Titolo: Ai de ai de ippai ni natte (I’m filled with love) [Aing Aishiteru - Hey! Say! JUMP-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating/Genere: nc-17/ romantico, fluff, erotico
Warning: slash
Wordcount 2.870
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
500themes_ita con il prompt ‘Una bugia libidinosa’.
Seguito di
questa.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_ita Daiki si svegliò, sentendo il braccio leggermente intorpidito dalla posizione inusuale nella quale si era addormentato, ma quando provò a muoversi non ci riuscì a causa di un peso che gli gravava sul gomito. Aprì gli occhi e sorrise trovando davanti al proprio il volto rilassato nel sonno di Yamada: sembrava sereno e il suo colorito era decisamente migliore rispetto alla notte precedente e Daiki se ne sentì sollevato. Attento a non svegliarlo, piegò il braccio sul quale il più piccolo riposava ancora e lo sfilò, muovendolo poi avanti e indietro per riattivare la circolazione, tornando a concentrarsi su Ryosuke. Gli posò una mano sulla fronte sentendo che anche la temperatura si era abbassata e sorrise, scivolando con le dita sulla guancia e poi sulle labbra, terminando la discesa sul collo. Non aveva intenzione di svegliarlo, ma quando lo sentì sospirare e muoversi, tornando pian piano cosciente, Daiki sorrise.
“Buongiorno…” mormorò quando Ryosuke aprì gli occhi.
“Dai-chan, buongiorno!” lo salutò l’altro, stiracchiandosi, muovendosi inconsciamente verso il corpo del più grande, cercandolo. “Che ore sono?” domandò guardandolo da sotto in su e Daiki gli passò una mano tra i capelli.
“Quasi le sette.”
“Oh, è presto!” affermò Ryosuke, guardando oltre la sua spalla, vedendo che il letto accanto al suo era occupato da Chinen che doveva essere rientrato in camera mentre entrambi dormivano.
Daiki annuì, continuando a coccolare il più piccolo con il suo tocco, parlando a voce bassa: “Come ti senti?”
“Molto meglio!” lo tranquillizzò Yamada. “Tu hai dormito?” si informò a sua volta.
“Mi sono riposato, sì.”
“Sei rimasto con me” sorrise Ryosuke, sollevando una mano a sfiorargli il colletto della maglia. “Non avevi pigiama” bisbigliò, come se quel dettaglio fosse in qualche modo di una certa importanza. “Il tuo compagno di stanza si sarà preoccupato che non sei rientrato a dormire!” constatò, continuando a sorridere e Daiki si sdraiò meglio accanto a lui, circondandogli un fianco con il braccio.
“Più che preoccuparsi, Kei si sarà fatto tantissimi viaggi mentali sul perché io non sia rientrato” lo corresse, sollevando le coperte e tirandosele fin sulla testa a coprire totalmente entrambi.
Yamada rise, facendogli posto in modo da averlo su di sé e ridacchiò, zittito poi da Daiki.
“Piano…” suggerì il più grande, abbassandosi per sfiorargli le labbra con le sue.
“Non sono io sei tu, c’è Yuri lì!” gli ricordò Yamada.
“Lo so, ma cosa credi? Non intendevo fare niente, volevo solo baciarti!” spiegò Arioka, mentre Ryosuke lo guardava con espressione affatto convinta circa il suo reale intento.
“Questa è una libidinosa bugia” lo contraddisse l’altro, “ma ti perdono, perché l’ho pensato anche io!”
“Ma ti ho detto che io non…”
Ryosuke lo interruppe, baciandolo d’improvviso, spingendo la lingua alla ricerca di quella di Daiki, coinvolgendolo a partecipare in modo intimo a quel sensuale gioco di labbra, sentendolo particolarmente complice. Sorrise sulla sua bocca e quando si separarono quel ghigno di maliziosa vittoria non scomparve da quelle di Yamada.
“E va bene, forse il pensiero potrebbe avermi sfiorato” ammise Daiki guardandolo, completando la propria affermazione. “Ma non mi sarei approfittato della situazione!”
“Questo ti fa molto onore, Arioka-kun!” concesse il più piccolo, ridacchiando poi sottovoce.
