Titolo: Kyou wa watashi to kimi ga myouji wo kasaneta hi (Oggi è il giorno in cui abbiano unito i nostri nomi) [Niji - Ninomiya Kazunari-]
Fandom: RPF - Hey!Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke
Pairing: Ariyama
Rating: nc-17
Genere: erotico, romantico, fluff
Wordcount: 3.123
fiumidiparoleWarning: slash
Note: la storia è scritta per la community
kinkmemeitaper la Sagra del Kink 2.0 per fillare il prompt “facial” di
vogue91e per la
500themes_itacon il prompt “resistenza abbandonata”.
Disclaimer: I personaggi non sono miei, non li conosco personalmente e quanto di seguito accaduto non vuole avere fondamento di verità. La storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.
Tabella:
La Sagra del Kink 2.0 fillTabella:
500themes Ryosuke sospirava, cercando di trattenere gli ansimi e i gemiti di piacere; chinò il capo, allungando una mano tra i capelli di Daiki: il più grande era inginocchiato davanti a lui e gli baciava lo stomaco, mentre le mani erano occupate a slacciargli i pantaloni; le sentì poi scivolare sui fianchi, l’elastico della biancheria premere sulla sua eccitazione mentre scendeva.
Fece dei profondi sospiri, attirando la testa del ragazzo contro di sé, chiedendogli di sollevarsi e Daiki obbedì, risalendo lentamente, baciandogli la pancia e lasciando scorrere la lingua lungo il torace, scostando i lembi della camicia lasciata aperta.
Mancavano pochi minuti alla messa in onda e loro non avrebbero dovuto trovarsi lì: mentre si cambiavano, Daiki gli si era avvicinato di soppiatto e, con la scusa di fargli il solletico per dargli noia, gli si era stretto contro e Yamada aveva potuto sentire le sue condizioni; Daiki si era allontanato troppo in fretta, non prima però di avergli lanciato uno sguardo che per l’altro non era stato fraintendibile.
Ryosuke si era allacciato svelto la camicia e, senza badare al resto dei compagni, era uscito raggiungendo il più grande.
L’aveva trovato ad aspettarlo nei bagni, era in piedi, davanti al lavandino, e lo guardava divertito facendogli cenno con la mano di avvicinarsi.
“Guarda qua come ti sei vestito?” aveva mormorato maliziosamente Arioka, allungando un braccio e prendendogli l’estremità della cravatta lasciata sciolta, avvicinandolo a sé. “Hai saltato un bottone ed è tutta storta!” lo rimproverò, sbottonandogli la camicia e accarezzandogli distrattamente la pelle.
Yamada sospirò, avvicinandosi a lui, posandogli un braccio sulla spalla e chinando il capo.
“Dai-chan” gemette piano, sentendo le mani sfiorargli il petto e i capezzoli, stringendosi maggiormente contro di lui.
Daiki lo circondò con le braccia, facendolo voltare e poggiare la schiena contro il muro, mentre ridiscendeva su di lui a torturarlo con le labbra.
Yamada gli infilò le mani tra i capelli, mentre schiudeva la bocca per baciarlo e lasciarsi baciare, sentendo la mano del più grande circondare il suo sesso e iniziare a muoversi su e giù, provocandogli un incredibile piacere.
“Daiki, dobbiamo andare” ansimò Yamada, vedendolo inginocchiarsi di nuovo davanti a lui e le labbra premere contro il suo inguine.
“Non ti preoccupare, c’è ancora tempo” lo tranquillizzò il più grande, schiudendo le labbra e posandole sulla punta, scivolando verso il basso, iniziando a succhiare.
Yamada chiuse gli occhi, poggiando la testa all’indietro, sul muro, sospirando, lasciandosi andare e assecondando i movimenti di Daiki su di sé, spingendo i fianchi contro di lui, mentre sentiva due dita scivolare sul sedere, cercando la sua apertura.
