Titolo: Il matrimonio del mio migliore amico
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke; Inoo Kei, Yabu Kota, Takaki Yuya, Chinen Yuri, Yotome Hikaru, Nakajima Yuto
Pairing: Ariyama
Rating: PG
Genere: AU, fluff
Warning: slash
Wordcount: 2.567
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la Maritombola indetta da
maridichallenge con il prompt 12. “X e Y si sposano. Z complica le cose”, per la community
diecielode per la tabella Ideal Seduction con il prompt ‘velo’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘Incubo’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
MaritombolaTabella:
Ideal SeductionTabella:
500themes “Kyaaa!”
Kei urlò, facendo sobbalzare Yamada, seduto sul divano davanti a lui, sbilanciandosi in avanti per abbracciarlo.
“È bellissimo, Yama-chan! Congratulazioni!”
“Grazie!” rispose Yamada, arrossendo visibilmente.
“Avete già fissato la data?” chiese il più grande prendendogli la mano e continuando a osservare ammirato la piccola fedina d’argento con un piccolo brillantino incastonato al centro che Yamada portava all’anulare.
“Sì, pensavamo a metà giugno, ci sembra il periodo ideale” gli disse sorridendo ampiamente, gli occhi che ridevano felici. “Ah, ma c’è una cosa che volevo dirti ancora” continuò, sorridendogli. “Io, ecco, mi piacerebbe se mi facessi da testimone, Kei-chan” gli chiese, emozionato, forse anche di più di quando aveva chiesto a Yuto, il suo migliore amico, di essere il suo primo testimone.
“Eh?” si stupì Kei. “Io?” si indicò con un dito, sorpreso.
“Sì… io ci terrei davvero tanto. Ormai ci conosciamo da un po’ e ti considero uno dei miei migliori amici e… ecco se ti fa piacere…”
“Ma certo!” lo interruppe il più grande. “Sì, sì! Io ne sarei molto onorato, Yama-chan!” gli disse, prendendogli le mani e abbracciandolo.
“Sono così felice per voi, tu e Daiki finalmente coronerete il vostro sogno e… ah, mi commuoverò tantissimo e… ti posso aiutare con l’organizzazione?” gli chiese poi entusiasta. “I testimoni servono a questo no? Aiutano la sposa!”
Yamada restò un attimo perplesso, ma annuì, sorridendo.
“Siamo due sposi in questo caso, ma sì, i testimoni aiutano nei preparativi. Te la senti allora?” gli chiese ancora, ben sapendo quale sarebbe stata la risposta del più grande che annuì ripetute volte.
“Oh, sì sì, ma certo! Fidati di me! Sarà un matrimonio da ricordare, credimi! Ci penso io!”
*
A distanza di sei mesi Yamada iniziava a pentirsi di averlo fatto: di avergli creduto ed essersi messo nelle sue mani. Il giorno che avrebbe dovuto ricordare come il più bello, il migliore e il più felice della sua vita si stava trasformando nel suo incubo peggiore.
Ryosuke si trovava, due giorni prima del proprio matrimonio, davanti a un night club insieme a Kei, organizzatore del tutto, Yuto che grazie al cielo aveva avuto pena di lui e l’aveva accompagnato e Yuri, suo amico di infanzia nonché compagno di uno dei testimoni del suo fidanzato.
“Oh, non fare quella faccia, Yama-chan, andiamo! Vedrai che ti divertirai?” esclamò Inoo contento.
“Io ne dubito fortemente!” replicò il diretto interessato guardando Yuri, consapevole che almeno da lui avrebbe ricevuto supporto, sperando che si opponesse con tutte le sue forze a quella tappa obbligata secondo Kei, ma Chinen rimase impassibile.
“Non guardarmi così… per quanto io possa disapprovare, vederti in questo stato mi diverte” gli disse e Yamada lo guardò spalancando la bocca.
“Andiamo, Ryo-chan, cosa vuoi che ci sia di male? Divertiamoci, prendila con filosofia” cercò di rassicurarlo Yuto, ridendo, spingendolo per le spalle.
“Ma infatti, che addio al nubilato è se non vedi degli uomini nudi?” spiegò Kei.
“Non è un addio al nubilato, ti ho già detto che io sono un maschio, al massimo è un addio al celibato!” spiegò per l’ennesima volta all’amico, passandosi una mano sul viso, esausto.
“Oh, dettagli. E comunque ricorda che questa sarà l’ultima volta che vedrai altri uomini nudi, d’ora in poi vedrai solo Dai-chan, sai che noia!”
“Ehi!” Yamada gli colpì un braccio. “Pensa per te! E poi io non voglio vedere altri uomini nudi!” sottolineò.
Yuto li ascoltò parlare e rise, seguendo Kei che aveva magistralmente iniziato a ignorare Yamada, richiedendo il loro tavolo.
