[Hikanoo] Scriverò su uno spicchio di luna 1/6

Jan 23, 2014 12:05

Titolo: Scriverò su uno spicchio di luna [Spicchio di luna - Studio Tre-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Yaotome Hikaru, Inoo Kei
Pairing: Hikanoo
Rating/Genere: PG/ AU, fantasy, romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 9.543 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la diecielode per la tabella 12 Storie - Natura con il prompt ‘Luna’ e per la 500themes_ita con il prompt ‘Tra una roccia e un posto duro’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: 500themes_ita
Tabella: Natura

“Torna subito qui, Kei!”
“No!”
“Obbedisci!”
“Ho detto no, lasciami in pace, vecchio!”
“Kei!”
Il ragazzo continuava a camminare per il palazzo, sordo ai richiami del padre, infilandosi nei propri alloggi, chiudendosi la porta alle spalle, ma non fu così veloce da impedire che il genitore la intercettasse evitando che lo lasciasse fuori.
“Non ti voglio ascoltare!” gridò ancora il giovane, andando a sedersi sul letto, facendo sollevare il materasso e rotolare verso il pavimento la sfera di cristallo che la mattina, prima di uscire, aveva abbandonato sopra il letto.
“Attento!”
Un piccolo esserino alato impedì che l’oggetto cadesse, facendo oscillare la palla di cristallo a mezz’aria, di modo che si adagiasse dolcemente sul tappeto, nascondendosi poi sotto le coperte, osservando la litigata dei suoi padroni.
“Chii! Cosa succede?”
Un’altra voce, appartenente a una nuova piccola creatura alata, attirò l’attenzione della prima, la quale si volse, vedendo volare verso di sé i suoi piccoli amici.
“Ryo-chan! Dai-chan!” li chiamò, facendo loro posto sotto i lembi delle coperte che li celavano alla vista dei più grandi. “Non lo so, Kei è arrivato di corsa e il Signore al suo seguito ha iniziato a urlare” riassunse, senza sapere neanche lui come stessero esattamente le cose.
“Non mi va di partecipare a queste stupide sessioni noiosissime!”
I tre sollevarono lo sguardo verso il loro amico, ascoltandolo.
“Si dia il caso che questo sia il tuo futuro! Un girono erediterai tutto questo e…” cercò di spiegare il padre del ragazzo, ma questi lo interruppe.
“Ancora con questa storia!”
Il genitore lo guardò sconvolto.
“Kei, hai già diciannove anni, è giusto che tu capisca come funzionino le cose qui da noi. Quali siano i tuoi doveri” elencò. “I tuoi obblighi verso i tuoi sottoposti e il tuo popolo!” chiarì.
“Ma ci sei tu per questo no? Io non ho voglia!”
“Ma io non ci sarò per sempre Kei!” lo riprese brutale e Kei incrociò le braccia al petto, sbuffando, sfuggendo il suo sguardo: ogni volta era la stessa identica storia e lui era stufo. Stufo marcio di stare a sentire quello che doveva fare, come si doveva comportare per gli altri, quando non poteva fare assolutamente nulla per pensare a se stesso: sarebbe dovuto essere vantaggioso essere il figlio del Signore della Luna, invece la cosa si stava rivelando solo una gran fregatura e seccatura.
“Kei, ascoltami per favore…” si calmò il Re, sedendosi sul letto accanto a lui, consapevole che non fosse quello di andargli contro l’atteggiamento giusto per arrivare al cuore del figlio. “Mi dispiace che tutta questa responsabilità sia sulle tue spalle, ma se non ti istruisco adesso, poi sarebbe peggio” cercò di spiegargli. “Non voglio che ti ritrovi, quando io non ci sarò più, in una situazione difficile. Voglio che tu sia preparato a tutto!” disse.
Kei non spostò subito la sua attenzione sul padre cedendo poi dopo poco, guardandolo.
“Ma papà, è noiosissimo! La corte è formata da vecchi che sono troppo legati al passato. Troppo rigidi con le loro regole, andrebbero aggiornate, ma nessuno mi ascolta. Tu mi dici che devo essere preparato, che un giorno tutto questo sarà mio” citò quella frase che ormai era talmente ricorrente che era diventata quasi un fastidioso ritornello. “Che un giorno io dovrò governare, ma nessuno mi ascolta! Quando tento di dire la mia, tutti mi guardano come fossi… come un alieno!” sbottò, battendosi le mani sulle gambe. “Non hanno la mente aperta. Io sono giovane, non dico di voler rivoluzionare tutto, ma se dovrò governare un giorno voglio farlo secondo le mie regole, con la mia testa” spiegò.
Il genitore annuì, comprendendo i desideri del figlio e pensò velocemente a una soluzione.
