Fandom: Harry Potter.
Pairing: Albus/Gellert.
Rating: PG.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico.
Warning: Slash, What if…?
Beta:
koorime_yu (dovere coniugale ♥).
Words: 772 (
fiumidiparole).
Summary: E se fosse stato Albus a perdere il duello?
Note: Scritta sul
questo prompt lanciato da
waferkya nel
Labirinto degli Specchi del
Carnival di
grindeldore_ita .
Dedica: A
waferkya per il suo compleanno \0/ Sì, ho biecamente approfittato del fatto che fossi tu ad averla promptata, ma era davvero l’unico What if che mi ispirava XD ci pensavo già da un po’, in realtà. Anyway, tanti auguri, tesoro *spuccia* Buon compleanno e 100 di questi giorni! Spero ti piaccia >_< *Ansia da Prestazione Mode: ON*
DISCLAIMER: Sapete di chi sono, ormai lo sanno anche i muri, e non ho ancora trovato nessuno disposto a pagarmi per ciò che scrivo, quindi…
Golden Cage
La luce delle candele baluginò sulle sbarre dell’enorme gabbia che occupava il centro della stanza. Era una gabbia aggraziata: le sbarre d’oro, sottili ma fitte, s’innalzavano dalla base fino a formare un’alta cupola circolare. Al suo interno, priva di sensi come una fenice addormentata, giaceva quella che - probabilmente - era la creatura più pericolosa del Mondo Magico.
Grildelwald la studiò in silenzio, poggiando una guancia sul pugno chiuso, il gomito puntellato allo scranno su cui era seduto. Si rigirò tra le dita la bacchetta di agrifoglio che aveva sottratto alla creatura e la osservò in silenzio, accarezzandola distrattamente, con l’affetto di chi la conosceva bene, poi la infilò all’interno della propria veste, tenendola al sicuro; non che avesse molta importanza, la figura addormentata era perfettamente in grado di fare a meno di quel veicolo magico.
Osservò i suoi capelli rossi, sparsi sul fondo d’oro della gabbia come arabeschi di fuoco e, non per la prima volta, fu tentato d’infilare una mano tra le sbarre ed allungarla ad accarezzarli. Proprio in quel momento, però, l’uomo imprigionato aprì le palpebre, rivelando due penetranti occhi azzurri incastonati in una frangia di ciglia chiare. Alzò appena la testa, raddrizzando gli occhialetti a mezzaluna storti sul naso aquilino, poi puntò lo sguardo sul proprio carceriere.
«Buonasera, Gellert» esordì con tranquillità, mettendosi seduto e spolverandosi le maniche della veste, come se non si trovasse affatto imprigionato. «Oh, perdonami, dovrei dire buongiorno? Temo di aver perso la cognizione del tempo?»
Grindelwald sorrise alle deliziose buone maniere inglesi, gli erano mancate, doveva ammetterlo. «È ancora sera, Albus» lo rassicurò. «Ti piace il tuo alloggio?» domandò ironico.
Silente si guardò attorno, lisciandosi la corta barba con aria meditativa. «Ho dormito in posti peggiori» sentenziò «Ricordi quella bettola alla periferia della Londra Babbana? Sembrava che il vento dovesse buttarla giù da un momento all’altro» sorrise rilassato.
«I muri sembravano fatti di carta velina» convenne l’altro «E nell’arco di un paio d’ore scandalizzammo buona parte degli avventori con i nostri… Seufzer der Liebe… come si dice nella tua lingua, vecchio mio?» domandò incerto.¹
«Gemiti, mio caro, credo che tu intenda gemiti» rispose pensieroso. «Posso sapere quali sono i tuoi programmi per la giornata, Gellert?» chiese poi con cortesia, ma questi riuscì benissimo a vedere il vero interrogativo che si celava tra le righe: cosa intendi fare di me?
«Pensò ammirerò ancora per un po’ la tua bellezza, amico mio. Privilegi del vincitore, sono certo che comprendi» replicò.
Cinque anni, cinque anni da che aveva messo in moto il suo piano di conquista, cinque anni vissuti in attesa di quel momento, cinque anni in cui aveva aspettato che Albus trovasse il coraggio di uscire allo scoperto ed affrontarlo a viso aperto, cinque anni in cui aveva immaginato infinite volte di misurarsi con l’unico suo pari, cinque anni in cui non aveva mai smesso di sperare di riportarlo dalla sua parte e alla fine dei quali aveva semplicemente vinto. E il vincitore prende tutto.
Albus era potente, oh, così terribilmente potente. Gellert poteva dire in tutta onesta di aver vinto solo perché il suo vecchio amico e amante aveva esitato un secondo di troppo.
«Dimmi, meine Rubin, cosa mi impedisce di invadere l’Inghilterra?» ² domandò retoricamente «Fino ad ora mi sono trattenuto in rispetto al nostro antico legame, ma ora…» continuò alzandosi ed avvicinandosi alle sbarre, sino ad accovacciarsi a terra per essere sulla stessa linea del suo sguardo «… cosa mi impedisce di prendere semplicemente ciò che voglio… tutto ciò che voglio?»
«Quante altre vittime intendi fare ancora, Gellert?» replicò l’interpellato, con sguardo granitico; all’improvviso ogni traccia di gentilezza era scomparsa dal suo volto. «Un tempo progettavamo una rivoluzione, ma questa… questa scellerata campagna… è solo distruzione».
«Tutte le guerre implicano delle morti, vecchio mio» osservò «È questa la differenza tra te e me: io le avevo messe in conto già allora, tu preferivi non pensarci».
«Eravamo due ragazzini, Gellert» obbiettò «Qual è la tua scusa, ora?»
«Scusa?» ripeté l’altro «Non adotto nessuna scusa, Albus, non mi paro dietro ad un dito. Voglio il Mondo Magico, voglio riorganizzarlo a modo mio. Posso e lo farò» asserì convinto. «La vera domanda è: tu cosa farai, meine Rubin? Ti unirai finalmente a me, come avrebbe sempre dovuto essere?» continuò e, no, non riuscì a celare l’accento di speranza che vibrò fra le sue parole.
Silente scosse il capo e voltò il viso per non guardarlo. «Non posso» rispose mestamente «Sai che non posso».
Grindelwald si lasciò sfuggire un anelito stanco. «È un vero peccato» sospirò, rialzandosi in piedi. «Mettiti comodo, allora, mio caro. Ho sempre desiderato chiuderti in una gabbia dorata e tenerti solo per me» concluse, voltandogli le spalle e tornando ai propri impegni.
Aveva una nuova nazione da conquistare.
FINE.
¹. Seufzer der Liebe: sospiri d’amore, in tedesco.
². Meine Rubin: mio Rubino, in tedesco.
Potete trovarla anche su:
EFP.
Nocturne Alley.