Titolo: Sonna hibi wo kanjita ai yo (I want to have such a feelings everyday) [Ai nante - Tegoshi Yuya-]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating/Genere: nc-17/romantico, erotico
Warning: slash
Wordcount 2.660
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la
diecielode per la tabella 12 storie - Luce con il prompt ‘Amore’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘Ti desidero’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
500themes_itaTabella:
12 Storie -Luce Yamada rientrò in casa per primo, ridendo, voltandosi verso Daiki i quale sorrise chiudendo la porta.
“Ma hai visto che faccia che ha fatto?” continuò il più piccolo posando le buste con i loro acquisti per terra e togliendosi le scarpe.
Daiki si sedette sul pavimento, imitandolo, infilando poi le pantofole da casa, mentre annuiva.
“Avrà pensato che non ci stavamo molto di testa!” gli andò dietro, prendendo parte della spesa, portandola in cucina, posandola sul tavolo e iniziando a smistare le cose.
Yamada lo raggiunse, spostando una sedia e prendendo dal sacchetto una confezione di preparato per dolci, scrutandolo con aria severa.
“Oh, ma dai! Non è stata una spesa così poco equilibrata!” precisò, mentre posava sul piano una scatola di biscotti, due buste di patatine e una di pop-corn, scoppiando poi a ridere. “In effetti… forse abbiamo esagerato”.
“Abbiamo?”
Yamada alzò gli occhi al cielo.
“Oh, va bene, ho… però tu non ti sei opposto!” precisò.
“Ma perché altrimenti mi avresti messo il broncio e saresti rimasto infastidito tutta la sera!”
“Ehi, ehi, Dai-chan! Non vale, non dare la colpa a me. Sei tu che non mi sai dire di no, diciamo le cose come stanno!” appuntò, avvicinandosi a lui, infilandosi tra il tavolo e il corpo del più grande, mettendosi seduto sul piano, prendendogli le braccia, facendo in modo che le portasse alla sua vita per stringerlo. “Mi hai viziato troppo e adesso non sai come uscirne” lo prese in giro, sporgendosi per baciargli le labbra.
“E chi ti dice che non mi piaccia viziarti…” gli rispose Daiki accennando un sorriso e Yamada ridacchiò, incrociando i piedi dietro le gambe del fidanzato, attirandolo maggiormente verso di sé, poggiando le braccia sulle sue spalle, intrecciando tra loro le dita e accarezzandogli distrattamente la nuca.
“È stato un bel pomeriggio, vero?” disse piano, guardandolo negli occhi e Arioka annuì. “Abbiamo fatto un sacco di cose, siamo andati a passeggiare in centro, abbiamo fatto shopping e poi siamo andati a fare provviste” riassunse, guardando verso l’alto pensando se avesse o meno scordato qualche passaggio, sorridendo poi apertamente. “Vorrei che questa giornata non finisse mai!” confessò il più piccolo, passando il naso contro quello di Daiki, sfiorandogli di nuovo le labbra.
“Non è ancora finita, infatti!” precisò l’altro sorridendo, spostando le mani sul suo torace, facendogli il solletico e sentendo il più piccolo divincolarsi, cercando di difendersi.
“No, Dai-chan, fermo, non voglio!” lo ammonì, fermandogli le mani, saltando giù dal tavolo, allontanandosi da lui.
Daiki lo guardò divertito, sollevando le mani in segno di scusa e Yamada lo guardò per qualche secondo indeciso, prima di abbandonare la posizione di difesa, iniziando a conservare le buste, fermato però da Daiki.
“Ryo, lascia, faccio io qui!” si offrì. “Tu va pure a farti una doccia se vuoi. Pensavo che non mi va molto di cucinare stasera, ti va se ordino qualcosa per cena e ce la facciamo portare a casa?” propose.
Il più piccolo lo guardò e annuì: “Sì, così non dobbiamo pensare a niente e possiamo continuare a rilassarci. Ti lascio carta bianca su cosa ordinare, tanto sai cosa mi piace!” affermò, iniziando a togliersi la maglietta, restando a petto nudo.
“Sarebbe più corretto dire che so cosa non ti piace, ci sono molte meno opzioni!” lo prese in giro Daiki e Yamada si fermò sulla soglia della porta, guardandolo offeso.
“Uffa! Inizierò a fare lo sciopero della fame, adesso!” lo minacciò e Daiki rise.
“Dopo due ore staresti sgattaiolando di nascosto in cucina” continuò a prenderlo in giro il fidanzato e Yamada gli lanciò la maglietta.
“Ehi!” rise Daiki, tirandogliela nuovamente dopo averla appallottolata e Yamada gli fece una smorfia con la lingua, sollevando per aria una mano e sparendo dalla cucina per andare a lavarsi.