“Piano, Chinen dorme!” gli ricordò Daiki posandosi un dito davanti alla bocca, chiedendogli di essere più discreto.
“Resti un altro po’ qui con me? Possiamo ancora dormire abbracciati” gli propose allettante il più piccolo, prendendolo per un polso.
Daiki riemerse dalle coperte, facendo ridere Yamada che gli sistemò i capelli in disordine, e annuì: “Potrei, sì, ma non ho sonno a dire il vero. Tu però puoi dormire, se vuoi” concesse, lasciando vagare una mano sopra i suoi vestiti, pigramente.
“E tu cosa fai? Mi guardi?” lo prese in giro il più piccolo.
“Potrebbe essere un’idea, sì!” accettò Daiki, il quale sarebbe stato molto felice di rilassarsi restando a osservare il più piccolo, in fondo era da tanto che Yamada gli piaceva e si era sempre dovuto accontentare di attimi rubati per riuscire a imprimersi nella mente le sue espressioni, così da farne tesoro, che non sarebbe stato male farlo adesso che poteva permetterselo liberamente.
“Ma dai!” sminuì l’altro, dandogli le spalle e prendendogli il braccio di modo che continuasse a stringerlo, mentre si riprendeva l’altro per usarlo come cuscino. “Così ero comodo prima” gli spiegò, piegandosi leggermente in avanti quando Daiki nascose il viso contro il suo collo, baciandolo leggermente.
Yamada chiuse gli occhi, sospirando, stringendosi maggiormente le braccia dell’altro attorno, riprendendo a riposare sereno.
**
“Allora?”
Daiki sollevò gli occhi al cielo: lo sapeva che non l’avrebbe lasciato in pace fino a che non gli avesse detto ogni cosa, ma non pensava che Kei sarebbe stato così insistente. Sperava non fosse in camera al suo ritorno quella mattina, ma l’altro sembrava non vedere l’ora di parlare con lui e se era stato fortunato una volta, perché le prove li attendevano e lui aveva avuto giusto il tempo di darsi una rinfrescata e cambiarsi prima che il lavoro avesse la precedenza, non lo era stato altrettanto a fine giornata.
“Hai intenzione di seguirmi al bagno?” domandò Daiki, sperando che in quel modo Inoo desistesse, ma l’altro gli sorrise.
“Fai pure, guadagneremo tempo se ti lavi e mi racconti!” concesse Kei.
“Dai, farò tardi!” lo supplicò Daiki, vedendo che l’altro l’aveva seguito imperterrito nel bagno.
“Ma io sono curioso, Dai-chan! Non sei tornato stanotte e io pensavo che…”
“Pensavi male, perché abbiamo solo dormito. Niente di quello che pensi possa essere interessante su cui spettegolare!”
“Oh, io non spettegolo, mi informo!” lo corresse il più grande, poggiandosi contro il lavandino, osservandolo con un sorriso.
“Sì…” annuì Daiki, affatto convinto. “Cosa vuoi sapere?” si arrese.
“Tutto!” chiese Kei.
“Va bene e tutto è che sono andato da lui ieri e gli ho detto che mi piace e abbiamo dormito!” riassunse.
“Chi si è esposto per primo?” lo incalzò Kei.
“Lui, ma io ho preso il discorso!”
“Oh bene e poi?”
Daiki rise, vedendolo fin troppo curioso, gli dispiaceva rovinare le sue aspettative, ma la verità non era quella che Kei avrebbe voluto sentire.
“Kei… abbiamo dormito. Non è successo niente in quel senso e poi lui stava male e…”
“Oh, però avresti voluto?” domandò Kei e Daiki lo ignorò continuando a parlare.
“E c’era Yuri, non era il caso!” concluse, guardandolo dritto negli occhi.
Kei stava per dire ancora qualcosa, ma poi richiuse la bocca, facendosi pensieroso.
“Mh… va beh, non importa, c’è sempre tempo, è giusto fare le cose con calma!” annuì parlando tra sé.
“Kei, mi ascolti?” Daiki cercò di impedirgli di fare di testa sua, ma fu tutto inutile.
“Ho deciso, ti lascerò la stanza questa sera!”
