Titolo: Tada boku wa kimi no egao mamoritakkata dake sa (All I wanted was to protect your smile) [Shinku - Hey! Say! JUMP-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating/Genere: PG/ romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 1.143
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
diecielode per la tabella Snack salati con il prompt ‘Pollo fritto’, per la tabella 10 Date con il prompt ‘Appuntamento saltato’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘All’improvviso’.
Della serie:
Let’s make Tomorrow a brighter and better dayDisclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
Snack salatiTabella:
10 DateTabella:
500themes_ita “Yamada-kun? Yamada-kun, svegliati!”
“Mh?” Ryosuke si riscosse, sollevando la testa dalla scrivania, guardando con fare stordito l’infermiera che l’aveva chiamato.
La ragazza gli sorrise, gentilmente, toccandogli una spalla: “Mi dispiace svegliarti, ma sono arrivati i prelievi del paziente che hai visitato prima, dovresti portarli al sensei” gli spiegò.
“Ah, sì, scusa tu. Mi sono addormentato leggendo queste cartelle” si scusò, imbarazzato, sentendo lo stomaco brontolare.
“Capisco bene. Adesso c’è poco movimento, penso che tu possa andare nello stanzino a riposare” gli disse, facendogli l’occhiolino e consegnandogli la cartella clinica.
Yamada la ringraziò a sua volta, congedandosi e andando a parlare con il medico di turno che aveva seguito con lui quel paziente, venendo presto sollevato dai suoi incarichi.
A passo strascicato si diresse alle macchinette per prendere qualcosa da mettere sotto i denti, appoggiando stanco una spalla al distributore, osservando senza in realtà vederli i tasti luminosi. Prese dalla tasca del camice il cellulare, osservando l’ora e vedendo che mancava ancora diverso tempo alla fine del suo turno: per la propria sanità e quella dei pazienti sperava davvero che non vi fossero emergenze in quel lasso di tempo, perché non ce la poteva davvero fare.
Aprì la mail, rileggendo l’ultima che aveva mandato a Daiki e sospirando stancamente: aveva voglia di vederlo, di passare del tempo con lui a farsi coccolare, raccontarsi come non accadeva da quasi due settimane durante le quali ogni volta che riuscivano a pianificare un’uscita questa puntualmente, per i suoi impegni o per quelli del compagno, saltava. E lui era stanco ed era stufo di quella situazione. Adesso che Daiki viveva da solo e potevano fare finalmente i fidanzati come una normale coppia, c’era sempre qualcosa che gli impediva di passare del tempo insieme.
Anche quella sera avrebbero dovuto vedersi, Yamada aveva pianificato l’uscita nei minimi dettagli e non vedeva l’ora di stare con Arioka, ma quando si stava preparando per andare a casa dell’altro aveva ricevuto una chiamata dall’ospedale dove gli chiedevano di fare un turno extra per mancanza di personale. Iniziava a odiare il proprio ruolo e tutti quegli straordinari, la promessa di poter avere poi ferie più lunghe non era più così allettante come lo era stato inizialmente. Le prime volte aveva pensato che sarebbe stata una buona opportunità per passare poi più tempo con Daiki, ma adesso iniziava a non essere più tanto positivo.
Si fece però forza, pronto a scegliere qualcosa che l’avrebbe tirato un po’ su quando all’improvviso una mano calda gli circondò il dito nel pugno.
Yamada rimase un attimo disorientato da quel gesto, voltandosi poi e vedendo Daiki accanto a sé.
“Dai-chan” mormorò quasi incredulo nel vedere il fidanzato lì in ospedale. “Se sto sognando ti prego non svegliarmi” chiese, facendo ridere Arioka, il quale lo abbracciò, stringendoselo contro.
“Non sono né un sogno, né un miraggio” specificò, scostandolo da sé e sfiorandogli le labbra con le proprie.
“Cosa ci fai qui a quest’ora? Stai male?” si preoccupò il più piccolo, scostandosi da lui.
Arioka scosse la testa: “No, volevo vederti, dato che il nostro appuntamento è saltato ho voluto farti una sorpresa” gli disse, passandogli una mano tra i capelli e Yamada sorrise, sentendosi d’improvviso rigenerato per la sola presenza del fidanzato al suo fianco.
“Sono proprio un ragazzo fortunato ad avere un fidanzato così bello, dolce e premuroso con me” disse, abbracciandolo in collo e volendo che Daiki lo stringesse.
