DATI
Titolo: Akai Ito
Capitolo: 27 (capitoli precedenti nel
Fanfiction Masterpost)
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale
Pairing: Sakurai ShoxOC / Masaki AibaxOC / Matsumoto JunxOC
Rating: PG
Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Trama: Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
NOTE
Incredible! I did it!! O_O
Anbelivabol!
Sto capitolo è stato un parto T___T
1) perchè ho dovuto muovere per bene un personaggio che non avevo mai dovuto muovere bene prima. Entrare nella sua psicologia, capire come si comporterebbe, etc... 2) perchè questa serata/appuntamento è un momento importante, devono succedere tante cose (tante anche piccole, ma comunque importanti) e rischiavo continuamente di fare un capitolo pieno di roba mal raccontata, che senso ha infarcire una storia di tanta bella roba se poi la forma fa schifo?; 3) perchè il capitolo ha cominciato a diventare lunghissimo O.O allora l'ho spezzato e mi son dedicata per bene a questa prima parte; 4) perchè volevo il colpo di scena, ci tenevo a lasciare sbalordito chi legge quando finalmente capisce chi è la persona che ho pensato per Jun ^^
Questo personaggio ancora non lo si conosce bene, lo so, ma sono curiosa di sapere le prime impressioni: l'avreste mai detto? Ce li vede insieme quei due?
Comunque... amo Jun T_T mi manca Kaze... devo scrivere più spesso di lui, è troppo bello! (e poi mi riesce bene, nel senso chemi viene senza problemi: se poi riesca bene nel senso che racconto roba bella... sta a voi dirlo, non a me!)
27. Keep on Walking
Uscì dalla stanza e si avviò lungo il corridoio camminando a passo spedito. Entrò nell'ufficio che non c'era ancora nessuno: era stata la prima a finire. Si abbandonò sulla sedia sbuffando e mosse il mouse per far riaccendere lo schermo del computer. "Vedi tu se oltre a finire a quest'ora mi tocca pure stare fuori la sera per fare compagnia a quella benedetta ragazza. Ma se deve uscire con qualcuno non può fare da sola? Deve proprio tirar dentro anche me? Come se fossi la donna più libera di questo pianeta: ma prego, tanto mi giro i pollici quindici ore su ventiquattro e le rimanenti otto le passo a dormire!" storse il naso e riempì dei moduli telematici sul computer battendo rapidamente le dita sulla tastiera "Ma perchè prendermela con lei? La colpa è del tizio con cui deve uscire: come caspita gli è venuto in mente di tirar in mezzo un amico? Oh beh, lei è talmente rimbecillita che non credo l'abbia nemmeno sfiorata l'idea che il terzo incomodo sia solo una scusa perchè lui non aveva il coraggio di invitarla ad uscire da soli. Ma gli uomini di oggi non ce le hanno più le palle? Accidenti, conoscendo Erina scommetto che si vede che è innamorata di lui anche da dietro un muro di cemento armato, quindi perchè non ci arriva anche questo tizio e non realizza che se la invita per un'uscita a due non verrà respinto?" strinse i denti nervosamente. «Oh, hai già finito?» sentì chiedere alle sue spalle
«E tu?» fece a sua volta
«Sì, in questo momento» rispose un ragazzo giovane, più o meno della stessa età della donna, sedendosi ad un'altra scrivania con il suo stesso atteggiamento stanco «Quante ore hai lavorato?»
«Che ore sono?» domandò guardando poi l'orologio sullo schermo «Diciotto, ma sono riuscita a dormicchiare per due ore intere in pausa pranzo» annunciò in tono sarcastico
«Vai a casa a riposare che è meglio. Vuoi un passaggio? Te lo dò volentieri»
«Lascia stare» scosse il capo «Ho da fare stasera, sono stata invitata a mangiare fuori»
«Ma sul serio?» fece quello sgranando gli occhi. A quella domanda la giovane donna spense il computer con un gesto secco sul tasto di Invio e gli lanciò un'occhiata raggelante «Sì, Koji, sul serio» fece risentita
«Oh no... io volevo dire che...» tentò di giustificarsi l'altro
«Vado a cambiarmi dato che vado pure in un locale di classe. Buona serata» tagliò corto. Detto questo si spinse all'indietro sulla sedia con le rotelle e poi si alzò uscendo dall'ufficio con fare risentito. "Piccolo impertinente" sbuffò dalle narici "Ti sposterò il turno della prossima settimana, così impari, razza di cafone". Entrò nello spogliatoio femminile e aprì il suo armadietto usando le chiavi che portava appese al collo insieme al cartellino con il nome e il cercapersone. "Ok, ammettiamolo: non ha tutti i torti a stupirsi così tanto. La mia vita sociale non è così attiva. Se esco con qualcuno è sempre con i colleghi, mentre le uniche persone che vedo al di fuori di qui sono Erina e Ying e... oh accidenti" appoggiò la testa al metallo dell'armadietto, sgranando gli occhi "La mia vita sociale suona triste persino a me se la metto in questi termini. Meglio non pensarci" scosse il capo e si guardò intorno nello spogliatoio. Una ragazza più giovane di lei la guardava stranita. «Buona sera» salutò timida
«Buona sera» rispose con voce ferma: era stata beccata mentre faceva le smorfie e sospirava da sola, persa nei suoi pensieri, ma non per quello poteva perdere il suo proverbiale contegno. Appese il camice alla stampella dentro il proprio armadietto e, recuperando un borsone capiente dal fondo, andò a farsi una doccia rapida. Nonostante fossero mesi che non indossava uno dei suoi abiti si rese conto che ci entrava ancora, anzi, tra lo stress del lavoro e lo sport forse aveva perso qualche chilo e la cosa non la entusiasmò affatto. "Se vado sotto peso rischio di diventare più debole fisicamente e di non reggere più i ritmi di lavoro. Sarà il caso di controllare quanto e cosa mangiare per un po'" riflettè mentre si guardava nello specchio. Mise nel borsone gli asciugamani e recuperò gli accessori da toeletta. Aveva finito prima di tutte le colleghe per potersi sistemare in pace, senza che nessuna la vedesse mettersi in tiro e cominciasse a spettegolare. Asciugò con cura i capelli lisci, lunghi oltre le spalle, e legò le prime ciocche dietro la nuca, raccogliendole in un piccolo chignon. Si truccò gli occhi e mise un'abbondante dose di correttore sotto gli occhi per coprire le occhiaie. Appesa ad un secondo ometto aveva messo una borsa scura che si accostava al vestito, vi spostò gli oggetti più importanti e richiuse l'armadietto prendendo con sè tutto tranne il camice. In quel momento sentì aprirsi la porta dello spogliatoio "Oh, merda!" serrò le labbra tra loro e sgattaiolò rapidamente verso l'uscita. «Fuchou*!» si sentì richiamare quando aveva già un piede fuori dalla porta. Si voltò tirando l'anta a sè per coprirsi e spuntare nella stanza con la sola testa «Si?» domandò
«Stava già andando?» domandarono le colleghe, entrate in gruppo
«Sì, sono molto stanca quindi sono di fretta» tagliò corto, con voce fredda «Avevate bisogno di qualcosa?» "Se dici di sì domani ti metto in disordine le cartelle appena nessuno mi vede". Probabilmente il suo pensiero minaccioso aveva influenzato anche il suo sguardo, perchè la giovane abbassò lo sguardo «No, niente. Buona serata Fuchou» concluse
«Otsukaresama deshita» salutarono le altre
«Buona serata» fece lei chinando il capo e chiudendo la porta con un gesto secco. Rimase appoggiata alla porta, senza muoversi. «A volte quella donna mi spaventa» «Io la detesto» «Lasciamola stare ragazze». Si concesse di ascoltare solo quelle prime parole quindi si diresse trafelata all'uscita d'emergenza, prima che qualcuno passasse per il corridoio.
