[Ariyama] I want to say this phrase to you: be with me

Jun 08, 2014 17:08

Titolo: I want to say this phrase to you: be with me [XOXO -EXO-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke; Yaotome Hikaru, Inoo Kei
Pairing: Ariyama; Hikanoo
Rating/Genere: PG/ romantico, fluff, AU
Warning: slash
Wordcount 3.439 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la contestmania per la tabella 10 Date con il prompt ‘Appuntamento a quattro’ , per la diecielode per la tabella Snack salati con il prompt ‘Crostino’ e per la 500themes_ita con il prompt ‘Come hai sofferto per la tua sanità’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: 10 Date
Tabella: Snack salati
Tabella: 500themes_ita

“Grazie e arrivederci!”
Hikaru oltrepassò le porte automatiche della libreria, uscendo dal negozio, soddisfatto dei propri acquisti, dirigendosi verso la bicicletta lasciata poco lontano.
Quando arrivò al parcheggio, però, vide una persona dall’aria decisamente ambigua vicino al suo mezzo che scrutava con fare sospetto le persone che passeggiavano sul marciapiede.
“Mi scusi, io dovrei…” tentò di parlare avvicinandosi, ma lo sconosciuto, con grandi occhiali da sole a mascherargli il volto e una bandana sulla testa, lo zittì con un secco movimento del braccio.
Hikaru sbatté più volte le palpebre, incredulo per la scena che stava vivendo e ritentò, posando una mano sulla spalla di quel particolare estraneo.
“Mi scusi, dovrei prendere la mia bici!” disse con tono fermo e quando questi si voltò verso di lui con fare seccato, abbassandosi gli occhiali per guardarlo storto, Hikaru spalancò la bocca.
“Kei!” parlò a voce alta, riconoscendo in quello strano travestimento il proprio fidanzato. Inoo, a quell’esclamazione, si sporse verso di lui posandogli una mano sulla bocca e controllando dietro di sé che nessuno l’avesse sentito.
“Shhh!” lo zittì di nuovo. “Ti chiamavano discrezione da piccolo, per caso?” lo rimproverò, lasciandolo andare e abbassandosi maggiormente verso il sellino, facendo posto all’altro di modo che si nascondesse insieme a lui.
“Cosa stai facendo?” domandò il più piccolo, poggiando la busta con i libri dentro il cestino davanti al manubrio, sempre più perplesso.
“Lo stiamo spiando!” disse Kei sbrigativo e Hikaru osservò le persone attorno a loro, continuando a non capire, fino a che da un palazzo, vide uscire una persona a lui familiare.
“Yama-chan?” domandò e Kei lo tirò maggiormente contro di sé.
“Esattamente, ma parla più piano o ti sentirà!” gli fece presente, continuando a guardare l’amico e sussultando poi quando si accorse di un ragazzo che andò incontro a Ryosuke, salutandolo in modo fin troppo familiare. “Ah! Lo sapevo io!” esclamò.
“Cosa?” Hikaru ancora non capiva.
“Ma non vedi che ha un appuntamento?”
“E allora?”
“E allora? Hikaru, ma ci sei o ci fai?”
“Da quando ti conosco me lo chiedo spesso anche io, Kei” sbuffò il più piccolo e Kei si limitò a guardarlo malissimo.
“Oh, oh, stanno venendo di qua, nascondiamoci!” Kei entrò un attimo nel panico, prima di voltarsi verso il fidanzato e trovando la soluzione. “Fingi di baciarmi!” gli ordinò, tirandoselo contro, abbracciandolo in collo.
Hikaru rise per quel suo modo di fare e lo strinse per la vita: “Posso fare di meglio, posso baciarti sul serio…”
“Fai quello che ti pare, ma muoviti! Stanno arrivando!” gli disse sbrigativo, chiudendo gli occhi, spingendo Hikaru ancora contro di sé, incentivandolo a seguire il suo piano.
Yaotome lo assecondò, lieto di avere una scusa per salutare il fidanzato, ma sentendosi scostato fin troppo presto e trovando Kei sfuggente.
“Tu non eri minimamente interessato alla cosa, vero?” gli disse, con fare un po’ offeso, cercando di guadagnarsi la sua attenzione, ma senza soddisfacenti risultati.
