alle spalle del suo ragazzo, cominciò a gemere forte, mormorando il suo nome contro il padiglione, respirando contro di lui in modo affrettato. Vennero insieme stavolta, in modo perfetto e Rukawa morse le labbra del compagno, facendole sanguinare un poco, ripulendole con la lingua e accasciandosi al suo fianco, esausto.
I battiti dei loro cuori impazziti risuonavano nei timpani, scandendo il ritmo del tempo che passava lento, mentre riprendevano fiato. Rukawa mosse una mano, prendendo quella gemella del compagno, accompagnandosela al petto. Hanamichi sorrise e un sonno prepotente li colse ancora dolcemente.