Titolo: Unsaid things
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggio: Yaotome Hikaru, Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama, Daitome
Rating: nc-17
Genere: erotivo
Warning: slash, threesome
Wordcount: 3.584
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la community
diecielode per la tabella Misc Warning con il prompt porn, per la
think_angst per la tabella Dialoghi con il prompt "Sono stanco di questa vita" per la
kinkmemeita per la Sagra del Kink 2.0 per fillare il prompt “drunk!sex” di
fiamma_drakon e per la
500themes_ita con il prompt ‘meglio che resti non detto’.
Il titolo è omonimo della canzone dei McFly.
Disclaimer: I protagonisti di questa storia non mi appartengono, non li conoscono personalmente e i fatti di seguito descritti non hanno fondamento di verità. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Tabella:
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La Sagra del Kink 2.0 fill Yamada entrò nel salotto portando con sé due calici e una bottiglia di vino, guardando con aria soddisfatta il suo ragazzo seduto sul divano.
“Quello dove l’hai preso?” gli chiese divertito Daiki, tirandolo per la stoffa della canotta, facendolo sedere su di sé.
“Piano o si romperanno” lo riprese leggermente divertito Yamada sporgendosi a baciargli le labbra, lasciando risuonare uno schiocco nell’aria.
Gli tese i bicchieri di vetro e, facendo pressione con il cava tappi, riuscì con facilità ad aprirla.
“Siamo alquanto ferrati in materia, vedo?” continuò a prenderlo in giro il più grande, tendendogli un calice, chinandosi a baciargli la spalla scoperta, mentre Yamada versava il vino nel bicchiere.
“Mi sottovaluti, Dai-chan ho ancora qualche dote nascosta di cui tu non sei a conoscenza” mormorò sensualmente, riempiendo anche l’altro bicchiere.
“Mh… in una relazione un po’ di mistero ci vuole” affermò Arioka, prendendogli il volto con una mano per poterlo baciare sulle labbra.
Quando si separarono, Yamada prese il collo della bottiglia, bevendo un sorso di vino direttamente dalla stessa, posandola poi sul tavolino venendo guardato con rimprovero dall’altro.
“Mi piacciono queste nostre serate speciali, Dai-chan!” mormorò, accostando il volto a quello del più grande e fermandosi a un soffio dalle sue labbra. Daiki inspirò il buon profumo di vino e poi sporse la lingua a segnare il contorno labbra, assaporandone anche il gusto, trasformando poi quel contatto in un bacio lento.
“È buono, ottima scelta!” si complimentò Arioka, scontrando il bordo del calice con quello di Yamada e poi prendendone un sorso.
Il più piccolo lo imitò guardandolo dritto negli occhi, scolando tutto in una volta il liquido scuro.
“Ehi, piano…” lo sgridò Daiki, vedendo però Yamada sorridergli e versarsi un altro po’ di vino, prima di spostarsi e cambiare posizione, mettendosi cavalcioni su di lui.
“Così è molto meglio!” constatò Ryosuke, bevendo stavolta più lentamente e andando poi di nuovo a cercare la bocca del compagno.
“Ti amo, Ryo” mormorò Daiki, lasciando il bicchiere vuoto sul divano, per avere la possibilità di accarezzarlo, infilando le mani sotto i vestiti.
“Ti amo anche io” gli rispose Ryosuke in un sospiro circondandogli il collo, reggendo ancora il bicchiere tra le dita.
Si chinò su di lui, cercandogli ancora le labbra, sentendo la propria eccitazione crescere grazie all’effetto della bevanda e a quello naturalmente afrodisiaco che era per lui il sapore e il profumo del suo ragazzo; si scostò solo il tempo necessario a finire il secondo bicchiere e poi si rituffò sulla sua bocca, portandogli le mani nei capelli e stringendoli, baciandolo in modo coinvolgente, spingendo in avanti la lingua muovendola sulla sua, impaziente, mugolando nel sentire le mani di Daiki scivolare sul suo corpo stringendogli poi il sedere.
“Devo ancora capire come riesci a farmi perdere la testa in questo modo” mormorò Yamada con un leggero affanno contro le labbra del più grande, il quale gli rispose sullo stesso tono: “Potrei anch’io farti la stessa domanda.”
Yamada sorrise, schiudendo la bocca e mordendo quella di Arioka, lasciando a sua volta scivolare le mani sul suo corpo verso il basso, sentendolo fremere impaziente quando un suono estraneo a loro li disturbò.
