Everything - 3. Terzo Appuntamento

Dec 14, 2010 15:56

E in questa vita pazza, e attraverso questi pazzi tempi
sei tu, sei tu, che mi fai cantare
sei ogni frase, ogni parola, sei tutto.

La piuma grattò sulla pergamena, tracciando le ultime righe del rapporto. Finalmente avevano incastrato il sospettato. Infatti questi aveva avuto la malaugurata idea di usare la Polisucco per uscire di casa, peccato avesse dimenticato il trascurabile fatto di non poter utilizzare D.N.A. babbano come ultimo ingrediente e la pozione aveva avuto un effetto collaterale piuttosto raccapricciante. Ted e la sua partner avevano sentito le sue urla ad un isolato di distanza ed erano intervenuti giusto il tempo per portarlo al San Mungo.
Ovviamente, la noia di scrivere il verbale toccava a lui.
Una tazza di caffè venne posata sulla sua scrivania e, alzando lo sguardo, incontrò gli occhi verdissimi del suo padrino, nascosti dietro un paio di occhiali dalle lenti rettangolari, ed il suo sorriso gentile.
«Katrine ti ha scaricato la rogna, vedo» esordì Harry, poggiando i fianchi contro la sua scrivania e portandosi alle labbra la propria tazza.
«Già. Grazie, Capo» replicò, accettando il caffè. Una vera è propria grazia, vista l’ora; poteva considerarsi troppo tardi o troppo presto, a seconda dei punti di vista. Per lui era semplicemente troppo.
«Riposo, soldato» ribatté scherzosamente il Capitano Potter, dandogli ad intendere che non era lì in veste di suo superiore. «Allora, mio figlio ieri ha passato la notte da te?» domandò in tono discorsivo.
«Sì» confermò Teddy, prendendo un primo sorso della bevanda calda.
«Uhm… congratulazioni» asserì il suo padrino e per poco lui non ci restò secco, soffocato da quel primo e agognato sorso, che gli risalì su per il naso.«C… come, scusa?» tossì, quasi cianotico.
«Teddy, sono vecchio e miope, ma non sono scemo» gli fece presente «Sapevo che  era solo questione di tempo, e se James manca di casa ed il giorno dopo vedo entrambi con dei vistosi segni sul collo, non ci metto molto a fare due più due».
In quel momento, l’Agente Lupin desiderò con tutto sé stesso essere morto soffocato dal caffè, sarebbe stata una fine più dignitosa.
«Non stiamo davvero affrontando questo argomento» mormorò incredulo, era ancora peggio di quando, a dodici anni, zio Harry gli aveva fatto il discorso delle api e dei fiori.
«Temo di sì, figliolo» sogghignò questi, con un brillio negli occhi che gli ricordò perché Albus Severus era un Serpeverde; da qualcuno doveva avere pur preso.
«Io… io…» smozzicò, non sapendo esattamente cosa dire, ma Potter Sr. ebbe pietà di lui.
«È tutto okay, Teddy, davvero» lo rassicurò, posando una mano sulla sua spalla. Il suo tocco aveva sempre avuto un effetto terapeutico su di lui, lo calmava meglio di un litro di camomilla.
«Me lo aspettavo. Fin da quanto hai fatto outing, mi è bastato guardare gli occhi di mio figlio per sapere che nulla l’avrebbe fermato. L’ho visto rincorrerti per tutta la sua vita ed ora… be’, è diventato grande abbastanza da raggiungerti e tenere il tuo stesso passo. Mi sono rassegnato da tempo al fatto che non mi darà dei nipotini» gli spiegò e nel suo sguardo paterno Ted non lesse nessun rimprovero, solo apprensione.
«Non ti ho… deluso?» chiese, prima di riuscire a trattenersi.
«Deluso, tu? Oh, per Godric, Ted… no! Sono fiero di te, lo sono sempre stato. Tutto ciò che voglio è vederti felice, e so che hai bisogno di Jamie almeno quanto lui ha bisogno di te. Sono solo… preoccupato, come qualunque genitore. Ma mi fido di voi e siete grandi abbastanza per prendere le vostre decisioni. Volevo… volevo solo farti sapere che sono dalla vostra parte, okay? E non vi escluderò mai dalla mia vita» asserì, scompigliandogli i capelli.
Lupin provò l’impulso fortissimo ed un po’ infantile di abbracciarlo, ma si trattenne, perché aveva ventiquattro anni - diamine! - ed erano comunque in ufficio.
«Grazie, Harry» rispose solo, cercando di nascondere la propria commozione. A volte pensava che, se suo padre fosse stato ancora vivo, sarebbe stato proprio così: presente, forte e gentile come Harry. Era il suo eroe, e non certo perché aveva salvato il Mondo Magico un numero oltraggioso di volte; era davvero felice che i suoi genitori avessero scelto lui come suo padrino.
«Bene, ora concludi quel verbale e sparisci, Agente Lupin. Va a casa a dormire. Dormire, okay?» concluse Potter, tornando nei panni del Capo Dipartimento e dileguandosi insieme al proprio caffè. O forse fuggendo era la parola giusta. A quanto pare quei momenti lo imbarazzavano ancora a morte, anche se faceva di tutto per non dimostrarlo.