Daiki rimasto solo finì di sistemare le cose nella dispensa e poi prese il telefono e con il menù del ristorante preferito del fidanzato alla mano chiamò per ordinare una sostanziosa cena, per concludere degnamente quella serata.
*
“Ohi, chibi?”
“Mh?”
Yamada spense l’asciugacapelli voltandosi verso la doccia, vedendo Daiki sporgere con la testa e allungare una mano verso di lui, indicandogli l’asciugamano.
“Me lo passi?” gli chiese.
Il più piccolo prese la spugna, tendendogliela e tornando a quanto stava facendo, guardandosi allo specchio, passandosi le dita tra i capelli, scompigliandoli in modo che l’aria calda arrivasse su tutta la testa, vedendo poco dopo Daiki scostare la tenda e uscire dalla vasca. Gli sorrise attraverso lo specchio, vedendolo ricambiare e mettersi dietro di lui poggiandogli le mani sui fianchi, incantato a osservarlo.
Yamada rise, spostando il gettito d’aria calda sul viso del più grande, scompigliandogli i ciuffi, terminando poi di asciugarsi, mentre Daiki aveva preso comodamente posto contro di lui, circondandogli la vita con le braccia e poggiando il mento sulla sua spalla.
Quando ripose il phon, staccando la spina, Daiki si sporse con il volto contro il suo collo per baciarlo.
Ryosuke poggiò le mani sulle sue, voltandosi poi per posargliele sulle guance, asciugandogli le spalle e il petto, ancora leggermente umidi, con la manica del proprio accappatoio.
“Hai ordinato la cena?” domandò.
“Sì, tutti i tuoi piatti preferiti!”
“Oh, allora avrai speso un sacco!” lo precedette, prima che l’altro potesse fare qualche battuta a riguardo e Daiki rise.
“Ti chiederò gli interessi, allora!” stette al gioco Arioka, sporgendosi per baciargli le labbra, divertito.
“A che ora arriva?” si informò il più piccolo, circondandogli il collo con le braccia e scivolando con le mani sulla sua schiena.
“Le nove.”
“Oh, bene, quindi abbiamo tempo… un sacco di tempo” mormorò il più piccolo, facendo aderire il proprio petto a quello del ragazzo, guardandolo in modo eloquente.
Daiki sorrise, cogliendo immediatamente ogni sfumatura di quell’affermazione e lo baciò sulle labbra, prendendolo poi per mano, spostandosi in camera da letto, dove Yamada si lanciò sul materasso, che dondolò diverse volte, prima che anche Daiki vi si sedesse sopra. Si sdraiò accanto al fidanzato che si accoccolò al suo fianco, infilandogli un ginocchio tra le gambe, lasciando che la coscia venisse scoperta dall’accappatoio; Daiki ne approfittò per posarvi sopra una mano, accarezzandolo lentamente, infilandogli un braccio sotto la testa, attirandolo verso di sé per riuscire a baciarlo.
“Ti amo” mormorò contro le sue labbra, sfiorandole di nuovo. “Ti amo” continuò come una nenia, alternando a ogni dichiarazione un bacio, voltandosi poi in modo da trovarsi sopra di lui, aprendogli velocemente con una mano la cinta stretta in vita, facendosi spazio tra le sue gambe. Yamada le allargò istintivamente, sorridendo, mentre gli toglieva a sua volta l’asciugamano, lanciandolo per terra, sfilando poi le braccia dall’accappatoio, sollevando il bacino e gettando anche quello ai piedi del letto.
Daiki rise per quella sua impazienza, facendo aderire il proprio corpo a quello del più piccolo, iniziando ad accarezzarlo con le mani, strusciando i fianchi contro i suoi, chinandosi a baciargli il collo, mentre le mani di Yamada scivolavano sulla sua schiena, aggrappandosi alle scapole quando Daiki scese a torturargli con la bocca i capezzoli, accarezzandolo poi in mezzo alle gambe con una mano, facendogli scorrere più velocemente il sangue nelle vene e il cuore accelerare i battiti.
“Daiki…” lo chiamò in un ansimo, lasciando che le mani si spostassero verso il basso, sfiorandogli il sedere e le cosce, graffiandolo con le unghie.
Il più grande sorrise, riportando la bocca sulla sua, cercandogli la lingua, suggendola, succhiandogli le labbra, rallentando di nuovo il bacio e fermandosi a guardarlo in volto. Gli accarezzò una guancia, sentendo poi Yamada prendergli un polso e tentare di portarsi le dita alle labbra, ma Daiki le chiuse sulle sue, trattenendolo e mormorando piano il suo nome: “Ryo…” trattenne un momento il fiato, prima di avanzare una richiesta. “Ryo, ti va di stare sopra?” domandò, vedendo l’altro annuire subito e sorridergli.