Si separò dal bacio, guardando Daiki negli occhi e questi scosse la testa.
“Non andare” gli chiese, poggiandogli una mano sulla nuca, attirandolo verso di sé.
Yamada con la mente stordita, si lasciò andare contro di lui, salvo poi venire di nuovo interrotto.
“Daiki…” sospirò, cercando di allontanarsi da lui, ma tenendo ancora gli occhi chiusi.
“Se ne andrà, chiunque sia” cercò di distrarlo Arioka, accarezzandogli la schiena e il fianco con la mano, scivolando sulla coscia.
“No, aspetta…” riuscì a separarsi da lui, guardando l’orologio. “Sono quasi le undici, è tardi e forse è importante…” cercò di ragionare, vedendo l’altro sospirare.
“Sono sicuro che me ne pentirò” mormorò a bassa voce il più grande, lasciandosi andare con la testa all’indietro, dando all’altro una pacca sul sedere.
“Vai e fa’ in fretta. Manda via chiunque ci sia alla porta!” gli ordinò, facendo ridere Yamada che si rassettò la canotta, lisciandola e andando a vedere chi fosse.
“Chi è?” chiese contro il battente e una voce a lui nota gli rispose, identificandosi.
Aprì preoccupato, trovando sulla soglia Hikaru che lo guardava con espressione triste.
“Hikka!” lo salutò, aprendo maggiormente la porta, facendolo passare.
“Ciao, Yama-chan” rispose l’altro, avanzando. “Mi dispiace per l’improvvisata. So che è tardi e… Daiki!” esclamò, vedendo l’altro comparire sulla soglia e guardarlo curioso.
Yamada si volse verso il fidanzato, poi Hikaru parlò di nuovo.
“Oh, mi dispiace. Credevo che fossi solo, mi dispiace averti disturbato, sarà bene che vada. Scusatemi!” si affrettò a dire, fermato dal più piccolo che lo trattenne per un braccio.
“No, aspetta, vieni, non… cosa è successo?” gli chiese, impensierito dal modo di fare dell’altro, chiudendo la porta e facendolo accomodare in salotto, riordinando.
Hikaru osservò i due calici e la bottiglia di vino e sorrise malinconicamente.
“Davvero, Yama-chan, posso…”
Fu Daiki stavolta a parlare, interrompendolo.
“Non essere sciocco, Hikaru, così ci fai solo preoccupare inutilmente” lo rimproverò, incrociando le braccia e Ryosuke lo guardò confuso per il modo in cui si era rivolto al loro amico.
Yamada si sedette accanto al più grande, dandogli un’incoraggiante pacca sulla spalla, ma Yaotome rimase in silenzio.
“Sarà meglio che vi lasci da soli a parlare” mormorò Daiki, prendendo le cose dal tavolo per spostarsi in cucina, ma Hikaru gli chiese di rimanere, poi sorrise mestamente.
“Non c’è bisogno che te ne vada. Suppongo che non ci sia molto da nascondere arrivati a questo punto…” esordì.
“Si tratta di Yuya?” chiese allora Yamada, pensando che fosse più facile per lui affrontare in quel modo il discorso.
Hikaru annuì, ridacchiando appena.
“Ho davvero un pessimo, pessimo tempismo la maggior parte delle volte. Inizio a pensare che sia una specie di super potere. Prima Yabu, poi Yuya… ho avuto un pessimo tempismo anche a presentarmi adesso a casa tua, pensa un po’!” fece del sarcasmo e Yamada gli posò una mano sulla gamba, per fargli sentire la propria vicinanza.
“L’ho perso, Ryo” parlò Hikaru, guardandolo negli occhi e sollevando lo sguardo verso Daiki che si era seduto anche lui sul divano con loro, accanto a Yamada. “Sono stanco di questa vita, sono stufo di continuare a provare sentimenti sbagliati per le persone sbagliate. Perché tutti devono essere felici tranne me? Ho provato stavolta, mi sono detto che dovevo voltare pagina e provare a essere felice, ma… ma lui mi ha detto di non essere più innamorato di me” concluse. “E, in fondo, cosa credevo? Che continuasse ad aspettarmi in eterno?” chiese, ma non si aspettava risposta da nessuno.
“Mi dispiace, Hikaru” mormorò Yamada, prendendogli una mano e stringendola.