Dopo aver cambiato le scarpe da interno** con un paio dal tacco basso, si diresse verso una delle due stazioni più vicine. Sul treno, diretta a Roppongi, non poteva fare a meno di guardarsi nel riflesso del vetro delle porte: non le importava delle colleghe, non doveva star loro simpatica, era un loro superiore quindi non aveva bisogno di darsi pena, l'importante era che le portassero rispetto. Se l'avessero vista con quel vestito avrebbero cominciato a parlare, magari a dire malignità e a quel punto sarebbe stato difficile tenerle a bada dato che già non correva buon sangue. "Spero non abbiano notato il trucco" riflettè riprendendo il borsone dal portabagagli prima di scendere "No, forse no. Sono talmente abituate a pensare a me come ad una bacchettona che non fanno nemmeno caso quando indosso una gonna invece del solito paio di jeans" ridacchiò tra sè e il salaryman di fianco a lei la guardò per due secondi, stranito. Fortunatamente era la sua fermata e scese. Lasciò il borsone in uno degli armadietti della stazione***, controllò di avere le cose più importanti nella borsa che avrebbe portato con sè quella sera e si avviò verso il locale.
L'aria si era fatta più leggera, l'umidità e il caldo estivo cominciavano a scemare giorno dopo giorno, più si andava verso l'autunno. Faceva ancora un discreto caldo, ma si evitava di sudare dopo pochi secondi che si stava lontani da un condizionatore. L'atmosfera di Roppongi, il quartiere dei divertimenti di Tokyo, era luminosa e palpitante. Gruppi di amici e amiche che si incontravano, coppie che entravano nei locali, impiegati appena usciti dagli uffici che andavano a rilassarsi in qualche pub. «Prego, vieni a trovarci se ti va» disse un ragazzo porgendole gentilmente un volantino. Non aveva bisogno di guardare cosa vi fosse scritto per capire cosa fosse, semplicemente ignorò quello che le era stato detto e continuò a camminare. «Prego» sentì ripetere alle sue spalle mentre si allontanava. "Spiacente, tesoro, ma non entrerò mai più in un host club" pensò dentro di sè prima di trattenere a stento una risatina, perdendosi nei ricordi "E comunque non ho nè i soldi, nè la forza di passare una serata circondata da tipi brillanti: vuoi un bicchiere? Mangi della frutta? Cosa fai nella vita? ... chiudi quella ciabatta?". Si fermò ad un incrocio attendendo il verde e guardandosi intorno vide il suo riflesso nella vetrina del locale all'angolo opposto rispetto a dove si trovava lei "Speriamo che questi ragazzi non siano degli esagitati. Dato che sono amici suoi non mi meraviglierei se lo fossero. Potrei diventare violenta se cominciassero a fare casino intorno al tavolo di un pub, a proporre gare di bevute o peggio! ... se stessimo per andare in una discoteca?" rabbrividì "Ma no, non è tipo. E poi lo sa che ho appena staccato dal lavoro, non mi trascinerebbe mai in situazioni in cui non avrei la forza fisica di sopravvivere". Attraversò sulle strisce continuando a guardarsi nel riflesso quindi svoltò lanciandosi un'ultima occhiata di sufficienza. Dopo un quarto d'ora di scarpinamento arrivò al locale: si trovava in una via secondaria, lontana dalle arterie principali del quartiere, la via era tranquilla e poco illuminata dato che era principalmente di edifici ospitanti negozi, chiusi la sera. Individuò dove fosse l'entrata vedendo alcuni gruppetti di persone che salivano e scendevano da una scala che portava ad un seminterrato. Man mano che si avvicinava si rese conto che doveva essere un locale abbastanza esclusivo: era appartato, ma dall'insegna raffinata e vide anche un paio di buttafuori davanti alla porta infondo alle scale. Ogni volta che si apriva ne usciva il suono un po' sporco e ruvido tipico delle esibizioni dal vivo.
«Dov'è finita quella cretina?» domandò a denti stretti. Di tutta risposta le arrivò una mail「Tomomi tan~ mi sono persa! Adesso cerco di farmi aiutare, intanto guardati intorno, i nostri accompagnatori dovrebbero essere lì: se vedi una coppia di due ragazzi talmente belli da sembrare un ologramma sono loro senza dubbio. Matsumoto e Sakurai」. «Che descrizione approssimativa e inutile, Kōmō...»