“E guarda cosa ha qui il tuo fidanzato bello, dolce e premuroso, per te?” lo citò, Daiki, sollevando una busta bianca e porgendogliela.
Yamada sentì un piacevole calore tra i palmi e un delizioso e invitante profumo fuoriuscire dall’incarto.
“Non ci credo! Forse sto davvero sognando!” scherzò, prendendo Daiki per mano e portandolo con sé nello stanzino che lui e Hikaru condividevano quando avevano il turno di notte.
“Non è molto accogliente, ma quando sei stanco morto, fidati, andrebbe bene anche un pavimento e questo a confronto è una reggia!” gli disse, facendo accomodare il più grande sul letto e prendendo due bottigliette d’acqua e dei tovaglioli di carta, sedendosi tra le gambe di Daiki, guardandolo con un sorriso.
Poggiò la testa sulla sua spalla, fissandolo e Daiki rise: “Che c’è?”
“Niente” rispose Yamada, passandogli le dita sotto al mento e poi posandogli il palmo sulla guancia, chiedendo un bacio; schiuse le labbra, riscoprendo e facendo suo il sapore di quelle del compagno, saziandosi di lui anche se non come avrebbe voluto.
“Mangiamo?” propose Daiki, prendendo l’involto e tendendolo a Yamada insieme alle bacchette.
“Dove hai trovato del pollo fritto a quest’ora?” chiese il più piccolo, soffiando sulla carne e prendendone un morso.
“L’ho fatto io!”
“Cosa?”
“Sì, sarebbe dovuto essere la nostra cena” rivelò. “Quando mi hai chiamato per disdire stasera, avevo già preparato tutto e mi sarebbe dispiaciuto non fartelo assaggiare, così ho deciso di portartelo!”
“Oh, Daiki!” Yamada si sedette meglio contro di lui, incrociando le gambe e voltandosi per guardarlo. “Sono un pessimo, pessimo, fidanzato, ho rovinato tutto oggi!”
“Ma non è colpa tua, chibi!” lo tranquillizzò Daiki. “Dovevi lavorare!”
“Sì, lo so, ma così non ci possiamo vedere! E tu avevi preparato questa sorpresa per me! Ed è il pollo fritto migliore che io abbia mai mangiato!” assicurò, gustando quella loro cena con entusiasmo.
“Ma adesso siamo insieme e io sono qui, no?” gli fece presente Daiki, sorridendogli.
“Sì…” mormorò Yamada, circondandolo con il braccio e baciandogli il collo. “Perché non mi fai compagnia e resti qui fino a domani? Non verrà nessuno!” assicurò il più piccolo.
“Domani devo andare in studio” rifletté Arioka. “Ma…” aggiunse, vedendo Yamada dispiacersi e mettere un piccolo broncio. “… a che ora finisci il turno?” domandò.
“Alle sei posso tornare a casa” spiegò Ryosuke.
“Allora, se sei d’accordo, possiamo andare via insieme. Puoi venire da me e continuare a riposare fino a che non torno e poi stiamo insieme tutto il pomeriggio, domani tanto non dovrei fare tardi, riesco a liberarmi per le due” gli illustrò il proprio programma.
“Davvero?” si illuminò Yamada, sollevandosi sulle ginocchia, reggendosi a Daiki per le spalle.
Il più grande annuì e Ryosuke lo abbracciò, baciandolo sulla bocca, perdendosi ancora in quel gesto, dimenticandosi di tutto il resto.
“Grazie” bisbigliò l’infermiere sulle sue labbra.
“E di che cosa?” ridacchiò Arioka, prendendolo per i fianchi e stendendosi con lui nel lettino, abbracciandolo.
“Così, non c’è un motivo!”
“Scemo” lo riprese dolcemente Daiki, baciandogli la fronte, carezzandogli i capelli. “Riposa un pochino adesso, sei distrutto” comprese, vedendo i suoi occhi lucidi per la stanchezza.
“No, posso resistere, chiacchieriamo un altro po’” si sforzò l’altro, ma Daiki non lo ascoltò, prese la coperta posandola su entrambi e portando la testa di Yamada sulla propria spalla, inducendolo a una comoda posizione su di sé.
“Parleremo domani, chibi, dormiamo adesso” decise, sentendo Yamada stringersi meglio a lui e mormorare qualcosa, cedendo presto alla stanchezza. Daiki gli baciò la fronte e a sua volta prese sonno.