“Anche a me” sospirò rassegnato Hikaru, prima di sorridere cercando di metterci più convinzione e congedandosi, ma il più piccolo lo fermò di nuovo.
“E dove vai?”
“A casa!”
“A deprimerti da solo?” gli disse, senza alcun tatto, sollevandosi in piedi. “Non se ne parla, non te lo permetterò! Resterai qui insieme a noi e sai una cosa? Beviamo!”
Hikaru e anche Daiki lo guardarono perplessi.
“Ma sì! Devi superare il dolore” spiegò Yamada con fare scenico. “Devi cercare di mandare via i pensieri negativi e dimenticare! E cosa c’è di meglio per aiutarti a dimenticare che una serata tra amici e del buon vino? Aspettami qui!” gli disse, allontanandosi e tornando dalla cucina con un altro calice, versando da bere a Hikaru, riempiendo di nuovo quello suo e di Daiki, tendendone uno a testa.
“Bene!” disse, sedendosi in mezzo a loro e guardandoli. “Sono qui insieme al mio ragazzo e al mio migliore amico, direi che possiamo considerarla la serata perfetta!” esclamò guardando prima uno poi l’altro con un sorriso e Hikaru scosse il capo divertito.
“Sono certo che qualcuno avrebbe da dissentire a riguardo” mormorò Yaotome, osservando Daiki che scosse il capo, prendendo un sorso di vino.
“Se Ryo è felice, mi sta bene anche così” affermò Arioka, stringendosi nelle spalle.
Hikaru lo guardò, lasciandogli intendere che non gli credeva, ringraziandolo però tra sé per avergli permesso di rovinare la loro serata romantica.
“Yama-chan, ma tu com’è che hai del vino in casa? È anche parecchio buono!” constatò Hikaru in un secondo momento.
“Eh, gliel’ho chiesto anche io!” si unì a lui Daiki, posando una mano sulla nuca del fidanzato, passandogliela tra i capelli.
“Eh eh, questo è un segreto!” ridacchiò Yamada, poggiando la schiena contro il petto di Daiki e stendendo le gambe su quelle di Hikaru. “Segreto!” ripeté, iniziando a ridere e facendo divertire anche gli altri due.
“Yama-chan, secondo me dovresti smettere di bere!” gli fece notare il più grande e questi mosse la mano per aria, minimizzando.
“Naa, sto bene, sto bene. Tu come stai?” chiese a Hikaru, piegando una gamba e infilando un piede tra le sue, calciandolo leggermente per dargli fastidio.
“Bene… cioè, va meglio. Avevi ragione, non dovevo stare solo” dovette ammettere.
Yamada, soddisfatto, si sporse verso di lui, circondandogli le spalle con il braccio e, dopo aver bevuto un sorso di vino, parlò vicinissimo al suo volto.
“Io non sbaglio mai!” disse compito, passandogli affettuosamente una mano tra i capelli, facendo sorridere Yaotome per l’espressione da uomo navigato che aveva assunto.
“Inizio a pensare che sia vero. Mi chiedo a cosa stessi pensando quando ti ho rifiutato” ridacchiò e Yamada si strinse nelle spalle.
“A Yabu, ovviamente” gli rispose, prendendo un altro sorso di vino.
“Ehi, aspettate!” si intromise Daiki, “Io questa cosa non la sapevo. Tu ti sei dichiarato a Hikaru?” volle sapere.
Yamada annuì.
“Sì, quando ero giovane!” disse, sempre sullo stesso tono compito. “Mi piaceva tanto, credo che sia stato il mio primo amore e anche la prima persona ad avermi dato il due di picche, sei stato crudele Hikka, avevo solo tredici anni!”
“Avresti preferito che ti illudessi?” gli rispose il più grande, finendo di bere il vino e vedendo Yamada guardarlo pensieroso.
“Visto?” volle ragione e Yamada mise il broncio.
“Dai-chan!” chiamò il fidanzato, voltandosi con il capo verso di lui. “Hikka mi maltratta!” si lamentò, ma Daiki era ancora confuso da quella novità che aveva scoperto.