Jun arrivava direttamente dal set del drama. Fortunatamente avevano fatto delle riprese in interni, quindi aveva potuto usare la doccia degli studi e si era cambiato rapidamente. Quella mattina aveva recuperato gli ultimi vestiti puliti dall'armadio della camera alla JH e li aveva ficcati in borsa. Risultato? Era vestito molto casual, non elegante, ma non era nemmeno sciatto: un paio di pantaloni neri, una maglietta chiara e un gilet in gessato che teneva sbottonato. Scese dal taxi che si fermò precisamente davanti al locale. "Ma io amo quell'uomo" pensò leggendo l'insegna del locale e sorridendo felice. Sho decisamente sapeva quale tipo di serate preferiva. Non gli sembrava di vederlo lì fuori con il completo che metteva per le riunioni di NEWS ZERO del venerdì. "Eppure ho fatto di tutto per non arrivare in anticipo ed evitare tutto questo" si lamentò con se stesso, poi dovendo aspettare e non potendo spostarsi verso le vie principali alla ricerca di un punto per fumare decise di passare il tempo leggendo dalla vetrina il listino prezzi, gli avvisi e il menù del karaoke davanti al locale. "Accidenti, sono di nuovo solo in un altro momento di vuoto. Speriamo che qualcuno si sbrighi ad arrivare" fece scorrere il dito lungo il listino prezzi, come se lo stesse realmente leggendo "Pensandoci... sono quasi due mesi che non esco la sera a divertirmi e rilassarmi e anche oggi non credo l'avrei mai fatto. E invece eccomi qui. Però se ho deciso di venire alla fine, non è per lui... ma per me. La felicità è fatta di tanti momenti, giusto? Se non cerco quei momenti non saranno loro a venire da me ed io non costruirò mai niente. Non andrò mai avanti e invece... invece è giusto fare così". Si accorse che la cassiera all'ingresso del karaoke lo fissava dato che erano un paio di minuti che lui leggeva le scritte in vetrina e il listino prezzi -non così chilometrico- senza decidersi ad entrare. Premette l'indice sulla montatura spessa degli occhiali, calcandoseli meglio sul naso, quindi si voltò e tornò a guardare la strada "Chiaramente sono qui anche per far compagnia a Sho" si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni osservando i gruppi di persone che andavano e venivano per la strada, molti entravano o uscivano dal locale. Un gruppo di amici aspettava lì fuori come lui. "Certo che poteva dirmelo chi è la ragazza che gli piace! Non faccio la piattola come Nino, ma sono curioso pure io se mi si lascia sulle spine fino all'ultimo! Magari è una famosissima e ha preferito non dirmelo prima?" cominciò a fare congetture per distrarsi "Lei?" cominciò adocchiando tutte le ragazze fuori dal locale "A giudicare da come si tiene per mano con quell'altro... no. L'altra? No, mi rifiuto... è vestita in maniera terribile. Ah... magari è quella che sta arrivando... impossibile! E' più alta di lui". «Buona sera!! Cosa stai facendo?» domandò Sho che corricchiava verso di lui arrivando dalla parte opposta della via
«Cercavo di indovinare chi fosse la tua misteriosa donna, ma non credo sia ancora arrivata» gli rispose alzando la mano in segno di saluto
«Se fosse qui te ne renderesti conto» ridacchiò quello fermandosi al suo fianco con un leggero fiatone «Comunque ho appena ricevuto una sua mail»
«E cosa dice?» domandò allungando il collo per vedere lo schermo del cellulare
«Che si è persa e cercherà di chiedere aiuto a qualcuno per arrivare qui. Intanto dice che la sua amica è arrivata» fece scorrere il messaggio «"Se vedete una ragazza altissima e tutta sola dev'essere lei. Si chiama Nomura Tomomi"»
«Dev'essere quella» disse subito Jun indicandogli con un cenno del capo la ragazza alta che aveva scartato pochi attimi prima come potenziale innamorata di Sho. Anche lei alzò lo sguardo dal suo cellulare e si guardò intorno finchè non fissò lo sguardo su di loro. Entrambi fecero un cenno e le andarono incontro mentre anche la donna faceva lo stesso. «Voi siete...» cominciò quella quando ancora due metri li separavano, abbassò lo sguardo sullo schermo del cellulare riaccendendolo «Matsumoto san e Sakurai san?» domandò rileggendo i loro nomi che, immaginò Jun, dovevano essere scritti nella sua mail. "Questa poi... Erina san non le ha detto con chi sarebbe uscita?" pensò divertito "Non sono l'unico insomma". «Siamo noi» rispose con un mezzo inchino
«Sono Nomura Tomomi. A quanto pare la persona che avrebbe dovuto farci incontrare si è persa» annunciò chiudendo di scatto l'apparecchio
«Sì, ha avvisato anche noi» rispose Sho «Ha detto che si è persa, possibile?»
«Mi sorprendere del contrario» spiegò sospirando e facendo spallucce
«Vuoi dire che fa tardi spesso?» domandò quello sgranando gli occhi
«No, quello che fa spesso è perdersi. Far tardi è solo la logica conseguenza» spiegò sorridendo rassegnata. Quello scambio di battute diede a Jun il tempo di osservare la nuova ragazza. Portava delle scarpe col tacco basso ed era lo stesso alta quanto lui, indossava un vestito in stoffa elastica, aderente e nero, lungo fino alle ginocchia. Le lasciava la schiena nuda, ma non era particolarmente scollato sul davanti mentre braccia, spalle e collo erano coperti da dell'elegante pizzo nero. "Ha buon gusto perlomeno" si compiacque tra sè "Rimane solo da capire se è simpatica e allora avrò scampato la maledizione del terzo incomodo: la compagnia di una ragazza brutta e noiosa". «Quindi... Sakurai è...» accennò spostando lo sguardo su Jun e squadrandolo da capo a piedi, il che lo richiamò con l'attenzione al loro dialogo
«Io, sono io» fece Sho alzando la mano. "Ho avuto l'impressione che mi abbia fatto un completo check up con gli occhi" pensò Jun, lievemente imbarazzato. «Oh ah...» farfugliò la donna «Quindi tu sei Essepuntato e tu...»
«Essepuntato?»
«Matsumoto Jun, molto piacere. Lui è Sakurai Sho» propose il riccio «Pensi ci metterà molto Erina san?»