*°*°*°*°*

Alle otto in punto Teddy si Smaterializzò davanti a Casa Potter, più nervoso di quanto desiderasse. Non sapeva se Harry, o lo stesso James, avessero già parlato della loro relazione al resto della famiglia e la sola idea lo metteva fin troppo a disagio. Ad ogni modo, non era lì per quello.
Aveva un appuntamento con il suo ragazzo - Merlino, doveva ancora farci l’abitudine a definirlo così - e… era possibile che, dopo un solo giorno, già non stesse nella pelle dalla voglia di rivederlo?
“Già, mi comporto proprio da idiota, quando si tratta di Jamie” sospirò, prima di bussare alla porta.
Quando questa si aprì, ad accoglierlo non furono gli occhi castani che sperava ardentemente - e miracolosamente, visto che ritardo era il terzo nome non ufficiale di James - d’incontrare, ma un paio verdissimi e liberi da fastidiosi occhiali.
«Ehi, Teddy» lo salutò Albus, radiografandolo dalla testa ai piedi con quel suo sguardo fin troppo arguto. «Uhm… sei una favola. Suppongo che tu non sia qui per la cena».
«Ehm…» ma perché quando era agitato si trasformava in una parodia di zio Harry nei suoi momenti peggiori, perché buona Cosetta? «Infatti, sto aspettando tuo fratello» ammise nervoso.
Il secondogenito dei Potter si scostò per farlo passare: «Un appuntamento?» domandò con un sorriso angelico ed una casualità per nulla convincente.
“Dannati figli di Salazar” pensò tra sé, ma un frastuono proveniente dalle scale e simile alla cavalcata di un ippogrifo lo salvò in corner.
«Levati di mezzo, ragnetto» James Sirius apostrofò il Serpeverde di casa con la consueta gentilezza.
Il piede di Albus Severus si allungò per errore rischiando di far inciampare suo fratello maggiore: «Buona serata, cane pulcioso» replicò con un occhiolino, chiudendogli la porta in faccia.
Decisamente avevano un modo tutto loro di volersi bene.
Senza perdere tempo, il Grifondoro lo afferrò per una manica e lo trascinò verso il garage, al riparo da occhi indiscreti.
«Passo a prenderti alle otto. Una lettera molto loquace, Teddy» esordì, a mo’ di saluto, intrappolandolo tra il proprio corpo e la moto.
«Be’, non vorrai che ti rovini la sorpresa?» replicò, circondandogli la vita con le braccia - non prima di aver gettato una lunga occhiata attorno a sé.
«Oh, quindi c’è una sorpresa» sogghignò il ragazzo compiaciuto.
«Esatto, quindi se vuoi scoprire di cosa si tratta dovrai cedermi le chiavi della Harley» affermò il più vecchio.
«Ma non penso proprio» ribatté prontamente Jamie, «Se le vuoi, dovrai guadagnartele» continuò con sguardo allusivo.
In un lampo, Ted lo bacio sulle labbra, e poi lo fece ancora, ancora e ancora, dandogli a malapena modo di sentire la punta della sua lingua contro la propria. «Basta come anticipo?» domandò.
«Uhm… non sono ancora molto convinto» affermò l’altro, allora l’Auror mise una mano dietro la sua nuca e lo attirò a sé per un bacio ben più deciso, stordendolo per un minuto intero.
James si staccò ridacchiando, leggermente affannato: «Okay, okay andiamo» concesse, consegnandogli il proprio mazzo di chiavi.
Cavalcare quel mostro di metallo fu eccitante in una maniera sottile ed oscena, che gli fece capire perché il compagno lo amasse tanto; sentire il rombo del motore tra le gambe, il vento che gli schiaffeggiava la faccia ed il petto di James premuto contro la propria schiena era semplicemente perfetto. Un brivido che una scopa da corsa, per quanto favolosa, non avrebbe mai potuto regalargli.
Cominciò a scendere di quota quando intravide un ammasso ti tende colorate e luci abbaglianti, ed atterrò a distanza di sicurezza da quel complesso allegro e rumoroso.