“Ho capito!” parlò poco dopo, posandogli una mano sulla spalla. “Va bene, parlerò con i membri del consiglio” acconsentì il padre. “Cercherò di intercedere per te, figliolo, per ammorbidirli un po’. Voi siete troppo…” attese, cercando quale fosse la parola giusta da usare per spiegarsi per non innervosire ulteriormente il ragazzo.
“Troppo diversi?” suggerì Kei, facendogli capire che per lui andava bene quel piano e mostrandosi accondiscendente.
“Esatto, Kei!” sorrise l’uomo, alzandosi dal letto e sorridendogli. “Io andrò a parlare con loro, ma promettimi che anche tu cercherai di essere più malleabile e comprensivo e raggiungeremo un accordo vantaggioso per entrambe le parti!” gli chiese come favore personale.
Kei sbuffò e socchiuse appena gli occhi, alzando poi le braccia in segno di resa. “E va bene, padre, come vuoi tu!” acconsentì, rilassando le spalle e lasciandosi andare indietro sul materasso non appena il Signore della Luna fu fuori dalla sua camera.
“Aaaaah!”
Kei si lasciò andare a un urlo di pura frustrazione, portandosi un cuscino contro il viso, per attenuare il suono della propria voce.
“Kei-chan!” l’esserino volante che rispondeva al nome di Ryo-chan, sbucò fuori dalle coltri, poggiandosi sullo stomaco del suo signore, saltellando, facendo il solletico al più grande.
“Ryo-chan! Ryo-chan! Fermo, fermo!” gli chiese, ridacchiando, prendendolo tra i palmi e rimettendosi a sedere.
“Che cosa è successo, signorino?” domandò Chii-chan, posandosi su una sua spalla, imitato da Dai-chan che prese posto sull’altra spalla.
“Succede che siamo alle solite” disse Kei, consapevole che bastasse come spiegazione.
“Hai di nuovo litigato con gli anziani?” domandò Ryo-chan, sollevandosi in volo, battendo le ali rosse e planando sulla sua testa: gli piaceva molto stare lassù, aveva una vista perfetta di tutto quello che lo circondava e poi i capelli di Kei profumavano di buono e gli veniva sempre voglia di mangiarli.
“Ryo-chan!” lo riprese preventivamente Dai-chan, conoscendo le abitudini dell’amico e l’altro sorrise con fare colpevole, imbarazzandosi.
“Io non ne posso più!” continuò a sfogarsi Kei. “Mi annoio a stare qui ogni giorno senza fare nulla, a fare sempre le solite cose. I miei unici svaghi sono giocare a nascondino con voi per il castello, ogni tanto studiare o ciondolare senza meta sulla Luna. E anche quello non è granché entusiasmante come si pensa, finisco sempre per addormentarmi tra una roccia e un posto duro e la cosa inizia anche a darmi problemi alla schiena, non è affatto comoda, sapete?” si rivolse ai suoi amici, sospirando, sedendosi meglio sul letto, incrociando le gambe. “Non voglio nemmeno pensare a quando papà non ci sarà più, davvero. Quelli faranno di me quello che vorranno loro, ve lo dico io e non voglio diventare un burattino nella mani di quei vecchi!” affermò, prendendosi il mento con le mani, perso in diverse riflessioni.
“Cosa ne dici di fare un viaggio, Kei?” propose Chii-chan, spostandosi in volo a mezz’aria davanti al suo viso.
“Un viaggio?” domandò il Principe, guardandolo curioso.
Chii-chan, mosse appena il capo e face levitare nuovamente la sfera di cristallo, facendo in modo che in essa comparissero delle immagini, precisamente dei paesaggi.
“Un viaggio conoscitivo” spiegò meglio Chii-chan, mostrando al giovane Signore una diversa realtà, rispetto a quella alla quale era abituato, leggendo sorpresa nei suoi occhi.
“Chii…” lo riprese Dai-chan, volando accanto a lui e osservando Kei. “Cosa hai in mente?” mormorò piano verso il piccolo amico.
“Lasciami fare” lo zittì l’altro, posandosi nuovamente sulla spalla del suo Signore.
“L’hai riconosciuta?” gli chiese, mentre altre immagini scorrevano nella sfera.
“È la Terra!” disse Kei, sorridendo.
“Esatto!” concordò con lui Chii-chan, mentre anche Ryo-chan, messo in allarme dalle intenzioni della creatura magica, non presagiva nulla di buono. “Potremmo andare a stare lì per un po’” propose.
“Che cosa?” Dai-chan espose tutta la sua sorpresa.
“È impossibile!” si unì a lui Ryo-chan, ma né Kei né Chii-chan, li ascoltavano.
“Potresti scendere, potremmo vedere come funzionano le cose lì e poi tornare sulla Luna. Vedere altre organizzazioni potrebbe esserti utile, puoi prendere ciò che di buono scoprirai laggiù e usarlo per migliorare le cose qui!” lo tentò e Kei lo guardò come a domandarsi per quale motivo lui non ci fosse arrivato prima a un piano del genere.
