Titolo: Don't forget in whose arms you're gonna be [Save the Last Dance - Michael Bubblè]
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating: PG
Genere: fluff
Warning: slash
Wordcount: 1.823
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la Maritombola indetta da
maridichallenge con il prompt 75. corrispondente a
questa immagine, per la community
diecielode per la tabella Ideal Seduction con il prompt ‘tango’ e per la
500themes_ita con il prompt ‘atto di fede’.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
MaritombolaTabella:
Ideal SeductionTabella:
500themes Una volta scesi dalla macchina, Yamada si stiracchiò, mugolando per il sollievo di essere finalmente arrivati a destinazione.
“Era ora, sto morendo di fame!”
“Ryo!” lo riprese la madre, andandogli vicino e facendo in modo che abbassasse le braccia. “Per favore, comportati a modo!” lo sgridò.
“Perché che ho fatto?” si sorprese il ragazzo, sentendo la risata di Daiki alle sue spalle. “Che c’è?” chiese esasperato guardando Arioka, il quale scosse il capo.
“Sei sempre il solito, Ryo-chan!” lo riprese la sorella maggiore, sistemandosi la gonna del vestito e prendendo a braccetto la sorella e la madre, raggiungendo gli altri parenti.
“Ma insomma!” Yamada continuava a guardarsi intorno spaesato senza comprendere il reale motivo di tutti quei rimproveri sentendo la mano del padre posarsi sulla sua spalla, colpendolo appena.
“Io ti capisco figliolo, ma non ti preoccupare, è quasi finito!” gli disse l’uomo, comprensivo, raggiungendo la moglie e le figlie che chiacchieravano con i genitori degli sposi.
Daiki continuò a ridacchiare affiancando il più piccolo e Yamada sospirò.
“Basta, ci rinuncio!” disse, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti, camminando piano verso i genitori.
“Non ci pensare” lo tranquillizzò Daiki, prendendolo discretamente sottobraccio e lasciandolo andare quando raggiunsero il quartetto.
“Oh, Ryo-chan, ma guardati come sei cresciuto!” gli disse la zia guardandolo e prendendogli una guancia tra le dita. “Ti sei fatto proprio bello! Ti ricordo quando eri piccolo così ed eri bello paffuto” sottolineò e Yamada sentì chiaro lo sbuffò divertito che provenne da dietro di lui e tirò indietro il gomito colpendo il fianco del fidanzato.
“Oh e questo bel giovanotto chi è?”
“Ah lui è un mio…” Yamada iniziò a parlare, interrotto poi dalla donna che si rivolse alla sorella maggiore.
“Cara, è il tuo fidanzato?” le chiese.
La diretta interessata guardò il fratello è cercò di non mettersi a ridere, negando con il capo.
“No, zia, lui è…”
“Oh, andiamo, non essere timida, mi fa molto piacere che tu abbia trovato qualcuno, anche la mia bambina pensava che non si sarebbe mai sposata e invece ha trovato la persona giusta e guardala oggi, radiosa e felice come non mai!” disse, commuovendosi appena, gli occhi lucidi ed emozionati, guardando estasiata la giovane con un lungo abito bianco che stringeva mani e sorrideva ai parenti che andavano a porgere i loro auguri a lei e allo sposo.
“Mi raccomando, caro” si rivolse poi a Daiki, “prenditi cura di lei!” gliel’affidò e Daiki non poté fare altro che annuire senza riuscire ad aggiungere niente per smentire l’idea che si era fatta di loro. “Scusatemi” si congedò in fretta, cambiando argomento e vedendo altri parenti camminare verso di loro. “Mangiate, bevete e divertitevi a volontà!” si raccomandò lasciandoli poi da soli.
“E poi sarei io quello scostumato” borbottò Yamada guardando la madre che sorrise.
“Eddai, lo sai com’è fatta la zia!”
“Certo, certo… non capisco proprio come possiate essere parenti” le disse, guardando storto la donna, sentendo che ancora esaltava la bellezza, la fortuna e la gioia che provava quel giorno per sé e la figlia.
“Yama-chan” lo distrasse Daiki, posandogli una mano sul braccio. “Andiamo a bere qualcosa” propose, cercando in quel modo di distrarlo.
“Sì, mi butterò sul cibo, mi sembra l’unica soluzione” annuì, tornando un po’ di buonumore a quella prospettiva e Daiki sorrise.