«Un luna park?» chiese conferma il ragazzo seccato «Ted, non ho più dieci anni!»
«Oh, quindi lo zucchero filato non ti va?» replicò fintamente dispiaciuto e lo sguardo dell’amico si fece subito titubante. «Avanti, non è soltanto un posto per bambini. Ci sono un sacco di quei giochi pericolosi che ti piacciono, e ti permetterò di trascinarmi su ognuno di essi… ci stai?» lo blandì, attirandolo a sé.
«Be’, se la metti così…» borbottò «Ma voglio una stecca enorme di zucchero filato» patteggiò, facendo il sostenuto.
«Affare fatto!» concordò lui, sorridendo divertito. In fondo conosceva bene il suo pollo.
Mentre si avvicinavano all’ingresso, Jamie lasciò scivolare discretamente una mano nella sua e Teddy fece finta di non accorgersene, ma intrecciò con disinvoltura le dita alle sue e a quel gesto lo vide sorridere con la coda dell’occhio. Merlino, ma era possibile che il cuore gli battesse tanto forte per una sciocchezza simile? Sentiva di essere tornato un ragazzino, davvero patetico.
Potter lo obbligò a prendere lo zucchero filato al primo carretto che incontrarono, dopodiché lo costrinse a salire su ogni montagna russa, ogni ottovolante ed ogni altra attrazione folle, tanto che - dopo più di un’ora - Lupin si sentiva completamente frullato e pronto a svenire. James, però, era così contento che davvero non se la sentì di rovinargli la festa.
Si persero nel labirinto degli specchi ed il Grifondoro non mancò l’occasione di sbeffeggiarlo, quando andò a sbattere contro una delle lastre riflettenti. Peccato che, poco dopo, gli toccò la medesima figuraccia, e a quel punto l’Auror si piegò in due dal ridere. Uscirono da lì che il ragazzo si massaggiava ancora il naso, pestato malamente sullo specchio e per vendetta trascinò il più vecchio sull’autoscontro, ammaccandolo dalla testa ai piedi.
«Ehi… ehi, che ne dici di salire lì sopra?» propose Ted senza fiato, indicando la ruota panoramica.
«Ma è noiosa» obbiettò Jamie.
«E’ rilassante» ribatté l’altro, «Dai, concedimi almeno questa» lo pregò sfinito. Non ne poteva davvero più di essere shakerato come un cocktail, e poi - non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma - voleva passare un po’ di tempo da solo con lui, senza avere centinaia di persone attorno.
«D’accordo, andiamo» sospirò il più giovane, con l’aria di fare un grande gesto magnanimo, per la quale si guadagnò una spintarella seccata.
Mentre facevano la fila, Teddy notò una coppietta baciarsi e si chiese se si potesse davvero pagare il macchinista per fermare il giro nel bel mezzo della scalata, o se fosse una cosa che accadeva solo nei film. James si poggiò contro il suo fianco e gli passò un braccio attorno alla vita, distraendolo. Quando si voltò al suo indirizzo, ricambiando la stretta, il compagno posò morbidamente le labbra sulle sue, in un bacio soffice e più intimo di qualsiasi altro.
Arrossì e sorrise, senza riuscire a contenersi. Merlino, si sentiva così sciocco e innamorato, che quasi si causava il diabete da solo.
«Smielato» lo prese in giro Potter, quando si accomodarono nella cabina e Lupin se lo tirò in braccio.
«Di che ti dispiace» lo sfidò ed il ragazzo sbuffò, senza riuscire a ribattere.
Si agitò su di lui, lievemente a disagio e Teddy fu costretto a piantargli una mano sulla coscia, perché tutti quei movimenti stavano avendo conseguenze decisamente spiacevoli. «Sta buono» lo ammonì.
Il Grifondoro sogghignò malandrino: «Qualcosa non va?» chiese malizioso.
«Sì, mi stai schiacciando i gioielli di famiglia» ammise.
