DATI
Titolo: Akai Ito
Capitolo: 29 (capitoli precedenti nel
Fanfiction Masterpost)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale
Pairing: Sakurai ShoxOC / Masaki AibaxOC / Matsumoto JunxOC
Rating: PG
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
NOTE
Rientro morbido nella storia dopo questo periodo di pausa dovuto agli esami e alla quantità di roba da tradurre. E' un capitolo molto leggero, tanto per riprendere le fila della storia. Enjoy!
29. Staring at My Own Reflection
«Gliel'hai detto?» domandò mentre si sedevano al tavolo
«Mh?» fece Erina alzando lo sguardo dal bicchiere di frappè da cui beveva avidamente con la cannuccia
«"mh"? Ma "mh" cosa?» sospirò alzando gli occhi al cielo «Per la miseria, quando mi guardi con quell'aria rincretinita e l'espressione da luccio in padella mi vien voglia di prenderti a schiaffi!»
«Hai fatto di nuovo un turno lungo?»
«Come? Sì, ieri, ma cosa c'entra?» fece Tomomi confusa
«Quando fai il turno lungo sei più intrattabile del solito» spiegò la rossa facendo spallucce «Uh! Grazie!» esclamò quando Ying arrivò al tavolo mettendole davanti un piattino con una fetta di torta
«Mentre tu quando perdiamo sei più mangiona» disse la coinquilina ridendo. Quel pomeriggio lei, Tomomi e Ying avevano disputato una partita, fortunatamente era solo un'amichevole, ma avevano perso e questo non faceva presagire niente di buono per il torneo invernale il cui inizio era ormai alle porte. «Mica vero!» esclamò Erina ficcando i dentini della forchetta nel pan di spagna, senza aggiungere altro prima di assaggiarlo
«Ying, Komo fa la gnorri. Tu lo sapevi vero?» domandò la donna con un sospiro, spostando la chioma di capelli corvini e lisci tutta su una spalla «Per questo eri arrabbiata con lei ultimamente»
«Stai parlando di Fujimiya san, suppongo»
«Vedi? Non ci vuole chissà quale intelligenza per capire di cosa sto parlando» indicò la cinese alla rossa «Ti ho lasciato in macchina con lui l'altra sera perchè ci parlassi, quindi ora voglio sapere com'è andata e cosa gli hai detto»
«Sei una ficcanaso, per questo amo Ying, perchè lei non è invadente quanto te» borbottò Erina piegandosi verso l'amica e appoggiando la testa alla sua spalla, strusciandosi come un gatto
«Non cambiare discorso e rispondimi»
«Rispondile Eri chan, altrimenti lo sai che non ti lascerà mangiare in pace la tua torta» pronunciò la cinese addolcendo il tono per convincerla. La rossa sospirò tornando a sedersi composta e prendendo un'altra forchettata della sua torta. «Non ci ho parlato, Tomomirin. Non avrei saputo cosa dirgli» ammise stringendosi nelle spalle
«Non avresti.... non... tu?» farfugliò Tomomi stritolando la forchetta, arrivando a piegarla leggermente
«Usa il mio cucchiaino» disse la cinese togliendole la posata dalle dita e offrendogliene una nuova
«Non capisco perchè ti scaldi in questo modo» fece Erina, finalmente facendosi seria e guardandola in faccia, infastidita
«Quella che non capisce sono io. Rispondi almeno a duna domanda. Cos'è Fujimiya san per te e che rapporto hai con lui? Pensavo di saperlo, ma dato che non abbiamo le stesse reazioni qualcosa mi fa pensare che mi manchino alcuni dei pezzi del puzzle»
«Ero... sono innamorata di Fujumiya Koji» fece per cominciare
«Ma non sei mai stata la sua fidanzata» puntualizzò Ying
«A no? Dopo mesi che ti ho sentito dire che Fujimiya san è l'uomo ideale, dopo che ti ha fatto dei regali -che, per inciso, tu hai accettato- credevo fosse ben chiaro che il vostro era un sentimento ricambiato» insinuò Tomomi