“Quindi ti sei dichiarato a Hikaru? Io non avevo idea che ti piacesse” parlò, volendo che Yamada gli raccontasse di più, ma l’altro non l’accontentò, tirò invece indietro il braccio e spinse la testa di Daiki verso di sé per baciarlo; si persero per diversi istanti in quel mondo tutto loro e Hikaru distolse lo sguardo, fissandosi le mani e sorridendo malinconicamente: invidiava molto il rapporto che avevano Daiki e Ryosuke, non avevano dovuto soffrire per ottenere quello che adesso avevano, non avevano dovuto rinunciare a niente, si erano semplicemente trovati, come tutti attorno a lui avevano trovato la persona adatta a loro.
Tutti tranne lui.
“Hikaru” la voce bassa di Yamada lo riportò al presente e Yaotome si volse, sentendo il palmo caldo del più piccolo posarsi sulla guancia e subito dopo le labbra morbide sulle proprie.
Spalancò gli occhi, disorientato da quella mossa, vedendo Yamada allontanarsi quasi subito.
“Yama-chan…” lo chiamò confuso, mentre Daiki si avvicinava al fidanzato e da dietro gli circondava la vita con un braccio.
“Ryo, smettila…” lo ammonì. “Scusalo, Hikaru credo che abbia davvero bevuto troppo” spiegò, ma l’interpellato voleva dire la sua e guardò prima Hikaru, poi il fidanzato.
“Questa è la nostra serata speciale, Dai-chan” mormorò piano. “Hai promesso che avresti fatto tutto quello che desideravo” gli ricordò, fissandolo negli occhi e passandogli una mano sul ginocchio.
E Daiki, la mente leggermente annebbiata dal vino e dalla presenza così disinibita di Ryosuke accanto a lui, cedette.
“E tu è questo quello che vuoi?” gli chiese solo.
“Sì” annuì velocemente Yamada, guardando di nuovo gli altri due ragazzi. “Se lo volete anche voi” precisò. “Come ho già detto, sono qui con il mio ragazzo e il mio migliore amico e non potrebbe esistere serata migliore di questa.”
Hikaru li ascoltò parlare, scoprendo un lato di Yamada che non conosceva: non l’aveva mai visto sotto quella luce, non aveva mai pensato che lui potesse essere qualcosa di più di un amico, allora come anni prima lo vedeva solo come una sorta di fratello minore, gli piaceva stare con lui, gli piaceva perché lo faceva stare bene e lo faceva ridere, perché in un modo o nell’altro c’era sempre e non lo faceva sentire indesiderato, come invece gli capitava di sentirsi in quegli ultimi tempi con gli altri amici.
Per questo non avrebbe mai pensato che potesse essere in grado di fargli una simile proposta, né lui, né tantomeno credeva che Daiki l’avrebbe mai accettata; vedeva come l’altro guardava sempre Yamada, come anche se non lo desse a vedere apertamente, lo teneva sempre sotto controllo. Il rapporto che Daiki e Ryosuke avevano costruito era sano, era fondato sulla fiducia reciproca e Hikaru li invidiava tantissimo, avrebbe voluto, per una volta, poter essere felice, era un desiderio così tanto pretenzioso? Non era un po’ quello che desidera ogni essere umano?
“Hikka…” di nuovo la voce di Yamada attirò la sua attenzione, guardandolo, lasciando scivolare una mano lungo il suo petto, lentamente, come a voler dare a lui l’ultima parola, per fermarlo se non avesse voluto e Hikaru era davvero stanco di tutto che non si oppose, non voleva farlo, voleva crogiolarsi in quell’illusione, in quelle belle sensazioni che sapeva gli venivano infuse dal vino che aveva in corpo, ma non gli importava; non gli importava se si fosse risvegliato il giorno dopo con una fastidiosa emicrania e un vuoto ancora più grande nel cuore, perché quello stesso cuore che fino a un’ora prima si era come fermato, aveva ripreso ora a battere veloce.
Non gli rispose, ma si tese verso di lui ricercandogli la bocca, sfiorandogli le labbra quasi timidamente, prima di sentirsi autorizzato a perdere ogni freno quando Yamada le schiuse e gli circondò il collo con le braccia, attirandolo verso di sé.
Il più piccolo sospirò, abbandonandosi a quel bacio, sentendo le mani di Hikaru infilarsi sotto la canotta e quelle di Daiki circondargli le spalle, mentre gli baciava il collo, risalendo verso l’orecchio.
Si abbandonò contro il corpo del fidanzato, allontanandosi dalla bocca di Hiakaru, per cercare quella di Arioka, mischiando il sapore di Yaotome al suo e al retrogusto forte di vino.