«Oh... credo di no» disse indicando il fondo della strada. Entrambi gli idol si girarono e videro avvicinarsi una figurina in controluce, per via dei forti lampioni della via principale. «Se quella ragazza che sta correndo inciamperà nel... sì, è lei» concluse Tomomi. Entrambi si misero a ridacchiare, Erina era inciampata nel gradino del marciapiede. «Vi conoscete bene?» domandò Jun
«Troppo» fu la secca risposta, ma guardandola in viso il suo sorriso per l'amica era dolce: pronunciava delle frasi pungenti, ma sembrava che lo facesse proprio perchè la loro amicizia era profonda a sufficienza per essere cattiva nei confronti di Erina. Ricordava Nino. «Scusate, scusate» disse la rossa fermandosi davanti a loro con il fiatone «E dire che mi ero fatta una mappa. Poi però dopo qualche incrocio qualcosa non mi quadrava... ho seguito le indicazioni che mi ero segnata, ma sono finita davanti ad un negozio di parrucche e non capivo» cercò di spiegarsi
«Ma come hai fatto?» sospirò Tomomi prendendole il foglio dalla mano. Lo guardò per qualche secondo quindi lo girò verso di loro. «Ripensateci, avete assunto un'imbecille» pronunciò mostrando loro le linee rette che Erina aveva tracciato per segnarsi la strada senza che vi fosse nessun altro segno o scritta
«Da che parte si legge?» domandò Jun accigliandosi «Erina san, non mi meraviglio che tu ti sia persa con un disegno così approssimativo»
«Ti ha fermato qualcuno per strada? Ti ha dato fastidio qualcuno?» domandò l'amica
«No... no cioè, hanno tentato di invitarmi in un paio di hostclub, ma è normale da queste parti» spiegò mostrando quattro volantini promozionali. Jun ridacchiò divertito, cominciava a capire perchè quella ragazza andasse d'accordo con Aiba come gli avevano raccontato. «Ad ogni modo... buonasera Erina san» la salutò
«Matsumoto san» si inchinò la rossa «Mi fa piacere rivederti. Sakurai san» salutò l'altro ragazzo. Sho non rispose e Jun girò lo sguardo per guardare l'amico: era imbambolato a guardare la ragazza con la bocca semi aperta. Fece un sospiro e quindi, con molta discrezione, gli diede un pizzicotto dietro la schiena. «Oh!» si riprese quello «Buonasera. Sono... sono felice che tu sia riuscita ad arrivare»
«G-grazie... mi spiace di avervi fatto aspettare» rispose quella. "Lui sembra un pesce boccheggiante e lei è appena arrossita così tanto che la si vedrebbe lampeggiare al buio" pensò il riccio osservandoli "Questi due non me la raccontano giusta: o è successo qualcosa da quando mi ha invitato Sho ad oggi, oppure sono ciechi se non si rendono conto di starsi atteggiando come la più ridicola coppietta di innamorati". «Bene, entriamo?» propose per sbloccare quei due che parevano incantanti uno davanti all'altro
«Si, ho prenotato a mio nome» rispose l'amico riprendendosi. Si avviarono verso le scale, mentre Sho lo prendeva per il braccio e lo trascinava in avanti. Con la coda dell'occhio Jun poteva vedere Tomomi fare lo stesso con Erina. «Ti senti bene Sho kun?» domandò a bassa voce mentre scendevano le scale, trattenendo a stendo le risate: non aveva mai visto l'amico tanto ammaliato da una donna. «Non lasciarci soli» gli impose quello «Altrimenti non rispondo più di me stesso» sembrava terribilmente serio.
«Tomomi tan!» sorrise Erina raggiante, quando Tomomi la prese per il braccio tirandola a sè, rimanendo qualche passo dietro i ragazzi. La donna era pronta a dirle qualcosa, ma davanti a quel saluto si fece seria «Kōmō, se hai intenzione di passare tutta la sera a chiamarmi con i tuoi soliti nomignoli cretini giuro che ti smerdo davanti al tuo moroso prima che tu possa dire "cosa beviamo?"» la minacciò. L'altra la guardò terrorizzata e poi scoppiò a ridere «Sei di buon umore vedo!» esclamò
«Sei seria o devo incazzarmi?» le domandò aggrottando le sopracciglia
«Tomomi rin, se non mi insultavi appena mi vedevi avrebbe significato che eri arrabbiata per il mio ritardo» le spiegò prendendola sottobraccio «Invece mi hai minacciato crudelmente, sei la solita insomma» sorrise soddisfatta, fingendo di strusciarsi a lei come un gatto
«Veramente, Kōmō, sono anni che mi chiedo se sei scema o mangi sassi» sospirò «Ma non tentare di cambiare discorso» le disse puntandole contro il dito mentre cominciavano a scendere le scale «Come ti sei vestita?»
«In che senso? Non va bene così?» rispose la rossa aggrappandosi al corrimano per scendere le scale con attenzione, essendo sui tacchi
«No! Cioè, sì va anche bene. Il punto è che pensavo fosse una cottarella, Kōmō! Questo non è un vestito da "mi piaciucchia, gli piaciucchio: oh ma che bello!". Quello che hai addosso è per situazioni di tutt'altro genere!» farfugliò cercando di non farsi sentire
«Non capisco, cos'ha che non va? Io e Kokoro chan abbiamo decretato che fosse la scelta migliore, non sapendo il tipo di locale in cui saremmo andati» spiegò Erina «Li hai riconosciuti senza sforzo vero? L'indicazione "sono belli come un ologramma" è stata utile? Sho kun è bellissimo stasera. Dev'essersi cambiato dopo il lavoro, è veramente sexy con quei jeans a vita bassa» sospirò subito dopo, mentre entravano nel locale e il ragazzo si avvicinava al bar. Tomomi osservò il giovane che parlava con il personale e si faceva indicare il tavolo, poi guardò l'amica. "No ma prego, fissalo ancora un po' e vedrai che i vestiti gli si consumeranno a sufficienza da sparire" sbuffò "Ma cosa ti passa per il cervello a te?" concluse tra sè, interdetta. Raggiunsero il tavolo e avanzò la scusa che dopo la corsa Erina doveva rinfrescarsi un po', quindi la trascinò in bagno per parlarle senza che i due accompagnatori potessero sentirle. «Non ho bisogno di rinfrescarmi» fece l'amica una volta davanti ai lavandini
«Che mi importa» sbottò Tomomi «Allora vuoi spiegarmi questa situazione? Credo di essere rimasta indietro con le puntate, mi fai un riassunto? No perchè, l'ultima volta che ho sentito parlare di Essepuntato eri gelosa di un'altra che lo allontanava dal lavoro con te. Il fatto che tu ti dispiaccia di un bel collega che non può lavorare con te è ancora accettabile, ma ora è tutta un'altra storia: credo tu mi debba qualche spiegazione»
«Riguardo a cosa?» domandò la rossa appoggiandosi al marmo di un lavandino
«Voglio sapere che intenzioni hai e che devo fare io. Finora ho fatto finta di niente, Kōmō. Sai che odio spettegolare e farmi i fatti degli altri, ma prima pensavo fosse solo un'infatuazione: lavori con uno molto carino e ti fai qualche viaggio mentale; non c'è niente di male» spiegò seriamente «Ma adesso hai finito con quel lavoro, vero?»