«Questo è un altro discorso. Primo, tra il sentimento ricambiato e lo stare insieme ci passa un abisso; secondo, è vero che li ho accettati ma non sono mai stati regali molto costosi»
«Se li hai accettati significa che hai accettato le sue attenzioni, lo hai spinto a pensare che lo ricambiassi. Pur senza una dichiarazione ufficiale, quindi, stavate insieme» spiegò la donna girando il cucchiaino nel suo te freddo
«Ehi, frena frena frena!!» esclamò Erina «Non ci siamo mai baciati, non mi ha mai detto che gli piaccio»
«Ma è evidente» ribattè l'amica. La rossa sgranò gli occhi e abbassò lo sguardo a fissare la sua fetta di torta maciullata dalla forchetta "E' terribile! Non credevo che persino le mie amiche la pensassero a questo modo" si umettò le labbra con la punta della lingua. «Evidente un corno! Io non mi considero legata a nessuno finchè non mi viene chiesto espressamente. Detesto queste cose dette e non dette tipicamente giapponesi. Io sono troppo stupida per capire queste cose, quindi non sono di nessuno finchè non mi si chiede espressamente una cosa del genere» spiegò la rossa puntando un dito sul tavolo «Stando così le cose, io mi consideravo libera di innamorarmi di altri»
«Un attimo, un attimo. Stando così le cose saresti stata libera, sempre che qualcuno condivida questo tuo bisogno di esplicitare tutto. Ma tu stai saltando un pezzo della storia molto importante: sbaglio o Fujimiya san ti ha chiesto di sposarlo prima che tu cominciassi quell'altro lavoro? Quella stessa sera mi ha chiamato al cellulare dicendomelo, me lo ricordo benissimo. Più chiaro di così!» fece Tomomi sgranando gli occhi
«Dunque.. beh... sì, più o meno credo sia andata così» farfugliò Erina. "Discutere con lei è sempre una sfida all'ultimo sangue, non sono brava con queste schermaglie verbali e ragionamenti complessi, così riesce sempre ad incastrarmi". «Ma non mi ha mai detto "vuoi sposarmi?" o "Fidanziamoci", ha solo fatto la solita allusione giapponese del piffero che io ho interpretato come se fosse stata una richiesta di matrimonio perchè ero tutta contenta. Però non è stato chiaro, ha solo detto una frase che volendo si potrebbe interpretare come se...»
«E tu?» domandò Ying
«Non gli ho risposto. Prima di tutto perchè non era una domanda diretta, secondariamente perchè... non so. Ricopre una posizione più alta della mia all'interno dell'azienda, quindi anche se non lavoriamo nello stesso campo è comunque un mio superiore quindi ho sempre voluto andare avanti con i piedi di piombo. Fa bene il suo lavoro e tutti lo trovano affidabile sia in ufficio che fuori. E' single, con una bella casa fuori città e... è uno dei pochi che non dà peso a ciò che potrebbero dire le persone al vederlo insieme ad una che non sembra nemmeno giapponese. Inoltre è sempre premuroso nei miei confronti, disponibile, chiacchieriamo con molta scioltezza...»
«Quindi ci stai bene insieme e ti piace» incalzò Tomomi
«Non l'ho mai negato. Mi è piaciuto e mi piace, ma...» si bloccò ancora. Non riusciva ad andare oltre i complimenti e le lodi per quell'uomo, che pure qualche mese prima era al centro dei suoi pensieri. «Non stiamo insieme, non siamo mai stati insieme, quindi io non avevo nessun obbligo nei suoi confronti» disse per continuare il discorso «Quindi non sono obbligata a dirgli nulla di Sho kun»
«Infatti non c'è bisogno che tu gli dica nulla» scosse il capo Ying tornando a guardare nel suo yogurt e praline colorate «Tanto adesso tornerai a lavorare in ufficio, non vedrai più quell'altro e lui potrà farti la corte senza che niente sia mai successo»
«Assolutamente no!» esclamò Erina con forza «Non è per questo!»