“Non abbiamo tempo adesso per questo, Hikka… andiamo!”
“Ma dove? Io voglio tornare a casa e dovresti farlo anche tu!” gli suggerì, trattenendolo per un gomito quando lo vide partire in quarta, con gli occhiali da sole di nuovo sul naso, pronto a spiare Ryosuke. “Kei, fermo!”
“Eddai, così me li fai perdere!” si lamentò l’altro, cercando di non perdere i due di vista, i quali si erano, fortunatamente per lui fermati davanti alla vetrina di un negozio.
“Posso almeno sapere perché lo stai facendo?” gli chiese Hikaru, affatto intenzionato a lasciarlo libero senza prima aver avuto una spiegazione.
“Perché Ryo-chan hai i segreti con me!”
“Cosa?”
“Sì, io l’avevo visto strano ultimamente e gli ho chiesto cosa avesse, ma lui mi diceva sempre niente. Poi l’altro giorno, quando siamo usciti insieme, ha ricevuto una telefonata alla quale non ha risposto e non capisco perché dal momento che gli ho anche detto che per me non c’erano problemi, ma lui ha detto che non fosse importante e poi ha massaggiato tutto il tempo e sorrideva in modo stupido e…”
Hikaru lo ascoltò riassumere velocemente quegli eventi e quelle congetture con tenerezza.
“Perché non mi ha detto che si vedeva con qualcuno?” chiese Inoo al fidanzato, mettendo un piccolo broncio triste.
“Non l’ha fatto apposta di sicuro, magari ancora non è sicuro dei suoi sentimenti e vuole vedere come si trova con questa persona prima di presentartela” provò a supporre il più piccolo.
“Ma poteva dirmelo! Io l’avrei sicuramente consigliato! Cosa pensava che avrei fatto di male?” chiese Kei.
“Mmh” Hikaru si finse pensieroso poi indicò il suo travestimento e sorrise. “Questo?”
“Oh!” esclamò Kei. “Questo è il risultato del suo silenzio. Se lui me l’avesse detto, io non avrei dovuto fare tutto questo per pedinarlo!” si prese quella ragione, poi guardò Hikaru da sotto in su. “Ti prego, Hikka, lasciami andare, ti prometto che non mi farò vedere e non darò fastidio e…”
“Eccoli, escono!” Hikaru lo interruppe, indicando oltre le spalle di Kei e questi si voltò di scatto, facendo per andare all’inseguimento, trattenuto però ancora dal fidanzato.
“Ehi!” si lamentò.
“Non è vero, sono ancora dentro…” lo prese in giro Yaotome.
Kei gli picchiò la spalla con il pugno e sbuffò: “Uffa! Mi prendi in giro?”
“Senti, facciamo una cosa” propose l’altro. “Non ho intenzione di lasciarti fare quello che hai in mente, però non posso nemmeno portarti a casa con la forza e permettere che metta il broncio, per cui, visto che la cosa sembra essere di vitale importanza per te, ti aiuterò” affermò.
“Davvero?” si entusiasmò Kei. “Grazie!” gli disse, allacciandogli le braccia al collo, felice. “Ma tu non hai un travestimento!” notò dopo, facendosi pensieroso.
“Ma io non mi travestirò!” sottolineò Hikaru, spingendogli la fronte con due dita. “E nemmeno tu!” disse, levandogli gli occhiali e il fazzoletto dalla testa.
“No, questi mi stanno bene, lasciameli!” sorrise Kei, ascoltando il piano del più piccolo, tenendo gli occhiali da sole.
“Faremo così” spiegò Yaotome. “Noi ora passeggeremo romanticamente mano nella mano imbattendoci casualmente in quei due e come se nulla fosse ci uniremo al loro incontro.”
“Un appuntamento a quatto? Mi piace!” concordò Kei.
“Non è un piano migliore del tuo?” gli fece notare Hikaru.
Kei rise: “Sì, ma il mio era più divertente!” scherzò.
“Mi sono accorto che ti stavi divertendo infatti!” concordò con lui Hikaru, prendendo la busta dal cestino quando vide stavolta realmente i due uscire dal negozio.
“Eccoli, andiamo!” disse Kei al fidanzato, tirandolo e cercando di apparire naturale quando si fermarono un passo dietro gli altri due, fermi in attesa del semaforo.
