Titolo: Su.Ri.Ru
Fandom: RPF - Hey! Say! JUMP
Personaggi: Arioka Daiki, Yamada Ryosuke, Inoo Kei, Takaki Yuya, Yaotome Hikaru, Yabu Kota
Pairing: Ariyama
Rating: nc-17
Genere: erotico
Wordcount: 3.378
fiumidiparoleNote: la storia è scritta per la community
kinkmemeitaper la Sagra del Kink 2.0 con il prompt “cock worship” del Menù Oriente, per fillare il prompt ‘pavimento gelido’ di
vogue91e per la
500themes_itacon il prompt ‘coercizione irresistibile’.
Il titolo è omonimo della canzone degli Hey! Say! BEST.
Warning: slash, !moresome
Disclaimer: I personaggi non sono miei, non li conosco personalmente e quanto di seguito accaduto non vuole avere fondamento di verità. La storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.
Tabella:
Menù OrienteTabella:
500themes Yamada spinse la porta della palestra facendo capolino con la testa, sorridendo nel vedere i cinque amici ballare concentrati la coreografia del loro ultimo solo. Entrò e chiuse silenziosamente per non disturbare, spostandosi verso il muro, aspettando che terminassero per fare in modo che si accorgessero di lui.
“Yama-chan!” Kei si fermò, notandolo dal riflesso dello specchio e facendo in modo che anche gli altri interrompessero quello che stavano facendo, vedendoli voltarsi verso di sé.
“Scusate!” si affrettò a dire, tendendo le braccia in avanti e sorridendo ai più grandi, “Non volevo interrompervi, avrei aspettato che finiste” spiegò, vedendo Daiki avvicinarsi a lui e Yabu abbassare il volume della musica, facendo una pausa.
“Ryo, che ci fai qui?” chiese Arioka una volta raggiuntolo, prendendogli le mani nelle sue.
Yamada si strinse nelle spalle e sorrise: “Volevo vederti” ammise, passandogli le dita sul polso e risalendo verso il gomito. “Stavo posando per un servizio nello studio vicino e siccome ho finito prima del previsto ho pensato di venire a vederti.”
“Hai fatto bene! Ho apprezzato questa sorpresa!” assicurò.
“Pensavo che se non hai altro da fare dopo potremo tornare a casa insieme. Se non vi disturbo posso rimanere? Mi siedo qui in un angolo!” promise, vedendo Daiki annuire e stringerlo con le braccia in vita.
“Ma certo che puoi” mormorò posando la fronte contro la sua e sfiorandogli le labbra velocemente, prima di tornare dagli altri.
“Abbiamo uno spettatore!” esclamò Daiki raggiungendo gli altri quattro, indicando Yamada alle sue spalle.
“Farò il bravo!” assicurò il più piccolo ridendo, facendo per sedersi, quando Yabu lo richiamò.
“Ah, Yama-chan! Aspetta, visto che ci sei, prendi!” gli disse, lanciandogli il telecomando dello stereo che l’altro prese al volo. “Facci da assistente!” disse, incaricandolo di occuparsi della musica.
Yamada annuì e si sedette sul tavolo, in modo da trovarsi davanti a loro. “Pronti? Via!” disse, facendo ripartire la musica e infilando le mani sotto le gambe, osservando i cinque iniziare a ballare: Hikaru parlò sopra la propria voce registrata, così come fecero poi Yabu e Yuya quando fu il loro turno, muovendo i passi della coreografia, spostandosi avanti e indietro per la stanza, confondendo i passi solo di tanto in tanto, distraendosi e ridacchiando tra loro.
Ryosuke li osservava divertito, vedendo Daiki lasciare la sua posizione e camminare per raggiungerlo, cantando e muovendosi davanti a lui, ancheggiando con il bacino, lanciandogli sguardi veramente poco fraintendibili e rubandogli un bacio, prima che Yamada lo prendesse per le spalle, chiedendogli di tornare a lavorare seriamente, per riprendere la sua postazione tra Yuya e Hikaru, ridendo con Kei e guardando in direzione di Yabu che aveva scosso il capo.
