[Originale] Tre foglie nel vento / Capitolo 11

Jan 19, 2011 16:31

Titolo: Tre foglie nel vento
Autore: haruka_lantis
Fandom: originale
Rating: NC-17
Note: ambientanta in Giappone nel 1687, ovvero durante l'era Tokugawa, ad Edo (l'attuale Tokyo). Chiari riferimenti a rapporti omosessuali anche con minori (ma era una prassi comune a molte civiltà del passato e avere sedici anni nel XVII secolo non è come averli al giorno d'oggi).
Scritta per: la mia tabella su 24ore prompt Ore 12:00 Il sole non scalda abbastanza
Disclaimer: mia l'idea, miei i personaggi, mia la storia, siete pregati di ricordarvelo, nel caso fosse in cerca di ispirazione!



Anno 1687, aprile
Monte Fuji
Ora del Cavallo

A dispetto dei giorni precedenti, in cui il cielo era stato sempre terso e le temperature si erano mantenute nella media stagionale, adesso il cielo prometteva pioggia; Masanori e Sojiro stavano salendo in fretta il sentiero che portava al rifugio più vicino: non volevano esser sorpresi dal maltempo lungo la strada. Il tempo in montagna è instabile, cambia in modo repentino, e chi non era del luogo poteva decidere di partire con il sole, convinti di trovarlo anche a quote più alte, ed esser sorpreso invece dal temporale: era il loro caso. Fortunatamente c'era un vecchio tempio in disuso che faceva da rifugio per i viandanti, gestito dai monaci del tempio di Ashi: ci erano passati davanti molte volte nelle due settimane passate, mentre salivano il monte per gli allenamenti. Erano state settimane proficue dal punto di vista degli studi e delle arti marziali, ma da quello sessuale non avevano fatto molti progressi dal primo tentativo nelle piscine termali. Era come uno spettro che aleggiava tra di loro: sapevano che c'era, ma cercavano d'ignorarlo, di evitare le occasioni per riportarlo alla ribalta. Le prime gocce caddero che si vedeva già il tetto a spiovente del piccolo tempio, uno sbuffo di fumo saliva dal comignolo.
“Ci sono altri pellegrini, a quanto pare” disse Masanori.
Davanti al rifugio alcuni palanchini erano poggiati a terra e i servi si riparavano sotto la tettoia dell'engawa. Il custode si fece avanti, quando riconobbe i due viandanti, sotto i larghi capelli di paglia.
“Sato-san, il rifugio ospita la compagnia di kabuki Chikamatsu che era venuta quassù per poter ammirare la cima innevata del Fuji prima del disgelo completo, ma la pioggia li ha costretti a cercare riparo”.
“Quanto dista il rifugio successivo?” chiese Masanori.
“Troppo perché non arriviate lassù zuppi e non troverete nessuno ad accogliervi, lo apriamo solo in estate”.
“Possiamo tornare a valle, maestro”
“La pioggia non durerà a lungo: chiediamo al capo comico se possiamo dividere lo spazio con loro”
Il custode rientrò a riferire e poco dopo un uomo grassoccio, sulla cinquantina, si affacciò sulla porta facendo segno di entrare.
“Samurai-sama, non sia mai che voi e il vostro allievo dobbiate restare sotto questa odiosa pioggia mentre noi altri stiamo qui al riparo e al calduccio. Venite a prendere una tazza di tè, prego, prego”
La sala, non certo spaziosa, era gremita d’uomini: stavano provando una scena di un nuovo dramma.
“Perdonate l'intrusione” esclamò Masanori togliendosi il cappello e i sandali, ma era solo un modo elegante per dire che gli intrusi erano loro, uomini del mondo fluttuante (1), non certo due samurai al servizio dello Shogun. Infatti tutti si prostrarono profondamente al loro ingresso e gli fu riservato il posto più vicino al braciere.