“Oh!” esclamò a voce alta. “Ryo-chan?” lo chiamò, fingendo stupore, posandogli una mano sulla spalla, interrompendo il suo chiacchierare.
Yamada si voltò verso di lui e sbiancò nel riconoscere i due amici.
“Kei… Hikaru” li chiamò con un leggero nervosismo. “Cosa ci fate qui?” domandò.
“Oh, ma non è una meravigliosa e fortuita coincidenza?” esclamò ancora Kei, allegro.
“Ciao, Yama-chan” si intromise Hikaru nella conversazione o la troppa enfasi recitativa di Kei rischiava di farli apparire ancora più sospetti di quello che non fossero già.
“Dovevo prendere dei libri “ indicò la busta con il nome del negozio, per avvalorare la sua tesi. “E ho chiesto a Kei di accompagnarmi, così potevamo farci poi un giro” illustrò, guardando poi il ragazzo al fianco di Yamada.
“Ah lui…” Ryosuke sospirò, guardando Kei con disappunto, il quale sorrideva fin troppo affabilmente. “Lui è Arioka Daiki, è un mio… è…” tergiversò, non sapendo come presentarlo e il ragazzo più grande, sorrise agli altri due, togliendo Yamada d’impiccio.
“Molto piacere.”
“Il piacere è tutto nostro, Arioka-kun!” gli rispose Kei, facendo poi le presentazioni. “Io sono Kei e lui è il mio fidanzato, Hikaru! Dove stavate andando di bello?” domandò, guardando entrambi i ragazzi e Hikaru gli diede una leggera gomitata.
“A dire il vero ci siamo appena incontrati, volevamo girare per negozi, ma forse per Ryo è l’ora della merenda” sorrise, guardando Yamada che si sforzò di ricambiare e non sembrare in quel modo a disagio. “Sì, ma possiamo…” tentò di parlare venendo interrotto però da Kei.
“Ma che simpatica coincidenza, anche io stavo dicendo a Hikka che avevo un leggero appetito, mi andrebbe qualcosa di stuzzicante. Possiamo andare insieme se vi va?” propose improvviso e guardando tutti e tre con espressione invitante che nessuno di loro riuscì a negarsi per quella proposta.
“Andiamo” si arrese Yamada, riprendendo a camminare.
Daiki lo affiancò, prendendogli discretamente le dita tra le proprie, lasciando scivolare la mano in una presa decisa, cercando di guardarlo in viso.
“Ehi…” lo richiamò piano. “Non ti andava?” gli chiese e Yamada lo guardò, sentendosi in colpa per aver fatto preoccupare Daiki, sorridendogli, stringendo le dita con le sue, scuotendo la testa. “No, no, va bene!” gli assicurò, voltandosi appena e osservando con la coda dell’occhio il sorriso soddisfatto di Kei: gliel’avrebbe pagata. Quel colpo basso gliel’avrebbe fatto pagare.

*

“Voi andate a prendere il tavolo, noi compriamo da mangiare!” propose Hikaru scegliendo un locale in centro.
“Va bene qui fuori?” domandò Kei indicando quattro posti a sedere e Yaotome annuì. “Arioka-kun?” chiese anche a lui e il più piccolo annuì. “Per me non ci sono problemi!” disse, guardando Ryosuke e sorridendogli.
Yamada ricambiò lo sguardo e insieme a Kei, prese posto.
“Sei soddisfatto adesso?” Yamada decise di parlargli ora che erano soli.
“Non capisco per che cosa?” fece il vago Kei e Yamada gli colpì il braccio.
“Oh, andiamo, Kei! Perché hai trascinato Hikaru in questa cosa? Lo so benissimo che non ci siamo incontrati per caso!” lo smascherò, guardandolo in modo esaustivo, lasciando trasparire che non avrebbe accettato da lui alcuna bugia.
“Oh, ma è colpa tua!”
“Io? Io non ho fatto nulla!”
“Appunto, perché non mi hai detto che ti piaceva quel ragazzo? Perché non me ne hai mai parlato? E perché ti vergogni di me?” lo accusò.
“Io non mi vergogno di te, solo non vedevo motivo di dirtelo”
“Ma io quando mi sono fidanzato con Hikaru te l’ho detto! Io ti dico sempre tutto!”
