[Takachii] Tada kimi ga soba ni ireba ii

Jan 02, 2014 16:01

Titolo: Tada kimi ga soba ni ireba ii (Mi basta avere te al mio fianco) [Love yourself - Kimi ga kirai na kimi ga suki - KATTUN-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Takaki Yuya, Chinen Yuri
Pairing: Takachii
Rating/Genere: PG/ romantico, fluff
Warning: slash
Wordcount 1.849 fiumidiparole
Note: la storia è scritta per la Maritombola #5 indetta da maridichallenge con il prompt 52. "Sono in ritardo" / "E quando mai" e per la 500themes_ita con il prompt ‘Bambino esiliato’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella: 500themes_ita
Tabella: Maritombola #5

Yuri scese di corsa le scale della palazzina, aprendo il portone principale, trovando Yuya fuori dalla macchina ad aspettarlo. Allungò ulteriormente il passo per raggiungere il fidanzato, sorridendo quando gli si fermò davanti.
“Ciao, Yuuyan! Scusa, sono in ritardo!” gli disse, prendendogli una mano, per intrecciare discretamente le dita con le sue, guardandolo da sotto in su.
“E quando mai!” sbottò di contro l’altro, prendendo un’ultima boccata dalla sigaretta, spegnendola poi e gettando il mozzicone nell’apposito cassettino sul cruscotto.
Yuri rimase stupito da quel suo atteggiamento e lo guardò dubbioso, scostandosi.
“Ti ho chiesto scusa, ho finito di lavorare tardi e ci ho messo più del previsto a preparami, ma cos’hai?” gli chiese, vedendo il più grande decisamente nervoso e con lo sguardo corrucciato.
“Niente, andiamo!” mentì Yuya, spostandosi dalla macchina e sedendosi, lasciando Yuri disorientato, prima che anche lui facesse il giro dell’auto e salisse sul mezzo.
Yuri prese posto, continuando a fissare Yuya mentre si allacciava la cintura di sicurezza.
“Yuu” lo richiamò, mentre Takaki metteva in moto e si preparava alla partenza. “Yuu” disse di nuovo, mettendogli una mano sul braccio quando questi prese il cambio, volendo che si fermasse per guardarlo. “Non mi dai neanche un bacio?” domandò il più piccolo quando Takaki gli prestò la sua attenzione.
Yuya tentennò per un attimo, prima di sporgersi verso il volto del più piccolo, sfiorandogli brevemente e senza tanto coinvolgimento le labbra con le sue, tornando a guardare la strada e concentrato sul traffico.
Yuri sospirò, non capendo cosa passasse per la mente del fidanzato, decidendo di non insistere oltre, sperando che fosse Yuya a voler parlare per primo e spiegargli quel suo atteggiamento infantile, neanche fosse un bambino esiliato, costretto dagli amichetti a stare lontano dal gruppo: a volte tra loro sembrava Yuri quello adulto e più grande tra loro.
Chinen incrociò le braccia al petto, guardando fuori dal finestrino e lasciando che il silenzio calasse tra loro.
Quando Yuya parcheggiò la macchina nello spazio riservato ai clienti del ristorante si slacciò la cintura e scese dalla macchina senza dire una parola e come prima cosa accese una sigaretta notò Yuri.
A Yuya piaceva fumare, non ne abusava, ma era un gesto che gli piaceva compiere e solo quando era nervoso lo faceva con una certa costanza, per questo il più piccolo non aveva sbagliato nel fare i suoi conti quando, nonostante il breve tragitto che avevano fatto per arrivare a destinazione, Takaki se ne era concesso più d’una mentre guidava.
Yuya diede una prima aspirata e poi si voltò per vedere se Yuri l’avesse imitato nell’uscire, ma non vedendolo scendere si chinò verso il finestrino: “Ehi” lo richiamò aprendo di nuovo lo sportello, affacciandosi nell’abitacolo, vedendo Yuri ancora seduto, con la cintura allacciata e le braccia conserte.
“Ehi?” il più piccolo lo guardò con espressione oltraggiata e interrogativa, facendo scattare la sicura per levarsi quel fastidioso impedimento che lo teneva legato, ma senza avere alcuna intenzione di muoversi da lì.
“Andiamo, ho prenotato per le nove!” lo spronò Yuya, ma Chinen non lo guardò in volto quando gli rispose.
“Io non vengo, mi è passata la fame. Vai tu!” gli disse. “Io aspetterò in macchina! O me ne tornerò a casa in taxi!” decise.