«Quindi è ancora peggio» disse Tomomi «Non vuoi dirgli nulla perchè riprenda a farti la corte, così da vedere come va a finire con Sho kun e, nel caso finisca male, tornare dal poverino ignaro di essere stato cornificato»
«Tanto è finita con questo Sho kun» ribattè decisa la cinese
«Ma cornificato dove?» esclamò la rossa «Non l'ho tradito! Non stavamo insieme»
«Cosa ne sai tu? Non hai idea di come si guardavano quei due l'altra sera» spiegò la mora a Ying «Sembrava di essere tra e pagine dello shoujo manga più smielato di Ribon*»
«E' una cotta senza peso» si strinse nelle spalle quella
«Ehi!» strillò Erina sbattendo le mani sul tavolo. Nel locale calò il silenzio e alcuni si girarono verso di lei. Nessuna delle tre ragazze disse niente, ma abbassarono lo sguardo sul proprio spuntino facendo finta di niente finchè il brusio del locale non tornò normale e nessuno fece più caso a loro. «Siete impazzite tutte e due?» bisbigliò poi guardandole «Non capisco perchè tu sia tanto convinta che quella per Sho kun sia solo un'infatuazione momentanea, ma non-lo-è. No» pronunciò guardando la coinquilina «Sono seria. Una volta non mi piaceva, l'ho addirittura rifiutato, ma oggi è una persona completamente diversa. Non è solo bello da morire, ma parlo con lui con una scioltezza che con Fujimiya san non ho mai avuto. Noi scherziamo, ci prendiamo in giro, ridiamo, sento di parlare con lui come se fossimo alla pari: mi tratta con molta gentilezza, ma non è la cortesia svenevole di un corteggiatore, è la delicatezza di una persona che mi rispetta. In questo periodo mi ha sostenuto quando avevo dei problemi, mi ha rimproverato quando esageravo, ha sempre fatto in modo che mi sentissi a mio agio in un ambiente non mio» spiegò con voce ferma «Mentre ci tengo a precisare che non ho cornificato nessuno» aggiunse guardando ora Tomomi «Non eravamo fidanzati, non uscivamo insieme. Mi ha fatto la corte e mi ha fatto una velata proposta a cui io non ho mai risposto» concluse inacidita. L'amica la osservò attentamente «Bene, quindi da quel che dici tra te e Fujimiya san non c'è nulla e adesso sei completamente innamorata di Sho kun» Erina non rispose, quindi lei si piegò sul tavolo e la guardò dritta negli occhi «Ma per il tuo collega non è così, è chiaramente ancora innamorato di te, quindi, se sei veramente questa grande amante delle cose dette chiare come stanno, perchè non sei andata da quel povero uomo e non gli hai detto che sei innamorata di un altro?» domandò lapidaria, socchiudendo gli occhi, guardandola arrabbiata. La rossa deglutì abbassando lo sguardo, non riuscendo più a sostenere quello dell'amica. «Bene, mi fa piacere che tu stia cominciando a capire» disse Tomomi, con un sorrisino amaro «Ora dovrebbe esserti chiaro perchè sono arrabbiata con te: quello che stai facendo si chiama "tenere un piede in due scarpe" e...»
