Scritta per la V (e ultima settimana) del Fluffathlon e riciclata per la III Iniziativa Estemporanea di Criticoni: Stereotipo, ecco a voi la mia versione riveduta e corretta di View, ambientata nell'antico Giappone (epoca Heian per intenderci).
Titolo:Fiaba dell'Antico Oriente
Fandom: You're my loveprize in viewfinder
Coppia: Asami/Takaba
Prompt: Aufluff @ Fluffathlon + III Iniziativa Estemporanea di Criticoni: Stereotipo(E vissero felici e contenti)
Rating: Pg-13 (amori omosessuali)
Conteggio Parole: 1917
Riassunto: Viveva, in un piccolo castello a picco sulla mare tempestoso del Nord, un nobile signore, ricco e potente, che si chiamava Asami.
Note: Questa è la versione AU di
Appuntamento galante con finale a sorpresa, scritta per la IV settimana del Fluffathlon. La fic è ambientata nel Giappone medievale (View è ambientato nel Giappone dei giorni nostri). Per ovvi motivi, Asami non è un abile uomo d'affari, immischiato con la yazuka, ma un daimyo (un signore feudale) e Akihito non può essere un fotografo, bensì diventa un pittore e il wakashu di Asami (cioè l'amante più giovane). Si ringrazia
michiru-kaiou7 per i consigli e la betatura!
Viveva, in un piccolo castello a picco sulla mare tempestoso del Nord, un nobile signore, ricco e potente, che si chiamava Asami.
Un giorno Asami-sama rimase coinvolto in un intrigo di corte per aver accolto in casa un giovanotto di origini cinesi; Feilong, questo il suo nome, era scappato dalla tirannia del fratello maggiore, il violento principe Yan Tsui, e si era rifugiato a Yamato: qui il fratello lo aveva ritrovato e aveva accusato Asami-sama della morte dell'anziano padre, ambasciatore dell'imperatore della Cina a Yamato. Feilong, credendo alle calunnie, aveva giurato vendetta sull'altare degli antenati e aveva fatto ritorno nel suo paese.
Il tempo passò e Asami-sama dimenticò la vendetta del principe cinese; tornato al suo feudo nel Nord, aveva scelto un giovane come suo compagno e lo amava più di ogni altra cosa. Questi si chiamava Takaba Akihito, era un ragazzo grazioso e pieno di vitalità, che si guadagnava da vivere dipingendo.
Venuto a conoscenza dell'unione tra il nobile Asami e il suo nuovo wakashu, e desideroso di compiere la sua vendetta, Feilong fece rapire Takaba-kun e lo ridusse suo schiavo, portandolo con sé nella lontana Cina. Takaba-kun aveva cercato di fuggire e di riunirsi al suo signore, ma i soldati al servizio del principe cinese lo sorvegliavano giorno e notte e Feilong aveva fatto tatuare sul suo braccio un marchio, così che chiunque lo avesse incontrato, riconoscendo il simbolo di quel potente e crudele principe, avrebbe evitato di aiutarlo, temendo le ire del nobile.
Asami-sama, incurante dei pericoli e delle difficoltà, si era messo in viaggio alla ricerca del suo amato, aveva raggiunto la capitale dell'Impero Celeste e, armato solo della sua infallibile katana, aveva affrontato l'esercito di Feilong. Lottando come un leone, per nulla intimorito dalla superiorità numerica degli avversari, Asami-sama era infine giunto nella stanza più remota della residenza del principe, dove questi teneva imprigionato Takaba-kun. Il ragazzo, al colmo della gioia, perché ormai disperava di poter rincontrare in quella vita il suo signore, seguì il principe fuori da quella villa, ma Feilong in persona ostacolò loro il passo: Asami-sama allora affrontò l'acerrimo nemico e lo sconfisse, ma non volle ucciderlo, benché Feilong lo implorasse di finirlo e di non lasciarlo vivere nel disonore. Il nobile daimyo ebbe pietà del suo nemico, che a sua volta era stato vittima delle calunnie del fratello Yan Tsui, e lo graziò, imponendogli però di non far mai più ritorno a Yamato. Feilong, seppur a malincuore, giurò e lasciò i due amanti liberi di ripartire per il loro paese natio.
Asami-sama era riuscito a riprendersi ciò che gli apparteneva e Takaba-kun finalmente poteva vivere felice accanto al suo signore: così terminerebbe questa favola, con un bel lieto fine, ma ancora qualcosa deve esser detto, qualcosa di altrettanto importante, ovvero di come realmente Asami-sama e il suo amante raggiunsero la vera felicità.