«Per un po'... sì» annuì
«Ecco. E invece di tornare con la testa alla tua solita vita sei rimasta con questa fissa per Essepuntato. Anzi, sei arrivata al punto che ci stai uscendo insieme. In quanto tua amica comincio a farmi domande»
«Stiamo uscendo in gruppo, non da soli» la corresse «E non capisco ancora il punto» fece aggrottando le sopracciglia
«Erina» sospirò Tomomi incrociando le braccia «Devo venire io a ricordarti che prima di questo misterioso lavoro, di cui non puoi raccontare niente a nessuno, tu stavi per...»
«Ah! Questa canzone è bellissima!» la interruppe rapidamente la rossa, sentendo il pezzo che avevano cominciato a suonare in sala «Su, andiamo, non possiamo lasciarli da soli fin dall'inizio, sarebbe scortese» e tornò verso la porta, per uscire
«Ehi, non fare la gnorri con me!» ribattè bloccandola prima che afferrasse la maniglia «Io devo sapere come comportarmi»
«Non lo so nemmeno io» rispose l'altra «Non lo so, davvero. Ma non voglio toccare quell'argomento adesso. Voglio vedere come va stasera e poi pensarci»
«Vuoi vedere se Essepuntato è seriamente interessato a te?» domandò «Ma ci hai riflettuto? Stai per tornare al tuo ufficio, è tutta un'altra situazione lì. Se lui fosse interessato come faresti là? E io cosa dovrei fare? Non voglio che tu faccia sciocchezze che possano ferire te stessa e chi ti sta intorno. Non sai perdonarti quando fai del male a qualcuno...»
«Non fare niente, va bene?» sospirò Erina «Divertiti stasera, svagati e non pensare a questa faccenda. E non si chiama "Essepuntato", chiamalo Sakurai, sii la solita e non pensarci troppo: aspetto questa serata da quando l'ho rivisto» spiegò con voce sognante «Sono giorni che non chiudo occhio pensando ad oggi. Ci tengo, ci tengo tantissimo. Ti prego...». Tomomi la guardò, quando faceva così non riusciva a resisterle. «Sei una seccatura. Girati» le ordinò
«Come?»
«Ho detto girati su» ripetè prendendola per le spalle e muovendola a sua piacimento di modo da avere la sua nuca davanti agli occhi. In pochi gesti disfò lo chignon in cui aveva raccolto i ricci e, ignorando le proteste dell'amica, le cambiò completamente acconciatura: sciolse i capelli e raccolse alcune delle ciocche in una piccola coda ricciuta poco sopra l'orecchio destro, mentre il resto dei boccoli era libero sulle spalle. «Non lo so cos'hai in testa, non voglio rovinarti la serata se questo è quello che vuoi... semplicemente mi preoccupo per te» sussurrò sistemandole le ciocche che ricadevano dall'elastico
«Sì, lo so... scusa» mormorò la rossa sbirciando la propria figura nello specchio
«Allora... vuoi fare colpo su un uomo? Usa tutte le armi che hai a disposizione» dal tono usato sembrava rimproverarla «Te lo diciamo sempre che stai meglio con i capelli sciolti, Kōmō»
«Posso chiederti un ultimo favore? Almeno per stasera chiamami per nome»
«Oh... ma certo, Eri chan» annuì Tomomi sbattendo le ciglia «Va bene così? Se però ti sento storpiare il mio nome una sola volta giuro che urlerò "kōmō" per tutto il locale... e ti ficcherò le olive del mio martini nelle narici» aggiunse dopo un pausa. "Le ho fatto tutta una bella ramanzina e adesso la rendo pure più bella? Mah..." rimproverò se stessa mentre uscivano dal bagno. La verità era che Tomomi non riusciva a far finta di niente e a non assecondare quell'innamoramento che sembrava rendere tanto speciale quella serata. «Oh, piuttosto. Si può sapere perchè non mi hai voluto dire chi erano i ragazzi con cui saremmo uscite? Mi aspettavo chissà cosa e invece sono due tipi normalissimi» domandò ad Erina, quando ormai mancavano pochi passi dal tavolo. I due ragazzi avevano lasciato il menù aperto per loro e guardavano la band sul palco dall'altra parte del grande salone. «Sembrano normali vero?» ridacchiò quella «Sono membri degli Arashi». Tomomi ci rimase di sasso. In un attimo le tornarono in mente alcuni cartelloni pubblicitari per strada, certi spot in onda sugli schermi dei treni della Yamanote, qualche programma visto a casa di altri (lei non guardava mai la tv). Le fu chiaro allora che l'impressione di averli già visti, avuta quando li aveva incontrati fuori dal locale, era reale. Nonostante lo sbalordimento continuò a muoversi, era abituata a comportarsi normalmente anche mentre nella sua testa tutto si fermava: si sedette sullo sgabello, si scusò con gli altri due per averci messo molto e ficcò il naso nel menù. "Io-la-ammazzo! Ma avvisarmi prima no?" pensò scorrendo con gli occhi la lista dei drink senza leggerla "Va bene, non seguo il gruppo e non me ne interesso, ma... per la miseria! Cosa costa dirmi 'sai, stasera usciamo con due idol'? Almeno avvisami che non saremo con due gonzi qualsiasi". «Hai scelto?» domandò Jun dall'altra parte del tavolo. Le stava davanti perchè si era seduta di modo che anche Erina potesse stare di fronte a Sho, non avrebbe potuto non guardarla messi a quel modo e dopo tutto quel casino (ed era solo l'inizio della serata) doveva far caso a quanto era bella la sua amica! «Sto ancora cercando la pagina degli analcolici» sentenziò con un sospiro
«Oh bene, a quanto pare non sono l'unico a cui non piace molto bere» fece il ragazzo sorridendo cordiale «Sono nella penultima pagina»
«Ma non è vero, Tomomi beve. Perchè non stasera?» domandò Erina
«Non ho cenato prima di venire qui. Ho finito il mio turno troppo tardi e non ho trovato il tempo di mangiare niente lungo la strada» spiegò
«Pazzesco, sembra una cosa che diremmo noi!» esclamò Sho, sbalordito, e Jun rise «Non ti fa impressione sentirlo dire da qualcun altro?». La ragazza li osservò: erano stupendi.. e contemporaneamente normali. Era la prima volta che incontrava dei personaggi famosi, non si era mai chiesta come sarebbero stati dal vero, ma probabilmente non si aspettava che fossero tanto spontanei. "Ora è chiaro perchè Erina non ha mai potuto parlare del suo lavoro... e io che ho pure chiesto chi fosse Sakurai! Che figuraccia! Saranno abituatissimi ad incontrare gente che sa perfettamente chi sono e io invece ho sbagliato clamorosamente, pensando che il più carino dei due fosse quello che piaceva a lei!" si maledì mentalmente. Fu proprio lui a parlarle di nuovo «Nomura san, che lavoro fai?» domandò Jun
«Sono caposala in un ospedale» rispose per poi scorrere la lista degli analcolici
«Ed Erina san ti ha fatto venire qui dopo il lavoro. E' senza cuore!» scherzò Sho guardando la rossa con un sorriso di scherno. Eppure Tomomi era certa che l'occhiata che le aveva lanciato fosse più dolce di quanto un "prendere in giro" richiedesse. «Ma... ma non era obbligata, gliel'ho chiesto prima!» ribattè debolmente quella, arrossendo
«Hanno anche qualcosa da mangiare sul menù» spiegò Jun allungando la mano e girandole le pagine al contrario «Qui ecco»
«Grazie, ma credo non mangerò nulla. Ormai è un po' tardi» rispose Tomomi gentilmente. Il ragazzo chiamò il cameriere e ordinò per tutti.