«Non è vero! Non sto facendo una cosa del genere, ho solo...» tentò di difendersi la rossa
«Zitta» le intimò «Komo, ti conosco bene: non sei una ragazza cattiva, non faresti il doppio gioco; e posso capire come tu sia finita in questa situazione. Vuoi veramente bene ad entrambi: Sho kun è bello, simpatico, intelligente e brillante, ma è un personaggio particolare, una storia con lui sarebbe una completa incognita senza contare tutte le variabili del caso; Fujimiya san è un uomo affidabile, che ti ama e che ti darebbe tutto se tu glielo chiedessi, una relazione con lui andrebbe liscia su binari prestabiliti e avresti l'amore di una persona che ti apprezza come sei. Dato che non sai scegliere stai tacendo questa situazione ad entrambi perchè sei confusa, ma ammettilo... lo fai anche perchè ami Sho kun più di Fujimiya san, ma se con il personaggio fantastico non dovesse funzionare ti farebbe comodo poter tornare dall'uomo ordinario».
Erina continuava a rigirare lo stesso pezzo di torta nella ciotola di panna soffice, senza veramente pensare a ciò che faceva, ma semplicemente affranta. Tomomi aveva appena detto ad alta voce ciò che per giorni e giorni non aveva mai voluto ammettere nemmeno con se stessa, perchè era proprio come aveva detto e sapeva che era un atteggiamento ingiusto, ma aveva tanta paura di rinunciare all'uno o all'altro che aveva preferito lasciare in un angolo della sua mente l'idea di quanto quei sentimenti fossero sbagliati.
"Avrò esagerato?" si domandò incrociando le braccia "Oh, al diavolo! E' vero che non sarebbe così cattiva, ma è comunque un atteggiamento che non condivido e lei evita di ammettere di star facendo proprio così: se non lo realizza non smetterà e se non smetterà farà del male a qualcuno e a se stessa, a quel punto sarà depressa per un tempo imprecisato, piangerà e chissà quando riavremo la nostra stupida Komo. Ci sono già passata una volta, non ho intenzione di far rivivere a me e a lei un periodo del genere". Ying si alzò in piedi, seccata «Sono stufa di starvi a sentire, me ne torno a casa» sbuffò recuperando il suo borsone
«Di già?» domandò Erina «Ma dobbiamo aspettare Kokoro chan»
«Non sono tenuta ad aspettare le tue amiche con te, nè ad ascoltare i vostri discorsi sugli uomini che ti piacciono» le spiegò nervosamente prendendole dal vassoio le cose che aveva finito: sembrava arrabbiata con lei, ma le stava sparecchiando i piatti facendole gentilmente un favore. Tomomi la osservò "Ancora non ho capito da che parte sta. Solitamente è ultra protettiva con Erina, quindi pensavo l'avrebbe appoggiata qualsiasi cosa avrebbe fatto, come suo solito. Quando poi ho capito che il motivo per cui ultimamente sembrava essere arrabbiata con lei poteva essere questo ho pensato che per una volta sarebbe stata dalla mia parte nel far capire a Komo quanto sia nel torto... eppure ancora non posso dire di essere sicura che sia così. Più che dalla mia parte sembra semplicemente contraria a Sho kun. Eppure non dovrebbe nemmeno sapere chi è" ragionò. «Lasciala andare. Ci vediamo agli allenamenti di settimana prossima» la salutò. La cinese le rispose poi disse qualcosa nella sua lingua ad Erina e se ne andò.
«Ultimamente si arrabbia spesso» mormorò la rossa «Proprio con me e tutte le volte che parlo di uomini»
«Te ne sei accorta? Miracolo...»
«Dopo le ultime volte ho cercato di fare più attenzione ai momenti in cui si innervosiva e ho notato che erano tutti momenti come questi. Mi sa che anche lei non condivide il mio atteggiamento, come te»
«Non so» fece spallucce lei «Piuttosto, dato che la tua amica non è ancora arrivata, ne approfitto che siamo noi due per chiederti una cosa»
«Non mi hai già strapazzato a sufficienza?» sospirò Erina
«Egocentrica, non voglio parlare di te. Ho già detto quello che mi premeva e adesso voglio solo che ci ragioni su e basta. No, voglio chiederti una cosa che riguarda me»
«Oh, è raro che tu abbia qualcosa da confessarmi» abbozzò un sorriso quello
«E' una velata insinuazione al fatto che ho poca vita sociale e quindi poco da raccontare?» chiese acida
«Non era mia intenzione, ma capisco che potrebbe suonare così, sì» si giustificò «Allora, cos'è che vuoi dirmi?»