Quando la musica finì, Yamada premette il tasto di pausa e applaudì, complimentandosi come fosse una fan entusiasta, scendendo dal tavolo e spostandosi davanti allo specchio per osservarli di nuovo quando Yabu decise che avrebbero provato tutto da capo un’ultima volta e poi sarebbero stati liberi.
Fece partire nuovamente il pezzo e iniziò a canticchiare insieme ai più grandi, muovendo solo le labbra, seguendo con lo sguardo i movimenti del fidanzato che riusciva a catalizzare su di sé l’attenzione del più piccolo.
Non sapeva perché, ma in quegli ultimi tempi Daiki gli era mancato particolarmente, non si vedevano più di tanto, era vero, ma non era neanche la prima volta che i reciproci impegni gli impedivano di frequentarsi: erano stati separati molto più a lungo, ma Yamada non ricordava di essersi sentito mai come in quel momento, così dipendente da Daiki, e non se ne spiegava la ragione, lo osservava ballare e si sentiva felice, si sentiva bene solo stando nella stessa stanza con lui.
Si distrasse solo un attimo, voltandosi verso lo specchio per osservarli da quella prospettiva e vide Kei avvicinarsi e prendergli le mani.
“Yama-chan, vuoi provare?” si sentì domandare dal più grande con un sorriso.
“Kei!” Yabu lo riprese, fermandosi a sua volta e avvicinandosi a loro. “Era l’ultima prova!” lo rimproverò.
“Eddai, secondo me si stava annoiando! Non ti va di provare?” Inoo tornò a rivolgersi al più piccolo. “Secondo me riusciresti bene” affermò, guardando Daiki che si era avvicinato ai due.
“Specie a fare questo” si intromise Hikaru, avvicinandosi e portandosi una mano alla cinta dei pantaloni, muovendo il bacino in uno scatto veloce, avanti e indietro.
Yamada rise, portandosi una mano a grattarsi il naso, imbarazzato.
“Probabilmente!” mormorò.
“Oh, andiamo, lo vediamo tutti di cosa sei capace!” si intromise Yuya, poggiandosi sopra la spalla di Hikaru, dando un colpo affettuoso al braccio a Daiki.
“Ehi, cosa sono tutte queste insinuazioni?” ribatté quest’ultimo, guardando i compagni di gruppo che sorrisero maliziosi.
“Dai-chan, stanno scherzando!” ridacchiò il più piccolo, prendendogli una mano e dandogli le spalle, facendo in modo che gli circondasse con un braccio la vita, facendo aderire il petto di Daiki alla sua schiena, guardandolo attraverso lo specchio. “Insegnami…” gli disse, incastrando le dita negli spazi tra quelle di Daiki, strette attorno al suo torace, ascoltando la musica e prendendo il ritmo, ricordando la coreografia e muovendosi insieme, sentendo il bacino di Arioka spingere contro il suo sedere in un movimento sensuale. Yamada aprì leggermente le gambe, strusciandosi contro di lui e ridendo quando il più grande gli mormorò qualcosa all’orecchio.
“Daiki!” lo riprese, con espressione fintamente sconvolta, spostando l’attenzione su di Kei che si mise davanti a lui.
“Yama-chan, fai questo adesso!” si divertì Inoo, mostrandogli come muovere il bacino da una parte all’altra in modo lento. Ryosuke guardò il proprio ragazzo dietro di sé in maniera esauriente, imitando quanto aveva appena fatto il più grande, scontrandosi di proposito con il corpo di Daiki che ancora aderiva al suo.
“Così?” mormorò in direzione di Kei il quale li osservava affascinato.
“Mmh, più o meno… sei sulla buona strada” gli rispose con aria di sufficienza, ripetendo il medesimo movimento, solo più lentamente, guardando Yamada come a volerlo sfidare, accentuando appena le angolazioni. “Io sono più bravo!” mise in chiaro, divertito, lanciando uno sguardo a Yabu, Hikaru e Yuya, come a chiedere loro conferma, ma Yamada non se ne curò, si allontanò da Daiki e si avvicinò a Kei di un passo.