«Oh, scusa» replicò, stavolta sincero, bloccandosi subito. Era qualcosa che non poteva rischiare di rovinare, no? «È solo che… starti seduto in grembo mi fa sentire un poppante» sbuffò.
«Chi è che si fa i complessi, ora?» replicò Lupin, dandogli un buffetto sulla fronte.
«Oh, sta zitto!» s’imbronciò il ragazzo.
«Ecco, bravo, stiamo in silenzio e guardiamo fuori. Okay?» domandò retoricamente, stringendolo meglio a sé.
«Despota» borbottò Jamie, poggiando la testa sulla sua spalla.
«Peste» restituì, pizzicandogli un fianco e perdendosi ad osservare le luci della città.
«A cosa pensi?» lo interrogò Potter, dopo qualche confortevole minuto.
«A niente».
«Non ci credo».
«Davvero. A niente» ribadì sincero, sfregando il naso tra i suoi capelli e chiuse gli occhi quando James si mosse il tanto necessario da catturare le sue labbra.
Durante il resto del giro furono troppo occupati per guardare fuori dalla cabina.
«Ehi, proviamo quello» il ragazzo lo sospinse verso il tiro al bersaglio, una volta che si furono allontanati dalla ruota panoramica.
«Sai come si usa un fucile?» domandò l’Auror dubbioso.
«Farò più punti di te, ci scommetto» replicò semplicemente il più giovane.
«D’accordo. Dieci colpi a testa, che vinca il migliore!» convenne, pagando il responsabile, che consegnò loro le armi giocattolo.
Si piegarono sul bancone, prendendo bene la mira sui palloncini colorati. Li fecero scoppiare uno dopo l’altro, ma all’ultimo colpo Lupin sparò leggermente troppo in alto, mancando il bersaglio.
«L’hai fatto apposta» lo accusò James, guardandolo storto.
«No, giuro. Questi affari sono truccati» asserì, occhieggiando astioso il proprio fucile.
«Complimenti, signore» li distrasse il proprietario, consegnando a Potter un buffo orsacchiotto azzurro dalla faccia molto seria.
«Ma guarda, ti somiglia!» esclamò quest’ultimo divertito, schiaffandogli il pupazzo sul petto.
«Molto divertente, davvero simpatico» ironizzò Ted assumendo, senza saperlo, un’espressione comicamente simile a quella del peluche.
«Va bene, Teddy-Bear, se non ti piace lo tengo io» ribatté il Grifondoro, infilandosi l’orsacchiotto in una delle tasche posteriori dei jeans, facendo in modo che sporgesse solo la testolina imbronciata.
«Questa è una delle cose più gay che abbia mai visto» sostenne Lupin.
«Sì, sì. Usala pure come scusa per fissarmi il culo» replicò il compagno, ancheggiando ostentatamente. «Ho fame, prendiamo qualcosa da mangiare?» aggiunse precedendolo.
Il più vecchio alzò gli occhi al cielo e poi lo inseguì con una breve corsetta, raggiungendolo ad un chiosco. Lì, James si fece preparare un panino con dentro più schifezze di quante Teddy riuscisse a contare e, non contento, ordinò anche una confezione maxi di patatine fritte.
«Ehi, che ne dici se li facciamo incartare ed andiamo a mangiare in un posto più tranquillo?» propose il Metamorfomagus, dopo aver fatto la propria ordinazione decisamente più semplice, ma non per questo molto più salutare.
Il compagno si limitò ad annuire, assecondandolo, curioso di scoprire cosa avesse in mente.
Poco dopo montarono nuovamente sulla vecchia Harley Davidson di Sirius Black e l’Auror salì fin sopra le nuvole per evitare di essere notato dai babbani.
«Sai, guidi meno peggio di quanto mi aspettassi» gridò Potter al suo orecchio, cercando di sovrastare il rumore del vento.
Forse era merito dell’indole ereditaria e un po’ punk di sua madre, ponderò Ted. Ninfadora Tonks era stata una donna decisamente fuori dagli schemi: si era diplomata all’Accademia Auror giovanissima, aveva sposato un Lupo Mannaro, aveva combattuto una guerra pur essendo incinta… ed aveva il coraggio di portare i capelli rosa chewingum. Non era cosa da tutti!