Mugolò, afferrandogli la nuca, stringendogli i capelli, allargando le gambe e piegandole leggermente; abbassò il capo, schiudendo gli occhi per guardare il ragazzo inginocchiato davanti a lui, che apriva la bocca e giocava con le labbra e con la lingua sul suo sesso.
“Daiki!” lo chiamò con tono urgente quando infilò entrambe le dita dentro di lui e lo scostò appena, posandogli anche l’altra mano sulla testa, spingendogli indietro la fronte.
Daiki continuò a leccarlo per tutta la lunghezza, poi quando lo sentì tendersi, quasi vicino all’orgasmo, sollevò gli occhi su di lui e sussurrò ammondolo: “Non sulla faccia, Yamada.”
Ryosuke trattenne il fiato a quelle parole, sollevando di nuovo il capo, fissando lo sguardo sul soffitto, sentendo di nuovo le labbra di Daiki sul suo corpo e poi la voce leggermente divertita del più grande nel suo orecchio.
“Voltati…”
Yamada obbedì, poggiando le mani sul muro, sentendo Daiki sbottonarsi i pantaloni e poi il suo sesso penetrarlo lentamente, sentendolo sospirare soddisfatto mentre entrava in lui. Daiki lo tenne stretto contro di sé, cingendogli la vita con un braccio e l’altra mano era scesa a masturbarlo di nuovo.
Yamada lo sentì spingere dietro di lui e chinò il capo di lato, portando una mano su quella del più grande, accarezzandogli il braccio pigramente; sentì le labbra di Arioka posarsi sul collo e la spalla scoperta dalla camicia, andandogli incontro, muovendosi secondo i ritmi e i bisogni del compagno, cercando di svuotare la mente, di non pensare a quel senso di vuoto che sentiva nel petto e quella sensazione di inferiorità.
Si lasciò andare alle carezze del compagno, liberandosi di quei pensieri, raggiungendo il piacere e venendo tra le dita del più grande.
Puntò entrambe le mani contro il muro, sentendo Daiki perdere completamente il controllo e, stringendogli i fianchi, muoversi con foga raggiungendo a sua volta il piacere dentro di lui.
Il più piccolo rimase immobile e Daiki gli circondò le spalle, attirandolo verso di sé, poggiandogli le labbra contro la nuca, non disse nulla quando lo sentì allontanarsi e permettergli di girarsi, vedendolo rivestirsi, facendo altrettanto, sentendo le mani di Daiki sostituirsi alle sue quando iniziò ad abbottonarsi la camicia.
“Posso fare io?” gli chiese Arioka, mentre già procedeva a infilare i bottoni nelle asole, uno dopo l’altro, sistemandogli poi il colletto e la cravatta rossa, lasciando pendere un estremità più lunga da una parte.
“Ecco fatto” Daiki gli sorrise, guardandolo e avvicinandosi per baciarlo sulle labbra, sfiorandolo vicino all’angolo della bocca quando Yamada si mosse impercettibilmente, sfuggendogli.
“Andiamo!” disse il più piccolo, sorpassandolo, venendo fermato da Daiki che gli prese la mano, facendolo voltare verso di sé.
“Ehi? Che hai?” domandò, stranito da quel comportamento insolito.
“Nulla, Dai-chan” rispose fin troppo velocemente Yamada, stringendogli appena le dita, scivolando via dalla sua presa, aprendo la porta del bagno e tornando verso gli studi dove gli altri li aspettavano.
*
“Yamada!”
Ryosuke si voltò e vide Daiki corrergli incontro.
“Dai-chan, dimmi!” sorrise quando questi lo raggiunse.
“Nulla, stai tornando a casa?”
“Sì, ho finito per oggi!”
“Posso accompagnarti?”
Il più piccolo lo guardò senza capire e Daiki rise: “Che c’è? Perché fai quella faccia?”