Da quando erano tornati dalle terre dell'Impero Celeste, la loro unione sembrava un po' più stabile e la vita un po' meno movimentata. Ora i due amanti avevano molto tempo per stare assieme e godere l'uno della compagnia dell'altro: Takaba-kun aveva imparato a conoscere l'indole del suo signore e sapeva che questi amava stupire i suoi ospiti, così come gli amici, ma spesso tali sorprese risultavano comprensibili per lo più solo al padrone di casa.
Un mattina d'estate, quando il sole era ancora caldo fin dalle prime ore e l'unico sollievo dalla calura si poteva avere rimanendo riparati dietro i paraventi, giunse una lettera di Asami-sama: era scritta in carta azzurrina e vergata con quella squisita calligrafia che solo le persone di qualità potevano avere. Era un invito a recarsi nella residenza principale per accompagnare il daimyo a visitare un tempio. Takaba-kun fu preso dal panico, perché non aveva il tempo di prepararsi degnamente al viaggio e corse a consultare l'oroscopo per scoprire se la direzione a nord gli fosse interdetta. Il paggio, che aveva consegnato la missiva, lo esortò a far presto e lo condusse via così com'era vestito: un semplice kimono bianco decorato con disegni geometrici in grigio. Asami-sama storse appena il naso a vedere come il suo amico fosse abbigliato e Takaba-kun si proferì subito in mille inchini e altrettante scuse, dicendo che non si aspettava di dover uscire con quella calura e perciò aveva indossato un kimono da casa; Asami-sama perdonò quella mancanza di stile e fece condurre il suo amico nelle sue stanze, affinché potesse scegliere uno dei suoi kimono per la gita al tempio.
Alla fine, elegantemente vestiti e profumati con gli incensi più raffinati, i due uomini montarono sui rispettivi palanchini e si diressero al tempio. L'abate attendeva Asami-sama per parlare con lui della festa del raccolto che quell'anno avrebbe avuto luogo nel suo monastero. Era intenzione del religioso offrire un pasto sontuoso al suo nobile ospite, così che questi si mostrasse benevolo verso la sua confraternita. In realtà, Asami-sama non pensava ad una semplice gita di diletto: si recava al tempio per accertassi che l'abate versasse la rendita che gli spettava; la presenza di Takaba-kun avrebbe reso un po' meno noiosa quell'incombenza. Akihito-kun fu colpito dal fatto che il tempio era quasi deserto e loro erano gli unici visitatori: l'abate aveva fatto allontanare contadini e lavoranti perché non guastassero con la loro presenza la visita dell'illustre personaggio.
Dopo aver espletato le funzioni religiose e fatto le dovute offerte agli dei di quel luogo, i due ospiti furono fatti accomodare nella stanza più lussuosa del monastero e venne offerto loro un pasto a base di pesce e saké pregiato e vennero lasciati soli a degustare i piatti ricchi ed abbondanti. La sala apriva sullo splendido giardino interno, che era il vanto di quel luogo, dove un grazioso laghetto artificiale era circondato da felci e ninfee. Una o due ranocchie gracidavano saltando da un sasso all'altro. Takaba-kun si sentiva a disagio ad accompagnare il suo signore in queste visite ufficiali: quando Asami-sama veniva celebrato in modo così plateale, ma stava imparando ad abituarsi al lusso.
Alla fine del pasto, quando ormai il saké faceva il suo effetto, Asami-sama fece portare da un servitore una scatola che aveva caricato sul suo palanchino all'andata. Era una scatola in seta blu di piccole dimensioni: Takaba-kun si chiese cosa ci potesse essere all'interno, qualcosa che Asami-sama non voleva che altri vedessero, visto che aveva deciso di aprirla ora che erano lontani da occhi indiscreti. Il domestico poggiò il contenitore a fianco del padrone e, silenziosamente, uscì.
“Non può essere” pensò Akihito-kun, sentendosi come una fanciulla a cui il futuro marito dona i “dolcetti della terza notte”.
Insomma, di solito quel genere di scatoline blu contenevano qualcosa di molto importante: e se si fosse trattato proprio dei dolci di fagioli rossi che si usano donare all'amante quando s'intende ufficializzare un'unione? No, al sol pensiero sentiva il cuore in gola, lo stomaco accartocciato e le lacrime già pronte a sgorgare a mo' di fontana dai suoi occhi.
Asami-sama offrì il pegno al suo wakashu, posando il delicato oggetto sul tavolo di fronte al ragazzo; quest’ultimo scrutò diffidente il contenitore tra le mani, fissando un po' l'uomo davanti a sé, un po' la scatola.
Asami-sama ridacchiò sommessamente mentre portava un'altra tazza di saké alla bocca.
“Siete come un micino diffidente, Akihito-kun! Suvvia, aprite, non vi mangerà di certo!”
Akihito-kun sollevò il coperchio con circospezione, lanciando occhiate poco tranquille in direzione del suo padrone.