“Ma Kei!”
“Beh, ti sto anche togliendo dall’imbarazzo di dovermelo chiedere!”
“Ma io non te lo volevo chiedere e poi così non è per niente romantico!” appuntò il più piccolo.
Inoo si allontanò dal lavabo e allargò le braccia, stringendole attorno alla testa di Daiki con fare affettuoso, battendogli dei colpetti tra i capelli.
“Piccolo, Dai-chan, sei molta carino quando fai l’ingenuo!” gli disse e Daiki non seppe come replicare a quei suoi modi.
“Kei…” lo richiamò.
“Sì, va bene, va bene, vado, ti lascio a prepararti, ma ricordati che mi devi un favore!” affermò, voltandosi prima di uscire dal bagno.
“Cosa?”
“Sì, ti lascio la stanza, in cambio voglio poi tutti i dettagli. Tutti!” chiarì, uscendo dalla stanza e poi dalla camera, senza dare ad Arioka modo di ribattere in alcun modo, con il risultato che adesso Daiki aveva un grande mal di testa.
**
“Quindi ti sei fatto lasciare la camera da Kei, eh? Dai-chan Dai-chan, lo sapevo io!” Yamada rise, sedendosi sul letto accanto al più grande, guardandolo divertito.
“Per favore, non ti ci mettere anche tu! Io non gli ho chiesto niente. Non volevo la camera libera per fare cose con te!” chiarì, lasciandosi andare di traverso sul materasso, portando in alto le braccia, abbassandole poi sullo stomaco.
“Oh… scusa, io pensavo di piacerti anche in quel senso, ma se tu non…” iniziò Ryosuke con fare mogio, spostando lo sguardo e Daiki si risollevò sui gomiti.
“Ehi, ehi, non ho detto questo. È ovvio che mi piaci anche in quel senso, ma volevo dire che non era una priorità se noi subito…”
Yamada scoppiò a ridere, interrompendolo e Daiki si fermò, guardandolo storto.
“Mi prendi in giro?”
“Sì!” ammise il più piccolo, portandosi una mano alla bocca, tirando indietro le labbra.
“Non è divertente!” recriminò Daiki, portandosi le mani al volto, mugolando.
“Invece sì, è bellissimo metterti in imbarazzo. Rilassati, Dai-chan, sono sempre io, non è cambiato nulla. Non voglio che ti metti troppi problemi adesso che stiamo insieme” gli spiegò, sistemandosi di lato, steso accanto a lui, prendendogli una mano. “Anche perché io sono il primo a desiderare certe cose” rivelò ammiccante, chinandosi su di lui, parlando con tono di voce basso.
“Quindi sei tu quello che se ne vuole approfittare!” lo provocò Arioka ridendo.
“Esattamente!” concordò con lui Yamada e Daiki lo tirò verso di sé, facendo in modo che si stendesse su di lui.
“Vieni qui!” gi disse, circondandogli la schiena con l’altro braccio e posandogli una mano sulla testa, congiungendo le loro labbra.
Si baciarono a lungo, dimentichi del tempo e dello spazio e quando si separarono fu solo perché necessitarono di fiato, guardandosi negli occhi. Yamada sorrise e Daiki con lui, il più grande gli prese il volto tra le mani, incorniciandoglielo, tirandolo nuovamente verso il proprio, baciandolo ancora brevemente sulla bocca, spostandosi sul collo e scivolando da sotto di lui, invertendo le loro posizioni.
Yamada sospirò, portando indietro la testa, permettendo ad Arioka di scivolare meglio su di lui con le labbra, offrendo completamente la gola alle sue cure, sentendo diversi brividi lungo la schiena e percorrergli tutto il corpo. Daiki si sistemò meglio su di lui, iniziando a spogliarlo, sfilandogli la maglietta e dedicandosi a conoscere con i palmi il calore e la morbidezza della sua pelle, inebriandosi dei gemiti che riusciva a strappare a Ryosuke.
Il più piccolo, intanto, non era rimasto con le mani in mano, aprendogli la camicia, percorrendo il suo corpo con le labbra e scendendo con dita veloci a sbottonargli i jeans, infilando invasivo le mani verso il basso.