Yuya sospirò, spegnendo la sigaretta e tornando dentro l’auto, azionando il riscaldamento.
“Fa freddo!” commentò solo, guardando il più piccolo, aspettando che gli spiegasse quel suo cambiamento di idea sui piani per la serata. “Perché non hai fame?” chiese e Chinen non poté evitare ancora di guardarlo, tanto era il suo sconvolgimento. “Se non ti andava di uscire…” iniziò Yuya e Chinen si spostò sul sedile per riuscire a guardarlo meglio, dandogli una botta al braccio.
“Mi prendi in giro?” gli chiese, cercando di non urlare e non perdere la calma. “A me andava di uscire. Semmai sei tu che avresti dovuto stare a casa!” gli fece presente e Yuya sbuffò, facendo irritare ancora di più il più piccolo.
“E adesso non fare così! Non pensare di far ricadere la colpa su di me!” affermò, spingendolo ancora per una spalla. “Da quando sei passato a prendermi sei stato antipatico e scostante e vuoi adesso farmi credere che è colpa mia se non andiamo a mangiare?” sottolineò. “Non ti sopporto quando fai così!” gli disse. “Quando non ti va di fare una cosa, basta dirlo. Preferisco che tu mi dia buca all’ultimo momento piuttosto che questo!” affermò Yuri stizzito poggiandosi con le spalle contro lo schienale e guardando fuori dal finestrino. Non era da lui piangere e farsi prendere in quel modo dal nervosismo, cedere a delle stupide provocazioni, ma quando si trattava di Yuya non ci riusciva, era come se perdesse la bussola e diventasse un’altra persona, si sentiva indifeso e privo di armi per combattere. Odiava sentirsi in quel modo e odiava che Yuya potesse comprendere fino a che punto riusciva a portarlo.
“Sono arrabbiato!” ammise Takaki, abbracciando il poggiatesta del sedile.
“Beh, tante grazie, l’avevo capito questo!” borbottò Yuri, sempre senza guardarlo, cercando di calmarsi prima di voltarsi di nuovo. “E posso sapere perché?” gli chiese, decidendo di fare lui la persona matura, come sempre si disse, e cercare di capire.
Yuya attese prima di rispondere, tornando composto e stringendo il volante con fare nervoso, muovendo le mani sul cerchio.
“Perché sono geloso. Ecco perché!”
“Geloso? E di chi?” domandò Yuri, che non capiva.
“Di te! E di chi altri?” sbottò il più grande, piegandosi in avanti, nascondendo il volto tra le braccia, vergognandosi di quella sua debolezza.
“Io? Cosa ho fatto?” Chinen non capiva, non credeva di aver fatto proprio nulla per scatenare in Yuya una simile reazione e la rabbia che aveva provato pochi istanti prima per tutta quella situazione, si era trasformata in confusione. “Yuya?” lo richiamò, poggiandogli una mano sulla spalla, dal momento che l’altro ancora non gli aveva spiegato e il più grande rialzò di scatto la testa, guardando fisso davanti a sé.
“Sono geloso di te e di Hikaru!” buttò fuori.
“Prego?” Yuri sbatté le palpebre diverse volte, ripetendosi mentalmente quello che l’altro aveva detto e volendo capire. “Scusami, ma non ti seguo!” ammise il proprio limite.
“Sì!” disse Yuya con enfasi, prima di abbassare le braccia e torturarsi le mani con fare nervoso: Yuri non era l’unico tra loro a sentirsi indifeso e debole quando qualcosa riguardava entrambi. “Sì…” ripeté, sospirando poi. “Non mi è piaciuto per niente come ti sei comportato durante la partita di bowling, non mi è piaciuto come si è comportato Hikaru con te e tutte quelle cose che ha fatto e detto!” confessò tutto quello che gli era passato per la mente.
Yuri guardò il fidanzato e sorrise, sentendosi in un certo qual modo lusingato per il fatto che provasse quelle cose per lui.
“E scusa, cosa avremmo mai fatto?” volle sapere.
“Ti ha abbracciato un sacco di volte, ti ha toccato sempre e non ha fatto altro che dirti che sei carino!” elencò il più grande, sentendosi un po’ sciocco adesso che esprimeva tutte quelle cose a voce alta.
“Ma io sono carino, Yuuyan!” ribatté Chinen, sempre sorridendo e inginocchiandosi sul sedile, sporgendosi verso di lui con espressione divertita.
“Sì, lo so questo, ma solo io posso dirti che sei carino! Perché tu sei mio!” precisò, sollevando la testa per guardarlo.
“Quindi è questo il problema?”