“Stavamo provando la scena madre del nuovo dramma che andrà in scena il mese seguente. Il maestro Chikamatsu (2) ci ha fatto pervenire le parti proprio in settimana” disse il capocomico.
“Di cosa parla il dramma?” chiese Sojiro, più per gentilezza che per vero interesse: i drammi kabuki parlavano sempre di donne abbandonate, uomini infelici, demoni o dei capricciosi.
“Di un giovane paggio che uccide il suo amante dopo avere scoperto che questi lo ha tradito” rispose il capocomico.
“Una storia originale”sussurrò Sato all'orecchio del suo allievo.
“L'uomo accusa il suo paggio di aver commesso un crimine, per discolpare se stesso, ma alla fine il daymno capisce che il paggio è innocente e che accettava la morte solo per salvare la vita del suo uomo, e lo lascia andare” Continuò ancora il capocomico cercando di far interessare i due ospiti all'opera “Sasaki-kun sarà il giovane e onesto Taro e Miyagi-kun sarà l'empio Asahi”. A sentire quei nomi Sojiro si voltò di scatto “Oh, ma certo, che sciocco, voi venite da Chiyoda, questa storia la conoscete già. Il maestro Chikamatsu si è ispirato ad un fatto avvenuto questo inverno nel Palazzo di Edo, lo ha intitolato 'Neve scarlatta’”.
“E di che crimine viene accusato il giovane Taro?” chiese Sojiro quasi trattenendo il respiro.
“Il furto di una preziosa spada!” esclamò con fare teatrale l'uomo.
“Una spada?” chiese ancora Sojiro.
“Sì, un'antica e preziosa spada che Tokugawa-sama aveva regalato al padre dell'empio Asahi. Non è una storia bellissima? Stavamo appunto provando la scena in cui Taro affronta il suo amante: volete assistere alle prove?”
“No” rispose secco Masanori. Ranmaru si voltò verso di lui e stava per ribattere, ma lo trattenne qualcosa nel volto del ragazzo che fissava grato il suo maestro. “Non vorremmo rovinarci il finale dell'opera!” aggiunse accortosi del modo brusco con cui era intervenuto “Perché invece non ci recitate un pezzo del dramma il 'Re degli oni’?”
“Se samurai-sama lo desidera...” Ranmaru si portò al centro della stanza, i suoi compagni si strinsero al muro per fargli posto: si vedeva che era la “prima donna” della compagnia; aprì il ventaglio che custodiva nelle pieghe dell’obi con un colpo del polso e iniziò a muovere piccoli passi a destra e a sinistra lungo una linea immaginaria; un secondo attore prese a suonare un piccolo tamburo da scena ed un terzo suonò una melodia cupa con il flauto: era la scena della fanciulla che abbandonava il regno dei demoni per cercare i suoi genitori, senza sapere che ormai erano morti da tantissimo tempo, mentre lei viveva nel palazzo del re degli oni come sua ospite. Era una scena fortemente drammatica, con pochissime parti recitate, la musica e la danza rendevano il pathos della fanciulla che abbandonava il suo amato, dopo aver scoperto che era un demone, per tornare nel suo mondo, dove però non c'era più nessuno ad attenderla. Sasaki era splendido, nonostante indossasse un semplice kimono azzurro: con l'ausilio di un solo ventaglio seppe ricostruire l'intera scena e la piccola stanza fumosa del rifugio divenne per un attimo la foresta del racconto. Sojiro era così rapito dalla rappresentazione che si dimenticò del dramma legato alla morte di Asahi e Masanori fu grato al giovane attore di aver saputo ricreare quella favola in grado di dissipare i fantasmi del loro passato.
Quando la scena finì, calò un silenzio irreale nella stanza e per un attimo nessuno disse nulla, poi il capocomico batté le mani e tutti si ridestarono dal sogno.