“No, niente, è solo che mi chiedevo se non avessi altro da fare” mormorò Yamada, scuotendo le spalle.
Arioka chinò il capo: “Non te l’avrei chiesto altrimenti, mi va di passare del tempo per te se sei libero” spiegò, avvicinandosi e prendendogli discretamente la mano nella sua. “Sempre se fa piacere anche a te” aggiunse.
“Sì, certo che sì!” gli sorrise il più piccolo, allontanandosi, scivolando a quella presa gentile e incamminandosi insieme.
Quando giunsero a casa di Yamada, questi fece accomodare il proprio ospite nella sala da pranzo, chiedendogli di aspettarlo, mentre andava in camera a cambiarsi, ma l’altro decise di seguirlo, aprendo la porta della stanza da letto del più piccolo, trovando Yamada intento a infilarsi una maglia bianca.
Il ragazzo era voltato e non l’aveva sentito e Daiki restò a osservarlo, prima di spingere la porta ed entrare silenziosamente, sorprendendolo alle spalle e circondandolo con le braccia in vita per attirarlo verso di sé, sentendolo sussultare.
“Daiki!” si sorprese Yamada. “Mi hai spaventato, che c’è?” domandò, voltando appena il capo di lato, abbassandosi la maglia e coprendo involontariamente le mani dell’altro che si erano posate sullo stomaco, sentendole poi scivolare verso l’alto.
“Niente…” mormorò Arioka con voce lieve, baciandogli il collo, spostandosi verso l’alto, dietro l’orecchio. “In questi giorni mi sei mancato, tutto qua” ammise e Yamada abbassò lo sguardo leggermente colpevole, prendendogli una mano tra le sue, voltandosi in quella stretta.
“Mi dispiace, sono stato occupato con gli NYC” spiegò, sollevando le braccia sulle sue spalle.
“Mh” Daiki scosse il capo. “Non si tratta solo di questo, mi sei sembrato più distante in generale” confessò quel suo pensiero e Yamada abbozzò un sorriso, scompigliandogli i capelli.
“Ma che dici, Dai-chan!” lo prese in giro e quando l’altro tentò di baciarlo, sollevò il volto precedendolo, posandogli le labbra sulla fronte. “Quindi adesso hai voglia?” gli chiese suadente, spostandosi a baciargli una tempia e scendendo sulla guancia, sul mento, saltando volutamente le labbra, dirigendosi direttamente sul collo, sentendo le mani di Daiki sulla sua schiena.
“Yamada” sospirò il più grande, lasciandosi vezzeggiare.
“Hai voglia di fare sesso, Daiki?” domandò ancora Ryosuke con lo stesso tono, dandosi una leggera spinta, saltando in braccio al più grande che lo prese, sostenendolo sotto il sedere, spostandosi verso il letto, lasciandolo cadere disteso e salendo sopra di lui.
“Voglio sentirti” gli disse Daiki, tendendosi verso di lui, ma non riuscendo a prendere il controllo perché Yamada ribaltò le posizioni e, dopo avergli sfilato la maglia, gli percorse il corpo di baci e carezze, slacciandogli i jeans, liberandolo dei pantaloni e poi dei boxer. Non si fermò che il tempo necessario perché Daiki lo spogliasse a sua volta e tornò su di lui, suggendo la pelle, arrossandola, spostandosi troppo in fretta verso zone che ancora non aveva esplorato, massaggiando il suo sesso con le mani, muovendo le dita portandolo lentamente verso la follia. Lo sentiva sospirare pesantemente, muovendo il bacino contro la sua mano e Yamada sorrise amaramente, ridiscendendo sul suo corpo fermato però da Arioka prima che potesse prenderlo in bocca.
“Aspetta” si sentì richiamare e confuso si sollevò.