«Non voglio dirti niente, voglio solo chiederti se pensi ci potrebbe essere una seconda occasione per incontrare Matsumoto Jun» disse tutto d'un fiato. Si pentì il secondo dopo. Lei ed Erina affrontavano le questioni amorose in maniera completamente differente: l'amica si eccitava ed emozionava per qualsiasi cosa, rideva come una scema e cadeva in uno stordimento peggiore di quello che la colpiva normalmente, lei invece era razionale, rifletteva su ogni cosa, affrontava le situazioni con la dovuta pacatezza e prudenza. Data la differenza sapeva che parlare di amore davanti a lei significava scatenarle meraviglia ed eccitazione che a lei davano invece molto fastidio. L'amica la guardò con gli occhi sgranati «Tu... ah...» balbettò "E' la calma che precede la tempesta? Se scoppia in una scena di gioia e risolini la ammazzo". «Frena il tuo entusiasmo» cercò di correre ai ripari «E' solo una persona interessante»
«Sì, certo» annuì la rossa, stranamente contenendosi «Ti ho visto parlare con un sacco di uomini, di persone in generale, ma veramente con poche parli in maniera sciolta»
«Sono poche le persone interessanti con cui penso valga la pena di fare una bella chiacchierata» si giustificò stringendosi nelle spalle
«E Matsujun è uno di questi» fece un sorrisetto «E' per questa tua rigidità che hai tanti problemi sul lavoro sai?»
«Sbaglio o hai una laurea in economia? Evita il campo della psicologia del lavoro» sbuffò appoggiandosi con la schiena alla sedia, era ancora piegata in avanti da qualche minuto. «Va bene, quindi Matsujun è un uomo interessante. Il fatto che sia anche bellissimo è secondario, giusto?»
«Negare che sia bello sarebbe come negare che tu sia stupida» sospirò Tomomi muovendo una mano nell'aria con aria di sufficienza
«Ehi!»
«E' una persona interessante» ripetè «Non devo stare qui a giustificarmi con te sul perchè mi sia piaciuto parlare con lui, ma sono stata bene. la sua mente è brillante, sa ragionare, è anche molto inquadrato, deciso nelle sue posizioni, eppure è stato capace di sostenere delle discussioni leggere e di sparare idiozie al tuo livello come niente fosse». Non stava mentendo, stava solo omettendo parte della verità. Non voleva raccontarle dei discorsi avuti con lui e di quanto l'avessero interessata: nonostante l'aria solare e la risaputo allegria degli Arashi c'era qualcosa che affliggeva quel ragazzo, qualcosa di profondo che lo portava a pronunciare frasi ben più ciniche delle sue, eppure invece di deprimersi tentava di affrontare il suo tormento tenendo lo sguardo alto, guardando avanti a sè. Era veramente così forte? E cosa lo spingeva a sforzarsi di reagire a quel modo?Erano due giorni che se lo chiedeva incuriosita, ma allo stesso tempo non riusciva a considerare con la giusta razionalità quei suoi pensieri: ogni volta che ripensava ai loro discorsi non poteva fare a meno di ricordarsi anche il suo viso alla penombra del locale, la sua voce dal timbro profondo e la cadenza gentile. Perchè il suo sorriso qualche sera prima era triste, ma riusciva anche a mostrare una pennellata di genuina allegria, per niente contraffatta? «Sono abituata ad avere a che fare con gente fissa sulle proprie idee in ospedale, ma solo perchè qualcuno sa il fatto suo sul lavoro non significa che sia anche intelligente» continuò a spiegare «Sai quanti medici sono perfettamente rispettabili quando ti analizzano la cartella di un paziente, ma risultano essere solo degli stupidi omuncoli volgari una volta davanti ad un boccale di birra? Al contrario altri sono brillanti nel sostenere una conversazione, ma una volta in corsia deve dirgli anche come si fa a scrivere altrimenti non si compilerebbero nemmeno una cartella clinica?»