“Guarda e impara” lo provocò portandosi una mano ai pantaloni, sollevando di poco la maglia e portando l’altro braccio sopra la testa, piegandolo, muovendo i fianchi da una parte all’altra, aggiungendo poi il movimento in avanti che aveva provato con Daiki.
“Non male” ripeté Kei quando Yamada si fermò, azzerando la distanza tra loro e prendendolo per i fianchi, attirandolo contro di sé e infilando un ginocchio tra le gambe divaricate del più piccolo, facendolo muovere insieme a sé, guardandolo negli occhi con espressione provocatoria.
Yamada rise, portando le mani sulle spalle di Kei, allontanandosi.
“Ok, ok, hai vinto” gli diede atto, prendendogli le mani per scostarlo, ma venendo intercettato dalle dita di Kei che non gli permisero di farlo.
“Aspetta” mormorò Inoo divertito, facendolo indietreggiare, “ti va di fare una cosa divertente?” gli propose, guardando Daiki alle sue spalle, chiedendogli conferma, spingendo il bacino verso quello di Yamada, strusciandosi contro di lui.
“Kei non credo che…” Yabu si avvicinò ai tre, cercando di riportare all’ordine il suo fidanzato, ma non poté concludere che Kei lo attirò contro di sé, afferrandogli la testa e costringendolo a baciarlo.
Yamada li osservò perplesso, vedendo poi anche Hikaru e Yuya avvicinarsi ai due e il più piccolo circondare Inoo per la vita e iniziare a baciargli il collo, facendolo poi ridere, mentre Yuya sostituiva la bocca di Kei su quella di Yabu.
“Ma cosa…?”
Yamada si volse nella stretta leggera di Daiki, guardandolo dubbioso.
“Ryo…” mormorò con un tono che Yamada non faticò a riconoscere come colpevole e si scostò da lui.
“Cosa significa, Daiki?” chiese diretto e Arioka abbassò lo sguardo, facendo per parlare, quando la voce di Yabu rispose per lui.
“Yamada, non è come sembra. È solo sesso ed è un modo come un altro per mandare via lo stress.”
“Vuol dire che ogni volta è questo che succede dopo le prove?” provò a dire il più piccolo.
“No!” si affrettò a negare Daiki, facendolo voltare verso di sé. “No…” ripeté più calmo, incorniciandogli il volto con le mani, passandogli i pollici sotto il mento.
“Succede solo qualche volta” si intromise Yuya, convinto in quel modo di poter mettere una buona parola per l’amico, posando una mano sulla spalla di Yamada, ma questi si scostò da lui, come infastidito, guardando tutti alternativamente, soffermandosi poi con lo sguardo su Daiki.
“Ryo… Ryo mi dispiace, davvero questo non significa niente per me!” cercò di mettere in chiaro, sperando che gli credesse, ma il più piccolo restò in silenzio e allora Kei, comprendendo la situazione, si frappose tra i due, sentendosi responsabile per aver causato tutto quello, cercando di sistemare le cose.
“Yama-chan, mi dispiace, io non volevo, forse è meglio se andiamo a casa.”
“No” volle dire la sua Yamada, “No, io adesso lo voglio sapere… cosa… cos’è che fate di preciso?” domandò, rivolgendosi direttamente a Kei, il quale lo fissò negli occhi, prima di riprendere parola.
“Sei sicuro?”
“Sì…”
“Ryo…” Daiki provò a intervenire, “non voglio che tu…” provò, l’altro però scosse il capo, non lasciandolo finire di parlare.
“Io sì, invece… voglio sapere cosa ti piace, voglio sapere cos’è che cerchi e io non ti posso dare” mormorò, guardando poi Kei e gli altri tre alle spalle di Inoo.