“Prego!” disse loro un solerte cameriere, vestito solo con un paio di pantaloni neri leggermente lucidi e un cravattino al collo, sorridendo loro affabile mentre li scortava al tavolo.
“Grazie, molto gentile!” lo salutò Kei, sorridendo e muovendo una mano, facendo tintinnare i braccialetti che aveva al polso.
“E poi mi spieghi una cosa? Perché ti sei vestito in questo modo?” domandò, prendendo posto su una sedia e squadrando ancora Kei che indossava un abito femminile bianco senza maniche e aveva un velo in testa, appuntato con un diadema.
“Perché sono le tipiche cose si fanno a queste feste! La gente deve sapere che ti sposi e deve farti le sue congratulazioni. Anche chi non ti conosce! È tradizione!”
“Una tradizione che conosci solo tu!”
“Sciocchezze, vero Yuri?” volle manforte Kei e il più piccolo annuì.
“Sì, la conosco anche io, Kei-chan” assicurò Chinen solo per il gusto di indispettire Yamada.
“Visto? E comunque io al mio matrimonio con Kota, nel mio giorno speciale, farò così!”
“Sì, ma questo è il mio giorno speciale!” ribatté Ryosuke cercando, per l’ennesima volta, di fare entrare in testa a Kei che era lui quello che si sposava, non il contrario.
“Oh, andiamo, sto facendo pratica!”
“A mio discapito!”
“Come sei noioso. Io sono il tuo testimone, devi avere fiducia, no?” cercò di rassicurarlo, passandogli una mano sulla spalla e levandosi la fascia con su scritto ‘chi vuole baciare la sposa?’ facendola passare sul suo petto e appuntandogli anche il velo tra i capelli vedendo che Yamada non si opponeva anche se, a dirla tutta, il più piccolo ormai poteva soltanto assecondarlo.
“Guarda come sei carino!” si complimentò Inoo battendo le mani “Se Dai-chan ti potesse vedere in questo momento…” esclamò sognante e Yamada ringraziò il cielo che almeno quello gli venisse risparmiato.
Kei ordinò allora il primo giro di bevute e Yamada non fu tanto felice di bere come in quel momento: doveva distrarsi, i preparativi per quel matrimonio si stavano rivelando più stressanti del previsto e non vedeva l’ora che tutto finisse, di certo, pensando a quella giornata, non avrebbe mai detto di poterla attendere con quel genere di impazienza.
Prese un altro lungo sorso di non aveva idea cosa stesse bevendo dato che Kei non gli aveva dato alcuna facoltà di decisione in merito e poi si alzò.
“Dove vai?” gli chiese Kei, prendendolo per un braccio.
“Ho bisogno di aria e…”
“Stai andando a chiamare Daiki!” lo smascherò Yuri, accavallando le gambe e incrociando le braccia al petto, guardandolo divertito.
“Cosa?” lo fermò Kei guardando prima Yuri, poi lo sposo. “Yama-chan, non puoi! Non si fa!” lo tirò verso di sé e per fortuna di Yamada almeno l’altro testimone pareva sapere di cosa avesse bisogno, perché Yuto mise una buona parola per lui.
“Dai, Kei-chan, lascialo andare, è innamorato non vedi?” gli fece notare.
“Sono disperato al momento, che è diverso” borbottò il futuro sposo.
Kei gli lasciò andare il braccio: “Ok, ma fai in fretta, tra poco arriva la sorpresa! Ho chiesto che un ballerino uscisse da dentro una torta gigante, se siamo fortunati potremo divertirci a ripulirlo dalla panna!” gli aveva detto felice e Yamada aveva spalancato gli occhi.
“Sto scherzando!” lo rassicurò Kei, portandosi poi una mano davanti alla bocca. “Però se ci avessi pensato prima forse…” ponderò, facendo schioccare le dita con disappunto.
Yuto fece cenno a Yamada di uscire e questi lo guardò grato.
“Ti sarò debitore a vita!” gli disse, uscendo dal locale e una volta nel giardino interno prese il cellulare e compose il numero del suo fidanzato. Squillò a lungo prima che Daiki gli rispondesse.
“Pronto?”
Una musica forte fece da sottofondo a quella domanda e Yamada sospirò, sentendosi già meglio nel sentire la voce del proprio fidanzato.
“Dai-chaaaaan” lo chiamò, accucciandosi sulle ginocchia.
“Amore mio, cosa succede?” si sentì chiedere dal più grande con voce divertita.
“Daikiiii” continuò l’altro sullo stesso tono lamentoso. “Daiki, portami via, Kei è fuori di testa” gli disse, incurvando poi le labbra in un sorriso perché in fondo non lo pensava sul serio, Inoo era un po’ al di sopra delle righe, ma Yamada gli voleva davvero bene.