Daiki si tese un momento, sorpreso dalla sua intraprendenza, ricambiando il favore, sfilandogli i pantaloni, accarezzandolo da sopra la stoffa della biancheria facendolo gemere e ansimare pesantemente.
“Daiki…” sussurrò Yamada, sentendo la bocca improvvisamente asciutta e la gola secca, sollevando il volto per cercargli le labbra, necessitando di sentire il suo sapore, mentre con dita impertinenti aveva circondato il suo sesso, iniziando a massaggiarlo.
Arioka gemette sulla sua bocca, mordendogli le labbra, allontanandosi da lui per guardarlo, notando il suo sguardo malizioso e il sorriso sfrontato che incurvava quelle labbra, sentendo l’eccitazione crescere in lui, facendolo divenire impaziente.
Si alzò dal letto, finendo di spogliarsi del tutto da sé e vedendo Yamada imitarlo: Ryosuke sollevò il bacino dal materasso, attento a che l’altro non si perdesse una sua sola mossa e si sfilò i pantaloni e i boxer, sistemandosi nudo al centro del letto. Quando Daiki lo raggiunse, il più piccolo gli mise una mano sulla spalla, spingendolo a sedersi, inginocchiandosi davanti a lui, poggiandogli l’altra mano sulla coscia, lasciandola andare in una carezza lusinghiera, dalla gamba verso l’inguine.
Daiki trattenne il fiato, con la mente carica di aspettativa quando vide il più giovane chinarsi su di lui, abbassandosi sulla sua erezione: lo sentì circondarlo prima con entrambe le mani, spostandosi con movimenti simmetrici dal basso verso l’alto e chiudendolo poi nella propria bocca. Trattenne un grido, mordendosi le nocche, muovendo in avanti i fianchi, andando incontro a quella bocca calda, desiderando ricevere di più. Si lasciò andare disteso, piegando le gambe e allungando le braccia, infilando le dita tra i capelli di Ryosuke, spingendolo a muoversi così come lui desiderava, cercando però di non forzarlo, ma di assecondare anche i suoi desideri, tirandogli i capelli quando lo sentì muoversi più veloce attorno a lui e rendendosi conto di essere vicino al proprio limite.
Yamada se ne accorse e si allontanò da lui, rubandogli un gemito di disappunto; si tese, chinandosi su di lui per baciarlo e Daiki lo tenne contro di sé, accarezzandogli una guancia, spingendo poi due dita sulle sue labbra quando si separarono. Yamada gli strinse un polso, guardandolo negli occhi, mentre si divertiva a giocare con la lingua tra le sue dita, lasciandolo libero quando si ritenne soddisfatto.
Daiki si mosse veloce, con un rapido movimento di fianchi, mandando il più piccolo disteso con la schiena contro il materasso e portando la mano sul suo sedere: gli accarezzò una natica, lasciandosi ancora desiderare, prima di cercare la sua apertura e tentare l’accesso con l’indice.
Ryosuke chiuse gli occhi, cercando di rilassarsi e concentrarsi sulle sensazioni, aiutato da Daiki che riprese a percorrere il suo petto di baci e strinse la sua erezione, distraendolo, mentre aumentava il numero delle dita, fermandosi diversi istanti, prima di provare a muoverle insieme dentro di lui.
Yamada sospirò, scivolando meglio sul materasso, allargando le gambe, permettendo ad Arioka di infilarsi tra esse e reggendosi a lui per le spalle quando l’altro sfilò da lui le dita, sostituendole con il proprio sesso.
Il più grande si chinò su Ryosuke, baciandolo sulle labbra, continuando a muovere la mano su di lui, mentre lo possedeva lentamente, sospirando e fermandosi, per permettere a entrambi di abituarsi a quella nuova sensazione, quando fu completamente dentro di lui.
“Come va?” domandò Daiki, preoccupato per l’altro, il quale teneva ancora gli occhi chiusi e respirava pesantemente.
Yamada annuì, sorridendo e guardandolo, passandogli le mani sulle braccia, fino alle spalle, attirandolo poi contro di sé, facendo in modo si chinasse di più su di lui. Quel movimento inaspettato, sbilanciò involontariamente Arioka che si mosse, spingendo i fianchi in avanti e Yamada sospirò, tranquillizzando subito l’altro, posandogli le labbra sul collo e poi cercandogli la bocca.