“È la mia posizione preferita” mormorò Yamada di rimando, con voce roca, ma Daiki lo contraddisse, scuotendo il capo.
“No, Ryo, io intendo proprio se vuoi essere tu l’attivo” gli chiese diretto, in un modo che l’altro non potesse fraintendere.
Yamada spalancò gli occhi, fissandoli in quelli di Daiki: non capiva come mai l’altro gli stesse facendo quella richiesta, come mai ci avesse pensato e Arioka parve comprendere il suo sconcerto, per cui sorrise, cercando di spiegarsi.
“Mi spiace averti sconvolto” esordì, fuggendo per un istante alla profondità di quegli occhi e guardando le loro dita intrecciate. “A dire il vero è da un po’ che ci penso, Ryo. Non capire male, a me piace il modo in cui facciamo l’amore, mi piace entrare in te e… ed è una sensazione bellissima che mi fa sentire veramente completo. Ogni volta mi procura fortissime emozioni e io vorrei restare con te per sempre, Ryo, tu sei la persona che ho scelto e con cui voglio dividere la mia vita e ho pensato allora che mi sarebbe piaciuto sperimentare tutto con te” gli disse, guardandolo, facendo delle pause ogni tanto per capire cosa l’altro stesse pensando, ma Yamada rimaneva in silenzio, incapace di pronunciare qualsiasi cosa.
Per cui, il più grande continuò: “Io ti desidero, desidero sentirti in ogni modo possibile, Ryosuke” concluse, sentendo il cuore che gli batteva forte per l’aspettativa e l’emozione.
Guardò il fidanzato, il quale lo fissava e rise un po’ nervosamente: “Ti prego, non guardarmi così. Lo so che è una richiesta strana, ma forse non lo è così tanto, cioè per me non lo è e, per favore, chibi, dimmi a cosa stai pensando?” gli chiese, tentando poi di lasciargli andare la mano, ma Yamada non glielo permise, stringendola contro di sé, posandola distrattamente sul proprio petto e Daiki rimase sorpreso di sentire il suo cuore che batteva velocissimo.
“Sì…” riuscì a rispondergli semplicemente il più piccolo. “Io… non sono sconvolto, Daiki, io sono felice ed è inaspettato, ma sì. Sei sicuro? Io non so se sarò all’altezza” disse, colto dall’improvvisa consapevolezza di quella richiesta e il più grande rise, chinandosi a baciargli le labbra.
“Sono sicuro che sarai bravissimo” sussurrò e Yamada annuì, sorridendo, sentendo Daiki spostarsi da sopra di lui e distendersi sul materasso.
Il più piccolo si stese allora al suo fianco, rotolando appena su di lui, segnandogli con due dita il contorno delle labbra, premendo poi perché Daiki le schiudesse e iniziasse a inumidirle, mentre emozionato il più piccolo lo guardava affascinato, cercando di calmare il battito forsennato del proprio cuore. Prese ad accarezzare il suo corpo con la mano libera, chiudendo il pugno sulla sua erezione, mentre Daiki era passato a giocare con un terzo dito, scivolando con la lingua poi su tutte le falangi, lasciandolo poco dopo.
Yamada allontanò la mano da lui e si sistemò in mezzo alle sue gambe, abbassando il volto sulla sua erezione, schiudendo le labbra su quella pelle tesa, mentre con l’altra gli accarezzava il sedere e con le dita cercava la sua apertura, lasciandole scorrere tra le natiche, prima di forzare con un primo dito.
Lo sentì respirare pesantemente cercando di rilassarsi e continuò a muovere la bocca su di lui, mentre spingeva l’indice, entrando piano tra quelle pareti strette, passando l’altra mano sul suo corpo, cercando in ogni modo di distrarlo, sostituendo poi la mano alla bocca sul suo sesso, cercandogli le labbra, strusciandosi su di lui, forzandolo con un secondo dito, muovendoli insieme in modo circolare, sfilandoli un po’ e spingendo ancora.
“Daiki, fa molto male?” gli chiese, consapevole di quale sarebbe stata la risposta, fermandosi, dandogli il tempo di abituarsi a quella intrusione.
Arioka aprì gli occhi e cercò di sorridergli, nonostante la smorfia di dolore.
“È la prima volta, ma va bene, stai andando bene, chibi” gli disse, come se dovesse essere lui a tranquillizzare il compagno e non il contrario e Ryosuke si chinò sulle sue labbra, baciandolo intensamente.
“Déi, Daiki” mormorò. “Ti amo, ti amo, ti amo” confessò, ricominciando a muoversi con le dita dentro di lui, spingendo anche con l’ultimo, accorgendosi come dopo alcuni istanti il suo corpo avesse iniziato a rilassarsi, accogliendolo. Yamada allora si concesse un po’ più di agio, preparandolo ancora, prima di sfilare le dita e accarezzandogli le cosce.