«Lo so, solitamente non fai che lamentarti della gente sul tuo posto di lavoro, uomini o donne che siano» annuì Erina «Ma con Matsujun ci hai solo bevuto un analcolico, cosa ne sai di come potrebbe essere nel resto della sua vita?»
«Per questo ti ho fatto quella domanda, cretina» spiegò storcendo il naso «Perchè davanti ad un analcolico è stato abbastanza convincente da farmi venire voglia di scoprire dell'altro»
«Ho capito. Sinceramente non saprei come fare... ma vedrò di capire se si può combinare un'altra occasione a cui portarti» annuì la rossa
«Grazie» sospirò finendo il suo te freddo. Osservò il ghiaccio, ormai poco più di due piccoli pezzettini sul fondo del bicchiere, e mandò giù tutto. Lo rimise sul sottobicchiere e sospirò. «Ti piace?» domandò l'amica
«Sì. Per ora» rispose tirando il proprio borsone verso di sè «Ma sai, per la gente normale non è tutto bianco e nero: mi piace o non mi piace. Ci sono molte sfumature. Per quello che lo conosco mi piace, sì, ma non posso dire che "mi piace" perchè non ci ho passato che poche ore. Ma so che al posto mio potresti dirlo: tu ti fai guidare troppo dall'impeto dei sentimenti»
«Tu invece lo fai troppo poco e ragioni troppo» le fece notare
«Cosa che tu fai molto raramente invece»
«Fortuna che ci siamo trovate allora» concluse «Vai via?» domandò quando Tomomi si alzò in piedi
«Si, voglio scappare prima che tu mi faccia altre domande e cominci a riempirmi la testa di pensieri troppo positivi. Voglio tenere i miei piedi ben saldi a terra. Tu sopravviverai ad aspettare la tua amica da sola qui?». Erina guardò l'orologio e annuì «Dovrebbe arrivare tra poco, quindi penso di sì» rispose
«Bene, ci sentiamo» salutò lasciandole la sua parte dei soldi
«Posso pagare io» fece notare la rossa
«Ti ho sgridato fino a poco fa e nonostante questo sei stata ad ascoltarmi quando ho avuto bisogno di te. Pagare la mia parte è il minimo» spiegò la donna posando le monete sul tavolo
«Sei troppo carina quando fai così» ridacchiò
«Vaffanculo» borbottò prima di andarsene a larghe falcate. Aveva ammesso l'inammissibile. Odiava quei discorsi da femminucce "mi piace tizio, mi piace caio", ma non sarebbe mai riuscita a rivedere Matsumoto Jun se non avesse chiesto una mano ad Erina.
Oltrepassò l'arco di palloncini colorati e si avviò lungo la discesa affollata di Takeshita Doori** tenendo la mano artigliata alla borsa. Non le piacevano molto i luoghi affollati. Oltrepassò un paio di negozietti di borse e vestiti e una bancarella di crepe dolci. All'incrocio con un negozio di cianfrusaglie luccicanti e vestiti vide Erina attenderla. «E' molto che aspetti?» domandò raggiungendola
«No, stavo bevendo qualcosina con alcune amiche fino a poco fa» rispose scuotendo il capo
«Perchè sei conciata in questo modo?» la squadrò: indossava dei pantaloncini corti e attillati e una felpa larga dagli stessi colori. «Tornata da una partita» ripose sistemandosi la borsa sulla spalla
«Vinto o perso?»