Daiki rimase sconcertato da quella frase, tutto avrebbe pensato ma non quello, si era aspettato una scenata di gelosia da Yamada, si sarebbe aspettato che lo rimproverasse e che gli dicesse che tra loro era finita, che a causa di quel tradimento non si sarebbe più potuto fidare di lui, ma non quello: non che si incolpasse di qualcosa, non che si sentisse responsabile di un qualcosa che nel loro rapporto non andasse e che, per una sua supposta mancanza, Daiki si fosse allontanato cercando altrove ciò di cui aveva bisogno.
“Daiki” mormorò supplice e il più grande si dovette arrendere: non gli piaceva per niente quello che gli aveva chiesto, non avrebbe voluto mettere il suo ragazzo in mezzo a tutto quello, ma in qualche modo sapeva che glielo doveva.
Gli circondò la vita con un braccio, attirandolo verso di sé e accarezzandogli il volto, cercando di essere il più gentile che poteva per attenuare il proprio senso di colpa; si sporse per baciarlo, ma la voce di Hikaru lo bloccò: “Daiki, non è questo che ti ha chiesto…” lo riprese e l’altro si fermò, sospirando, comprendendo il motivo per cui Hikaru gliel’avesse detto; i sentimenti che provava nei confronti di Yamada dovevano restare fuori da tutto quello, in fondo, aveva sottolineato più volte che non c’erano particolari coinvolgimenti emotivi in quelle serate e non avevano mentito, per cui adesso doveva dimostrarglielo anche con i fatti.
“Inginocchiati, Ryo…” gli disse allora Arioka e vide il più piccolo obbedire a quell’irresistibile imposizione, arrendevole, mentre seguiva i suoi movimenti con la mano, accarezzandogli la nuca e spingendolo verso il proprio bacino.
Yamada, eseguendo dei gesti per lui naturali, gli abbassò i pantaloni della tuta, lasciando che si attorcigliassero attorno alle sue caviglie, insieme ai boxer, osservando il sesso semieretto di Daiki, aspettando un attimo prima di procedere, sentendo gli altri quattro disporsi dietro di lui e sistemarsi in modo da lasciarlo al centro di quel cerchio, vedendoli abbassarsi a loro volta i pantaloni.
Daiki gli prese di nuovo la testa fra le mani e gli accarezzò i capelli, chiedendogli di sollevare il volto verso di lui, ordinando ancora: “Prendilo in bocca, Ryo…” mormorò con tono roco e Yamada lo fece, posò la bocca sulla punta, come tantissime volte aveva fatto, scivolando su di lui, le labbra a contatto con la pelle calda e tesa, muovendo la lingua in circolo, eccitandolo, sentendo Daiki spingere piano i fianchi contro di lui, come aveva sempre fatto, mentre gli massaggiava la nuca in un gesto gentile, come sempre facevano nell’intimità della loro casa.
Ma quel momento tra loro durò poco, perché una mano diversa si sostituì a quella di Daiki, infilandosi tra i suoi capelli e Ryosuke si sentì tirare da un lato; sollevò lo sguardo, incontrando gli occhi di Kei che lo spinse contro le gambe di Hikaru, facendo in modo che iniziasse a muovere la bocca su di lui, come prima aveva fatto con Daiki.
Yamada socchiuse gli occhi, cercando di trovare piacevole quel momento, cercando di muoversi come faceva sempre, reggendosi in equilibrio sulle ginocchia e stringendo una mano contro la coscia di Hikaru, sentendolo andargli incontro con movimenti precisi dei fianchi.
“Ryo-chan? Dammi la mano” lo chiamò Kei gentilmente, facendo in modo che si allontanasse da Hikaru e si sedesse sul pavimento, le ginocchia piegate, lasciando che fosse il più grande a guidarlo; vide Takaki e Yabu avvicinarsi a lui e Kei lo incentivò a chiudere la mano sulle loro erezioni, muovendo la propria insieme alla sua sul sesso di Yabu, prima di lasciarlo continuare da solo.
Kota e Yuya gli posarono una mano sulla testa, infilandogli le dita tra i capelli e ansimarono piano, mentre vide Kei sistemarsi davanti a lui e iniziare ad accarezzarsi, passandogli poi la punta contro le labbra, chiedendogli di schiuderle e Yamada si ritrovò tra i tre ragazzi più grandi a dar loro piacere.