Si avvicinarono al tavolo del buffet e Yamada dimenticò immediatamente la poca delicatezza da parte della zia, riempiendo il proprio piatto con una grande varietà di stuzzichini per sé e per il compagno, occupato a prendere intanto qualcosa da bere. Stava poi scrutando i dessert decidendo quale avrebbe voluto assaggiare per primo quando la cugina gli si avvicinò, posandogli una mano sulla schiena.
“Ryo-chan?” lo chiamò con fare dolce e Yamada si volse.
“Oh” sorrise. “Auguri per il tuo matrimonio” le disse, inchinandosi appena verso di lei. “Sei molto bella” si complimentò, osservando l’abito bianco in stile occidentale che la ragazza indossava. “Sono felice che siate potuti venire, ci tenevo molto, anche se non ci vediamo spesso mi ha fatto piacere che abbiate partecipato” gli disse sincera e Yamada sorrise.
“Vi state divertendo?” gli chiese.
“È una bella festa ed è stata davvero una bella cerimonia!” disse il ragazzo, vedendo la cugina sorridergli a sua volta.
“La mamma mi ha detto che Chiiaru ha portato qualcuno oggi, sono proprio contenta!” continuò la ragazza e Yamada dovette trattenersi dal sospirare. “Sono una bella coppia” commentò, guardando verso la fine della tavolata e Yamada si volse, vedendo il proprio ragazzo versare da bere nel bicchiere della sorella e parlare con lei con fare amichevole. Cercò di scrutarli così come stavano facendo tutti, senza conoscere la verità, ma non gli sembrava che potessero davvero dare l’impressione di essere una vera e propria coppia.
“Mh” si ritrovò a commentare piano e la ragazza rise.
“I matrimoni sono davvero una bella cosa sia per chi lo festeggia che per i suoi invitati. Non è solo un atto di fede per gli sposi, ma è un po’ una scusa per celebrare l’amore in generale, di chi ha già trovato la persona giusta per sé” affermò guardando verso la sorella di Yamada. “Chi ancora non lo ha trovato, ma presto arriverà” gli disse, posandogli una mano sul braccio e Yamada avrebbe tanto voluto scostarsi, perché la ragazza non sapeva affatto quello che diceva, anche se credeva di avere ragione. “Sai, si dice che quando partecipi a un matrimonio con qualcuno allora quella è la persona giusta per te!” snocciolò con fare saggio e Yamada annuì in modo un po’ triste, tanto che la ragazza fraintese. “Dai, non essere geloso di lei, Ryosuke” gli disse, prendendolo un po’ in giro, “capisco come ti debba sentire, mio fratello si è tanto raccomandato con me e con mio marito” disse, arrossendo appena riferendosi in quel modo all’uomo che amava “ma è normale e lei ti vorrà sempre bene, credimi. Tu sei il suo fratellino e le cose non cambieranno” cercò di rassicurarlo, continuando in quel suo fraintendimento.
“Ah, scusami, devo andare adesso, tra poco inizieranno i festeggiamenti veri e propri, spero possiate divertirvi eh, ah, Ryo-chan?” lo richiamò prima di andarsene. “Voglio un ballo con te, ricordatelo!” rise, procedendo a passo lento verso altri ospiti.
Yamada la vide allontanarsi e andò a sedersi prendendo posto al tavolo dove si era riunita la sua famiglia, posando il piatto che aveva preparato per Daiki davanti al ragazzo e sedendosi su una sedia, lasciandone una vuota tra loro.
“Ryo-chan?” la madre lo chiamò con fare perplesso, ma il figlio si mise a mangiare in silenzio, osservando gli altri invitati e lasciandosi avvolgere dal brusio di voci e dalla musica che l’orchestra suonava per creare atmosfera.
La madre guardò poi Daiki, il quale le sorrise, rassicurandola di non preoccuparsi e scalando di una sedia, sedendosi di fianco al più piccolo.
“Ehi, Ryo…” lo chiamò con fare dolce. “Che hai, tesoro?” domandò piano, allungando il braccio sullo schienale, sicuro in quel modo di attirare la sua attenzione e Yamada si volse verso di lui guardandolo sorpreso. “Che succede?” gli chiese ancora.
Yamada distolse lo sguardo dal suo e poggiò le spalle contro la sedia, sedendo il braccio di Daiki circondarlo, sebbene non lo stesse realmente facendo.