Hikaru ridiscese con le labbra sul collo di Yamada, arrotolandogli la canotta fin sotto il mento, non interessandosi della fine che poi avrebbe fatto, scendendo su di lui, baciandogli il petto, slacciandogli i jeans, facendoli scivolare lungo le gambe, lasciandolo in poco tempo nudo tra di loro.
I due ragazzi più grandi si fermarono quando Ryosuke spinse Hikaru via da sé e poi si mise nuovamente dritto: li guardò con un sorriso, avvicinandosi prima a Hikaru, slacciandogli bottone dopo bottone la camicia, accarezzando con le labbra la pelle che scopriva, chiedendogli di concludere da solo, voltandosi poi verso il proprio ragazzo, iniziando a slacciargli i pantaloni, mentre Daiki provvedeva da sé a levarsi la felpa. Yamada si inginocchiò sul divano, tendendosi verso il volto di Arioka e perdendosi con lui in un bacio passionale, staccandosi quando avvertì la mano calda di Hikaru posarsi al centro della schiena.
Si volse sorridendo e si alzò dal divano, sfiorando le gambe dei due ragazzi più grandi, in modo che fossero seduti uno di fianco all’altro, allargando poi le proprie e prendendo posto contemporaneamente su entrambi, le ginocchia che, non a caso, spingevano contro le loro erezioni, facendoli mugolare.
Li guardò entrambi portando una mano tra i capelli di Hikaru per avvicinarlo a sé e con l’altra spingendo in avanti la testa di Daiki, osservandoli: i due si guardarono un istante indecisi, prima di esaudire il desiderio inespresso ma chiaro del più piccolo, unendo le loro labbra, trovando subito la naturalezza necessaria ad abbandonare ogni freno inibitore, approfondendo il contatto.
Yamada si leccò sensualmente le labbra, osservandoli, godendosi quel piccolo spettacolo e torse il busto, allungando un braccio a prendere la bottiglia di vino, ancora a metà.
Bevve un lungo sorso, lasciando che una scia rosata gli scivolasse dall’angolo della bocca, subito recuperata da Daiki che la raccolse con la lingua, unendosi a lui in un bacio, mentre Hikaru prendeva per sé la bottiglia, dissetandosi a sua volta.
Yamada mugolò contro la bocca del fidanzato, sentendo il più grande lasciar scorrere su di lui la bevanda e poi ripulirlo con la lingua, leccandogli i capezzoli, arrossandone la pelle, ridiscendendo verso il basso. Reclinò indietro il capo, per riprendere fiato e Daiki notò il respiro pesante, il volto arrossato, le labbra gonfie, socchiuse.
Osservò Hikaru che beveva e si ubriacava di vino e del corpo di Ryosuke, strappandogli poco gentilmente di mano la bottiglia, finendo quello che era rimasto del suo contenuto. Yamada sollevò le braccia, infilando le mani tra i capelli di entrambi, attirandoli contro di sé, facendo in modo che dessero a lui ogni attenzione, ansimando piano quando Daiki afferrò il suo sesso iniziando a stringerlo e Hikaru aveva lasciato scivolare un dito dentro di lui.
Si tese in avanti gemendo a voce alta, ma cercando di mantenere un po’ di controllo, artigliando le spalle di Daiki, affondandovi le unghie quando sentì Hikaru tentare di infilare anche un secondo dito, muovendolo da subito dentro di lui, riuscendo a strappargli gemiti di puro piacere.
Sospirò di frustrazione quando i due ragazzi, nello stesso istante, lo lasciarono orfano di quel duplice tocco bollente, sentendoli muoversi accanto a lui; riaprì gli occhi, sedendosi sul divano, cercando di riprendere fiato e vedendo Hikaru in piedi e Daiki in ginocchio tra le sue gambe che con la bocca gli dava piacere; inghiottì a vuoto, sentendo l’eccitazione crescere e completando da sé il lavoro interrotto dal fidanzato: allargò le gambe, distendendosi e iniziando a masturbarsi, osservando deliziato e affascinato come la bocca di Daiki scivolasse con facilità sul sesso teso di Hikaru, come la mano del più grande premesse sulla sua testa, come quelle dita si infilassero tra i ricci e le vene del braccio in tensione fossero più marcate.
Emise un gemito roco, sforzandosi di non venire troppo presto, regolando i movimenti su di sé a quelli di suzione di Daiki quando vide i due fermarsi e guardarlo.