Dopo aver dato un primo sguardo al contenuto, Takaba comprese che la sua faccia tradiva tutta la sorpresa e la delusione. Asami-sama sogghignava, di quel suo sorriso appena accennato carico d'ironia e superiorità.
Akihito-kun continuò a fissare interdetto l'oggetto: era qualcosa di così lussuoso che neanche vendendo tutti i suoi effetti personali avrebbe potuto mettere insieme la cifra richiesta per quel meraviglioso ventaglio. Era realizzato in legno di sambuco e decorato con una scena di gru in volo, che sembravano abbracciarsi, e fiori di camelia di un rosso così intenso da sembrare sangue, il tutto su un fondo oro. Akihito-kun prese il ventaglio e provò a farlo roteare tra le mani, così come usavano le danzatrici, ma gli cadde e lo riprese al volo con il cuore in gola, neanche lo aveva ricevuto e già rischiava di rovinarlo! Era un regalo davvero splendido e nessun altro giovane della corte aveva mai ricevuto qualcosa di così prezioso dal loro signore, eppure Akihito-kun avrebbe tanto voluto che si trattasse davvero dei dolci della “terza notte”.
“Non hai capito, vero?” gli domandò a bruciapelo Asami.
“Cosa dovrei capire?” rispose contrariato il ragazzo, riponendo il regalo nella sua scatola.
“Te lo spiegherò domani mattina”.
Detto ciò, Asami-sama batté le mani, affinché i domestici venissero a portar via i resti del pranzo, poi mandò a chiamare l'abate per risolvere la questione della festa per il raccolto.
Takaba-kun rimase rispettosamente in silenzio durante il colloquio tra i due uomini, rimirando di tanto in tanto il ventaglio che Asami-sama aveva voluto regalargli. Non osò disturbarlo con la questione che era rimasta aperta tra di loro, perché sapeva che il suo signore avrebbe mantenuto la parola. Qualunque fosse il significato di quel dono, lo avrebbe scoperto la mattina seguente.
Con suo stupore, quando ripresero i palanchini per scendere a valle, non si diressero al castello ma ad un'altra residenza, che Asami-sama usava per riposarsi dopo le battute di caccia. Akihito-kun iniziò, allora, a sospettare che il regalo potesse avere che fare con il fatto che in quel luogo Asami-sama conduceva solo gli amici più intimi, con i quali voleva passare del tempo senza esser disturbato.
Furono accolti da due anziani servitori, che prepararono loro il bagno e una cena leggera. Infine si ritirarono nella stessa stanza, dove due futon, l'uno accanto all'altro, erano stati disposti per la notte. Asami-sama attese appena il tempo di udire i passi dei servi allontanarsi lungo il corridoio, che sollevò Takaba-kun tra le braccia e lo gettò sul letto senza tanti complimenti. Sciolse il nodo dell'obi e in breve si liberò degli strati di stoffa che separavano le sue mani dalla pelle candida del suo compagno. Fecero l'amore, così come era consuetudine tra di loro ben prima del rapimento e della detenzione in Cina.
Dopo l'amplesso - Akihito-kun accoccolato nell'abbraccio del suo uomo - Asami-sama si decise a parlare: “Ora ti spiego perché le gru, Akihito-kun. Le gru sono animali monogami, una volta scelto una compagna è per tutta la vita. Nella stagione degli amori, le due gru si avvicinano, allungando i loro già lunghi colli, aprono le grandi ali, tendono il becco verso il cielo e cantano assieme. Sembra una danza: si stanno dichiarando eterno e fedele amore”.
Asami-sama non disse altro, ma strinse appena più forte Akihito-kun nel suo abbraccio; questi capì la lezione che il suo signore gli aveva impartito e si commosse fino alle lacrime, perché aveva compreso il significato del dipinto sul ventaglio.
La mattina seguente, un servitore bussò delicatamente e tolse gli scuri alle imposte, un secondo servitore entrò con il vassoio della colazione. Invece del solito pasto, Akihito-kun trovò, disposti su un elegante piatto di ceramica, tre dolcetti di fagioli rossi: il dolci della “terza notte”. Asami-sama spezzò il primo e lo portò alla sua bocca, ubbidiente Takaba-kun socchiuse le labbra e morse il dolce, poi imitò i gesti del suo signore e imboccò questi con la seconda metà. Il rito si ripeté per tre volte, secondo la tradizione. Quegli erano i dolci offerti agli antenati Shinto, ora erano ufficialmente una coppia. Akihito-kun chiuse gli occhi per cacciare indietro le lacrime e Asami-sama gli baciò le labbra tremanti.
E fu così che, questa volta per davvero, vissero per sempre felici e contenti.