Il locale si trovava in un seminterrato ed era principalmente un grande salone. Dalla parto opposta rispetto all'entrata si trovava un palco dove alcuni gruppetti suonavano alternandosi ogni sera, la programmazione dei live del mese era elencata su una locandina appesa in giro per la sala e il genere più suonato era il rock, anche se certe serate era prevista anche musica blues e una volta alla settimana si teneva un DJset di musica più commerciale. Davanti al palco uno spazio tenuto libero era adibito a pista da ballo, delimitata da alcune colonne che lo dividevano dal resto del locale. Ci si poteva sedere al bancone oppure ai tavoli, tutti da quattro, molto alti, circondati da sedie-sgabello sulle quali arrampicarsi. A quanto raccontò loro Sho, che aveva scelto il posto, quello era un posto frequentato soprattutto da atleti famosi e gente dello spettacolo, anche se intendeva più che altro "gente che lavora con le star" piuttosto che le star vere e proprie. L'ambiente era effettivamente quello di un locale abbastanza sofisticato, come piace alle persone di un certo status, in cui però si respirava un atmosfera molto informale e semplice: erano tutte persone impegnate ogni giorno nel loro duro lavoro e quindi avevano solo voglia di rilassarsi, senza doversi preoccupare troppo di chi avevano intorno, di cosa facevano... per questo, in un angolo, era segnalato l'accesso ad alcuni privè.
Pur non seguendo il gruppo, non guardando la televisione e non ascoltando musica, non sapere almeno dell'esistenza di un gruppo chiamato "Arashi" e di quanto fossero popolari era pressochè impossibile. Per Tomomi però, non seguendo lo spettacolo giapponese, ricordare le loro facce non era possibile. Inoltre tutto si sarebbe aspettata quella sera, fuorchè uscire con dei ragazzi copertina. Guardandoli bene poteva ricordare di aver visto Jun nella pubblicità della Kirin, e quell'estate la città ne era stata tappezzata, così come in quella di un drama, ma non è che potesse ricordare le facce di tutti quelli che comparivano nelle pubblicità in giro per Tokyo! Inizialmente ebbe il timore di passare la serata con due tipi insopportabili, non conosceva gente famosa, ma lo stereotipo la voleva stupida, piena di sè e, alla lunga, poco interessante. Non fece nemmeno in tempo a preoccuparsi della questione che i fatti smentirono subito quell'idea. Jun e Sho avevano chiaramente un rapporto uguale a quello che aveva lei con Erina: amici da una vita. Inoltre era chiaro che fossero abituati a parlare con il pubblico, o comunque con persone sconosciute. Il dialogo tra loro era sempre brillante, sapevano prendersi in giro e prendere in giro loro due, senza però offenderle, sapevano mettersi in gioco nei discorsi e a volte si scambiavano le battute alla perfezione. Non riusciva a credere all'atmosfera che si era creata: avevano discusso tutti insieme del lavoro che avevano fatto quel giorno, di come aveva lavorato Erina per il concerto, di come le due ragazze si erano conosciute (e con quello i due idol si fecero un sacco di risate) e molto altro. Nella coppia però era Jun a spiccare di più, in parte perchè Sho ogni tanto si perdeva a fissare Erina (e viceversa), ma anche perchè Tomomi ebbe subito l'impressione che quel ragazzo fosse l'esatto opposto dello stereotipo della star. Non poteva dire che fosse una persona colta, ma di certo non era un ragazzo stupido: chi proponeva gli argomenti di conversazione era lui, aveva sempre un'opinione su tutto e anche molto chiara, ma accettava sempre di ascoltare quella degli altri; il che faceva cadere non solo lo stereotipo della star noiosa, ma anche di quella egocentrica. Sia Sho che Jun, parlando del loro lavoro, erano visibilmente entusiasti, ma se si faceva loro qualche complimento si imbarazzavano e sminuivano tutto. La loro modestia era disarmante.
Chi parlava comunque, erano principalmente Tomomi e Jun. Sho ed Erina partecipavano, chiaramente, ma nessuno dei due riusciva ad evitare di lanciare occhiate all'altro e ogni volta che incrociavano gli sguardi, imbarazzati, si giravano a guardare la sala con fare distratto. Era già una quarantina di minuti che andavano avanti così. "Ma questi due... ma che problemi hanno?" si lamentò tra sè Tomomi. Quando la band attaccò con un nuovo pezzo Erina sembrò risvegliarsi e si girò a guardare verso il palco con gli occhi illuminati: i pezzi suonati era principalmente di rock americano, quindi doveva conoscerli bene e quello pareva piacerle parecchio, così ne approfittò. «Vero Erichan?» domandò per richiamare la sua attenzione sul discorso
«Eh? Cosa?» fece quella tornando a guardarli
«Non stavi ascoltando vero? Vuoi che andiamo un po' in pista?»
«Oh, ti va?» domandò la rossa sorpresa
«Sì, va bene, ma un pezzo soltanto, è già tanto che ho la forza di camminare... figurati ballare» sospirò
«Andate sotto il palco?» domandò Jun quando si alzarono dal tavolo
«Questo pezzo le piace, la accompagno così scarica un po' la tensione, ma quando è finito io torno» spiegò sorridendogli rassegnata «Se lei vorrà rimanere in pista la lascerò da sola» aggiunse con un sospiro mentre passava alle spalle di Sho, nella speranza che cogliesse le sue parole.