«Sono per un quarto Black» si risolse alla fine a fargli presente, con un certo orgoglio, per altro. In fondo era stato educato da Andromeda Black, una delle poche persone sane di mente in quella famiglia di svitati.
«E per un quarto Potter» continuò James fieramente, stringendolo di più.
«Per un altro babbano» aggiunse lui. D’altronde quella moto era un’invenzione dei non-Maghi, bisognava dare a Cesare quel che era di Cesare.
«Già. Mi spieghi perché ti fai dominare dalla restante parte Lupin?» lo interrogò alla fine il Grifondoro, a mo’ d’accusa.
“Dici così perché non mi hai visto in missione”, pensò tra sé l’Agente Speciale Auror, ma invece replicò: «Sai che ti dico? Hai proprio ragione. È ora di rimediare» dopo di che diede una brusca accelerata che li fece schizzare in avanti e lasciò il ragazzo senza fiato.
Jamie scoppiò a ridere ed ululò felice, puntellandosi sulle sue spalle per mettersi in piedi.
«Sta attento!» lo rimproverò il Metamorfomagus, ma venne subito zittito.
«Oh, pensa a guidare. Avanti, fa ruggire la Bimba!» lo incitò.
Ted scosse il capo, esasperato, ma poi lo accontentò, dando di gas finché il vento non gli fischiò nelle orecchie così forte da far male. Ben presto giunsero in vista delle colline, in aperta campagna e lui cominciò a rallentare, planando poco a poco. Una volta atterrati, evocò una coperta e la stese sull’erba fresca, facendo cenno al compagno di trasferire lì il cibo che avevano portato.
Alzarono lo sguardo verso il cielo; là, lontano dalle luci della City, le stelle era un vero spettacolo, un tripudio di diamanti su velluto nero. Le cicale frinivano in sottofondo, festeggiando il calore estivo, e la brezza piegava dolcemente gli steli verdi e ramati della brughiera.
«Ho dimenticato le cannucce» borbottò Jamie, mentre prendeva il proprio bicchiere di coca-cola. L’adorava, ne approfittava per comprarla tutte le volte che uscivano nella Londra babbana.
«Le ho prese io» lo rassicurò Ted, passandogliene una.
«E io ti ho preso il ketchup» restituì, posando il cartone di patatine al centro.
«Ma non sono per te?» domandò Lupin indicandole.
«Non ti vanno? Guarda che le finisco tutte da solo!» replicò a mo’ di minaccia.
«No, no!» rispose, prendendone subito una. «Sai, oggi ho fatto una chiacchierata piuttosto imbarazzante con tuo padre» continuò, mentre Potter staccava un morso enorme dal proprio panino. Ma era umanamente possibile? Delle volte sembrava un cartone animato.
«Uhm… che ti ha detto?» mugugnò dopo aver inghiottito il boccone.
«In sintesi, mi ha fatto le congratulazioni» spiegò e Jamie per poco non si affogò con la propria bibita. Oh bene, almeno non era il solo ad avere certe reazioni.
«Racconta… nel dettaglio» replicò il ragazzo tossicchiando, così l’Auror gli raccontò di quel travagliato inizio di giornata.
«Hai visto? Ti avevo detto che non sarebbe cambiato niente. La gente non smette tanto facilmente di voler bene a qualcuno, Ted» commentò infine il compagno.
«Zio Harry è solo la punta dell’ iceberg» gli fece presente lui.
«Senti, so che tu sei in qualche modo convinto di doverti guadagnare l’affetto degli altri, ma non è così che funziona. È la stima, la fiducia che si guadagnano. L’amore arriva da solo e se ne sbatte che tu sia d’accordo o meno. Cioè, guarda un po’, ti pare che io vorrei una fratello come Albus? Eppure quella seccatura fa parte della famiglia e sta scritto nel contratto che io gli debba voler bene» James scrollò le spalle, con la sua solita disinvoltura.