Daiki attese ancora qualche istante, prima di muovere il bacino, sfilandosi appena dal corpo del più piccolo, spingendo di nuovo e ripetendo quel movimento svariate volte, ogni affondo spingendosi sempre di più in lui, fino a che non sentì Yamada partecipare con ansimi e gemiti, chiedendogli di non trattenersi più. Arioka si abbassò di nuovo sulle labbra di Ryosuke, baciandolo a lungo e con desiderio, mentre con altrettanta forza ed eccitazione si spingeva in lui, desiderando che i suoi lamenti di piacere salissero sempre più di intensità.
Yamada gli circondò la schiena con le braccia, stringendolo a sé e incitandolo a continuare a muoversi a non fermarsi, fino a che sopraffatto dal piacere, venne nella stretta di Arioka. Daiki lo osservò, incantato dall’espressione di completa beatitudine del suo viso mentre raggiungeva l’orgasmo e muovendosi con maggiore precisione dentro di lui, inebriato di sensazioni e del calore del corpo che lo stringeva, venne nel corpo di Ryosuke invocandone il nome.
Attento a non pesare sul più piccolo, Daiki si distese di nuovo, tra le braccia di Yamada, il quale lo strinse, passandogli una mano sulla schiena con fare pigro, sentendo le dita di Arioka scivolare sul suo fianco. Ryosuke gli passò una mano tra i capelli, tirandogli indietro la frangia e gli posò un bacio sulla fronte quando Daiki sollevò la testa.
Arioka si tese, issandosi sulle braccia e baciandolo sulla bocca, mentre usciva dal suo corpo, distendendosi di nuovo al suo fianco, abbracciandolo.
“Perché sei così silenzioso?” domandò Daiki, posando il mento sulla sua spalla, cercando di scrutarlo in viso.
“Anche tu non hai detto niente!” gli fece presente Yamada, ridendo, posandogli una mano sul dorso, intrecciando insieme le loro dita.
“Hai ragione, per cui dirò qualcosa…” propose Daiki, fingendosi pensieroso, prima di abbassare lo sguardo e fissarlo in quello di Ryosuke, il quale restò in attesa, prima di scoppiare a ridere.
“Allora?”
“È che non lo so!” ammise Daiki. “In realtà quello che vorrei dirti non so se vada bene!”
“Ohi Daiki!” lo riprese Yamada, voltandosi meglio verso di lui, guardandolo, ancora in attesa. “Dai… dì semplicemente quello che pensi” suggerì.
“Quello che sento adesso va bene?” domandò Arioka per esserne sicuro.
“Quello che senti adesso è giusto” concordò Yamada e Daiki sospirò, prima di parlare.
“Ti amo” confessò, guardandolo, prendendogli il mento con tre dita, facendo in modo che continuasse a guardarlo e non sfuggisse i suoi occhi. “Lo so che probabilmente è presto, ma è quello che sento. Ti amo, Ryosuke e sono innamorato di te da talmente tanto tempo che per me è normale, è giusto, quello che sento per te dopo questo e… fermami, per favore, sto straparlando, non so cosa pensi e mi sento troppo in difetto e…”
Yamada lo baciò, interrompendo quel fiume di parole e poi sorrise, quando si separarono: “Non stai straparlando e non stai dicendo cose sbagliate, io stavo solo… mi piaceva ascoltarti mentre mi dicevi che ami, Daiki” confessò.
“Quindi non ti sei spaventato? Non pensi che abbia corso o che sia stato inopportuno dirtelo ora dopo che…” volle sapere e Yamada ridacchiò.
“Niente del genere, davvero. Penso che sia tutto perfetto, penso che non ci sia niente che non vada in te, in quello che è successo o nelle tue parole. Penso che ti amo anche io” confessò a sua volta, emozionato, così come si sentì Daiki, mentre si chinava di nuovo su di lui, lo stringeva a sé, baciandolo con passione, con quelle parole a echeggiare ancora nell’aria e impresse indelebili nel suo cuore e nella sua mente.