«Domanda di riserva?» disse facendo un sorriso forzato e avviandosi lungo la strada «Scusami Kokoro chan, è qualche giorno che non ci sentiamo. Avrei dovuto farmi viva»
«Non devi scusarti, io stessa l'ultima volta non ero tanto in me» scosse il capo la giovane «Piuttosto, com'è andata la serata con Sho kun?» domandò con un sorrisino malizioso
«Aaaaah!! Volevo morireeeee» farfugliò ridacchiando e prendendo l'amica sottobraccio «Eravamo a tanto così, taaaaanto così» spiegò facendo segno con le dita
«Vuoi dire che ancora non l'hai baciato?» domandò sorpresa
«Che? No, chiaro che no! Voglio dire... era solo la prima volta che uscivamo insieme» rispose arrossendo «Tu mica avrai baciato Aiba chan alla prima occasione» spiegò aggrottando le sopracciglia
«No! Certamente no, è lui che l'ha fatto» spiegò per poi tapparsi la bocca con la mano libera
«Cosa? Cosa? Cosa?» chiese Erina sgranando gli occhi «Aiba chan... l'ha fatto lui?»
«Ehi, se lo dici così sembra una cosa equivoca. E' stato lui il primo, sì, ma comunque non importa più cos'è stato. Credo proprio sia finita» concluse lapidaria mordendosi il labbro inferiore. Rimasero entrambe in silenzio mentre si facevano strada tra le folla di giovani liceali alla moda e gruppetti di stranieri in viaggio. "Dev'essere così. Ormai non sento Aiba da quando ci siamo visti al negozio. Ogni giorno rimpiango il mio comportamento di quel giorno, ma in parte so che ho fatto la cosa giusta... credo: sono solo stata onesta, anche se l'onestà ha ferito entrambi". «Scusami» sussurrò la rossa stringendo il suo braccio: non l'aveva guardata in faccia, perchè era una ragazza gentile, ma aveva capito che lei stava per mettersi a piangere. Aiba le mancava, ora che tra loro sembrava essersi creata quel silenzio angosciante pensava a lui ancora più di quando non c'era alcun problema: cosa significava? Pensava a lui ogni momento della giornata, continuava a tornare con la mente a tutti i momenti vissuti insieme, sia prima che dopo essersi messi insieme: quel primo bacio rubatole lungo la strada di casa, la giornata passata a dipingere tutti insieme, la sua dichiarazione e il silenzio di Masaki, la corsa che lui aveva fatto per rivederla prima della partenza, quando avevano parlato per chiarirsi dopo il suo ritorno, le torte che avevano scelto solo per il loro colore. «Non ho nessuno a cui rivolgermi» disse con un filo di voce «Cosa devo fare?» domandò. L'altra non rispose subito. Dopo qualche passo fece deviare la loro passeggiata verso la vetrina di un negozio di vestiti sulla destra e si misero entrambe a fissarla senza reale interesse. «Sai oggi un'amica mi ha sgridato perchè sto sbagliando tutto: sono innamorata di due persone, ma non voglio prendere una decisione per paura di rimanere da sola se con Sho kun non funzionasse o per timore che rinunciando a lui perderei l'occasione di una vita» spiegò la rossa «Io non sono nemmeno tanto brava a scovare tutti questi risvolti psicologici, quindi non ti sgriderò. Ma ti dirò solo quello che ti avevo detto quando ci siamo sentite l'ultima volta: parla con lui» concluse lasciando il suo braccio e mettendo le mani dietro la schiena, piegandosi in avanti per osservare meglio un vestito nella vetrina. "Parlare con lui... dovrei dirgli tutti i miei dubbi. Se poi mi dicesse che con queste paure non sono tagliata per essere la sua ragazza?" si domandò guardando a terra "Ma non c'è altra soluzione, vero? E' tanto semplice che spaventa. Non ci sarei mai arrivata o ci avrei girato intorno pur di non pensarci... si può veramente sgridare qualcuno che, pur sbagliando, è chiaro che non lo fa con cattiveria?" osservò Erina e fece un mezzo sorriso. «Ho solo un problema» disse dopo quei minuti di silenzio
«Sarebbe?» chiese lei alzando lo sguardo
«Non voglio parlargli al cellulare, non ho nemmeno il coraggio di fare il suo numero. Sono terrorizzata all'idea di parlargli, come faccio quindi?»