Lupin non credé alle sue parole nemmeno per un secondo, era certo che se qualcuno avesse osato insultare Albus, Jamie lo avrebbe preso a pugni senza nemmeno disturbarsi a sfoderare la bacchetta. Aveva questo strano concetto secondo cui solo lui poteva prendere in giro il suo fratellino e chiunque altro ci avrebbe provato l’avrebbe pagata. Blaterava tanto, ma in realtà avrebbe rivoltato il mondo per ogni singolo membro della sua famiglia. Harry riteneva che fosse una caratteristica ereditata da James Potter Sr. in persona; in fondo quell’uomo era morto per sua moglie e suo figlio, e non aveva abbandonato uno dei suoi migliori amici nemmeno quando aveva scoperto che era un Licantropo, anzi, aveva fatto tutto il possibile per stargli sempre accanto.
«Già, ma per l’appunto Al è tuo fratello. Io non sono nessuno, Jamie, sono solo…»
«Cosa? Il bambino che mio padre ha cresciuto come un figlio, un fratello maggiore acquisito per Albus e Lily, il ragazzo che ho ammirato per tutta la vita? Ted, smettila di farti le seghe mentali! Hai una vaga idea di quanto sei importante per noi, per tutti noi? Sai che ogni tanto mio padre si confonde e, quando gli chiedono quanti figli ha, risponde “quattro”? Quattro, Teddy! Non ti accorgi di quanto si rivede in te, di quanto si sarebbe odiato se non fosse stato attivamente presente nella tua vita, se non ti avesse dato la famiglia che lui non ha mai avuto? Ma mi credi tanto scemo da non vedere queste cose, o sei davvero tu che non le vedi?!» esclamò, con ardore crescente «Non si smette a comando di volere bene ad una persona, nemmeno se quella ti delude. E tu di certo non li deluderai solo perché hai fatto una scelta complicata. Devi mettertelo in testa, Ted, tu vali molto più di quello che credi, ed è proprio per questo che la nostra famiglia - tutti noi, nessuno escluso - ti adora!» concluse infervorato.
Lupin rimase immobile, stordito ed investito da quel fiume di parole. Le sapeva, certo che razionalmente le sapeva tutte quelle cose, solo che nel subconscio non era sicuro di meritarle. A dire il vero, ancora non riusciva a credere che James volesse lui, proprio lui, con tutti i suoi problemi, la sua monotonia, il suo carattere lunatico. Era convinto che potesse avere molto di più, ma Jamie aveva scelto lui, e non riusciva a capacitarsi di tanta fortuna.
«Merlino, era un secolo che volevo sputarti addosso tutta questa roba!» sospirò il ragazzo, con l’aria di essersi appena liberato di un gran peso. E, prima di riuscire a controllarsi, Ted artigliò la sua maglietta e lo trasse a sé, baciandolo con violenza e bisogno crescente.
Morse, leccò e succhiò le sue labbra, mentre lo spingeva a stendersi sulla coperta, poi saccheggiò la sua bocca sino a lasciarlo senza respiro e, solo quando i polmoni cominciarono a bruciargli per l’urgente bisogno d’ossigeno, si staccò da lui, posando la fronte sulla sua e permettendogli di riprendere fiato.
«Wow!» ansimò il Grifondoro, con il respiro ingolfato «Cercherò di urlarti addosso più spesso, se il risultato è questo».
Lupin ridacchiò a fatica, anche lui ansimante. «Sei… sei insopportabile. Irascibile, prepotente, invadente, esuberante… e… e sei la cosa più importante che ho» ammise «Sei tutto per me».
James intrecciò le dita trai suoi capelli colorati e rimasero così per minuti interi, respirandosi addosso, in quella notte tanto buia che quasi non permetteva loro di vedersi.
In silenzio, perché non c’era proprio nient’altro da dire.