“Sì, è questo! E può sembrarti stupido, come posso sembrarlo io adesso, ma la cosa mi ha dato molto fastidio, è giorni che ci penso, pensavo che passare del tempo insieme me l’avrebbe fatto passare, ma ho continuato a pensarci anche stasera e mi sono innervosito!” ammise.
Yuri lo ascoltò in silenzio, valutando il modo migliore per rispondergli e quando lo decise, si spostò, posandogli le mani sulle spalle finendo cavalcioni su di lui, incastrandosi tra il volante e il fidanzato.
“Bakaki!” lo rimproverò, spostandogli le mani dietro il collo carezzandolo con le dita. “Guardami!” gli ordinò dolcemente, inclinando appena il capo e sorridendo quando Yuya incontrò i suoi occhi.
“Mi sono spaventato, hai fatto una tragedia per nulla!” esordì.
“Per me non è nulla, Yuri” ribatté il più grande, prendendolo per i fianchi, lasciando che le braccia scivolassero attorno alla sua vita per stringerlo meglio. “Non mi piace essere irrazionalmente geloso in questo modo, ma è stato più forte di me. E lì per lì, davanti alle telecamere non potevo fare nulla. Vi vedevo esultare, prendere insieme in giro Keito, Hikaru che continua a dirti quelle cose e a toccarti e io…” elencò, iniziando a straparlare, fermato poi da Yuri che gli posò le mani sulle guance.
“Yuuyan!” lo riprese e il fidanzato tacque. “Perché non me l’hai detto subito? Perché hai aspettato tanto?”
“Perché pensavo mi passasse e volevo fare la persona matura, lo so che non ho nulla da temere né da Hikaru, né da te, ma la cosa non mi piace, non sono abituato a vedervi insieme e non mi ci voglio nemmeno abituare a essere onesto!” affermò.
Yuri rise, passandogli le mani tra i capelli, dividendoli in due codini, guardandolo divertito.
“Sono proprio lunghi, Yuuyan” gli fece notare e Yuya sbuffò.
“Oh, dai, non prendermi in giro!”
“Ma non lo faccio!” assicurò Yuri, unendo le ciocche, creando un codino dietro il collo.
“Sì, invece, hai cambiato discorso e…” Takaki sospirò. “Yuri, per favore, dimmi cosa pensi. Ti stai pentendo di esserti fidanzato con uno stupido come me, vero?” chiese.
“Affatto” negò Chinen, scuotendo anche il capo. “Da una parte mi fa piacere saperti geloso, dall’altra non ne vedo il motivo, è vero, perché io e Hikaru siamo colleghi di lavoro e, lo sai, non è proprio la persona che considererei come mio migliore amico” gli ricordò.
“Per quello penso che sia stupido!” continuò Yuya, consapevole del proprio stato.
“Non del tutto…” lo tranquillizzò Yuri. “Anche io ho fatto un bel discorsetto a Ryosuke perché ti ha palpeggiato una volta di troppo il sedere!”
“Cosa?” Yuya lo guardò sinceramente stupito. “Io non mi sono accorto di niente!”
“Certo, perché era cosa di poco conto, neanche lui dice che l’ha fatto apposta, ma a me ha dato fastidio e l’ho sgridato!” ammise il più piccolo, muovendosi meglio sulle gambe del fidanzato per stare più comodo su di lui. “Quello che voglio dire è che anche io sono geloso di te, Yuuyan, ma non ti tengo il muso per questo. Lo so che Ryosuke è tuo amico e non ho nulla di cui preoccuparmi, però anche la mia gelosia è irrazionale” gli spiegò.
“Quindi non sei arrabbiato anche se ti ho trattato male? Mi dispiace piccolo!” si scusò con lui, cosa che ancora non aveva fatto.
“No che non lo sono, ma potresti offrirmi una bella cena per farti perdonare.”
“Quella era già in conto!” assicurò il più grande, trovando di nuovo il suo buonumore.
“E potresti darmi un bacio. Uno come si deve, non quella sottospecie di contentino di prima. Per quello sì mi sarei dovuto offendere!” appuntò.
“Scusami!” sorrise Yuya, dispiaciuto e colpevole, facendo scorrere le mani sulla sua schiena, attirandolo contro di sé.
“Ti amo, piccolo!” confessò, mentre si tendeva verso le sue labbra e le vedeva incurvarsi in un sorriso contro le proprie.

comm: 500themes_ita, genere: oneshot, genere: romantico, fanfiction: hey! say! jump, pairing: takachii, comm: maridichallenge, challenge: maritombola, hey! say! jump: takaki yuya, genere: fluff, tabella: 500themes, rpf, hey! say! jump: chinen yuri, warning: slash

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