“Anche io, ma questo è diverso!”
“Perché? Non è molto diverso da…”
“Sì che lo è” lo interruppe Yamada. “Perché per me è importante. Daiki mi piace, mi piace molto di più di quanto mi sia mai successo e ho paura” si scoprì. “Non te lo volevo dire non perché mi vergogni o altro, anzi, avrei voluto dirtelo subito, ma allo stesso tempo ho paura di stare correndo troppo. Non voglio perderlo e non voglio fare pasticci, sono nervoso ogni vota che ci incontriamo, anche se con lui sto incredibilmente bene e…” si fermò, confuso dai suoi stessi pensieri. “Lascia stare, non importa” smise di parlare e Kei si sentì leggermente in colpa per la sua avventatezza, non aveva idea che Yamada si sentisse in quel modo.
“Ryo, mi dispiace, non lo sapevo…”
“Lascia stare, non importa, non ci pensare…” si strinse nelle spalle, giocando con un tovagliolino.
“A me sembra un bravo ragazzo e mi pare che anche tu gli piaccia…”
“Ma come puoi dirlo, non ci hai neanche parlato…”
“Lo vedo da come ti guarda” gli disse Inoo, sorridendo e prendendogli una mano.
Yamada sollevò su di lui uno sguardo imbarazzato e parlò a mezza bocca: “Allora non era una mia impressione…” disse.
“Eccoci qua!” Hikaru annunciò il loro ritorno al tavolo, poggiando il vassoio sul piano e dividendo le porzioni. “Daiki ha preso da bere!” li informò, disponendo davanti a ciascuno il piatto e il bicchiere.
“Abbiamo preso diversi tipi di crostini, così possiamo assaggiarli tutti!”
“Grazie” Yamada guardò Daiki, il quale gli sorrise, dividendo con lui la merenda, servendosi dallo stesso piatto.
“Quindi come vi siete conosciuti?” volle sapere Kei, informandosi.
“Kei-chan!” lo riprese Hikaru. “Non essere invadente!”
“Perché? È un modo per chiacchierare, no?”
Daiki sorrise e rispose: “Vediamo un po’, è successo circa tre mesi fa, se non sbaglio” esordì, guardando Yamada, il quale annuì, aiutandolo a raccontare. “Ero in ritardo per una lezione, stavo scendendo di corsa le scale e mi è caduto l’astuccio” ricordò.
“Io venivo dalla parte opposta e mi sono fermato ad aiutarlo. Poi lo stesso giorno ci siamo scontrati a mensa” rise Daiki nel ripensarci.
“Sì, io ero talmente affamato che non capivo più niente, ho visto un posto libero e mi ci sono fiondato, ma non mi ero accorto di lui e gli ho rovesciato addosso il vassoio” ammise, chinando il capo, mangiucchiando un crostino con sopra della salsa piccante.
“Ma Ryo!” lo riprese Kei.
“Che c’è? Non era colpa mia, era una di quelle giornate da dimenticare!”
“E quindi poi siete diventanti amici?” domandò Hikaru, guardando i due e Yamada annuì.
“In realtà Ryosuke non voleva uscire con me!” svelò Daiki.
“Che cosa? Non è vero!”
“Sì, invece, sei stato un po’ diffidente all’inizio!”
“Ma perché ero in difficoltà, la prima volta che ci siamo incontrati non avevo dato un bello spettacolo di me stesso. Mi vergognavo!”
“Io l’ho trovato subito carino invece, ma lui ancora ci ripensa” rise Arioka.
“Oh, smettila di prendermi in giro!” si lamentò Ryosuke, tornando ad addentare un pezzo di crostino con sopra delle olive. “Bleh, hanno le acciughe!” si lamentò tirando fuori la lingua. “Non mi piace!” affermò, guardando torvo il pezzo di pane condito che aveva ancora tra le dita.
“Dammi, lo mangio io!” si offrì Daiki, per non buttare nulla del cibo e Kei ridacchiò, guardandoli, spingendo Yamada per una spalla.
“Sei un pasticcione Ryo-chan!” lo prese in giro, guardandolo con fare ironico.
“Smettila” gli disse tra le labbra il più piccolo, imbarazzato.
“Voi tre invece siete amici da tanto?” volle sapere Daiki per approfondire la conoscenza.