“Il sole, il sole!” esclamò giulivo. La compagnia si riversò fuori a vedere i raggi che si affacciavano dalle nuvole nere dietro la cima della grande montagna.
“Tutto bene, Sojiro-kun?”
“Sì, maestro, anche se mi ha fatto strano esser diventato una spada rubata”
“Meglio così, ragazzo mio”
“Sì” sorrise il ragazzo “Permettete, maestro? Vorrei andare fuori anch'io” Masanori annuì e Sojiro uscì all'aperto. Erano rimasti soli in due a quel punto: Sato seduto sui tatami logori accanto al braciere e Sasaki al centro della stanza, ancora il ventaglio aperto tra le mani.
“Un'interpretazione eccezionale”
“Perché avete scelto questo dramma?”
“Perché io sono il re degli oni: mi fingo buono e gentile, ma in realtà sono un uomo crudele”
“Avete ucciso molti uomini con la vostra spada, samurai-sama?”
“Più di quanto mi piaccia ricordare”
“E quanti ne ha ucciso la durezza del vostro cuore?”
“Qualcuno ha pianto per un po', ma un samurai più valoroso di me, o un mercante più ricco di me, ha guarito le ferite”.
“Davvero un uomo crudele! E tra i feriti c'è anche il vostro piccolo allievo?”
“Lasciamo fuori, Sojiro-kun”
“Quando verrai a trovarmi di nuovo?”
“Non mi posso permettere la tua compagnia”
“Neanche se te la offrissi in cambio della tua?”
“Perché dovresti essere così generoso?”
“Perché il mio amore mi pesa sul cuore come un macigno” (3)
“Sventurato l'uomo che si lascia condurre dal suo cuore”
Lo scambiò di colti riferimenti poetici, un modo molto consueto presso la corte di condurre un corteggiamento, fu interrotto dal ritorno di Sojiro nella stanza.
“Maestro, ha smesso di piovere, possiamo proseguire i nostri allenamenti”
“Arrivo, Sojiro-kun. Sasaki-sensei grazie di averci deliziato con la vostra arte, manterremo vivo in noi il ricordo di questa piacevole giornata”
“Fermatevi ancora un po'. Potrebbe riprendere a piovere, più tardi scenderemo tutti assieme sui palanchini, sarà divertente. I vostri abiti sono ancora umidi e il sole non scalda abbastanza per farli asciugare”.
“Nessun sole scalderà mai abbastanza questi nostri corpi mortali, dobbiamo accettare il freddo della tomba”
“Non conosco l'autore di questa poesia” si schernì Ranmaru.
“Si chiama Sato Masanori, un umile e rozzo samurai che certo non può rivaleggiare in eleganza e cultura con un apprezzato attore”.
“Addio, Sasaki-sensei, è stato un immenso onore avervi incontrato di persona” Sojiro si accomiatò con un inchino formale e Ranmaru si avvicinò per porgerli il suo ventaglio.
“A ricordo di questi momenti lieti, nella speranza che quando sarete un grande e famoso samurai vi possiate ancora ricordare di quest’umile attore”
“Non posso...” Cercò di protestare Sojiro, ma Ranmaru gli strinse il ventaglio tra le mani.
“Tenetelo, ve ne prego, me lo ridarete quando, un giorno, ci rincontreremo”
“E sia” e lasciò la stanza ammirando lo splendido ventaglio laccato in nero.
“Addio, Sasaki-sensei”
“Non addio, addio è per chi non si rivedrà mai più, arrivederci è la parola per noi!” Ancora un volta restò immobile a fissare il samurai e il ragazzo sparire oltre la linea dell'orizzonte, ma questa volta l'uomo si voltò verso di lui prima di essere inghiottito nella vegetazione del bosco.

Note:
1) ukiyo-e: era il modo di definire il mondo delle geisha, attori e altri artisti che vivevano nei quartieri del piacere
2) Chikamatsu Monzaemon è stato un attore e un drammaturgo giapponese a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo
3) citazione di una poesia di Hitomaro, poeta giapponese vissuto nel VIII secolo

24ore, tre foglie nel vento, originali

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