«Tu» pronunciò Jun prendendo un sorso dal suo bicchiere «Sei cotto» e lo rimise sul tavolo. Sho si limitò ad annuire continuando a guardare verso la pista davanti al palco. «E' lei quindi?» insistette
«Eh?» domandò quello girandosi a guardarlo
«Hai la testa tra le nuvole da un po' di tempo, è per colpa sua?» chiese con un sorrisino divertito stampato in faccia «Non credevo ti piacessero le straniere»
«Non è straniera» ribattè «Non del tutto, per lo meno. E comunque sì, le prime cose che mi colpirono anni fa furono proprio quelle che la rendono una mezza straniera» ammise
«Anni fa?» fece sbalordito, appoggiandosi al tavolo e sgranando gli occhi. Non credeva alle sue orecchie. «Penso di essermi perso qualcosa... la conoscevi già?»
«Era una mia compagna di università. Mi piaceva già all'epoca, ma lei mi detestava e quindi mi ha respinto» spiegò l'amico. Nonostante stesse parlando con lui non lo guardava affatto: non riusciva a staccare gli occhi dalla ragazza in pista a quanto pareva. «Adesso l'hai rivista, ti piace ancora e finalmente ti ricambia» concluse con un sorriso soddisfatto
«Mi ricambia? Non lo so mica!» esclamò finalmente ricambiando il suo sguardo «Non le ho detto niente, andiamo solo molto d'accordo. Certamente molto più di allora»
«Scusa se mi permetto Sho kun, ma è evidente che le piaci. Posso capire che tu non voglia esporti dopo che sei rimasto scottato una volta, ma a me sembra che tra voi vada tutto bene. Chiacchierate, scherzate... insomma, che motivo c'era di invitare anche me e quindi di tirare in mezzo anche Nomura san che è chiaramente distrutta dopo lavoro?». L'amico sospirò e prese un sorso dal proprio bicchiere «Matsujun, mi prendi per fesso?» domandò quello «Sono due mesi che tutti ti chiediamo di uscire con noi, di fare un giro, guardare un film, giocare insieme. La risposta è sempre "no". Ti sei chiuso in te stesso e ne avevi tutti i motivi, quindi nessuno ha insistito e abbiamo continuato a chiederti di uscire semplicemente perchè non ti sentissi lasciato solo. Dopo due mesi però ho pensato che fosse il momento di smetterla di trattarti coi guanti» spiegò il ragazzo guardandolo dritto negli occhi
«E quindi mi tiri fuori da casa con un tranello simile?» domandò incredulo
«E quindi» sospirò Sho «Dato che penso sia il momento di cominciare a reagire, ma sapendo che non saresti mai uscito, ho pensato che fosse una buona idea spingerti per una sera fuori casa fingendo che tu lo faccia per me, invece che per te. Non fraintendermi, avevo veramente bisogno di qualcuno che venisse con me o non avrei mai avuto il coraggio di invitarla»
«Quindi pensi che uscendo stasera tu mi stia mostrando che il mondo va avanti, quanto sia bello, e che sia il momento di superare la mia tristezza?» fece ironico. Sho kun era un amico speciale, aveva fatto la cosa giusta al momento giusto: gli aveva dato quell'invito proprio quando lui stesso cominciava a pensare che era il momento di fare uno sforzo e andare avanti. Aveva ragione su tutto insomma, ma Jun era orgoglioso e sul momento proprio non gli andava di dirgli quanto avesse ragione, così gli riuscì solo da reagire fingendo che non avesse apprezzato il suo gesto, che non si stesse divertendo e che quella serata fosse solo una seccatura. Eppure non se lo meritava. «No, il mondo può anche fare schifo. Volevo solo che ti rendessi conto che nonostante ciò che è successo noi siamo ancora qui, non ci hai perso e ci sono ancora tante persone che è bello conoscere, senza che i tuoi sentimenti per Shiori comincino a perdere di significato» concluse Sho prima che Tomomi tornasse al tavolo, da sola. «Non posso reggere un secondo pezzo» si lamentò raggiungendoli con le gambe tremanti
«Siediti, siediti» la invitò Jun, spostandole la sedia «E' già tanto che tu sia uscita con noi dopo il lavoro»
«Grazie...» sussurrò lei sedendosi «Dunque... Sakurai san?» la ragazza lo richiamò
«Si?» rispose quello, come mettendosi sull'attenti
«Posso chiederti un favore? Non mi fido a lasciarla là da sola: sbadata com'è potrebbe rompere il naso a qualcuno con una gomitata... e poi non so: potrebbe avvicinarla chiunque» gli sorrise angelica «Ti andrebbe di seguirla tu per me?»
«Uh... io? Sì, va bene» annuì. Jun lo vide deglutire nervosamente, scendere dalla sedia e avviarsi. «Geniale» farfugliò il riccio squadrando la donna rimasta al tavolo con lui «Hai accettato di accompagnarla solo per poter tornare a far andare Sho kun al posto tuo»
«Mi sorprende che tu l'abbia capito. Ho recitato così male?» domandò quella bevendo dal bicchiere, assetata dopo tutto quel movimento
«No, no... penso solo di essere meno rimbambito dall'innamoramento rispetto a Sho kun. E' stata una trovata geniale» rispose
«Troppo buono, troppo buono» rise lei «Con un amica come Eri chan, dopo anni, è ormai un'abitudine escogitare trucchi perchè faccia quello che non vorrebbe fare, o che non avrebbe il coraggio di fare, senza che se ne accorga. E' così facilmente raggirabile» sospirò divertita
«Dev'essere un'amica impegnativa» osservò Jun
«A volte, sì»
«Mi dispiace che per tutta questa farsa tu sia dovuta venire qui dopo una giornata di lavoro. Se vuoi ti offro il prossimo drink per scusarmi al posto di Sho» si propose. "E' chiaro che io sono stato invitato anche perchè Sho era preoccupato per me, ma per lei questa serata è a tutti gli effetti un uscita priva di senso. Io sono stato invitato per avere un'occasione di svago, ma lei è qui veramente solo per fare da terzo incomodo" riflettè tra sè "Per di più non conosce bene il gruppo, quindi non po' nemmeno pensare che perlomeno ha incontrato qualcuno di famoso a cui teneva! Mi sento in colpa...". «Ma figurati!» rise mentre recuperava la borsa e ci frugava dentro «Sul serio, nonostante la stanchezza mi sto divertendo. Quei due sono nel loro mondo da quando si sono visti, ma sono contenta che ci sia tu a farmi compagnia durante questa serata». Il ragazzo serrò le labbra e non disse nulla. Girò lo sguardo verso la pista per cercare l'amico. Quello di Tomomi era stato un complimento, molto sottile, molto elegante e anche molto discreto, eppure particolarmente significativo. Lei non poteva saperlo, ma per Jun sentirsi dire che la sua compagnia era piacevole era un complimento prezioso, per certi versi. Proprio lui, che in quei mesi non sopportava la sua stessa compagnia, che si trovava cupo e triste. "Del resto, penso sia anche grazie al fatto che mi adeguo a chi sta con me. Ero preoccupato di trovarmi davanti una ragazza noiosa, scontata e invece penso di non aver mai fatto una conversazione così stimolante da secoli! Erina san sa scegliersi le amiche, bisogna riconoscerlo" pensò prima di tornare a guardare Tomomi dopo qualche minuto di silenzio. La ragazza aveva avvicinato il posacenere e si era accesa una sigaretta. «Scusa, ti dà fastidio?» domandò
«No, no» scosse il capo guardando le dita lunghe della donna mentre faceva cadere la cenere «Oh, quelle sigarette le conosco!» esclamò
«Sul serio?» fece Tomomi sorpresa «Me le faccio spedire perchè non sono Giapponesi, è raro che qualcuno le conosca». Jun aggrottò le sopracciglia e la guardò in faccia «No...» farfugliò allibito «Hai uno yukata blu a fiori con un obi a sfumature rosse e bianche?» chiese
«Eh? S-si, ma... come lo sai?» la donna sembrò improvvisamente spaventata
«La scorsa volta, quando l'appuntamento è saltato, l'ho saputo tardi ed ero già davanti alla stazione quando Sho kun mi ha avvisato. Ho parlato con una ragazza che fumava le stesse sigarette» spiegò sbalordito «Eri tu, vero?»