“Qualcuno mi sa che si sente solo” aveva mormorato Yaotome, permettendo a Daiki di risollevarsi, muovendo un passo in avanti, fermato però dal più piccolo.
“Mi dispiace, Hikaru, ma questo non posso lasciartelo fare” gli disse serio, cingendogli il collo con un braccio, sollevandosi sulle punte prendendogli le labbra con i denti, mordendole appena, prima di allontanarsi.
“Ryo…” Daiki chiamò il proprio ragazzo, impedendogli di continuare a toccarsi, imprigionandogli le mani con le proprie, portandogli le braccia sopra la testa, chinandosi su di lui per baciarlo e sentendo Hikaru passargli le mani sulla schiena e sul sedere; si tese, irrigidendosi quando sentì Hikaru tentare di prepararlo e sospirò.
“Daiki?” Yamada lo chiamò preoccupato e il più grande sorrise, baciandogli le labbra. “Daiki non devi…”
“Non mi importa… preferisco così” disse. “Aiutami a distrarmi” gli chiese, cercando di rilassarsi, concentrandosi su Yamada,sulla sensazione di benessere che gli procurava stare con lui, sentire le sue mani sul proprio corpo e sul suo sesso, mentre affondava in quel calore e poi lasciarsi andare, cullato dai gemiti sempre più alti che Ryosuke non riusciva mai a trattenere, come non stava facendo neanche quella volta, mentre sollevava il bacino per permettergli di entrare in lui con maggiore facilità.
Dietro di lui, Hikaru attese qualche istante, prima di iniziare a penetrare piano dentro il corpo di Daiki, lentamente, fermandosi di tanto in tanto, vedendo come Ryosuke cercasse di tranquillizzare il suo fidanzato: gli incorniciava il volto con le mani sorridendogli dolcemente, passandogliele sulle spalle, in una carezza scivolava lungo le braccia, poi gli cingeva la schiena, trascinandolo con sé in un mondo fatto di baci e sensazioni, cercando di distrarlo e Hikaru approfittava di quei momenti per continuare a spingere, fino a sentirsi completamente parte del più piccolo.
Yamada guardò oltre la spalla del fidanzato, sorridendo a Hikaru e tendendogli una mano, chiedendogli di avvicinarsi, baciandogli le labbra e accarezzandogli i capelli, prima di rilassarsi completamente e iniziare a muoversi, incentivando Daiki a fare altrettanto, chiedendogli di unirsi a loro, dando vita così a una danza di corpi, una musica di fiati e gemiti, fino a toccare la perfezione quando Yamada per primo raggiunse l’orgasmo nella stretta di Daiki e Hikaru nel corpo del più piccolo, seguito da Arioka che si lasciò andare esausto sul corpo del fidanzato.
Hikaru si sfilò da lui, sedendosi sul divano, scivolando poi sul pavimento, guardando Ryosuke e Daiki che, abbracciati, si sussurravano parole d’amore; sorrise tristemente, compatendo se stesso per essersi ancora una volta fatto volutamente del male, per essersi lasciato trascinare di nuovo in quel vortice di sentimenti dal quale sapeva che non ne sarebbe uscito indenne.
Si alzò, rivestendosi in silenzio e vedendo Daiki fare lo stesso, indossando i jeans e coprendo Yamada con la propria felpa, accompagnando lui alla porta.
“Non c’è bisogno che…”
“Non ti preoccupare” lo interruppe, scuotendo il capo. “Senti Hikaru…” esordì, osservando la sua schiena, mentre si rimetteva le scarpe. “Mi dispiace per quello che è successo. Yamada, lui non…”
“Lo so, lo so. Era solo ubriaco e io avrei dovuto fermarmi. Ma so perché l’ha fatto.”
“Non aveva cattive intenzioni, secondo lui…”
“Ne avevo bisogno, sì. Grazie per, ecco, per averlo fatto” gli disse semplicemente e Daiki annuì, poggiandosi con una spalla alla parete, vedendo Hikaru voltarsi aprendo la porta per uscire.
“Quello che è successo stanotte…” iniziò il più grande.
“… è meglio che resti non detto. Non parliamone più…” concluse per lui Daiki, interrompendolo.
“Già” concordò Yaotome. Buonanotte, Daiki.”
“Buonanotte, Hikaru.”