«Ti metti in condizioni di non poter fare diversamente» rispose con semplicità l'amica, stringendosi nelle spalle
«S-sarebbe?» domandò perplessa, sembrava le stesse dando una risposta scontata, ma lei ancora non capiva
«Ossia vai tu da lui, ci parli a quattrocchi. Così non potrai scappare, sarai in trappola!» ridacchiò
«Andare io da lui? E come? Quando?» perchè detto da Erina tutto sembra semplice, ma poi ripensato da lei sorgevano mille dubbi?
«Tra due giorni. Ci introdurremo agli studi della Fuji TV, ho ancora il mio pass di collaboratrice. Registrano VS Arashi quel giorno. Andrò nei camerini e lo porterò da te»
«Come?» esclamò guardandola con gli occhi sgranati «Vuoi intrufolarti negli studi televisivi? Mentre stanno lavorando oltretutto! Non ti sembra da irresponsabili andare a disturbarli proprio quando hanno da fare?»
«Ehi, io ho un pass regolare, sarai solo tu l'infiltrata» le spiegò con un sorriso innocente «Andiamo in pausa pranzo, dovrebbero aver quasi finito e così daremo poco fastidio. Poi non è che devi raccontargli la tua vita, basta che chiarisci le cose pi urgenti e gli chiedi di mettervi d'accordo per incontrarvi. Saresti a cavallo! Figurati se quel tenerone di Aiba chan ti dice di no, anzi... potrebbe quasi chiederti di aspettarlo per la fine delle riprese» riflettè tornando a guardare la vetrina
«Tu sei pazza» sospirò Kokoro
«No, sono solo un po' egoista. In realtà voglio vedere Sho kun dopo quello che è successo perchè voglio vedere come si comporta. La tua situazione è un'ottima scusa per accompagnarti e prendere due piccioni con una fava» spiegò a mezza voce. La giovane scosse il capo: quella non era solo l'unica persona cui potesse parlare di Aiba Masaki, ma era anche l'unica che avrebbe potuto sostenerla in quel modo avendo lavorato con gli Arashi stessi. "Cosa ho fatto di buono per meritarmi due angeli come Aiba ed Erina?" si domandò incrociando le braccia, incredula. «Vuoi quel vestito?» domandò allora, notando che la rossa continuava a guardare con insistenza la vetrina
«E' carino... e sono depressa perchè abbiamo perso»
«Ti accompagno a provarlo» annuì Kokoro spingendo la porta del negozio
«Sul serio?» domandò quella allegra
«Mi sembra di capire che i miei consigli sull'abbigliamento per la serata con Sho abbiano dato i suoi frutti, quindi ritengo di poterti dare un altro consiglio una volta che ti sarai provata quello» le spiegò ridendo divertita. Era come con Aiba, bastava una frase a spazzare via ogni preoccupazione e tristezza, bastava la loro sola presenza, con il loro riso contagioso, la loro dolce ingenuità, e i problemi riprendevano la loro giusta dimensione. Aveva paura, era vero, una paura terribile, ma era certa che quella era il tipo di persona che le piaceva, quello era il tipo di uomo di cui si era innamorata e che voleva al suo fianco. Avrebbe scacciato anche le sue paure, ora ne era certa.
*Ribon è una rivista contenitore mensile di manga di genere Shoujo
**Takeshita Doori è la via principale e più caratteristica di Harajuku (quella che fanno sempre vedere quando si parla di Harajuku... come se il quartiere finisse tutto lì -.-)