“Daiki…” lo chiamò, passandogli le mani sotto il sedere e scivolando in avanti sulle gambe, fin sotto le ginocchia, diverse volte prima di posizionarsi contro di lui con il proprio sesso e spingere per entrare. Immediatamente portò una mano alla sua erezione, accarezzandogli la pelle, giocandovi anche con le dita, cercando di confondere dolore e piacere, mentre si spingeva piano.
Ripensò in quel momento alle parole di Daiki e si disse che il compagno aveva ragione: sentirlo in quel modo era una sensazione assolutamente appagante, il calore che lo stringeva intossicante, tanto che Ryosuke avrebbe voluto spingersi in lui velocemente e gridare, ma cercò di fare piano, pensando prima a Daiki che a sé, come il fidanzato faceva sempre con lui, continuando ad accarezzare il suo corpo, chinandosi su di lui a mano a mano che spingeva un po’ più a fondo baciandolo sulla bocca quando lo penetrò completamente, ingoiando quel grido che Daiki non riuscì a trattenere. Lo sentì stringersi contro di lui, graffiargli la schiena e il suo cuore battere forte contro il proprio.
“Amore mio” mormorò, baciandogli il volto, gli zigomi, le palpebre chiuse e le labbra ormai gonfie per i troppi contatti.
Daiki aprì gli occhi e gli sorrise, prendendogli le guance e attirandolo ancora contro di sé per baciarlo, rilassandosi e guardando Yamada negli occhi: “Muoviti un po’, Ryo” gli chiese e il più piccolo annuì, sfilandosi di poco e ondeggiando con i fianchi, osservando Daiki che prese un lungo respiro, ma il suo volto non era più tirato.
Ryosuke sorrise, ripetendo quel piccolo movimento, cercando di trovare la giusta angolazione per poter essere libero di iniziare a muoversi, aumentando di volta in volta il ritmo, spingendosi in lui sempre con maggiore desiderio e sentendo Daiki assecondare la sua voglia con sospiri e ansimi di piacere.
Il più grande gli allacciò le braccia al collo, lasciando andare la voce, facendogli sentire quanto lo desiderasse, quanto gli stesse piacendo sentirlo in quel modo e trattenendo un grido più forte quando Yamada tornò a stringere il suo sesso, adeguando i movimenti su di lui a quelli dentro di lui.
Quando lo sentì vicino all’orgasmo, Ryosuke si concesse di spingere con più forza, sentendolo sciogliersi nella sua stretta con un lungo lamento, inarcando la schiena e Yamada ne approfittò per afferrarlo meglio per i fianchi e sfilandosi completamente da lui, spingere ancora, quasi volesse fondersi con lui e diventare un’unica entità, raggiungendo anche lui il piacere più appagante e completo.
Senza forze si lasciò andare in avanti, riuscendo a reggersi appena sui gomiti, sul materasso per non lasciarsi andare di peso sul corpo del più grande. Con accortezza si sfilò da lui, sdraiandosi al suo fianco, abbracciandolo immediatamente, come era sempre solito fare, rintanando il volto contro il suo collo, percependo contro la giugulare di Daiki il battito forsennato del suo cuore e sorrise.
Entrambi a occhi chiusi riprendevano fiato, poi Yamada schiuse i propri quando sentì una mano di Daiki tra i capelli muovere piano le dita con fare pigro e sollevò la testa. Arioka, rendendosi conto di essere osservato, volse a sua volta il viso e sorrise al più piccolo che lo strinse forte, infilando una gamba tra le sue, parlando sottovoce: “Come ti senti, Daiki?” gli domandò preoccupato e l’altro gli sorrise, annuendo, baciandogli la fronte.
“Bene, chibi” assicurò, voltandosi piano su un fianco per poterlo abbracciare a sua volta.
Ryosuke lo osservò e rabbrividì appena, decidendosi a prendere il lenzuolo per coprire entrambi, guardando poi da sotto in su il fidanzato.
“Avevi ragione, è una sensazione bellissima” confessò, passandogli una mano sul petto.
Daiki continuò ad accarezzargli i capelli e il più piccolo chiese ancora: “A te… a te è piaciuto?”
Arioka gli baciò le labbra, suggendo appena quello superiore, prima di rispondergli: “Sì, Ryo, è stato bellissimo anche per me” rispose sinceramente, stringendolo e unendo le loro fronti. “E ti amo, ti amo più di quanto riesca a esprimere. Ti amo” ripeté.
Il più piccolo lo guardò e sorrise, stringendoselo contro. “Ti amo anche io, Daiki.”