Poi, d’un tratto, Kei, Yuya e Kota si allontanarono e Inoo si chinò sulle gambe davanti a lui, sorridendogli e accarezzandogli una guancia.
“Adesso lo troverai molto divertente anche tu” gli mormorò con tono di voce sensuale, afferrandogli l’orlo della maglietta e sollevandolo verso l’alto, levandogliela, lasciandolo a petto nudo; sempre inginocchiato per terra, su quel pavimento gelido, Yamada sentì qualcuno spingersi contro la sua schiena e iniziare a muoversi su di lui, si volse e vide Hikaru masturbarsi piano, i due si guardarono negli occhi e il più grande gli sorrise, così Yamada capì cosa dovesse fare, osservò i cinque ragazzi attorno a lui e mentre con le mani tornò a dare piacere a Kei e Yabu, prese tra le labbra l’erezione di Hikaru, spostandosi poi a passare la lingua su quella di Yuya e poi di nuovo su Daiki. Si allontanò dai tre solo per riprendere fiato un istante, mentre continuava a lasciar scorrere le dita lungo il sesso di Kei e su quello di Yabu, girandosi su se stesso, invertendo le loro posizioni, ritrovandosi ora a succhiare e leccare con crescente interesse il sesso di Kota e quello di Inoo, torturando con le dita Hikaru e Yuya.
Daiki lo osservava, osservava geloso il proprio ragazzo masturbare i suoi quattro compagni, mentre non poteva impedirsi di masturbarsi a sua volta: tutto quello era sbagliato, tutto quello Yamada non lo meritava e continuava a domandarsi ancora come diavolo fossero finiti in quella situazione, rendendosi conto che era solo colpa sua; era sua la colpa se adesso mani estranee si stringevano ai suoi capelli, se mani estranee gli sfioravano la pelle delle spalle e lo graffiavano, colpa sua se Ryosuke si trovava in ginocchio a prenderlo in bocca ai quattro compagni.
Quando sentì le voci dei più grandi farsi sempre più alte, Daiki si avvicinò di nuovo al suo ragazzo, spostando la bocca di Yamada dal sesso di Yuya e accarezzandogli le guance con le dita, chiedendogli ora di dedicarsi solo a lui, mentre con le mani il più piccolo accarezzava altri corpi e aveva iniziato a muoversi contro il pavimento, per dare sollievo anche al proprio piacere insoddisfatto e ancora intrappolato nei vestiti.
Yamada sentì le mani di Daiki intrecciarsi insieme tra i suoi capelli, il bacino andare incontro alla sua bocca, la punta del suo sesso spingersi fino alla gola, sentendolo venire, spostandosi per permettergli di liberarsi del tutto e sporcargli il viso lasciando che un gemito di godimento sfuggisse dalle sue stesse labbra; aumentò la stretta sul sesso di Yuya e Hikaru che vennero quasi nel medesimo istante macchiandogli uno una guancia, l’altro la spalla, mentre Kei e Yabu gli sporcarono il collo e la schiena.
I quattro ragazzi si allontanarono dal più piccolo, permettendogli di sedersi a terra e riprendere fiato, rivestendosi, poi Daiki si chinò sul fidanzato prendendo un asciugamano e ripulendolo, accorgendosi che, senza bisogno di suggerimenti, i più grandi erano usciti per primi, lasciandoli soli.
“Ryo…” mormorò.
“Ti è piaciuto?” Yamada lo interruppe.
“No!” rispose prontamente Daiki. “No, Ryo… io non volevo che lo facessi. Vederti lì con loro a fare loro quelle cose, io mi sono odiato. Ero geloso da morire e…”
“Allora perché l’hai fatto per tutto questo tempo alle mie spalle?” gli chiese, frustrato, prendendo la spugna e passandosela sul viso, guardandolo poi negli occhi, con espressione ferita. “Io cosa dovrei dire, Dai-chan? Non mi è piaciuto per niente che tu mi vedessi fare… fare quello che ho fatto! Perché?” gli chiese di nuovo.