“Niente è che…” si perse con gli occhi osservando il salone, soffermandosi poi a guardare gli sposi che su invito dei presenti si scambiarono un bacio sulle labbra, dando inizio alle danze. “… io sono qui con te e tutti continuano a pensare che tu invece stia accompagnando mia sorella. È… è un po’ frustrante. Anche la sposa mi ha detto che siete una bella coppia” ammise.
Daiki rise appena, passandogli una mano sulla schiena.
“E tu ti fai buttare giù per così poco?” gli chiese, prendendolo in giro.
“Lo so, lo so che non ci devo fare caso, ma un po’ mi da fastidio, ecco!” ammise, tornando a voltarsi per guardarlo. “Perché tu sei mio” concluse, sentendosi un po’ sciocco, ma provando il bisogno di dirglielo, sentendo le dita del più grande spostarsi ad accarezzargli una guancia, tanto nessuno stava facendo caso a loro.
Daiki gli tese poi l’altra mano, con il palmo rivolto verso l’alto e sorrise.
“Mi concedi l’onore di questo ballo?” gli chiese, alzandosi e tirandolo verso di sé quando Yamada gli strinse le dita.
“Dai-chan, non qui…” lo fermò, quando lo vide avanzare tra gli altri e Daiki sorrise.
“Ti vergogni?”
“Un po’” ammise. “Non sono bravo e…” scosse il capo, non sapendo cosa dire, quello che stava facendo contrastava enormemente con quanto aveva detto fino a quel momento, ma non gli interessava realmente più di tanto quello che la genere potesse pensare.
“Vieni con me” decise allora Daiki, tirandolo verso l’esterno e restando comunque vicini alla sala per riuscire a sentire la musica di sottofondo; Arioka lo strinse a sé, accennando con lui qualche passo a ritmo di tango, stringendolo dorte, prima che Ryosuke si fermasse costringendo Daiki a fare lo stesso.
“Ryo…”
“Sono uno stupido, vero?”
“Cosa? Perché mai?”
“Beh, perché mi sono lamentato fino a ora che le persone saltano a conclusioni affrettate, ma non sono riuscito a ballare con te davanti a loro” spiegò, guardando Daiki negli occhi.
Il più grande gli passò una mano sul viso, poggiando la fronte contro la sua, sfiorandogli le labbra in modo dolce, sentendo Yamada abbandonarsi a quel contatto e aprirle quando stava per allontanarsi, trattenendolo ancora contro di sé.
Schiusero gli occhi e il più piccolo gli posò le dita sulle labbra, sorridendo.
“Scusa” gli disse piano. “Ma volevo farlo da quando siamo arrivati alla cerimonia” ammise e Daiki lo strinse in vita, intrecciando le mani sulla sua schiena.
“Sai, non è importante quello che le persone credono, quello che vogliono vedere, l’importante è quello che abbiamo e non penso che tu sia uno stupido. Perché quello che conta è che io e te stiamo insieme, che tu sia mio e io sia tuo e poi…” fece una pausa, prendendogli di nuovo la mano, riprendendo a ondeggiare insieme a lui, “… potremo ballare davanti a tutti i nostri amici, parenti e alle persone che ci vogliono realmente bene, quando io e te ci sposeremo, nel nostro giorno speciale.”
Yamada sollevò lo sguardo su di lui e arrossì.
“Lo farai davvero?”
“Sì… ci sposeremo.”
“No, io… io dicevo la proposta…” domandò emozionato.
Daiki sorrise.
“Certo… potrei fartela anche adesso” affermò serio.
Yamada sorrise, sentendo il cuore battergli impaziente nel petto.
“Sai, mia cugina mi ha detto che se partecipi a un matrimonio con una persona importante, questa poi resterà con te per tutta la vita!”
“Tua cugina è una persona molto saggia, ma io non penso che sia questo il nostro caso” lo contraddisse.
“Ah no?” domandò Yamada un po’ deluso.
“No” Daiki gli strinse la mano e se la portò alle labbra, baciandogli le dita. “No, io starò con te per tutta la vita perché ti amo” confessò, vedendo il sorriso di Yamada tornare sul suo volto.
“Anche io, anche io ti amo, Daiki” dichiarò a sua volta, stringendolo e baciandolo di nuovo.