«Sei il ragazzo che vede il mondo nero» sembrò ricordarsi in quel momento di quell'evento insignificante capitato giorni prima
«E tu sei quella che fuma solo per autopunirsi» ricordò, come se rinfacciandole quella cosa potesse difendersi dal fatto che effettivamente i suoi pensieri erano un po' cupi in quel periodo «Non sapevo fossi tu l'amica di Erina san»
«Ma com'ero vestita te lo ricordi perfettamente direi» osservò la donna «Strano ricordarsi simili dettagli in una sconosciuta qualsiasi». Come avrebbe potuto spiegarle che se la ricordava solo per il fatto che aveva perso tempo a tentare di sovrapporre la sua immagine in yukata con quella di Shiori? Non sarebbe stato carino. «Mi piacciono i vestiti, quindi sono sempre molto attento a cosa indossano le persone» si giustificò, non era nemmeno una bugia. Lei sorrise divertita e spense la sigaretta. «Anche tu ricordi bene quei discorsi» le fece notare
«Sì, ma non puoi negare che fossero discorsi un po' buffi da fare con uno sconosciuto» gli spiegò Tomomi con un sorriso tranquillo. Era dall'inizio della serata che l'aveva notato, quella ragazza sembrava abituata a fare un sorriso libero da qualsiasi turbamento: nonostante fosse stanca e visibilmente a pezzi (la mano le tremava leggermente quando teneva la sigaretta e si muoveva ormai molto poco, con le poche forze che ancora aveva) la sua era comunque un'espressione dolce, rassicurante. «Quindi sei tu... Matsumoto san. Eri chan ogni tanto mi ha fatto sentire le vostre canzoni, oppure ha parlato di voi... credevo foste ragazzi più solari» osservò pacata. Non lo stava accusando, non suonava delusa, era solo una constatazione. «Lo siamo... sono io che no sto attraversando un bel periodo» spiegò appoggiando la schiena alla sedia alta
«Spero che in televisione tu non faccia discorsi così cupi»
«Veramente non guardi nessuno dei nostri programmi?» domandò incuriosito: ogni tanto si stupiva se qualcuno li guardava e si imbarazzava quando facevano loro complimenti, ma ogni tanto gli sembrava strano che ci fossero persone che non li avessero mai visti. «No, veramente ho una televisione a casa, ma non la uso spesso. Faccio turni tali al lavoro che ho a malapena la forza di mangiare e trascinarmi a letto» spiegò e Jun annuì, suonava tanto come la sua vita di quel periodo. «Sembra veramente un lavoro difficile... in che reparto lavori?» domandò il ragazzo
«Cardiologia, ma dato che vivo una vita scialba e consacrata al solo lavoro i miei superiori ne approfittano e ogni tanto mi spediscono a dare una mano al Pronto Soccorso» rispose facendo spallucce. Jun non disse niente, si era semplicemente irrigidito. Se non fosse stato di vitale importanza avrebbe anche smesso di respirare. «Scusa, è stata una brutta risposta» si corresse rapidamente Tomomi, vedendo la sua reazione «Era un po' cinica, mi dispiace. Non dovrei dire queste cose a qualcuno che ho appena conosciuto»
«No... no, no» si riprese il giovane facendosi avanti sul tavolo e scuotendo il capo «Scusami tu, non era una reazione alla tua risposta. Era cinica, sì, ma apprezzo la schiettezza, veramente» cercò di giustificarsi. Era la verità, non era stato quel suo lamentarsi così spontaneo che l'aveva lasciato interdetto. Aveva apprezzato la compagnia di Tomomi fin dal primo momento, era stato veramente contento di non essere finito a fare da terzo incomodo al fianco di un quarto incomodo noioso. La rigidità che lo aveva colpito per qualche attimo era semplicemente dovuto al fatto che lavorava in cardiologia, quando gliel'aveva sentito dire era rimasto esterrefatto da quanto il destino sembrasse volerlo tenere ancorato alla sua tristezza in tutti i modi. Jun si sforzava di passare una sera tranquilla, per distrarsi, per non pensare troppo, e la ragazza con cui doveva passare la maggior parte della serata richiamava alla sua mente, tra tutti i ricordi, proprio quelli più dolorosi.
*Fuchou (婦長) dovrebbe essere l'equivalente di "caposala". Sul posto di lavoro è normale che si chiami i colleghi per il loro titolo o carica invece che per cognome.
** Dentro agli edifici pubblici (come scuole e ospedali) non si possono indossare le scarpe con cui si va in giro per strada. Esistono pantofole o scarpe da interni apposta per stare all'interno di questi luoghi e che quindi, viceversa, non possono essere usate per andare in giro.
*** Tutte le stazioni principali dei treni hanno degli armadietti in cui è possibile mettere dentro le proprie cose.