“Ohi chibi!” chiamò il più grande.
“Daiki?”
“Ryo?” Daiki lo chiamò confuso. “Tesoro, sei lì?”
“Dai-chan, ma dove sei? Cosa state facendo?” gli chiese, tappandosi un orecchio con il dito, cercando di capire.
“Ah, aspetta esco da qui che c’è troppo chiasso, non mettere giù!” gli disse Arioka, uscendo a sua volta fuori dal locale dove si trovava e sospirando quando sentì un piacevole silenzio avvolgerlo.
“Eccomi, Ryo, cosa hai detto?”
“Daiki!” la voce sorpresa di Yamada lo fece voltare e Daiki vide il proprio promesso sposo accucciato vicino alla porta dalla quale era uscito.
“Ryo!” lo chiamò a sua volta, riponendo il cellulare in tasca, avvicinandosi.
Il più piccolo si alzò e sorrise ampiamente, abbracciando il fidanzato, nascondendo il volto contro il suo collo.
“Mi mancavi. Volevo tanto vederti. L’ho desiderato così forte che sei comparso” disse Yamada, continuando a stringerlo.
“Eh, io te l’ho sempre detto che ogni tuo desiderio per me è un ordine” ribatté Daiki posandogli una mano sulla schiena, sentendo l’altro scostarsi da sé.
“Quindi è qui che si sta tenendo il tuo addio al celibato” affermò Yamada, portando le mani sulle braccia di Daiki che a sua volta lo teneva stretto a sé per i fianchi.
“Sì, i ragazzi ci tenevano” rispose con fare quasi annoiato.
“E ti stai comportando bene?” lo guardò di sottecchi il più piccolo, inquisitore, facendo ridere Daiki che gli prese la parte inferiore del velo, osservandolo meglio.
“Come sei conciato?” domandò Daiki notando gli accessori che portava.
“Dovresti vedere Kei…” sorrise Yamada inclinando la testa di lato.
“Sei carino!” commentò Daiki, guardando il diadema tra i suoi capelli e Yamada rise, arrossendo.
“L’ha detto anche Kei!”
“E questa?” Daiki lesse la frase scritta sulla fascia e sorrise malizioso.
“Posso?” chiese.
Ryosuke annuì e con movimenti lenti, Daiki gli sollevò il velo con fare scenico, sistemandoglielo indietro sulla testa e chinandosi per baciarlo, rubando quel sorriso che era comparso sulle labbra di Yamada, prima che il più piccolo le schiudesse per far diventare quel bacio qualcosa di più consistente, mugolando quando sentì la porta aprirsi di scatto e la voce di Kei chiamarlo.
“Yamada, basta il tuo tempo… ehi tu cosa stai facendo, lascialo!” gridò Inoo rivolto verso la persona che gli dava le spalle, colpendogli la schiena con una mano.
“Ahi, Kei!” si lamentò Daiki voltandosi.
“Oh, scusa Dai-chan!” disse, riconoscendolo. “Eri tu… allora fai pure” concesse voltandosi, facendo fare una piccola ruota alla gonna e pronto ad andarsene di nuovo. “Ehi, no aspetta” si ravvide subito dopo. “Cosa stai facendo qui?” chiese il più grande e Yamada sollevò gli occhi al cielo.
“Kei!”
L’interpellato si voltò e sorrise ampiamente, muovendosi veloce e appendendosi al collo del proprio fidanzato.
“Kota!” lo salutò, staccandosi subito da lui e vedendo comparire sull’uscio Hikaru e Yuya i due testimoni di Daiki. “Ehi, hanno portato la torta!” sentì dire al più piccolo che lo squadrò Inoo con occhi grandi.
“Kei?” domandò Hikaru vedendolo vestito come una ragazza e voltandosi a osservare Yamada che indossava un velo da sposa.
“Oh, insomma cosa ci fate tutti qui?” domandò Kei guardando Takaki.
“A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea…” sorrise Yuya, prima di guardarsi attorno con fare preoccupato. “Oh no!” esclamò.
“Kei, Yama-chan, cosa state facendo? Yuri ha detto che se ne vuole…” li richiamò Yuto raggiungendo i due amici che ci stavano mettendo un po’ di tempo per tornare.
“Oh no!” esclamò di nuovo Yuya, vedendo il proprio ragazzo comparire a sua volta fuori dal locale.
“Beh, io me ne va-”
Yuri si interruppe vedendo quella riunione e concentrandosi sul fidanzato che subito corse al suo fianco.
“Yuri, io non ho fatto niente… io non ci volevo venire, ha organizzato tutto Hikka!” incolpò l’amico.
“Ehi, non fare da scarica barile per favore!” si tenne fuori Yaotome, colpendo l’altro sul braccio.
“Daikiiiii” continuò ancora a lamentarsi Yamada, nascondendosi contro di lui, la serata stava complicandosi sempre di più.