E in questa vita pazza, e attraverso questi pazzi tempi
sei tu, sei tu, che mi fai cantare
sei ogni frase, ogni parola, sei tutto.
Sei ogni canzone, e io continuo a cantare
perché tu sei tutto per me, sì sì.

FINE.

Note finali: È finita. Ohmiodio-è-finita-davvero! *commossa*
Era un sacco di tempo - più di un anno, a dire il vero - che non scrivevo una fic a capitoli, probabilmente la colpa è di Teddy, visto che anche nell’ultima il protagonista era lui e le sue seghe mentali, e questa storia mi ha causato una quantità di stress incredibile. È stata un parto, giusto per darvi un’idea e la povera koorime - ostetrica ufficiale - mi ha assistita con costanza fino alla fine ed oltre.
Inutile dire che i cuccioli mi mancano già, perché si sa che danno dipendenza, ma questa è un’altra faccenda. Insomma, spero che questa bimba vi sia piaciuta, vi abbia fatto penare il tanto giusto - come tutti i bambini che si rispettino - ma soprattutto vi abbia fatto sorridere.
Grazie a chi mi ha seguita fino a qui, a chi ha lurkato, ma soprattutto a chi ha commentato. E grazie di nuovo - e non credo smetterò mai di prostrarmi ai suoi piedi e coccolarla - a koorime e all’adorabile Chu, altra assistente.
Infine, ancora auguri a Narcissa *-*
E vi rimando alla noticina di koorime :)

Noticina dell’ ostetrica di koorime: questa storia l’ho vista nascere dapprima come una semplice idea e poi crescere e diventare la bella bimba che adesso è qui. L’ho trovata deliziosa e adorabile, con tutti i pensieri  e le paturnie di Teddy e la caparbietà di James, e quando c’è stata l’occasione di potermene prendere cura in prima persona, non ci ho pensato due volte. A ben vendere, dato che Hika è una piccola perfezionista, il mio lavoro è stato davvero minimo, nell’aggiustarle i fiocchetti e lisciarle le piegoline della gonnellina, per poterla presentare in tutta la sua bellezza a Narcissa. A tal proposito, approfitto di questo piccolo spazio concessomi da Hika, per fare tanti auguri a Cissa (nonostante il ritardo XD). E voi, lettori, mi raccomando: recensite! O Teddy riprenderà con le paturnie, perché non si sentirebbe accettato, e Jamie verrà a maledirvi per la sua magra vita sessuale XDDD.

Ah, ultima cosa, poi vi lasciamo in pace XD
Siccome sappiamo che siete esserini curiosi, vi presentiamo i ragazzotti di cui abbiamo parlato tanto. Ovviamente i protagonisti sono gli stessi del bellissimo Bannerino realizzato da DiraReal, ma rieccoli qui in tutto il loro splendore:
Teddy.
Jamie.
Albus Severus (giusto per non farvi mancare niente XD).

Mi raccomando, fermatevi un momento ad ascoltare il bellissimo Fan Mix che alexiel_fay ha creato per questa fic!
E poi ammirate la splendida Fan-Art di milkymou *__*

Potete trovarla anche su:
EFP;
Nocturne Alley;

harry potter: james sirius/teddy, long: everything

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