“Sì, io e Ryosuke siamo stati da sempre vicini di casa, poi abbiamo conosciuto Kei che al tempo del liceo si è trasferito nel nostro quartiere” spiegò Hikaru.
“E ci siamo subito innamorati perdutamente, vero Hikka!” specificò romantico il più grande, prendendo la mano del compagno.
“A dire il vero hai fatto tutto tu, mi è stato praticamente incollato per tutto il tempo, ne stavo uscendo matto, me lo ritrovavo tra i piedi giorno e notte, mi ha fatto una corte sfrenata, fino a che non ho accettato di uscire con lui. Sa essere persistente!” gli diede atto Yaotome, guardando Inoo e baciandogli una guancia.
“Chissà come devi aver sofferto per riuscire a mantenere un minimo di sanità mentale” si intromise Yamada scuotendo il capo con fare mesto, guardando Hikaru e guadagnandosi un colpo da parte di Inoo.
“Ehi! Non sei per niente carino lo sai! Perché te la prendi con me adesso? Hikaru mi vuole bene, gli piaccio anche se sono un tipo particolare. E poi con me non si annoia mai!” appuntò.
“Questo è vero!” concordò con lui il fidanzato e Daiki li guardò sorridendo.
“Mi piacete proprio, sono felice di avervi incontrato e aver avuto la possibilità di conoscervi. E, Kei, posso chiamarti per nome?” chiese conferma e Inoo annuì.
“Ma certo, Dai-chan” usò a sua volta un’espressione familiare, guardando poi con un sorriso Yamada, stringendosi nelle spalle.
“Ryosuke fa il sostenuto adesso, ma ti vuole molto bene, io lo so. Parla tanto di te!” rivelò.
“Daiki!” lo riprese Yamada e Kei si affiancò maggiormente al più piccolo, prendendolo in giro.
“Ma davvero? Lo so, lo so, che senza di me sarebbe perso. Magari si è offeso perché non ho scelto lui. Yama-chan, ce l’hai con me perché ti piaccio?” gli chiese, continuando a ridere di lui insieme ai due ragazzi.
“Ah, finitela!”si lamentò Ryosuke, guardando gli altri tre e Daiki gli circondò le spalle con un braccio, tirandolo contro di sé per confortarlo, bisbigliandogli qualcosa all’orecchio.
Hikaru si accorse di quell’intima atmosfera tra i due e decise che Kei poteva anche ritenersi soddisfatto per quell’incontro e fosse ora di lasciare i due al loro appuntamento così come l’avevano programmato.
“Kei, andiamo?” gli disse, alzandosi dal tavolo e sparecchiando.
“Cosa? Di già?” l’altro lo guardò dispiaciuto. “Ma loro non tornano a casa adesso” appuntò.
“Lo so, ma io devo passare al negozio di musica e abbiamo già disturbato abbastanza” cercò di convincerlo con sguardo esaustivo.
Yamada guardò l’amico più grande e sorrise, ringraziandolo per quel gesto, alzandosi a sua volta.
“Andiamo anche noi, Daiki?” gli propose e Arioka annuì.
“Oh, uffa che guastafeste, volevo stare ancora qui a spettegolare. Ah, Daiki, non perdiamoci di vista, la prossima volta usciamo di nuovo insieme, mi sono divertito” precisò ancora Inoo.
“Sicuramente, farebbe piacere anche a me!” concordò con lui e Kei sorrise.
“Allora poi ti farò mandare un messaggio da Yama-chan! Ryo, chiamami dopo quando torni a casa” gli chiese Kei e l’altro sollevò gli occhi al cielo.
“Sì, mamma!” gli rispose prendendolo in giro e lasciando poi che le loro strade si dividessero.
Daiki guardò Yamada quando restarono di nuovo da soli e questi si volse verso di lui in attesa.
“Che c’è?” chiese e il più piccolo e Daiki lo prese per mano, riprendendo a camminare.
“Vieni, passeggiamo” propose Arioka, tirandolo con sé, restando sempre vicini al centro, ma deviando in vie poco trafficate.
Si fermarono in un grande spiazzo aperto e Daiki sedette su di un basso muretto, prendendo Yamada per le mani, lasciando che restasse in piedi tra le sue gambe.