“Questo matrimonio non s’ha da fare” ridacchiò Yuto, oltremodo divertito da quella buffa coincidenza e Yamada sospirò, abbandonandosi contro il corpo di Daiki il quale lo strinse a sé cercando di rassicurarlo.
“Beh, visto che ci siamo ritrovati tutti qui perché non uniamo le due feste?” propose saggiamente, dal momento che non credeva che il suo fidanzato potesse essere lasciato da solo con i suoi amici e intuendo che non lo avrebbe lasciato tanto facilmente per continuare i festeggiamenti ognuno per sé come avevano iniziato e la proposta fu sorprendentemente accolta con entusiastica unanimità.
*
“Alla fine non è stata poi così male, no?”
Daiki prese la mano del suo sposo intrecciando le loro dita, osservando le fedi agli anulari, accarezzandogli il dorso, guardando i pochi amici e parenti che avevano invitato al loro matrimonio che si divertivano a quella festa.
“Sì” annuì Yamada facendosi passare il braccio di Daiki dietro la schiena, lasciando che lo abbracciasse. “Sono felice, Daiki” mormorò, accostando il volto al suo e sfiorandogli le labbra, posando una mano sulla camicia, giocherellano con due dita con un bottone. “Ti sta proprio bene il bianco” affermò piano, lasciando che Daiki lo facesse voltare facendogli poggiare le spalle alla colonna, poggiandosi poi contro di lui.
“Anche a te” sorrise Arioka, sporgendosi per baciarlo ancora, quando sentirono un urlo alzarsi nell’aria e si voltarono, vedendo Kei iniziare a saltellare sul posto, sporgersi per baciare Kota sulle labbra e poi correre verso di loro.
“Yama-chan! Yama-chan!” lo chiamò e Ryosuke si scostò da Daiki guardandolo confuso, tutta quella felicità lo spiazzava.
“Kei, cosa…?”
“Guarda!” gridò il più grande mostrandogli la mano su cui spiccava un anello che Yamada non avrebbe propriamente definito discreto. “Mi ha chiesto di sposarlo! Mi sposo. Io e Ko ci sposiamo! Sono così felice!” esclamò, stringendo l’amico in un abbraccio, baciando prima lui sulle labbra e poi anche Daiki per la troppa contentezza che non riusciva a trattenere.
Yamada spalancò la bocca guardando verso Kota.
“Non potevi aspettare?” gli urlò da un capo all’altro della sala, mentre Kei continuava a mostrare il suo anello ai presenti e dispensare baci agli altri invitati.
“Beh, ma mi sembrava il momento giusto… siamo a un matrimonio, è romantico!”
“Aaah, uffa! Questo è il mio matrimonio, però!” lo interruppe Yamada, senza ascoltarlo uscendo fuori dal salone, seguito da un divertito Daiki.
“Ryo…” lo chiamò piano, prendendolo per le braccia facendolo fermare, sedendosi su un basso muretto e portandolo poi sulle proprie gambe.
“Non è giusto, Dai-chan! L’ha fatto solo perché Kei era geloso che ci siamo sposati prima di lui!” recriminò il più piccolo, incrociando le braccia al petto.
Daiki ridacchiò, negando, stringendolo a sé.
“Dai… Kei è contento e poi è una bella cosa, no? Abbiamo permesso che due nostri amici fossero a loro volta felici…”
“Sì, ma questo era il nostro giorno speciale…”
“E non lo è più?”
“Sì, ma Kei ha fatto tutto di testa sua fin dall’inizio e adesso tutti ricorderanno questo come il giorno in cui Yabu ha proposto a Kei di sposarlo… dovremo dividere il giorno con loro…” disse mogio e Daiki sorrise, sollevandogli il mento con due dita, chiedendogli di guardarlo.
“E allora? Non ha importanza, no? Questo è comunque il nostro giorno Ryo, quello che conta è che tu e io lo ricordiamo come il più bello della nostra vita. Non lo è per te?”
“Sì!” si affrettò a dire Ryosuke. “Sì, per me è importante noi ci siamo sposati e tu sei diventato mio marito oggi” disse con una punta di emozione nella voce e Daiki sorrise.
“Ecco, lo stesso vale per me. Non mi importa degli altri, a me importa solo di te e sono felice perché finalmente oggi io e te siamo diventati ufficialmente una famiglia” gli disse, poggiando poi le labbra sulle sue, vedendo Ryosuke sorridergli.
“Sì, sì hai ragione!” se ne avvide il più piccolo sollevando le braccia e circondandogli il collo.
“Ti amo, Daiki e ti amerò per tutta la vita.”
“Anche io, finché morte non ci separi” recitò.
“Fin che morte non ci separi” ripeté Yamada, prima di baciarlo di nuovo.