“Chii-chan, sei un genio! Facciamolo!” decise entusiasta.
“Cosa? Kei no!” lo contraddisse Dai-chan.
“Non puoi. Kei-chan!” Ryo-chan era dalla parte del migliore amico.
“Cosa? Perché mai?” domandò l’altro, mentre alle sue spalle, senza essere visto, Chii-chan svolazzava facendo ai due dei segni non propriamente carini.
“Perché non puoi lasciare la Luna, ecco perché!” continuò Dai-chan, volando vicinissimo al naso di Kei, prima che Ryo-chan, posasse le sue piccole mani sulla guancia del Principe, attirando su di sé la sua attenzione, costringendo Kei a incrociare gli occhi per riuscire a guardarlo.
“Non sai che genere di pericoli ci possano essere laggiù!”
“Ma quali pericoli!” replicò Chii-chan. “Kei, lo devi fare!” continuò. “È per il bene del tuo popolo e poi sono certo che così dimostrerai agli anziani e a tuo padre che sei indipendente e capace di badare a te stesso. Devi prendere le tue decisioni, segnare la tua strada e…”
“Vuoi andartene di nascosto Kei?” Dai-chan interruppe l’amico alato, guardandolo con disappunto.
“Gli anziani e tuo padre non saranno d’accordo con questa cosa, che creerà non pochi problemi!” aggiunse Ryo-chan. “E hai promesso a tuo padre che ti saresti comportato a modo” gli ricordò.
“Ma se non lo farà, gli anziani non crederanno mai in lui!” intervenne Chii-chan, allargando le braccia per impedire agli altri due amici di continuare a distrarre Kei con le loro chiacchiere, fin troppo assennate.
“Se farà le cose di nascosto, come pensi che reagirà il consiglio? Non gli daranno più credito e…” cercò di farlo ragionare Dai-chan e anche Ryo-chan volò in suo soccorso, cercando di far ragionare i due, creando in quel modo un brusio di suoni fastidioso e caotico, che costrinse Kei a portarsi le mani alle orecchie e allontanarsi dai tre.
“Silenzio!” gridò poco dopo, facendo tacere tutti all’improvviso. “Calmatevi adesso, tutti e tre!” chiese, guardandoli seriamente, allungando poi una mano verso Chii-chan che volò sul suo palmo.
Kei gli sorrise e lo fece sedere sulla sua spalla, dandogli la sicurezza di poter sorridere soddisfatto verso gli altri due.
“Chii-chan ha ragione” esordì Kei guardando gli altri due piccoli amici. “Io devo dimostrare a tutti quanto valgo e non lo posso fare se resto qui con le mani in mano a stringere patti e accordi con i membri del consiglio…”
“Ma…” Ryo-chan cercò di intervenire, ma Kei lo fermò, sollevando una mano avanti a sé, continuando il suo discorso.
“Non voglio creare problemi, ma far capire loro che posso decidere da me e che le mie idee valgono tanto quanto le loro. È solo per merito dell’intercessione di mio padre, se adesso loro accetteranno le mie richieste, ma quando lui non ci sarà più, cosa succederà? Io non voglio vivere all’ombra di nessuno, voglio crescere e voglio dare il meglio di me. Perché io amo questo popolo, sarò Re un giorno e voglio che i miei sudditi e i miei collaboratori possano vedere in me una guida e qualcuno su cui poter fare sempre affidamento, ma se non cambio le cose adesso, poi sarà troppo tardi!” terminò il suo discorso.
“Non vi voglio mettere in mezzo, per cui andrò da solo!” decise.
“Io vengo con te, non si discute su questo!” intervenne Chii-chan, sollevandosi in volo sulla sua spalla.
“E verremo anche noi!” disse Dai-chan, guardando Ryo-chan il quale annuì con fervore. “Se non altro per controllare che tutto vada bene. Noi siamo i tuoi servitori, Kei, ma siamo anche tuoi amici. Non vogliamo che ti accada nulla di male e poi potremo essere utili. Certo…” si corresse, “dobbiamo fare qualcosa per le nostre forme, ma non sarà un problema con i nostri poteri” gli disse, volando vicino a lui e posandosi sulla sua mano.
“Conta anche su di noi, Kei-chan!” assicurò Ryo-chan, volando tra i suoi capelli, stringendogli i corti ciuffi della frangia, facendo sorridere il più grande.
“Grazie, piccolini!” disse il Principe, lieto che, sebbene con ancora qualche remora nei confronti di quel piano, i suoi amici avessero deciso di non abbandonarlo.
“Allora è deciso!” parlò Chii-chan, attirando su di sé l’attenzione di tutti. “Partiremo stanotte stesso. Quando tutti nel palazzo dormiranno, noi scenderemo sulla Terra!”
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