Daiki gli sorrise e allungò una mano spingendolo per le spalle affinché si sistemasse tra i cuscini, semidisteso contro la testiera del letto tornando a sistemarsi sopra il compagno; Daiki si sporse verso il suo viso, tendendo le labbra, ma vedendo Yamada sollevare il capo, sospirare e circondargli la testa con un braccio, guidandolo contro il proprio collo confermando con quel movimento i sospetti del più grande: Yamada stava fingendo una normalità che da diversi giorni non possedeva e avrebbe scoperto la causa di quel suo cambiamento.
Finse di ignorare la cosa, percorrendo di baci il collo, soffermandosi sulle clavicole, discendendo poi sui capezzoli, mordendoli e scivolando con la lingua lungo lo sterno, sempre più verso il basso. Sollevò leggermente lo sguardo, osservando attento l’espressione sul volto di Yamada, sentendolo nervoso; cercava di non farglielo notare, ma il suo corpo sotto le sue mani parlava per lui.
Procedette, scendendo ancora, posandogli i palmi sulle cosce facendo in modo che le schiudesse e baciò lo stomaco, la linea dell’inguine, sporgendo in fuori la lingua, dirigendosi verso il centro e, come aveva sospettato, si sentì trattenere la testa quando si ritrovò di fronte alla sua erezione.
“No!” lo fermò Yamada, cercando di spostarsi. “Non voglio!” disse serio.
“Perché?” gli chiese Daiki, con tono altrettanto fermo, sollevandosi e poggiando le mani contro il materasso, ai lati delle sue gambe.
Yamada sfuggì il suo sguardo e cercò di minimizzare.
“Non mi va” mentì, muovendosi a disagio sul materasso.
“A me sì” lo sorprese Daiki, accarezzandogli l’interno coscia con una mano in modo sensuale e, ignorando il suo volere, si abbassò su di lui.
“No!” Yamada cercò di fermarlo, ma Daiki lo costrinse contro il letto, stringendogli saldamente i fianchi e, schiudendo le labbra, prese completamente in bocca il suo sesso iniziando a succhiare con foga, allontanandosi solamente per accarezzarlo con la lingua; stuzzicò la punta a labbra socchiuse, prima di leccarlo voglioso, sentendo i muscoli del corpo del ragazzo rilassarsi e Yamada sospirare pesantemente, emettendo mugolii soddisfatti e ansimi di piacere sempre più lunghi.
Sorrise tra sé, continuando molto lentamente fino a che non si accorse che stava per cedere, ma notando che cercava di non raggiungere l’orgasmo.
“Non trattenerti…” soffiò sulla sua carne tesa, iniziando a massaggiarlo anche con le mani, vedendo Yamada artigliare le lenzuola sotto di sé, contorcendosi dal piacere; continuò a massaggiarlo con le dita, tornando a provocarlo con le labbra e la lingua, fino a che Yamada, abbandonata ogni resistenza sia fisica che mentale, sporcò il volto del più grande.
Ryosuke si lasciò andare sfatto contro i cuscini, distendendo le gambe, sentendo Daiki avvicinarsi a lui: lo guardò, mentre si ripuliva il viso con la mano, passandosi poi la lingua sulle labbra, scrutandolo attento, come a studiare le sue reazioni.
Daiki si portò nuovamente di fronte a lui tendendosi verso il suo volto e vedendosi respinto per l’ennesima volta non si sorprese: ormai aveva capito cosa l’altro stesse cercando di fare e quella era la conferma che gli serviva.
“Ti sei stancato di me?” domandò al più piccolo, guardandolo dritto negli occhi , vedendo quelli di Ryosuke spalancarsi per la sorpresa di sentirsi rivolgere quella domanda.
“Cosa?”
“È l’unica conclusione a cui sono arrivato dato il tuo comportamento” spiegò il più grande. “Non vuoi che ti baci, non mi permetti di…” lasciò in sospeso, consapevole che l’altro avesse capito senza bisogno di aggiungere altro e continuò. “Facciamo solo sesso” concluse con quel dato di fatto.