Daiki si morse un labbro, sedendosi accanto a lui.
“Non lo so perché l’ho fatto” bisbigliò piano, “non so perché mi sono lasciato trascinare, suppongo perché sono un maschio e perché sono debole, non ho avuto abbastanza prontezza di spirito e lo so che non basta questa come giustificazione.”
“Hai ragione, non mi è sufficiente” concordò con lui Yamada, irritato, e Daiki gli prese una mano.
“Ti prego Ryo, perdonami… Io ti amo, i miei sentimenti per te non sono mai cambiati. E non l’ho cercato di proposito, è successo per caso e io… davvero era solo sesso” scosse il capo, “in realtà non era neanche questo, perché, so che non ha senso, ma è solo quello che hai visto. Non cerco niente, Ryosuke, perché sei tu l’unica persona che amo e con cui voglio stare ” confessò.
“Erano tanti…” mormorò piano Ryosuke, sorridendo amaramente. “Tu hai mai…”
“No… no di solito… di solito è Kei che…”
“Che era al posto mio” concluse per lui il più piccolo, fermandosi un momento a riordinare le idee, chiedendo ancora. “Stavi per baciarmi quando Hikaru ti ha fermato, perché?”
“Perché non volevo trattarti come se per me non contassi niente. Per me, per me quello che facciamo quando siamo da soli è importante e davvero non ho bisogno di nient’altro” continuò ancora con fervore, ripetendo più e più volte il concetto, avendo una paura matta di perderlo per sempre e non se lo sarebbe mai perdonato.
“Hai mai baciato Kei?” gli chiese Yamada e Daiki scosse il capo, prendendogli il volto tra le mani, attirandolo contro di sé.
“No, no, volevo farlo oggi perché eri tu, devi credermi!” lo supplicò, poggiando la fronte contro la sua, vedendolo annuire; Yamada sapeva che non mentiva e se ne sentì sollevato, poteva passare sopra tutto quello, non che fosse uno stupido, aveva immaginato che tipo di cose potessero aver fatto, ma aveva bisogno di avere da lui quell’ultima certezza.
Il più piccolo socchiuse gli occhi, portando una mano sulla guancia di Arioka, lasciando che poi uno strano silenzio calasse tra loro.
“Ryosuke” lo chiamò piano Daiki, vedendo l’altro sollevare gli occhi su di lui, “ti prego parlami… dimmi cosa pensi, io farò…”
“Non farlo più. Mai più. Non voglio più sentirmi così, Daiki.”
“Vuoi… vuoi ancora stare con me?” si sorprese il più grande e Ryosuke sorrise.
“Sì, io ti amo” ammise, stringendosi nelle spalle. “Ti amo, Daiki e voglio che continuiamo a stare insieme, ma voglio essere l’unico per te. Io non voglio dividerti con nessuno. Sono geloso da morire di te e quando non ci vediamo io sto male, ti penso sempre e ti voglio solo per me!” parlò serio, guardandolo negli occhi, stringendogli la maglietta con una mano.
“Sì, sì, Ryo, te lo prometto. Non farò mai più nulla di così stupido. Io non ti merito!” gli disse, passandogli una mano sulla guancia, sollevato di non averlo perso, giurando a se stesso che avrebbe protetto quello che avevano con tutte le sue forze, da quel momento in avanti, perché anche se per un attimo, aveva temuto il peggio e non avrebbe sopportato una vita senza Yamada.
“Già, forse è vero” mormorò di rimando Ryosuke, alleggerendo la tensione, sorridendo appena. “Ho una richiesta però…” chiese subito dopo.
“Tutto quello che vuoi, Ryo” gli disse prontamente Arioka.
“Abbracciami, Daiki” chiese. “Stringimi, per favore” gli disse, sollevando le braccia attorno alle spalle del più grande e sentendo l’altro circondargli la vita e passare sulla schiena, stringendolo contro di sé.
“Ti amo, Ryosuke” mormorò al suo orecchio e desiderando con tutto se stesso di non lasciarlo andare mai.