Questa ff è stata scritta per il
Prompting Post di
juuhachi-go (TRC: Fuma e Kamui, occhiali da sole) ed è il secondo regalo per
zia-chu (AUGURI) che me l'aveva chiesta.
E' senza beta (la quale è in giro per l'Italia e si è dimenticata di me ç_ç) perciò è la schifezza che è, lettore avvisato...
Pioggia e sole
cambiano
la faccia alle persone
(Sempre e per sempre - De Gregori)
Nel corso degli anni che era stato costretto a vivere in quel mondo, vegliando sulla cisterna d’acqua che aveva stregato Subaru, Kamui, volente o nolente, era entrato in comune con diversi umani, più o meno interessanti: uno in particolare insisteva a voler stringere amicizia con lui, o comunque a non trattarlo come un nemico né un essere diverso. Era un umano singolare per molti aspetti, Fuma, più alto della media, con un’assurda capigliatura e dei modi davvero inconsueti: sorrideva a tutti e trovava sempre un modo per fare saltare la mosca al naso al vampiro. Portava spesso delle lenti scure, che non servivano per correggere difetti di vista, ma proteggevano gli occhi dal sole, così gli aveva detto un giorno che lo aveva pizzicato ad osservare quei cosi con un vago interesse. Strumenti per migliorare la vita di essere inferiori, si era detto con un alzata di spalle. Ad ogni modo, gli occhiali da sole erano un oggetto da cui l’umano si separava raramente, erano un po’ il suo tratto distintivo, una parte quasi essenziale del suo abbigliamento. Fuma proveniva da un altro mondo e di mondi ne aveva girati tanti, perciò l’uso degli occhiali non gli sembrava chissà quale evento, ma Kamui era attratto da quelle lenti scure che potevano nascondere gli occhi, e i pensieri, di una persona. Non che a Fuma servissero a molto in tal senso, lui era un libro aperto: un rompiscatole patentato.
Anche quel giorno, incontrandosi nel deserto (non avrebbe giurato che fosse successo per caso), l’umano portava i suoi occhiali da sole, ma li aveva tolti non appena la pioggia acida li aveva colti. Si erano rifugiarti sotto delle macerie e avevano atteso la fine del temporale. Costretti a condividere un piccolo spazio per un tempo imprecisato, l’umano aveva fatto quello che agli umani piace tanto fare: parlare. Aveva blaterato ininterrottamente per quasi un’ora, più che altro un monologo, visto che Kamui rispondeva a monosillabi. Aveva raccontato dei suoi viaggi, di quello che aveva visto, di quello che aveva fatto. A Kamui non interessava nulla delle sue ciance inutili, ma non poteva andare da un’altra parte e perciò aveva ascoltato le sue chiacchiere e aveva fissato, ma non si era realmente accorto di farlo, il suo viso privo della barriera degli occhiali. I suoi occhi ridevano, erano illuminati di una luce che irradiava tutto il viso e che lo rendeva in qualche modo affascinante, non esattamente in senso estetico, ma Kamui era attratto da quel sorriso, dai quegli occhi raggianti, perfino troppo. Insomma lui era un vampiro e quello un umano, uno stupido umano chiacchierone, non poteva essere attratto da lui, dai suoi modi schietti ed invadenti. Per un attimo il vampiro gli invidiò quelle lenti scure, pensò, che forse indossandole si sarebbe potuto schermare dalla luce che Fuma emanava: quel ragazzo sembrava avere un sole dentro, una fonte di luce e di calore che lo rendeva diverso dagli altri uomini che Kamui aveva conosciuto, e, quindi, affascinante. Si rendeva conto che tutte le creature, anche gli organismi più elementari, si muovevano verso il sole e questo attraeva a sé i pianeti; così era Fuma: la gente cercava la sua compagnia ed era attratta dal suo sorriso caloroso. Kamui, benché vampiro, non faceva eccezione alla regola, ma avrebbe tanto voluto essere esente da quel fascino radioso, porre una barriera tra sé e quel sorriso magnetico, indossare gli occhiali scuri e far sparire gli effetti di quella stella così vicina. Fuma continuava a cianciare di mondi e di gente, come se fosse ignaro della magia che esercitava sulle persone.
“Posso provare le tue lenti per il sole?” chiese ad un tratto il vampiro. Fuma interruppe il suo resoconto di una caccia ad un’erba allucinogena in un mondo abitato da folletti e lo fissò incuriosito.
“I miei occhiali da sole? Sì, certo, ma adesso piove, non servono a molto se non c’è il sole”
Kamui afferrò sgarbatamente le lenti che il ragazzo gli tendeva e le calzò: il mondo divenne più scuro, sui toni del marrone, ma il sorriso dell’umano brillava come al solito della sua luce misteriosa. Ci volevano delle altre lenti per non esser infastidito dai raggi di quel sole lì, si disse il vampiro togliendosi l’accessorio e riconsegnandolo al legittimo proprietario.
“Ero solo curioso di sperimentare una delle trovate umane per correggere le vostre debolezze. I vampiri non temono il sole e non hanno problemi di vista”.
Fuma sghignazzò appena, ma Kamui non si prese il disturbo di chiederli cosa ci trovasse di buffo in quel che aveva detto. Un secondo dopo il temporale finì e, così com’erano arrivate, le nuvole grigie furono spazzate via da un vento forte: tornò il sole a bruciare il deserto. Fuma calzò di nuovo i suoi occhiali e si alzò; si congedò da Kamui arruffandogli i capelli come se fosse stato un gatto e andò per la sua strada. A Kamui non importava un fico secco di quell’umano invadente, ma ogni creatura ha bisogno del sole per scaldarsi, anche i vampiri.