“E non va bene?” chiese Yamada dopo una breve pausa. “Non è quello che vuoi?” domandò.
Fu adesso il turno di Daiki di spalancare gli occhi e guardarlo senza comprendere.
“Non è questione di quello che voglio io… tu cosa vuoi?” gli chiese.
“Credevo che non fosse importante…” confessò Yamada, mordendosi il labbro inferiore.
“Che cosa stai dicendo?” Daiki alzò il tono di voce, sedendosi accanto a lui e anche Yamada si sistemò meglio. “Quando mai avrei detto…”
“Non sulla faccia, Yamada!” ripeté il più piccolo, interrompendolo.
“Eh?” Daiki lo guardò senza capire.
“Non sulla faccia” ripeté. “Me l’hai detto tu l’altro pomeriggio, quando ci siamo nascosti in bagno prima della registrazione” confessò, abbassando lo sguardo un istante, prima di riprendere a parlare; prima che l’altro potesse farsi un’idea sbagliata, o quella giusta su di lui, voleva spiegare, arrivati a quel punto doveva scoprire le proprie carte. “Puoi pensare che sia uno stupido e che volo troppo di fantasia, ma ho sempre definito speciale il nostro rapporto e mi faceva sentire speciale che tu dessi a me un certo tipo di attenzioni. Mi piace fare sesso con te, Daiki, ma per me non è solo questo. Quando…” prese un profondo respiro e buttò fuori. “Quando sono io che faccio certe cose a te, mi piace, mi piace quando… quando sei tu che…”
Prese tempo, non sapeva come spiegarsi per non sembrare uno sciocco imbranato agli occhi di Daiki.
“Ero convinto che anche se si trattava solo di sesso la cosa andasse bene, ma quando mi hai detto così mi sono reso conto che non lo era, mi ha fatto male, mi ha fatto sentire poco importante e…” lo guardò negli occhi, mormorando piano. “Io mi sto innamorando, Daiki. Anzi, io sono innamorato di te e non ti volevo perdere, non volevo perdere quel poco che avevo conquistato anche se per te non era lo stesso, per cui ho deciso che se doveva essere solo sesso allora non volevo più essere coinvolto, non… non volevo più che fossi gentile e attento con me, ho iniziato a…”
“Quanto sei scemo, Ryosuke!” lo interruppe Daiki, sporgendosi verso di lui e riuscendo a baciarlo sulla bocca, cogliendolo di sorpresa. “Quanto sei ingenuo” continuò, posandogli una mano sulla guancia e tenendolo fermo, mentre continuava a baciarlo, schiuse la bocca succhiandogli le labbra, cercando la sua lingua, trovandola e costringendolo a un bacio da togliere il fiato. “Quanto ti amo” confessò, allontanandosi un istante da lui e tornando a baciarlo.
“Cosa?” riuscì a chiedere Yamada, tra un bacio e l’altro, ma il più grande non gli rispose, cercandolo ancora, continuando a divorarlo di baci.
“Fermo… fermo, Daiki…” mormorò senza fiato, infilandogli una mano tra i capelli per scostarlo da sé e posandogli le dita sulla guancia.
“No…” mormorò Daiki, nuovamente a un soffio dalle sue labbra. “No, devo recuperare per tutte le volte che mi hai impedito di baciarti!” spiegò, guardandolo negli occhi, sorridendo con tutto il volto, e baciandolo di nuovo, approfittando del momentaneo smarrimento del più piccolo.
Quando smise di baciarlo, si fermò a guardarlo accarezzandogli i capelli e scivolando sul collo, muovendo le dita dietro l’orecchio.
“Mi dispiace…” si scusò. “Per averti portato a pensare che non provassi niente per te e che ti cercassi solo per fare sesso. Non mi sono reso conto di come potesse suonare messa in quel modo” ammise, tornando a sistemarsi tra le sue gambe, accarezzandogli piano una coscia. “Mi piace condividere qualsiasi cosa con te, Ryo” mormorò, assaporando il suono intimo di quel diminutivo.