Gli cinse la vita, intrecciando le mani dietro la sua schiena e lo guardò da sotto in su.
“Sei arrabbiato per caso?” domandò Yamada.
Daiki scosse il capo.
“Lo so che Kei è un tipo particolare e mi dispiace molto che si sia intrufolato nel nostro appuntamento” si scusò, ma ancora una volta Arioka negò con la testa.
“Non è questo” assicurò il più grande, poggiandogli le mani sui fianchi, sollevando il volto per guardarlo. “Ti va di baciarmi?” gli chiese e Yamada sorrise dolcemente, posandogli le mani sul collo e poi verso la guancia, sfiorandogli la bocca. Rimasero vicini per diversi minuti, approfondendo un po’ di più quell’incontro di labbra e quando si separarono, Ryosuke strinse il più grande in collo, sospirando beato.
“Stai bene con me, Ryosuke?” chiese d’un tratto Daiki e il più piccolo si scostò da lui, annuendo.
“Certo che sì!” affermò sicuro.
“Mh…”
“Perché ho fatto qualcosa che ti ha fatto credere il contrario?”
“No, no, è solo che prima hai fatto una cosa…” esordì.
“Cosa?” chiese Yamada, senza comprendere a cosa l’altro si riferisse.
Daiki lo prese meglio su di sé, facendo in modo che si sedesse sulle sue gambe, spiegando: “Prima quando abbiamo incontrato i tuoi amici, quando mi hai presentato loro, perché non hai detto niente?” gli chiese.
Yamada fece memoria e capì cosa Daiki intendesse, spiegando: “Mi hanno colto alla sprovvista, non mi aspettavo di incontrarli” ammise.
“Sì, ma perché ti sei innervosito? Non c’è nulla di male se usciamo insieme, no?”
“No, no, infatti, Daiki!”
“Ma eri nervoso perché non avevi detto loro che ti vedevi con me, giusto?” volle chiarire.
“Mh” Yamada si fece un attimo mogio, affrettandosi però a spiegare. “È vero, non lo sapevano, ma non perché mi vergogni o altro, davvero, tu mi piaci molto, sul serio!” precisò, sentendosi incredibilmente in difetto in quel momento.
Arioka lo strinse a sé e gli sfiorò le labbra con le sue, poggiando il mento sulla sua spalla, guardandolo da sotto in su.
“Ma…?”
“Nessun ma!” sorrise Ryosuke.
“Allora perché ti sei fermato? Io cosa sono per te?” gli chiese diretto Daiki.
Ryosuke lo guardò e si sentì incredibilmente in imbarazzo, per cui Daiki decise di dargli una mano ed esporsi per primo. “Se io dovessi incontrare i miei amici per caso non avrei esitazioni nel dire loro che sei il mio ragazzo. Perché per me sei questo. Io ti considero il mio fidanzato, anche se magari non sono mai stato esplicito a riguardo” confessò.
“Anche io penso che tu sia il mio e mi sento come se lo fossi, ma, non lo so, Daiki” scosse il capo, cercando di riordinare le idee. “Magari non ha senso, ma avevo paura a dire a Kei di noi. Lui è uno dei miei migliori amici e quello che c’è tra me e te è talmente importante che mi fa paura” cercò di spiegare. “Ho paura di svegliarmi e scoprire che è tutto un sogno e che non sei mio” ammise.
Daiki sorrise, guardandolo dolcemente e passandogli una mano tra i capelli, attirandolo contro di sé, unendo le loro fronti.
“Non devi avere paura, perché è tutto vero. Io sono qui e intendo restare al tuo fianco per molto tempo, Yamada Ryosuke” assicurò.
Il più piccolo lo strinse a sé e annuì: “Allora devo dirgli che sei il mio fidanzato!” affermò.
“Penso che l’abbia capito, sai?” ridacchiò Arioka e Yamada mise un piccolo broncio.
“Sì, ma io non gliel’ho detto, per cui non è ufficiale così” sorrise Yamada, stringendo Daiki.
“Il mio fidanzato” provò, posando la testa su quella del più grande. “Kei, oggi viene a cena il mio fidanzato” ridacchiò. “Sì, penso che così possa andare!” decise, guardando Daiki.
“Così va decisamente molto meglio” concordò con lui Arioka.

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