Yamada sentì il proprio cuore accelerare i battiti e sorrise, mordendosi il labbro per l’imbarazzo questa volta, sollevando le braccia, circondando il collo del più grande, attirandolo sopra di sé.
“Dimmelo di nuovo” chiese Yamada, scivolando tra i cuscini e sospirando quando le mani di Daiki si spostarono una sul suo sesso, accarezzandolo, facendolo eccitare di nuovo, e una sul sedere, chiedendogli l’accesso.
“Ti amo” mormorò ancora Daiki, posando le labbra su quelle del più piccolo che le schiuse, accogliendolo, rilassandosi sotto le sue cure, schiudendo le gambe quando sentì Daiki sfilare le dita da lui e premere per entrare.
Si rilassò, sollevando le gambe, incrociandole dietro la sua schiena e tendendosi per baciarlo, mentre sentiva Daiki spingere molto lentamente dentro di lui, entrando piano con una calma e una lentezza che gli fecero al contempo desiderare che continuasse così ma che lo prendesse subito.
Sospirò pesantemente, abbandonandosi contro il materasso, aspettando che Daiki iniziasse a muoversi in lui e quando lo fece piegò un braccio sotto il cuscino, stringendone un’estremità, concedendosi al piacere, lasciandosi guidare dall’istinto e liberando la propria voce; con l’altro braccio circondò le spalle di Daiki, stringendogli i capelli, seguendo i movimenti della sua testa mentre gli ricopriva il collo e le spalle di baci e con la mano stringeva la sua erezione, regolando i movimenti a quelli delle spinte.
Lo chiamò quando si sentì nuovamente vicino all’apice, e Daiki sorrise, sollevandosi e mordendogli il collo quando lo strinse con maggiore forza costringendolo a venire, sporcando i loro stomaci.
E seppur sfatto dal piacere di quel secondo orgasmo, Yamada continuò ad ansimare, stringendo le spalle di Daiki, sentendolo muoversi veloce dentro di lui e, dopo poche spinte, raggiungere il totale appagamento.
Yamada lo abbracciò, quando si stese su di lui e Daiki lo strinse a sua volta, nascondendo il volto contro il suo collo, inspirando l’odore buono della sua pelle ancora accaldata dall’amplesso.
Ryosuke sorrise, ridacchiando poi, piegando un braccio accarezzando i capelli del più grande, il quale sollevò la testa.
“Che c’è?” domandò Arioka, sedendosi e prendendo una coperta per avvolgere entrambi.
Ryosuke scosse il capo, rotolando su di lui, baciandolo sulle labbra dolcemente; Daiki le schiuse appena, assaporando quelle del più piccolo abbandonandosi a quel contatto lento, passandogli distrattamente le mani sulla schiena.
“Vuoi restare a dormire qui?” mormorò Yamada sulle labbra del compagno il quale si limitò ad annuire con il capo e sorridere.
“È la prima volta che resto a dormire a casa del mio ragazzo” ponderò poi, pensieroso, facendo ridere il più piccolo.
“Cosa dici, è successo altre volte!” gli ricordò, pettinandogli i capelli, prima di venire sbilanciato da Daiki che lo fece distendere sotto di sé; gli prese una gamba, facendogliela piegare contro il proprio fianco, accarezzandolo pigramente.
“Sbagliato. Prima non stavamo insieme ufficialmente, adesso sì” spiegò, piegandosi su di lui e baciandogli una guancia, ridendo dell’espressione sorpresa e imbarazzata che fece Yamada a quella precisazione.
“Ehi, mio ragazzo” lo citò il più piccolo, abbozzando un sorriso.
“Mh? Dimmi Ryo” mormorò Daiki, guardandolo dolcemente.
“Ti amo.”